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Autore: cescapadfoot    31/10/2012    6 recensioni
"Sweet desert rose,
This memory of
Hidden hearts and souls...
This desert flower,
This rare perfume
Is the sweet intoxication of love"
[STING_Desert Rose]
Sirius Black e l'amore.
I suoi dubbi e i suoi pensieri riguardo qualcuno che non fosse uno dei Malandrini.
Le sue paure per quello che prova.
I suoi pensieri su una ragazza, l'unica che lo abbia fatto riflettere per la prima volta sui suoi sentimenti.
E un amore legato a un profumo molto particolare...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dorcas Meadowes, Sirius Black | Coppie: Dorcas/Sirius
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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SWEET INTOXICATION OF LOVE
 
Hogwarts, 1 settembre 1971


Sirius Black era già seduto al tavolo di Grifondoro, un sorrisetto soddisfatto in volto e il sollievo ancora impresso sul suo sguardo; intanto guardava con occhio molto distratto la Cerimonia dello Smistamento che gli altri suoi coetanei stavano ancora facendo.
- Meadowes, Dorcas…- chiamò la professoressa McGranitt.
Sirius guardò una bambina bassa ed esile con lunghi capelli castano chiaro leggermente mossi e dei grandi e incredibili occhi blu dirigersi verso il Cappello Parlante, la tensione dipinta sul visino così infantile che non la faceva nemmeno sembrare una bambina di undici anni; gli sembrava una tipa tranquilla, e pensò che per questo sarebbe finita o a Corvonero o a Tassorosso.
Dopo pochi minuti il Cappello disse:
- GRIFONDORO!
La tavolata applaudì e Sirius si ritrovò sorpreso di quella scelta - per lui - bizzarra, totalmente inconsapevole che quella bambina gli avrebbe movimentato la vita tutti i giorni scolastici con i suoi scherzetti e le sue risate e che un giorno, la sua vita, gliel’avrebbe proprio sconvolta.
Ma d’altronde che ne può sapere un bambino di undici anni che cosa gli riserverà del destino?

 
Hogwarts, maggio 1977


La fiammella che scaturì dalla punta della sua bacchetta gli illuminò il volto dove si trovava quel velo leggero di barba che stava cominciando a crescere prima di racchiudersi sul cilindretto bianco pieno di tabacco che stringeva fra le labbra.
Una lieve nuvola di fumo uscì dalle labbra mentre degli occhi grigi con una sfumatura tendente all’azzurro guardavano fuori la fioca luce del sole che illuminava il parco della scuola.
Sirius appoggiò la testa contro la colonnina del davanzale sul quale era seduto, riempiendosi i polmoni con tutto quel fumo che stava inalando con quella sigaretta.
Nemmeno quella notte era riuscito dormire bene.
Dormire in quel periodo era impossibile.
Dormire in quel periodo per lui era impossibile, visto che si ritrovava i suoi sogni popolati da grandi occhi blu.
Dormire era impossibile da quando si era accorto che provava per Dorcas Meadowes qualcosa che andava oltre l’attrazione fisica.
E questo lo spaventava a morte.
Lui, Sirius Black, il casanova per eccellenza di Hogwarts, provava qualcosa per una ragazza? Una ragazza con la quale aveva fatto un casino grande quanto il castello stesso dove si trovava ora?
“Facciamo un bel riepilogo, Felpato.” si disse con amarezza Sirius inalando un’altra boccata di fumo. “Hai provato a baciarla, lei si è discostata tutta impaurita, tu te la sei presa male, ti sei ubriacato, hai passato la notte a scoparti la tua ex nella Stanza delle Necessità, ti sei beccato una cinquina dalla Meadowes quando l’ha scoperto subito il giorno dopo e ora non sai come chiarire con lei. Una bella situazione di merda.”
Sirius si lasciò scappare un sospiro secco, riprendendo a fumare la sigaretta che si stava accorciando sempre di più: era un bel casino, peggio di tutti quei dubbi che aveva avuto, prima di scappare di casa, su una possibilità di salvare Regulus.
- Già sveglio, cagnaccio?
Sirius alzò lo sguardo e vide Remus davanti a lui, sorridente nonostante il pallore sul volto, segno dell’avvicinarsi della luna piena.
- Avevo voglia di fumare.- si limitò a dire Sirius.
- E di pensare a Dorcas?- fece Remus, sedendosi di fronte a lui.
Sirius non disse niente, limitandosi ad aspirare un’altra boccata di fumo.
- Sirius, non serve a niente torturarti così.- gli disse Remus con voce saggia.- Dorcas ha bisogno del suo tempo per ascoltare i tuoi chiarimenti; non devi…opprimerla.
- Immagino che sia già oppressa dal fatto che io esista, vero?- commentò Sirius con un tono freddo e distaccato.
- Vuoi essere allo stesso livello che era Piton l’anno scorso per James?- domandò ironico Remus.- Te lo ripeto: dalle tempo; ne ha bisogno. E non farla soffrire più di quel che hai fatto giorni fa; ha già sofferto troppo.
Sirius non disse niente. Sapeva a cosa alludeva Remus con quel troppo: la morte della madre, della quale Dorcas non parlava proprio, e la rottura l’anno prima della sua relazione con un loro compagno di Casa di un anno più grande di loro perché il bastardo aveva voluto scommettere sulla loro prima volta.
Ma lui stesso non ne poteva più: non ne poteva più di quel distacco forzato, di quelle parole che non venivano sentite, di quegli sguardi bassi…era la prima volta in assoluto che voleva disperatamente chiarire con una persona.
Ma Remus aveva ragione: Dorcas aveva bisogno di tempo. Perché in fondo Sirius sapeva che lui non le era indifferente.
Fu costretto a ricordarsi di portare pazienza anche una ventina di minuti più tardi a colazione, quando ancora una volta quello sguardo blu evitava deliberatamente il suo; fu per uno strano - e orribile, secondo lui - scherzo del destino se si trovarono seduti l’uno di fronte all’altra.
La tensione in quel momento era palpabile: i Malandrini erano in silenzio, cercando di capire cosa sarebbe successo se qualcuno avesse fatto la mossa sbagliata. Lily, Mary e Marlene lanciavano ogni tanto occhiate preoccupate a Dorcas, la quale si comportava come se niente fosse e sembrava diventare di ghiaccio ogni volta che i suoi occhi incontravano per sbaglio quelli di Sirius. E perfino Alice e Frank, la coppietta felice del gruppo, avevano quel giorno abbandonato la loro dose quotidiana di baci e abbracci per tenere d’occhio la situazione.
Sirius sentì un odore strano e piacevole per tutta la durata della colazione, un odore delicato e leggero che sparì, però, appena Dorcas si alzò e se ne andò velocemente. Ee si promise di scoprire il più presto possibile quale fosse quel profumo.

 
Houlton, aprile 1980


Le lenzuola chiare erano sgualcite e stropicciate, a testimonianza di ciò che avevano visto quella notte e altre notti prima. Un piccolo mozzicone di candela era in quel momento acceso sul comodino in legno scuro, rischiarando debolmente la camera da letto; era un’abitudine che Sirius aveva avuto fin da quando era piccolo e si svegliava all’improvviso nel cuore della notte: accendere una candela.
A quel tempo lo faceva per evitare di sentirsi soffocato dal buio della sua camera, di essere soffocato da quella stamberga di pazzi che non riusciva a sopportare.
Quando era a Hogwarts, invece, era per poter sentire il respiro dei Malandrini, per accertarsi che loro erano ancora lì e che mai si sarebbero separati.
E ora accendeva quella candela per vedere lei dormire.
A Sirius bastò abbassare lo sguardo di poco per poterla vedere: distesa a pancia in su, portava la camicia nera che aveva indossato lui quel giorno al funerale di un membro dell’Ordine - anche se troppo grande e con un bottone allacciato all’asola sbagliata -, nascondendo così alla sua vista il seno che si alzava e si abbassava al ritmo del suo respiro calmo e mostrando un buon pezzo della spalla nuda, il colore dell’indumento in netto contrasto con la pelle chiara di lei; i capelli erano sparsi disordinatamente sul cuscino e sulle spalle, e una lunga e ondulata ciocca castana era scivolata sulla guancia rosea, comprendo parte del viso. Appena la scostò, Sirius riuscì a vedere quel volto: le palpebre erano abbassate sugli occhi blu, il respiro usciva dal naso dritto con la punta un pochino arrotondata e dalle labbra sottili e socchiuse in quel momento di un rosa molto più scuro, segno che quella notte quelle labbra erano state baciate e morsicate con dolce insistenza; il volto era rilassato, i tratti delicati e tuttavia ancora un po’ infantili che lo rendevano agli occhi di molte persone davvero particolare e bello, e in quel momento rivolto verso il petto di lui.
Era così che Sirius preferiva vedere Dorcas, addormentata e tranquilla. Ma soprattutto tranquilla: senza pensieri cupi di vario genere, senza preoccupazioni per la guerra, senza l’angoscia per gli incubi che a volte la tormentavano; semplicemente calma e tranquilla, allegra e solare come lo era al suo solito.
Ogni volta che la guardava Sirius si stupiva ancora una volta dell’intensità dei sentimenti che Dorcas gli faceva scaturire, anche solo guardandola: ogni volta sentiva quello strano calore all’altezza del petto che lo scaldava dentro, un calore che lo stordiva e che all’inizio l’aveva spaventato. Perché come poteva uno come lui amare una ragazza come Dorcas?
Perché era amore per lei, lo sapeva. Un amore che non aveva bisogno di essere dimostrato anche e solo con le parole: bastavano per loro anche le loro battute piene di ironia e scherzo, bastavano i gesti, bastavano i loro sguardi.
Era amore perché lui amava ogni singola sfacettatura di lei: amava la sua ironia tagliente, la sua lingua biforcuta, la sua intelligenza, la sua forza; così come amava anche il lato fragile di lei: perché aveva notato come quegli occhi blu fossero velati da quel velo onnipresente di tristezza, a volte leggero e altre volte pesante, si ricordava ancora di tutte quelle volte che lei aveva pianto fra le sue braccia quando la paura si faceva opprimente e i ricordi delle persone alle quali aveva tenuto di più al mondo molto pesanti, non poteva dimenticare tutte quelle lacrime che lei aveva versato sul suo petto anche nel cuore della notte; anche prima, a causa della morte di un altro membro dell’Ordine.
Amava anche i suoi difetti: il suo essere testarda,la rabbia che appena scatenata era difficile da placare, il suo essere a volte infantile e capricciosa come una bambina…
E sapeva che anche lei amava lui in ogni sua sfacettatura e in ogni suo difetto: Dorcas era stata quella che si era insinuata lentamente e in silenzio nella sua mente, senza farsi notare troppo come tutte quelle femmine che avevano fatto di tutto per attirare la sua attenzione; era arrivata quasi in punta di piedi e senza dire o fare niente per impedirlo era riuscita a togliere la maschera che Sirius da troppo tempo indossava, facendogli capire - molte volte inconsapevolmente - che non doveva aver paura dei sentimenti di ogni sorta che il ragazzo provava, che non era colpa sua se non era riuscito a salvare suo fratello da un destino orribile.
E lei gli aveva insegnato soprattutto che lui era una persona che meritava l’amore.
Dorcas mosse lentamente la testa, strusciandola leggermente contro il petto di Sirius, e mugolò nel sonno qualcosa di comprensibile, mettendosi sul fianco sinistro senza svegliarsi; sulla guancia, ora meno percettibili, si notavano i segni delle lacrime che aveva versato prima.
Sirius fece vagare la sua mano lungo il fianco di lei, sfiorandole il ventre e il bordo degli slip in una carezza leggera e lasciandole un bacio sulla fronte.
- Ti amo…- mormorò contro la sua pelle.
Quelle due parole gliele aveva dette poche volte; non era mai stato abbastanza coraggioso per trovare la voce e pronunciarle, al contrario di lei. Trovava più facile dirgliele quando era addormentata o sul punto di addormentarsi, in modo che fosse cullata in una piccola bolla di tranquillità che - sperava - la guerra non avrebbe mai distrutto.
Vederla lì, coperta malamente fino alla vita dalle lenzuola sgualcite e con quella camicia troppo grande per lei, la pelle chiara del collo con una macchiolina scura che rappresentava ancora una volta come le labbra di lui avessero voluto marchiare che si appartenevano, la pelle che profumava sempre di orchidea e i suoi capelli che profumavano di cocco, così sensuale ma anche così innocente era come una sorta di intossicazione per lui: un’intossicazione benefica che gli scaldava sempre il sangue e gli faceva pulsare le vene.
Strusciò delicatamente la punta del naso contro la fronte di lei, socchiudendo gli occhi e beandosi di quell’istante; sentì la testa di lei strusciare contro il suo mento e un mugolìo indistinto, le palpebre abbassate che si stavano strizzando lentamente. Un istante più tardi due occhi blu assonnati e gonfi di sonno lo stavano guardando con lieve curiosità.
- Tutto bene?- biasciò Dorcas, la voce strascicata dal sonno appena svanito.
- Sì.- rispose Sirius.
- Sicuro?
Vederla lì accanto a lui, inconsapevolmente sensuale e innocente, procurò in Sirius un grande timore: non voleva perderla. Non poteva permettere a quella guerra di portargliela via.
- Sì, davvero.- la tranquillizzò lui, passando un braccio attorno alla vita nuda e sottile di lei, calmandosi veramente quando sentì il respiro tiepido di lei sulla sua pelle.
Prese ad accarezzarle piano i capelli arruffati con una mano, districando delicatamente i nodi che a volte le sue dita incontravano, mentre l’altra mano vagava lungo la schiena della ragazza, le dita che accarezzavano ogni vertebra della spina dorsale e sfioravano quella macchiolina un po’ più scura della pelle che Dorcas aveva alla base della schiena. Sirius sapeva quanto lei la detestasse: era una macchia che le sembrava di una forma indefinita e quindi inutile; a lui invece sembrava una stella sbilenca con le punte storte. Sapeva esattamente dov’era, la baciava mille volte quando rotolavano fra le lenzuola o quando facevano la doccia insieme.
Stava perdendo nuovamente la testa, lo sapeva; perché con lei era così: non capiva mai niente, sapeva soltanto che la voleva. Si disse vanamente che doveva resistere, cercando di essere calmo.
Peccato che fosse impossibile per lui stare calmo in quel momento.
Sentiva la pelle di lei bruciare al suo tocco, la sentì rabbrividire; sentì Dorcas appoggiare la fronte contro il suo petto nudo e potè percepire i denti di lei che le mordevano il labbro inferiore per trattenere un sospiro.
Lentamente Sirius strusciò ancora una volta il naso fra i capelli di lei, aspirandone ancora una volta l’odore; ormai era completamente impazzito. E mentre lui abbassava il volto verso quello di lei, Dorcas alzava il suo verso lui, i baci del ragazzo che raggiungevano la fronte, scivolavano lungo il naso, la punta del naso, le labbra…
Il bacio che entrambi si scambiarono lasciò in loro una sorta di scossa elettrica, facendo in modo che si avvinghiassero con forza l’uno all’altra, le carezze che si scambiavano che diventavano sempre più infuocate.
Quando si separarono per un breve istante, Sirius si chiese fugacemente come fosse riuscita Dorcas a sovrastarlo, una scintilla di sicurezza negli occhi blu; erano finiti da tempo gli sguardi timidi e insicuri che lei gli rivolgeva durante le prime volte che facevano l’amore.
Rimasero a guardarsi per qualche secondo, occhi grigi negli occhi blu; poi Sirius la sentì riappropriarsi delle sue labbra, leccandogli appena il labbro inferiore per poter approfondire il bacio. Per tutta risposta lui se la strinse di più addosso, i palmi che stringevano i fianchi di lei, le dita allargate su quel corpo che ormai conosceva a memoria, il bacio che intanto esplodeva.
Velocemente Sirius si mise seduto e prese a mordicchiarle il collo, sentendola gemere rumorosamente; lentamente riuscì a sbottonarle la camicia nera e a sfilargliela, e la sentì stringersi di più a lui, tirandogli leggermente i capelli scuri. Sentì le mani piccole di lei sfiorargli lentamente il petto e scendendo piano fino all’ombelico e al basso ventre, le dita di lei con le unghie corte che gli solleticavano la pelle facendolo rabbrividire e ringhiare contro il suo collo. Lentamente riuscì a inchiodarla con la schiena sul materasso, sovrastandola.
Rimasero in silenzio ad osservarsi, entrambi con il respiro corto, poi Sirius s’impossessò ancora delle sue labbra; le sue mani scivolarono delicatamente lungo quel corpo che lo faceva impazzire, stringendosi di più addosso a lei e sentendosi soddisfatto nel sentirla rabbrividire. Appena passò di nuovo sul suo collo, la sentì gemere ancora.
Toccò a lui, poi rabbrividire: sentiva le mani di lei sulla sua schiena, sul suo addome, sul ventre…la sentì giocherellare con i peli in quel tratto di pelle tra l’ombelico e il bordo dei boxer neri.
E fu a quel punto che entrambi persero tutta la delicatezza che avevano avuto prima.
Nessuno dei due in quel momento capì come si erano ritrovati l’uno dentro l’altra, impegnando a muovere i loro bacini in un movimento sinuoso e rapido a loro ormai noto, a gemere e sospirare rumorosamente, avviluppati il più possibile l’uno all’altra per sentirsi vicini il più possibile, per volersi ancora di più.
Sirius spinse dentro di lei, sorprendendosi ogni volta del calore del suo corpo che lo accoglieva, che lo faceva sentire a casa ogni volta. Quando si sentì svuotato di ogni forza ed energia si accasciò sul collo di lei, sospirando rumorosamente; riusciva a percepire Dorcas sotto di sé, il respiro rapido e spezzato che cercava di regolarizzare, le gambe di lei che si staccavano lentamente e con un po’ di esitazione dai suoi fianchi, quasi non volesse lasciarlo andare. Le accarezzò nuovamente il fianco, sentendola rabbrividire ancora.
Lentamente si separarono per quei pochi minuti che serviva a loro per rimettersi ciò che avevano prima, e Sirius perse quel solito paio di minuti nel vederla mettersi di nuovo quella camicia enorme, ancora rossa in viso, con le labbra che ancora avevano quella sfumatura di rosa antico e quella macchia scura sul collo che lui aveva provveduto a marchiare ancora.
Era bella, Dorcas.
In quel momento lo era più del solito.
Forse era in quei momenti che Sirius capiva quanto le appartenesse, quanto le fosse entrata dentro…quanto gli avesse dolcemente intossicato l’esistenza.
Era sua, e basta.
Lentamente, con un gesto che sembrava quasi pigro all’apparenza, allungò il braccio per circondarle di nuovo la vita e l’attirò a sé; e Dorcas, docilmente, si ranicchiò contro di lui, calma e tranquilla come lo era prima.
C’era di nuovo silenzio in camera; i soli rumori che si sentivano erano i loro respiri, la fiamma della candela che stava diventando sempre più piccola e quindi muovendosi sempre di più e il lieve e appena percettibile battito di ciglia di lei, segno che il sonno stava ritornando a far da padrone.
C’era la guerra fuori, e Sirius in quel momento aveva segretamente paura dentro di sé: paura che quella guerra gliela portasse via. Era una paura che penetrava fin dentro alle ossa, ed era per questo che se la strinse ancora di più contro di sé. Dorcas non ne sembrò stupita, anzi: si accoccolò meglio contro di lui, lasciandogli un bacio leggero sul petto.
- Ti amo, Sirius…- mormorò a bassa voce la ragazza.
Sirius abbassò lo sguardo su di lei: si stava addormentando di nuovo; lo capiva dagli occhi socchiusi che facevano fatica a restare aperti, dal corpo rilassato contro il suo. Depose un bacio fra i suoi capelli e le disse:
- Ti amo anch’io, Dorcas…
La sentì sospirare a quella frase, quasi fosse una bambina davanti a una sorpresa totalmente inaspettata.
- Ora dormi…- le disse a bassa voce Sirius accarezzandola dolcemente, cullandola quasi.
Il dopo vide Sirius vegliare ancora per qualche minuto Dorcas addormentata prima che la candela si spegnesse da sola, facendo piombare la camera al buio e trasportando il ragazzo nel mondo dei sogni con le narici invase dal profumo di orchidea e cocco.

 
Houlton, aprile 1981


La bara era mezza aperta davanti a lui.
Sirius guardò quel volto, gli occhi grigi che avevano perso la loro sfumatura di azzurro e che erano asciutti dalle troppe lacrime che aveva versato.
Sembrava addormentata, Dorcas.
Ma ci pensava la mancanza di un respiro a testimoniare che non lo era, non la bara che fra qualche minuto si sarebbe rinchiusa su di lei, allontanandola da Lily, dalle sue amiche, dai loro amici…
Allontanandola da lui.
E Sirius non era pronto a quell’addio.
Non lo era mai stato.
Non poteva dire addio a Dorcas.
Avevano sempre vissuto la loro vita assieme come se fosse stato qualcosa di abituale, eppure solo in quel momento si accorgeva quanto quella vita assieme avesse avuto valore in ogni sfacettatura: le passeggiate che a volte facevano sulla spiaggia, le visite da Lily e James per vedere Harry, Dorcas che gli proibiva di entrare in cucina perché sapeva benissimo che lui avrebbe creato scompiglio anche solo aprendo lo sportello della dispensa, i momenti tristi che avevano cercato di superare insieme, le loro litigate mai troppo violente - tranne una volta sola!- ma piene di sarcasmo sottile, le notti a far l’amore, quel profumo di orchidea e cocco…
Non riusciva a piangere in quel momento.
Non riusciva a maledire Lord Voldemort.
Non riusciva a fare altro che guardarla attentamente per l’ultima volta, a inalare quel profumo delicato e quasi esotico per l’ultima volta.
Ad amarla in silenzio per l’ultima volta.
La bara si chiuse sopra il suo volto e venne poi posta nella fossa, coperta infine dalla terra smossa precedentemente.
L’aveva persa.

 
Londra, maggio 1996


Le maledizioni volavano ovunque, sfiorandolo quasi.
Combatteva contro quei bastardi che erano ritornati e che volevano ancora una volta rovinare la vita a persone innocenti.
Combatteva contro quei bastardi che gli avevano portato via il suo migliore amico.
Combatteva contro quei bastardi che avevano tolto a Harry la sua famiglia.
Combatteva contro quei bastardi che avevano diviso i Malandrini.
Combatteva contro quei bastardi che gli avevano portato via lei.
Vide Tonks finire Schiantata contro un muro e sentì la risata perfida e sguaiata di Bellatrix; a poca distanza c’era Harry che sosteneva Neville, il figlio di Alice e Frank - altre due persone che erano state rovinate dai Mangiamorte.
- Harry, prendi la Profezia, agguanta Neville e vattene!- disse Sirius a Harry salendo veloce sulla piattaforma per combattere contro Bellatrix.
- Cuginetto!- esclamò Bellatrix con un sorriso perverso.
- Bella…- si limitò a dire lui con un ghigno beffardo in volto.
Iniziarono subito a duellare, incuranti di tutto e di tutti, entrambi pieni di rabbia l’uno verso l’altra e con il desiderio di prevalere l’uno sull’altra.
Combattevano, ed entrambi sapevano che quel duello avrebbe visto un solo vincitore e un solo caduto.
Riuscì ad evitare una maledizione di Bellatrix e beffardamente le disse:
- Avanti, puoi fare di meglio!
Gli scappò da ridere.
Nemmeno lui sapeva perché.
L’unica cosa che dopo riuscì ad avvertite fu il forte dolore all’altezza del petto e il senso di freddo che avvertì dentro di sé.
Ma allora perché sentiva ancora calore?
A malapena avvertì Harry gridare il suo nome.
Non avvertì nemmeno la maligna risata vittoriosa di Bellatrix, no.
L’ultima cosa che avvertì prima di morire fu un profumo che per tutti gli anni che aveva vissuto aveva cercato, inseguito e mai trovato…fino a quel momento.
Un profumo delicato e leggero di orchidea mischiato a cocco.




Finalmente, dopo tanto tempo, l’aveva ritrovata.















 
Sweet desert rose,
This memory of
Hidden hearts and souls...
This desert flower,
This rare perfume
Is the sweet intoxication of love
!









 
NOTE: salve a tutti :)
questo è il mio nuovo sclero su Sirius e Dorcas :)
devo dire che era da un po' che pensavo di pubblicarla e finalmente mi sono decisa a farlo (ma va'? direte voi...)
che dire? io Sirius lo vedo anche così: non solo un ragazzo che vive intensamente la sua vita, magari a volte un po' stronzo, sempre circondato da ragazze ecc ecc...
lo vedo anche parecchio riflessivo, per certi versi, e spero di essere riuscita a renderlo bene :) certo, per me riesce a dire "Ti amo" alla persona che ama, ma apprezzo anche l'altra versione (il "Ti amo" lo dice per la prima volta alla sua ragazza quando questa è già nella tomba...)
ho cercato di stare sul rating arancione, ma per sicurezza fra gli avvertimenti ho messo "Lime".
la canzone è "Desert Rose" di Sting, una delle mie preferite.
bene, spero sia piaciuta, aspetto le vostre recensioni (se volete lasciarle)
ciao ciao :)
  
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