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Autore: Amaranth17    31/10/2012    1 recensioni
Nulla avvenne, invece, nella stanza dove stava lavorando, né nel mondo buio al di fuori della finestra; solo un impercettibile muscolo, all'altezza della sua gola, ebbe una piccola contrazione quando l'esile gambetta del nove mutò in un tondeggiante e vuoto zero.
Ventisei anni.
Non erano pochi.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: L, Watari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Genetliaco
(Zeri, ed una candelina)



 





 

Quel giorno L aveva guardato con un po' più di attenzione il cinque ed il nove dei minuti convertirsi in due zeri perfetti, e la data passare da trenta a trentuno, sull'orologio elettronico del computer.

Non che avesse avuto un particolare interesse per quel momento, o che per lui avesse rivestito un ruolo più importante di quelli passati o futuri: semplicemente, curioso come suo solito, si era chiesto se sarebbe accaduto qualche cosa di particolare, il giorno del suo compleanno.

Nulla avvenne, invece, nella stanza dove stava lavorando, né nel mondo buio al di fuori della finestra; solo un impercettibile muscolo, all'altezza della sua gola, ebbe una piccola contrazione quando l'esile gambetta del nove mutò in un tondeggiante e vuoto zero.
Ventisei anni.
Non erano pochi.

 

Invecchiare, stava invecchiando.
Incredibile, impossibile da pensare che persino lui, il famoso detective, stesse accumulando stagioni da immagazzinare nei cunicoli della memoria e poi da perdere nei labirinti della stessa. Non riusciva a capacitarsi del tempo passato, che sembrava già tanto, troppo per non essere reale.

Lui era in vita da ventisei anni, e la giustizia non aveva ancora prevalso sul crimine.

Che cosa imperdonabile.

Ventisei anni sarebbero già dovuti essere abbastanza; erano poco più di un quarto di secolo, novemilaquattrocentonovanta giorni,  quasi duecentotrentamila ore devolute alla salvezza della Verità, senza che nulla fosse mutato da quando aveva gettato la sua vita ed accolto il ruolo di L.

 

Voleva più tempo.
Una vita intera non gli sarebbe bastata, nemmeno volendolo.
Ed il suo contributo, se non avesse raggiunto la fine assoluta, se non fosse riuscito a prosciugare l'origine di quella vena di criminali, sarebbe stato inutile, nullo, vano, una lotta impari fra chi possiede mille armi e braccia ignare l'una dell'altra contro lui, contro la sua deduzione.
Contro la sua sola logica ferrea ed incomprensibile persino a se stesso.
Contro i suoi respiri ancora in grado di battere.

 

Tornò a guardare l'ora, erano passati sette minuti. Aveva ventisei anni da sette minuti.
Non avrebbe finto di dimenticare la data della sua nascita, no, non avrebbe potuto, la sua condanna lo costringeva in un mondo di dati perfetti e nitidi: in fondo erano pur sempre numeri da memorizzare anche quelli delle candeline su una torta, no?

Sarebbe rimasto uno zero come Near e Mello, piccoli e già dal destino labile e segnato, come Watari, come Roger, come Answer, della quale ricordava ancora il funerale, anche dopo tanto tempo; come Beyond che adesso era rintanato in una camera oscura di ospedale, a lottare contro i suoi demoni.
Tutti Zeri che ancora attendevano di realizzarsi.

I macchinari accatastati ad una delle pareti della camera illuminavano alcuni metri di pavimento con fievoli sfavillii sintetici, abbandonando invece al naturale buio notturno il resto del mondo- ovvero dell'appartamento disabitato, eccezion fatta per l'investigatore in maglia bianca e jeans larghi appollaiato su di una sedia girevole.
Sapeva di essere l'unico a dare un significato, seppur relativo e pressoché nullo, al giorno appena cominciato. Fece ruotare un paio di volte la sedia su se stessa, pensoso.

Solo i bambini credono che il compleanno sia una cosa importante.

Sapeva della direzione inutile che aveva assunto il flusso dei suoi pensieri, eppure nulla riusciva a fare perchè deviassero da quel corso anomalo.
Ricordò quell'anno in cui Beyond aveva deciso di essere venuto al mondo il trentuno di ottobre, in modo completamente arbitrario. Nessuno sapeva il giorno esatto della sua nascita, così lui, di punto in bianco, aveva cominciato a girare per i corridoi della Wammy's House sostenendo che fosse il suo compleanno, e non quello di L; si era procurato un coltello, preso da uno degli armadietti della cucina, e con quella lama di acciaio aveva preso a minacciare chiunque avesse osato contraddirlo: solo A era riuscita a calmarlo quel tanto che bastava per riportarlo in camera.

Watari si era limitato ad accennare al detective dell'accaduto, e lui non se ne era preoccupato più di tanto: A era rimasta ferita, e l'avvenimento aveva costretto Roger e gli altri ad interrompere i preparativi per la piccola festa di Halloween organizzata all'orfanotrofio; un vero peccato.

Halloween... la festa dei dolci.

Quale più adeguata ricorrenza dell'anno, per sovrapporsi alla nascita di L?
Bambini per le strade che sfidano il ricordo di lugubri fantasmi e la paura di leggende vaghe per procurarsi caramelle e biscotti, bande serrate di ragazzini contro lo sfavillio degli occhi di una zucca vuota, che affrontano il freddo per ottenere una zuccherosa ricompensa: poteva apparire come una caricatura del mondo, eppure lo era molto meno di quanto tutti pensassero. Lui lo sapeva.
Se avesse avuto il tempo per essere stato un bambino, a suo tempo, sicuramente avrebbe partecipato a quella caccia al tesoro permeata di streghe e falsi incantesimi.

Tornò al lavoro, compiendo un grande sforzo per concentrarsi su quello di cui si sarebbe dovuto occupare. Watari, all'incirca verso le sette del mattino, fece il suo ingresso nella camera, portando con sé la colazione. Fu preceduto da una lama di luce, proveniente dal corridoio e probabilmente generata da un lampadario acceso, ben più forte dell'illuminazione a cui gli occhi del detective erano stati abituati dalla notte passata; Il fondatore della Wammy's House accostò silenziosamente la porta dietro di sè, per poi far risuonare nel buio il rumore delle rotelline alla base del carrello.
Accatastati su di esso, una varietà non indifferente di prodotti dolciari.

 

Il più anziano fra i due lanciò uno sguardo al letto, poi tirò un lieve sospiro.
-Buongiorno. Inutile chiedere se hai riposato bene.-scosse lievemente il capo.
-Il copriletto non ha pieghe, direi di no. Buongiorno.

Watari cominciò a spostare alcuni piatti dal carrellino ad un tavolo lì vicino: su uno di essi troneggiava imponente una bella torta ricoperta di panna montata, costellata da fragole rosse e panciute sulla sommità. Ne tagliò una fetta e la appoggiò su un piattino, aggiungendovi una candelina blu che poi accese.

La fiammella brillava inconsistente nella penombra, lasciando una scia di luce nell'aria appesantita, che sapeva di stantio, uno sfavillante percorso della durata di pochi secondi sospeso nella semioscurità invasa da granelli di polvere.
Si avvicinò al giovane detective, con il dolce in mano.

-Buon compleanno L.- la bocca gli si tese in uno dei suoi rari sorrisi.

Il ragazzo staccò un momento gli occhi dalla schermata elettronica affollata di numeri e codici, per posarli, con espressione stralunata, sul piattino colorato; stava fissando la fetta di dolce come un ente estraneo all'universo, totalmente inaspettato e forse leggermente pericoloso.

Era una fetta di torta... per lui? Per il suo... compleanno?
...Davvero?

Un altro muscolo si contrasse all'interno del suo corpo, questa volta all'altezza della bocca dello stomaco.

 

-Grazie- biascicò con la forchettina già fra le labbra- non, uhm, non era il caso.
L'altro non rispose, limitandosi a reclinare leggermente il capo da un lato.

-Come procedono le indagini?

-C'è il 94% delle probabilità che Nakagawa sia il responsabile del furto alla banca centrale. Sto aspettando che mi arrivino gli ultimi file dalla polizia. In realtà non sono propriamente indispensabili...

Watari annuì, poi si avvicinò nuovamente al carrello che aveva portato nella stanza, ormai svuotato del suo contenuto, e fece per uscire.
Sulla soglia, già con un piede in corridoio, si bloccò.
-L?-il tono della sua voce pareva leggermente divertito, senza alcuna apparente ragion d'essere.
-Sì?- l'interpellato fece ruotare la sedia di novanta gradi, per fissare Watari dritto in viso, accoccolato nella sua solita posizione accovacciata sulle punte dei piedi.
-Ha chiamato Roger, poco fa.
-Cos'è successo? Ci sono problemi alla Wammy's?-al detective venne in mente quella volta in cui Near aveva quasi rischiato di scivolare dal tetto per colpa di Mello.
Un brivido involontario lo scosse.
-No, voleva augurarti un felice compleanno.
-Ah.- gli occhi cerchiati di scuro percorsero più volte la figura dell'uomo sulla soglia, dalle scarpe alla radice dei capelli, senza però riuscire a sostenerne lo sguardo; era lievemente imbarazzato.
-E ha detto che Mello ha insistito tanto per avere il permesso di chiamarti che alla fine ha dovuto cedere - fece una breve pausa- ed ovviamente Near, in qualche modo, è venuto a saperlo, quindi credo che ti chiameranno tutti e due in giornata, con il telefono dell'orfanotrofio.

-Passami la telefonata sulla linea tre. I bambini non devono essere delusi- gli sfuggì un lieve sorriso appena accennato, poi aprì una cartella per leggerne alcuni fogli, falsamente concentrato.
-Sono pienamente d'accordo.- confermò Watari, poi uscì dalla camera.















 

 












**un asterisco*per l'autrice**

Dunque... questa shot è nata con l'intento di augurare un Lieto Natale (LOL) ad L, dal profondo del mio cuoricino mesto e tristo. Si tratta della prima volta che mi prefiggo di scrivere una "Shot d'auguri", ed è anche la prima incentrata su Eru *scuoricina* 
Cofesso di essermi fatta un sacco di elucubrazioni mentali sul
rapporto Watari-L, che alla fine si è risolto in questo modo molto pacato (diciamo pure che è solo accennato, dunque non ho risolto proprio un tubo).
Ah, dimenticavo: ho utilizzato il termine "genetliaco" nel titolo perchè... beh... in realtà solo perchè è un sinonimo di compleannoche non volevo ripetere per la millemilesima volta in realtà ho scoperto l'esistenza di siffatta parola la settimana scorsa, e morivo dalla voglia di utilizzarla.
L'intento era di scrivere qualche cosa di dolce, sì, ma anche di leggermente malinconico... Se, dunque, aveste voglia di dirmi che ne pensate, non esitate a farlo. Ogni tentativo di costringere anonimi lettori a lasciare una recensione è puramente casuale.
Ho fatto più volte riferimento ai "bambini", in vari punti della Shot, perchè ho ricordato il momento in cui lui si autodescrive come "infantile" e "che odia perdere", dicendo di comprendere perciò la mentalità di Kira. Non so, è una frase che mi è venuta in mente appena ho pensato ad L con una fetta di torta in mano... Ultima cosa, poi giuro che taccio: Answer sarebbe "A" (ehm... sì, la stessa A morta suicida. Avrà pur diritto anche lei ad un nome, no?)
*si dilegua dopo aver realizzato di aver scritto una nota più lunga della Shot*

  
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