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Autore: N33ROD84    31/10/2012    3 recensioni
Da "The Deathly Hallow". Castello dei Malfoy.
Dobby sapeva che doveva fare qualcosa. Sapeva che i suoi amici erano in pericolo. Dall'alto della stanza poteva scorgere il rigolo di sangue formarsi lentamente sul collo di Hermione, alla pressione del pugnale argenteo di Bellatrix Lestrange. Harry e Ron non avevano scelta. Li vide appoggiare a terra le bacchette. Il piccolo elfo non aveva paura. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutare i propri amici.
Questa storia ripercorre gli ultimi istanti di vita del piccolo elfo Dobby. Sentimenti, emozioni e sensazioni inespresse. Partecipa al contest [One-shot contest su personaggi poco considerati: elfi domestici]
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Note: Questa storia ripercorre gli ultimi istanti di vita del piccolo elfo Dobby. Sentimenti, emozioni e sensazioni inespresse. Partecipa al contest [One-shot contest su personaggi poco considerati: elfi domestici]

 

DOBBY, UN ELFO LIBERO

Da "The deathly Hallow".
Castello dei Malfoy.
 
 
Dobby sapeva che doveva fare qualcosa. Sapeva che i suoi amici erano in pericolo.
 
Dall'alto della stanza poteva scorgere il rigolo di sangue formarsi lentamente sul collo di Hermione, alla pressione del pugnale argenteo di Bellatrix Lestrange.
 
Harry e Ron non avevano scelta. Li vide appoggiare a terra le bacchette.
 
Il piccolo elfo non aveva paura. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutare i propri amici.
 
Per un momento trattenne il fiato. Aveva trascorso una vita a eseguire senza indugio ogni ordine imposto da quelle persone.
 
Eppure Dobby non provava rabbia o odio per loro. Nemmeno al pensiero di tutte quelle volte che era stato maltrattato, deriso e preso a calci.
 
Durante il suo servizio alla famiglia Malfoy più volte era stato tenuto a digiuno per giorni come punizione per non aver pulito una stanza. Una volta gli era stato ordinato di non toccare cibo per quindici giorni.
 
E lui aveva aspettato.
 
Aveva aspettato nonostante i crampi allo stomaco.
 
Aveva aspettato nonostante faticasse a reggersi in piedi e dovesse comunque adempiere ai suoi obblighi di elfo domestico.
 
Aveva aspettato davanti allo sguardo divertito di Lucius e Draco Malfoy.
 
Aveva aspettato nonostante il suo esile corpicino facesse di tutto per reclamare ciò che ogni creatura dovrebbe avere per diritto.
 
Aveva aspettato ed era sopravvissuto.
 
Quello fu il giorno in cui Dobby decise di incontrare Harry Potter per avvertirlo dei terribili pericoli che lo aspettavano al rientro ad Hogwarts.
 
Quello fu il giorno che cambiò la sua vita. Fu il giorno  nel quale incontrò il suo primo, unico e leale amico.
 
Quell'amico che qualche mese più tardi scelse di liberarlo dalla condizione di servitù rendendolo libero.
 
Dobby, un elfo libero.
 
Quelle parole avevano un suono così dolce e confortante.
 
«Dobby, un elfo libero..» ripeté questa volta sussurrandolo e facendosi coraggio.
 
Con sicurezza schioccò le dita creando così una sottile rottura nella catena che reggeva il lampadario sul quale si trovava.
 
Lo stridente cigolio catturò l'attenzione dei presenti interrompendo Bellatrix Lestrange nel bel mezzo del suo discorso.
 
Con un abile balzo Dobby saltò a terra poco prima che il lampadario si schiantasse liberando Hermione dalla stretta della strega.
 
Frammenti di cristallo schizzarono per tutta la stanza.
 
Il piccolo elfo ce l'aveva fatta. Aveva trovato la forza e stava proteggendo i suoi amici.
 
«Dobby!» gridò con rabbia Narcissa Malfoy. «Tu! Tu hai fatto cadere il lampadario..!»
 
Dobby per un secondo esitò. Non era stato facile per lui dimenticare la sua vita passata e realizzare quanto fosse stata sbagliata la sua sofferenza.
 
Con il dito tremante puntò la sua vecchia padrona. «Lei non deve fare male a Harry Potter» disse. E con un piccolo gesto fece volare via anche la sua bacchetta.
 
Bellatrix Lestrange era su tutte le furie. «Come osi toccare la bacchetta di una strega?» sbraitò. «Come osi disobbedire ai tuoi padroni?» continuò. La sua voce stridula riecheggiò minacciosa in tutta la stanza.
 
A quelle parole lo sguardo del piccolo Dobby si incupì. Nessuno aveva più il diritto di parlargli così. Nessuno aveva più il diritto di dargli ordini. Nessuno aveva più il diritto di maltrattarlo.
 
Dobby, un elfo libero.
 
Queste quattro semplici parole erano scolpite nella sua mente.
 
Tutti dovevano saperlo.
 
Tutti dovevano riconoscerlo.
 
«Dobby non ha padroni!» strillò. «Dobby è un elfo libero». Pronunciò queste parole con massima enfasi e con fierezza. «Dobby è qui per salvare Harry Potter e i suoi amici» concluse.
 
Detto questo afferrò la mano di Harry e si smaterializzò.
 
***
 
Un pizzicore al petto e un amaro sapore in bocca.
 
Dobby si osservò le mani. Se le sentiva fredde. Fredde e con uno strano formicolio che iniziava a diffondersi lungo l'avambraccio fino a risalire la spalla.
 
Solo allora la notò.
 
La lucente lama rifletteva con orgoglio il cielo stellato mentre una macchia rossastra iniziava ad espandersi attorno alla ferita.
 
Si era sempre chiesto come sarebbero stati i suoi ultimi attimi di vita.
 
Per tanto tempo era stato convinto che la sua morte sarebbe passata in sordina così come lo era passata la sua esistenza. Una sera sarebbe andato a dormire, stremato dalle fatiche delle giornata, e - semplicemente - non si sarebbe più svegliato.
 
Nessuno si sarebbe accorto della sua mancanza.
 
Nessuno avrebbe pianto della sua assenza.
 
Eppure, niente era più lontano di questa visione dalla realtà.
 
I suoi grandi occhi si soffermarono ancora qualche istante sulla fredda lama, dopodiché si concentrarono sull'immagine di fronte.
 
Le forze iniziavano ad abbandonarlo, perciò dovette sforzarsi per mettere a fuoco la visuale.
 
Ecco colui che gli aveva cambiato la vita. Le labbra contratte in un urlo disperato. Tuttavia il piccolo elfo non riusciva a udire alcun suono.
 
Fece qualche passo in avanti.
 
Avrebbe voluto dire «No, Harry Potter non deve disperarsi, Harry Potter non deve piangere, Dobby ora è felice». Ma ciò che più di ogni altra cosa avrebbe voluto dire, anzi urlare, è «Dobby è un elfo libero, Dobby è felice di dare la vita per i propri amici»
 
Tuttavia, le uniche parole che riuscì a sussurrare poco prima di accasciarsi a terra furono «Harry...Potter...»
 
Il silenzio inghiottì il piccolo elfo sotto quel cielo stellato.



 
   
 
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