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Autore: Marge    31/10/2012    5 recensioni
Ambientata in una colonia della Nazione del Fuoco, post-serie, la protagonista è una ragazzina adolescente perdutamente innamorata di Zuko, il nuovo Signore. Nori ha un passatempo alquanto singolare: le piace inventare storie in cui Zuko ed una propria provocante alter ego vivono splendide storie d'amore...
Scritta con il prompt “On est toujours quelqu'un pour quelqu'un {trad. Si è sempre qualcuno per qualcun altro} [Personne n’est personne– Le Roi Soleil OST]” per il 3° turno della Staffetta in piscinadiprompt!
Genere: Commedia, Fantasy, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Zuko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Dominio del Fuoco dell’Amore



“Non ho mai conosciuto una ragazza così bella ed al tempo stesso così fiera” disse Zuko, il bellissimo signore del Fuoco, prendendole il mento tra le dita di una mano, mentre con l’altra le sfiorava una spalla.
“Non mi interessa affatto la vostra opinione su di me” ribatté lei, sfidandolo con i suoi occhi neri come la notte senza stelle.
“Esattamente quello che intendevo” rispose il moro, e senza attendere posò con foga le labbra su quelle di lei. Nory cercò di resistere, si divincolò, ma il calore tra loro la vinse e cedette al bacio, tremando, forse per il freddo, forse per la rabbia, forse per il desiderio.

“Che te ne pare?”
“Non so” cominciò Mio fissando la pergamena, “non c’è una ripetizione qui? Tutti questi forse…”
“Si chiama licenza poetica! Non sono ripetizioni che suonano male, no? Senti, te lo leggo ad alta voce...”
Nori aprì la bocca per cominciare, ma un gruppetto di studenti in vivaci abiti carminio comparve alle loro spalle.
“Ehi Nori! Facci vedere ancora quel gioco!”
Dimentica dell’interpretazione, si voltò e sorrise trionfante ai compagni.
“Eccoti servito” disse con altezzosità. Alzò le mani al cielo, le ruotò sulla testa e disegnò un cerchio nell’aria: una serie di fiammelle scoppiettarono seguendone la scia; poi Nori ristette con le braccia tese davanti a sé, due fuochi crepitanti tra le dita.
“Sei la migliore!” commentò un’altra ragazzina.
“Fallo ancora!”
“Sì, dai! Ancora una volta!”
“Nori, un giorno di questi mi insegni come fare?”
“Tu vai avanti” disse lei all’amica al fianco, “e prepara ogni cosa. Ci vediamo più tardi alla solita roccia, va bene?”
L’altra annuì sorridendo, gli occhi accesi per l’evento imminente cui si preparavano da settimane. Raccolse in fretta le sue cose, compresa la pergamena, e si incamminò.
“A dopo.”

Il sole splendeva alto nel cielo sulla colonia di Shi Hi quel pomeriggio, ma entrando in casa Nori ebbe una sensazione decisamente sgradevole: quando suo padre e sua madre sedevano a quella maniera, compunti sulle ginocchia davanti a due tazze di thè, con le tende tirate tanto da oscurare quasi del tutto la luce dall’esterno, vuol dire che qualcosa non andava.
“Ti stavamo aspettando” disse lui non appena Nori ebbe messo piede in casa.
“Ah-ah…” mormorò.
“Dobbiamo parlarti” rincarò la dose lei, e prese un sorso dalla tazzina. Nori notò una terza tazza ancora vuota a capotavola, esattamente tra loro due.
“Proprio ora?” tentò. “Fra poco ho un appuntamento con Mio, dobbiamo fare…”
“Proprio ora.”
Sconfitta, si lasciò cadere sul cuscino designato, mentre la cinghia con i libri cozzava contro il pavimento. Sbuffando si versò del thè e cominciò a sorseggiarlo, mentre si preparava all’ennesima ramanzina. Si chiese distrattamente cosa avesse combinato di nuovo: forse si trattava del sale che aveva messo nel thé dell’insegnante, la settimana prima? O magari avevano scoperto quel brutto voto in Storia della Nazione del Fuoco?
“Siamo preoccupati per te, Nori.”
“La tua insegnante ci ha chiamati nuovamente.”
“Lo sapevo! Quella vecchia…”
“Nori! Non ti azzardare!” Negli occhi di sua madre passò una scintilla minacciosa, e la ragazzina tacque. Accese una fiammella nel palmo della mano e cominciò a giocarci: era talmente brava, in quello! Sapeva creare figure particolari, ghirigori e volute decisamente artistiche, e quando s’impegnava, pure qualche lieve scintilla azzurra: tutt’altro risultato rispetto ai suoi studi. Magari suo padre sarebbe rimasto nuovamente affascinato, le avrebbe chiesto di mostrargli come faceva, ed il discorso sulla scuola sarebbe finito lì.
“Nori, ci puoi spiegare cos’è questo?” continuò sua madre, imperterrita. Allungò sul tavolo una pergamena, e Nori riconobbe la propria scrittura, le cancellazioni e le correzioni, nonché i disegnini a margine.
La fiammella si spense all’istante tra le sue mani.
“Mi aveva promesso di bruciarla!”
“Evidentemente, ha ritenuto più importante avvisare noi.”
“Quella strega! Quella megera!”
Si infuriò tanto che il fuoco divampò nuovamente tra le sue mani. Dominatrice troppo emotiva, era il solito commento che riceveva alla scuola per il dominio del Fuoco.
Un momento dopo, però, furono le sue guance ad avvampare; piena di vergogna, abbassò la testa sperando che la massa scura di capelli bastasse a nascondere il suo viso.
“Voi…l’avete…letto?” sussurrò.
Con la coda dell’occhio vide suo padre abbozzare un sorriso.
“Non prendermi in giro!”
“L’abbiamo letto” tagliò corto la madre. “E non ci interessa il contenuto, davvero. Solo, Nori, dovresti spiegarmi perché scrivi questa…” esitò, cercando la parola adatta con il dito sospeso a mezzaria, “questa roba durante un’esercitazione di scrittura in classe. Perché, invece di applicarti nello studio come dovresti fare, perdi tempo con queste sciocchezze. Perché…”
“Non sono sciocchezze per me.”
“Non è comunque questo il tuo dovere. Tu fai parte di un’antica e nobile famiglia della Nazione del Fuoco, lo ricordi? Hai il dovere di studiare, e di farlo con profitto.”
“Ma a me non interessa studiare!”
“E sentiamo: cosa ti interessa?” chiese la madre, ma il suo tono pacato era in realtà una trappola: l’aspettava al varco, perché aveva letto quello che aveva scritto nella pergamena e lo disapprovava; era talmente chiaro che, avvampando ancora per la vergogna, Nori decise che non aveva più nulla da perdere ormai, e confessò: “Voglio conoscere Zuko, il nostro Signore del Fuoco!”
Il sorriso tra le labbra di suo padre si allargò ulteriormente.
“Non c’è niente da ridere” urlò ancora lei, con le lacrime agli occhi per la frustrazione. “E non sono neanche sciocchezze! Voi non potete capire!”
Si alzò in piedi facendo tremare il tavolino, tanto che la sua tazzina da thè si rovesciò, seminando quel poco che ancora conteneva.
“Io personalmente credo che siano delle grandi sciocchezze” disse sua madre alzando la voce. “Devi portare rispetto al nostro Signore, e non farne oggetto di tali fantasie! E l’unico modo che hai per farlo è diventare una Dominatrice del Fuoco completa, acculturata e piena di virtù! E sei ben distante da tutto ciò, Nori!”
Si alzò in piedi anche lei brandendo la pergamena tra loro due.
Nori strinse i pugni, fremendo, poi fece qualcosa che in vita sua non aveva mai fatto: afferrò un lembo del foglio e fece scaturire il fuoco dalle proprie dita. La madre lo lasciò andare di scatto, colpita dal calore.
“Questa è mia” sibilò, e si voltò per andarsene.
“Sei in punizione!” strillò la madre. “Non uscirai dalla tua camera finché io non l’avrò deciso!”
Ormai a metà della stanza, Nori si bloccò e sentì le lacrime rotolarle via dagli occhi, impietose; avrebbe voluto gettarsi ai suoi piedi, implorare il suo perdono, promettere qualsiasi cosa, pur di avere il permesso di uscire quella sera.
“Zuko non lo farebbe” pensò. Tremò, ma non disse nulla ed uscì, chiudendosi alle spalle il pannello con troppa forza. “Zuko sarebbe orgoglioso di me.”

“Che sia fatta entrare, dunque” disse il bel moro dalla cicatrice rossa. Le guardie si affrettarono ad aprire il pesante portone ornato con decori dorati, pietre rosse come rubini e splendenti come le fiamme che il Signore del Fuoco sa creare. Sulla porta stava una bellissima fanciulla, con i capelli neri come brace lunghi fino ai fianchi, altezzosa e orgogliosa; indossava un lungo abito rosso che le scopriva una spalla e le fasciava le curve nei punti giusti, facendo risaltare le sue forme. Aveva un leggero trucco sugli occhi che li faceva splendere, e dei lunghi orecchini dorati ai lobi.
“Qual è il tuo nome?” chiese con voce possente Zuko, il Signore del Fuoco.
“Il mio nome è Nory” rispose con uno sguardo fiero. “E non ho intenzione di sottostare ad ogni vostro volere.”
“Imparerai” fu il commento cinico del moro.

Di tutta la pergamena questa era l’unica parte ancora leggibile. Nori si asciugò ancora una volta le lacrime, e tirò forte con il naso. E di quel capitolo ancora non avevano ricopiato nulla in bella! Mio si sarebbe arrabbiata un bel po’, ma a Nori ormai non importava più: la sfuriata e la punizione se l’era prese solo lei, nonostante quello fosse un romanzo a quattro mani!
Per fortuna il nuovo capitolo, fresco di scrittura, non era finito tra mani nemiche: Nori aveva il presentimento che la scena d’amore tra Zuko e Nory sarebbe piaciuta ancor meno ai suoi tradizionali genitori.
Ma per il Signore del Fuoco avrebbe sopportato questo ed altro, si disse stoicamente.
Si voltò verso l’immagine appesa a fianco del letto: un ritratto del giovane governante nel giorno in cui, per la prima volta, era apparso alla sua Nazione in qualità di Signore, con l’Avatar al fianco. Ovviamente, il ritratto era strappato a metà, per cui quel bambino pelato non oscurava la grandiosa magnificenza di Zuko.
Nori rimase ad osservarlo a bocca aperta, persa nei suoi sogni, per un bel po’, quasi dimentica delle lacrime che le si erano condensate sulle guance, e del loro motivo.
“Posso, Nori?” disse la voce pacata di suo padre, quando ormai fuori dalla finestra era sceso il buio.
“Oh, papà!” esclamò, incapace di resistere alla voce del genitore buono.
L’uomo entrò, poi ristette indeciso, senza sapere che fare. Lanciò un’occhiata al ritratto appeso alla parete, e parve considerarlo in maniera decisamente diversa.
“Il tuo racconto è andato perduto?”
“Sì…” avvampò Nori. “L’hai letto anche tu?”
“In parte…” ammise il genitore. Era a disagio perché mai avrebbe potuto immaginare che sua figlia scrivesse quel genere di storie, con il Signore del Fuoco Zuko e una propria provocante alter ego nei panni dei protagonisti.
“Ecco…”
“Papà, ti prego, fammi uscire questa sera!”
L’uomo sospirò , e si decise infine a sedersi sul letto, accanto alla figlia.
“Nori, tua madre ha ragione. A me non importa granché cosa tu abbia scritto in quella pergamena, ma sei un disastro. Non ne combini una giusta e non prendi un voto decente da mesi.”
Nori chinò il capo.
“Quando sei in casa, ti rinchiudi sempre qui in camera tua. Non stai mai con noi. Non riesco a ricordare l’ultima volta che abbiamo esercitato il dominio insieme.”
La ragazzina non rispose, ma strinse i pugni in grembo.
Rimasero per un attimo in silenzio, poi suo padre chiese, con voce bassa per l’imbarazzo: “Il nostro Signore del Fuoco, Zuko… Come ti è venuto in mente di…?”
Non terminò, lasciando all’immaginazione –sicuramente fervida- della figlia il resto della domanda.
“Oh, papà, io lo amo tanto! Ed anche Mio lo ama!”
La divisione equa di quell’amore fece strabuzzare gli occhi all’uomo. “Mio…?”
“Sì, papà! Zuko è così bello! E così forte!”
“Sì, ma lui è il nostro Signore, non…”
“È riuscito a riportare la pace nella Nazione del Fuoco! Ha fatto finire la guerra, ha trovato l’Avatar!”
“Questa non è esattamente la versione che…”
Nori si alzò in ginocchio su letto, alzando le mani al cielo, in piena estasi adolescenziale: “Zuko ha ristabilito l’equilibrio nel mondo!”
Balzò in piedi e fece un giro su se stessa, abbracciandosi il torso. “Ed è così bello, oh papà, se tu lo vedessi…”
“Beh, diciamo che so più o meno che faccia abbia” mormorò lui, lanciando un’occhiata obliqua al ritratto: un giovane ragazzo, fin troppo per governare una nazione, sfregiato da un’orribile cicatrice.
“Ma scusa, Nori” cominciò conciliante, “non c’è qualche ragazzino della tua scuola che ti piace? Qualcuno della tua età?”
La figlia lo guardò come se le avesse proposto di prendere in considerazione un granchiotartaruga.
“Papà! Nessuno nella mia scuola è come lui!”
“E poi ha già una fidanzata, mi pare.”
“Quella! La odio. Non si merita Zuko.”
“Il Signore del Fuoco” la corresse. “Dove devi andare stasera?”
“Stasera lui è in città” disse la ragazzina crollando a terra, le gambe incrociate sotto di sé. “Mio ed io abbiamo preparato uno striscione per accoglierlo. Oh, papà! Vorrei tanto vederlo dal vivo!”
“Ah sì” ricordò lui. “La cerimonia assieme al re del Regno della Terra, per la nostra colonia.”
Si alzò in piedi a sua volta, e raggiunse la porta. Mentre questa scorreva disse, come tra sé e sé: “Tua madre ed io ci andremo, naturalmente, per rappresentare la nostra famiglia. Usciremo fra poco, e staremo fuori a lungo.”
Si volse appena e le riservò un minuscolo sorriso, quasi uno stiramento impercettibile del labbro.
“Domani studierai tutto il giorno, intesi?” aggiunse prima di lasciare la stanza.

“Mio, eccomi!”
“Nori! Ti ho aspettata così tanto alla roccia, e non venivi…”
“Scusami, ho fatto tardi a casa. Zuko è già arrivato?”
Mio non fece in tempo a rispondere perché un boato si alzò dalla folla. Le due ragazzine alzarono gli occhi verso il centro della piazza, con il cuore che batteva all’unisono nei loro petti.
Sull’ampio rialzo vuoto e circondato di guardie, fece la sua comparsa un ometto alto e smilzo vestito di verde: il re del Regno della Terra.
“Oh” esclamarono nello stesso momento, deluse.
“Non sarei affatto contenta di essere un abitante del Regno della Terra” commentò Mio con una smorfia. “Il loro Re è talmente brutto!”
Nori annuì gravemente.
Dopo di lui apparve l’Avatar: un ragazzino della loro età, ma senza neanche un capello, ed una strana freccia blu in testa. Le due lo guardarono con interesse: non tanto perché fosse l’Avatar (che tanto a salvare il mondo era stato Zuko, ovviamente), ma perché in vita loro non avevano mai visto un dominatore dell’Aria. “Comunque, non regge il confronto” disse ad alta voce Nori, esprimendo l’opinione di entrambe.
Accanto all’Avatar vi erano due ragazzi della Tribù dell’Acqua, che sorridevano alla folla con entusiasmo.
Infine, per ultimo, comparve lui: Zuko. La calca applaudì più forte, e Nori credette di svenire per l’emozione: era lì, davanti a lei! Si mise a strillare senza ritegno, imitata dall’amica che sventolava la bandiera preparata con tanto impegno ed amore.
“Io lo amo tanto!” disse una.
“Anche io!” rincarò l’altra, e si abbracciarono solidali, senza staccare gli occhi dal loro idolo.
Dietro Zuko, a passi pesanti, entrò una nanetta del Regno della Terra, con le mani in tasca ed un’aria strafottente in viso.
“E quella chi è?” chiese Nori.
“Perché entra assieme al nostro Zuko?” si lamentò Mio.
Preoccupate, rimasero ad osservarla per tutta la serata.

“Si può sapere perché strillano tanto?”
“Siamo in una delle loro colonie, Toph, e Zuko è il loro nuovo signore.”
“Sì, e poi è la prima volta che viene qui in visita.”
“A me sembrano folli. È pieno di ragazzine, vero? Posso sentire il loro sangue ribollire per Zuko.”
“Magari ribolle per me!”
“Non credo proprio, Sokka.”
“Ah no? E perché mai dovrebbe piacer loro uno come Zuko?”
“Beh, Zuko è un bel ragazzo.”
“Katara… credi che Zuko sia più bello di me?”
“Ma no Aang! Non intendevo dire questo, solo che…”
Aang le rivolse un paio di occhi lucidi ed una smorfia strappalacrime, e Katara si precipitò ad abbracciarlo.
“Andiamocene” esclamò Toph prendendo sottobraccio Sokka. “Qui si mette male. Decisamente troppo miele per i miei gusti.”
Lui non poté far altro che concordare, ed insieme lasciarono la coppietta alle sue spiegazioni e Zuko alla sua folla in visibilio.
“Stupide ragazzine” pensò ancora Toph.



***
Debutto nel fandom!
Davvero non so come mi sia venuta in mente una sciocchezzuola simile (recentemente vado molto d’accordo con le storie ambientante in alcuni fandom, ma i cui protagonisti sono miei personaggi originali. Manie di grandezza?).
Credo sia abbastanza evidente anche la presa in giro di uno determinato stile di fanfics; mi sono divertita molto a scrivere quei pezzi (volevo farlo da tempo), e spero non siano motivo di offesa per nessuno – è la mia stessa Nori che li ha scritti, quindi. Se poi tra le righe c’è qualcosa in più, a voi deciderlo.
Grazie a Kuruccha per il consiglio tecnico! I granchiotartarughe (o le? Boh) esistono realmente nel cartone, ma non sono sicura che sia questa la traduzione esatta dall’inglese. Se qualcuno si ricorda come l’hanno reso in Italia, avrà la mia eterna riconoscenza!
Scritta con il prompt “On est toujours quelqu'un pour quelqu'un {trad. Si è sempre qualcuno per qualcun altro} [Personne n’est personne– Le Roi Soleil OST]” per il 3° turno della Staffetta in piscinadiprompt!
See ya!
  
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