Dreaming
Il sorriso
solare del ragazzo le fece scivolare una lacrima dagli occhi. Si sentiva
terribilmente male. Come aveva potuto fare una cosa del genere? Come era stato
possibile arrivare a tradire la persona che amava? Perché quando lui le aveva
chiesto spiegazioni non era riuscita a fare nulla? Le lacrime cominciarono a
sgorgare da sole dai suoi occhi, appannandole la vista dove i colori si
mescolavano come quelli sulla tavolozza di un pittore. Era tutto così confuso.
Tranne il battito del suo cuore. Procedeva, più lento di quanto avrebbe dovuto,
affaticato dal dolore e dalla tristezza. Lei gli stava accanto, nella foto,
sorrideva allegra stringendolo in un abbraccio possessivo, quasi fosse il suo
peluche, ricambiato pienamente da lui. Ricordava bene quella giornata. Forse la
più bella della sua vita, quella in cui aveva sorriso di più in assoluto.
“Hachi,
vieni con me… ho una sorpresa per te” disse il ragazzo, fissandola negli occhi
con intensità, mentre un sorriso spontaneo gli curvava le labbra. La ragazza
stupita osservò Nobu. Cosa aveva intenzione di
fare?Ma presa dalla felicità accettò ben volentieri l’invito.
“Dove andiamo?” chiese dopo un attimo di silenzio mentre scendevano le scale
dell’edificio in stile occidentale. Lui si voltò, senza mollare la presa sulla
sua mano, e sempre sorridendo disse
“E’ una sorpresa… non posso dirtelo” con tono scherzoso. Nana sorrise a sua
volta. Cominciava già a divertirsi… lo fissava intensamente, cercando di
cogliere un qualche indizio sulla loro destinazione, ma per tutto il tempo era
rimasto silenzioso con lo sguardo limpido e il classico sorriso in volto. E lei
non aveva fatto domande. E solo dopo un viaggio di venti minuti in
metropolitana Hachi aveva cominciato ad intuire quale
potesse essere la sorpresa.
“Adesso, voglio che tu chiuda gli occhi…” fece lui piazzandosi davanti a lei in
tutta la sua altezza, impedendole di vedere il nome e numero della stazione a
cui erano scesi.
“Ma-“ provò ad obiettare Hachi
“Niente ma! Voglio farti una sorpresa come si deve, quindi.. chiudi gli occhi e
non mollarmi la mano..” fece Nobu, e levandosi la
bandana che portava al collo la fece indossare a mo di benda alla ragazza. Il
profumo fresco e poco pungente del ragazzo le entrò fin dentro i polmoni, e non
poté fare a meno di stringersi al suo braccio quando tutto le divenne oscuro
alla vista. Il vuoto intorno a lei la impauriva, ma Nobu
vicino le infondeva una tranquillità unica, e quando lo sentì ridacchiare
sommessamente gli si strinse maggiormente, rassicurata da quella risata calda e
confortevole quale era la sua. E camminando si sentiva come una bambina
piccola, in completa balia di quel ragazzo del quale si fidava ciecamente,
mentre mille pensieri di curiosità, felicità e allegria le balzavano alla
mente. Anche se quello che primeggiava su tutti era l’amore. Amava Nobu. Ora ne era sicura. Forse non come aveva fatto in
passato con Shouji o con Asano…
ma lo amava. E questo era ciò che importava. Senza rendersene conto una lacrima
andò a bagnare la bandana del ragazzo. Per quale motivo piangeva? Forse era
troppo felice di aver trovato qualcuno che tenesse a lei così tanto.
“Eccoci arrivati!” fece lui fermandosi lentamente e allontanandosi da lei che
per un attimo sussultò sentendosi persa.
“Nobu..” disse a bassa voce richiamando la sua
attenzione. Nobu si avvicinò e le slegò la bandana
riallacciandosela al collo. Sentendola umida la snodò nuovamente e la guardò
con attenzione.
“Hai pianto?” chiese stupito, mentre Nana scuoteva la testa risoluta.
“No… sono solo felice” disse prendendolo per mano. Nobu
la guardò per un attimo scosso, poi agli occhi limpidi della ragazza sorrise e
stringendole la mano si spostò dalla sua vista.
“Sorpresa…” fece a bassa voce mentre Nana quasi non sentiva più la sua voce,
ammaliata come poteva esserlo un bambino davanti al suo primo giocattolo. Un
giocattolo di dimensioni notevoli doveva ammettere. L’ottovolante spiccava alla
vista come una grande montagna mentre la ruota panoramica girava lentamente ed
una potente musica arrivava fino alle sue orecchie.
“Andiamo?” chiese il ragazzo guardandola mentre rimaneva a bocca aperta a
quello spettacolo. Nana annuì con gli occhi pieni di lacrime, sul punto di
spiccare un salto verso il vuoto.
Altre lacrime
bagnarono il cuscino sul quale dormiva. Non era possibile. Ogni mattina
svegliandosi notava come il cuscino fosse sempre zuppo di lacrime, e nei suoi
sogni la notte lo vedeva con quel sorriso riservato solo ed unicamente a lei.
Un sorriso che di lui diceva tutto. Era proprio vero. Il Grande Demone Celeste doveva
avercela con lei… e in modo spropositato anche… perché le rubava tutto quello
di cui aveva maggiormente bisogno… si voltò dal lato opposto del letto dando le
spalle a Takumi.
Takumi. Solo pochi mesi prima avrebbe dato la luna
per una cosa del genere insieme a lui. Ed ora… ora riusciva a stento a
sorridergli quando tornava a casa la sera dal lavoro. In lui non vi era una
vena di dolcezza. Il classico sorriso di circostanza gli curvava continuamente
le labbra. Alle volte le sembrava addirittura che la volesse per se solo per
non lasciarla a Nobu. Che stupida a fare pensieri del
genere, ma quando capisci che la persona che stai per sposare non ti ama, cosa
dovresti pensare? Ripensò a tutti i regali dei quali la riempiva ogni volta che
tornava dopo un concerto o una tournee fuori città. E ripensò al diamante che
aveva al dito. Immaginò dovesse valere parecchio… per quale motivo allora non
riusciva a tenerlo al dito senza sentirlo bruciare fino al cuore? Il cellulare
in quel momento vibrò silenziosamente nella notte, attirando la sua attenzione
e la sua speranza.
“Ti prego!!!” utilizzando la migliore
delle sue armi mostrò un paio di occhi da cerbiatto abbandonato puntati
precisamente con quelli suoi. Lui scosse la testa incerto cercando di
distogliere lo sguardo da quello della ragazza.
“No.. non vengo mai bene…” fece scuotendo la testa.
“Ma cosa dici??” fece lei prendendogli il viso tra le mani.
“Sei bellissimo…” fece posandogli un bacio leggero sulle labbra.
“E poi solo io e te ne avremo le copie, no?” disse sorridendo. Lui la guardò
negli occhi e dopo un attimo di mutismo sospirò prendendola per mano e
accompagnandola verso la cabina.
“D’accordo… ma Nana non dovrà mai vedere queste foto!” fece lui, pur essendo
sicuro che quelle parole sarebbero state vane.
“Si! Non ti preoccupare… non lo verrà mai a sapere da me!” fece passando due
dita davanti alla bocca in segno di silenzio. Lui annuì ed entrarono nella
cabina. Ne uscirono dopo pochi minuti e presero le foto appena scattate. Vi
erano loro due sorridenti, felici, allegri e innamorati…
“Guarda! Non sei venuto affatto male!” fece allegramente saltellando da una
parte all’altra Hachi. Nobu
prese la foto e la guardò.
“E’ vero… con te vicino vengo meglio in foto” disse a voce più bassa, mentre
esaminava attentamente la foto.
“Non è vero, tu vieni bene sempre in foto..” disse lei guardandolo mentre
strappava le foto lungo la linea tratteggiata dandone una a lei e mettendone
una in tasca.
“Che bella!” continuò lei, e dopo poco scattò su dicendo “Ho un’idea! L’attaccherò
al cellulare… così potrò vederla quando voglio…”
“Bella idea…” disse lui ridendo mentre camminavano per le vie di quell’immenso
lunapark in periferia di Tokyo.
Si alzò dal
letto, cercando di non fare rumore per non svegliare l’uomo al suo fianco. Non
voleva dargli spiegazioni sul suo comportamento. Non avrebbe capito comunque.
Prese il cellulare e si rifugiò in cucina. Lo aprì e lesse il messaggio che le
era arrivato in quel momento.
Scendi ti prego… voglio parlarti
Solo questo citava il messaggio. Guardò dalla finestra la pioggia
scrosciante battere contro il vetro e poi verso la stanza da letto. Prese il
cappotto all’entrata e aprì la porta silenziosamente, prendendo la chiave e
uscendo a piccoli passi dall’appartamento. Arrivata alla hall controllò che il
guardiano stesse dormendo e vedendo compiaciuta che giaceva della grossa sulla
sua poltrona si incamminò a passi felpati verso l’uscita. L’aria pungente e
fredda della pioggia la frustò facendole salire un brivido di freddo alla
schiena. Avrebbe dovuto coprirsi di più, faceva freddo quella notte. Fece
qualche passo incerto, allontanandosi dall’entrata illuminata e sicura. Tokyo
di notte era spettacolare, un gioco di luci e colori la rendeva splendida anche
al calar del sole. Osservò furtivamente qualche automobile passare, senza
badare ai loro guidatori che la osservavano stupiti. Il freddo le trafisse il
petto quando una di queste automobili, passando la inondò d’acqua, bagnandola
da capo a piedi. Uno starnuto le venne spontaneo. Ecco… adesso si sarebbe anche
beccata il raffreddore. Ma… per quale motivo non vedeva nessuno? Perché quel
minuscolo barlume di speranza nel suo cuore stava andando spegnendosi
lentamente, come la fiamma di una candela in assenza di aria.
“Nana…” una voce familiare, dolce, calda… la sua voce. Nel voltarsi a vederlo
le lacrime si mischiarono alla pioggia che bagnava il suo volto. Le mani in
tasca, lo sguardo spento, i capelli attaccati alla fronte, il sorriso smorzato
e l’aria sciupata. Cosa gli era successo? I denti cominciarono a batterle, non
solo dal freddo, si disse… probabilmente più per l’avercelo davanti e il non
sapere come comportarsi, quando l’unica cosa che avrebbe voluto fare sarebbe
stata quella di corrergli incontro e di abbracciarlo. Lo osservò per interminabili
secondi negli occhi. Ora i singhiozzi si erano aggiunti alle lacrime, spezzando
asincronicamente il silenzio che si era formato tra i due. Dopodiché corse
verso di lui e lo strinse in un abbraccio a senso unico, che però servì a
scaldarle il cuore. Lo stringeva con quanta potenza aveva in corpo, temendo che
potesse svanire da un momento all’altro come uno dei suoi tanti sogni, mentre
lui rimaneva fermo, le mani in tasca e gli occhi puntati verso il vuoto
davanti.
“Nobu..” sussurrò a stento lei tra un singhiozzo e
l’altro, affondando il volto nel suo petto. Sentì una delle mani muoversi e
poggiarsi sulle sue spalle.
“Mi sei mancata..” sentì un mormorio strozzato provenire da lui, che
improvvisamente strinse la presa e l’abbraccio stretta con entrambe le braccia.
Nana poteva sentire come anche lui stesse piangendo, perché le sue lacrime a
differenza della pioggia, erano calde, come un tramonto d’estate. Lei
singhiozzò maggiormente nel sentire queste semplici parole. Da quanto tempo
sperava di sentirselo dire? Da quanto tempo lo vedeva in sogno? Non c’era una
risposta a queste domande..
“Anche tu..” disse piano lei stringendosi a lui, tremante di freddo e
d’emozione. Lui si allontanò dopo un attimo e prendendola per mano disse
“Vieni con me.” Cominciando a camminare velocemente tra le strade ormai vuote
di Tokyo. Strade che neppure conosceva lei. Si sarebbe persa se fosse stata da
sola. Dopo poco raggiunsero un furgoncino arrugginito in più punti che lui aprì
rapidamente.
“Entra” fece mettendosi di lato. E una volta dentro i due presero a guardarsi,
ansimanti della corsa e ancora insicuri. Lei allungò piano una mano a toccargli
il viso, pungendosi con la rada barba che incolta stava crescendo, procedendo a
sfiorargli le labbra e il contorno degli occhi.
“Nobu..” sembrava che nessun’altra parola avesse
senso. Non riusciva a trovare qualcosa che fosse logico da dire. Solo il suo
nome. Intriso dei sentimenti che aveva tagliato fuori dalla sua vita così
bruscamente. Altre lacrime continuarono a rigarle il volto, incessantemente
fino a quando un suo starnuto non mosse la situazione.
“Copriti..” fece togliendosi la giacca e posandogliela sulle spalle. Lei se la
strinse addosso, pur sentendola fredda e bagnata di pioggia. Emanava il suo
profumo, il profumo che amava tanto di lui. Non avrebbe mai voluto separarsene.
E dopo qualche attimo di silenzio lei notò come negli occhi di lui si era
accesa una piccola scintilla.
“Scappiamo.” Disse soltanto guardandola fissa negli occhi.
“Co-come?” balbettò incerta. E come se
improvvisamente si fosse svegliato da quel torpore che lo aveva colto fino ad
un attimo prima, cominciò a parlare con maggiore sicurezza. Le prese
gentilmente le mani e con voce risoluta cominciò a parlare. Solo lo sguardo
vacuo tradiva la ferita al cuore che ancora si portava dietro.
“Scappiamo. Via. Da tutto e da tutti… non ne voglio sapere più nulla di
niente..” disse guardandola sempre, senza un battito di ciglia, il respiro un
po’ affannato per l’emozione come anche le guance arrossate. Appariva proprio
come un bambino troppo cresciuto. Lei si chiese se fosse stato merito suo…
rimase in silenzio, riflettendo su quelle parole. Cosa avrebbe dato perché una
cosa del genere avvenisse. Ma sapeva bene che non era possibile. Gli occhi
spalancati dalla sorpresa si socchiusero lentamente, riempiendosi di lacrime,
la bocca leggermente aperta cominciò a tremare. Non era possibile una cosa del
genere.
“Nobu tu… come faresti..” disse mentre le lacrime
cominciavano a rigarle il volto nuovamente. Non le sentiva più sulla pelle,
ancora bagnata della pioggia. Lui la guardò vagamente sorpreso.
“Io non ho bisogno della band” disse con un tono così falso da risuonare
metallico all’interno dell’auto. Questo pensiero fece ridere tristemente Nana
che lo guardò con lo sguardo ricolmo d’amore. Gli passo una mano tra i capelli
tornando ad accarezzargli il volto con infinita tenerezza. Nobu
era sempre stato così. Come un bambino, bisognoso di coccole e affetto, al
quale non devono mancare le attenzioni… era anche questa loro somiglianza che
li aveva fatti avvicinare. Scosse lievemente la testa guardandolo poco distante
dal suo volto.
“Non è vero… tu puoi essere felice solo suonando la chitarra..” disse
guardandolo con un sorriso malinconico ed osservando come un’espressione stupita
gli modificava i tratti rendendoli più ingenui di quanto già non fossero.
“Accompagnando le canzoni di Nana” continuò dopo qualche secondo. E sembrò che
fosse sul punto di replicare, ma non gliene lasciò il tempo. Si avvicinò
spazzando via la sottile distanza che c’era tra loro unendo le sue labbra in un
bacio a fior di labbra, casto e lieve. Rimase ferma in quel modo per quelle che
parvero ore, ma altro non erano che una manciata di secondi. E quando si
allontanò lo vide spalancare gli occhi e poi voltare la testa di lato chiudendo
gli occhi di scatto. Notando una lacrima furtiva scendergli dalla guancia
opposta si chiese come mai il destino fosse sempre stato così maligno nei loro
confronti. Quasi sadico a dirla tutta. Pareva divertirsi nel vederli soffrire.
Nel vedere come arrancavano per arrivare alla superficie di quel lago immenso
nel quale erano immersi, altresì conosciuto come Amore. Un amore che li stava
ormai affogando, che respiravano fin dentro e che sentivano invadere i polmoni
e scorrere insieme all’ossigeno nel sangue.
“I-io… potrei farcela” continuò dopo qualche istante,
più tentennante di prima. Gli occhi velati completamente da una nebbia come la
consapevolezza di non poter fare realmente nulla.
“No.. non è vero… ti conosco Nobu… e so che non
riusciresti a vivere..” chiuse gli occhi un attimo “Con solo me al tuo fianco.”
Concluse prendendo aria.
“Non ho intenzione di lasciarti a Takumi!” scattò in
avanti improvvisamente lui.
“Io ti amo!” disse come in preda ad uno spasimo al cuore.
“A differenza di lui…” continuò a bassa voce. Lei sorrise ancora una volta
mostrandosi forte.
“Lo so… ma di una cosa puoi star certo” disse pensierosa fissando un punto
indefinito davanti a lei.
“Il mio cuore non appartiene a lui.” Fece puntando il suo sguardo nuovamente
contro quello del ragazzo. E nel vedere un angolo delle sue labbra alzarsi il
suo cuore fece un balzo, urlando e rivendicando di poter vedere di nuovo quel
piccolo gesto, di poter vedere di continuo il suo sorriso e di sentire la sua
risata piena. Ma parve farsi serio in un attimo, e il suo cuore, se prima aveva
fatto un balzo, ora era tornato a spezzarsi in piccoli ritagli aguzzi che le
perforavano l’anima intorno
“Ed il mio non apparterrà ma a nessun’altra” disse con voce tremante prima di abbracciarla.
“Nana,
svegliati”
“Tra un attimo amore..” fece con voce impastata dal sonno voltandosi dal lato
opposto stringendo involontariamente la mano a pugno.
“Dai è tardi. Io devo incontrare gli altri della band, non posso rimanere e
anche tu devi andare.”
“Solo un attimo” fece stringendo il pugno.
“D’accordo… ci vediamo stasera allora.” E le posò un bacio sulla fronte prima
di uscire dalla stanza. Non appena sentì la porta di casa chiudersi con un
tonfo sordo si alzò di scatto dal letto e prese il cellulare, sperando che
tutto quello che aveva vissuto quella notte non fosse semplicemente un sogno.
Ma non trovò nulla… solo il ricordo
bruciante sulla pelle e segretamente nascosta nel suo cappotto una bandana
bagnata di sale.
Fine
Vi chiedo
immensamente scusa per la scarsità di questa storia dato che è la prima ff su Nana che scrivo. Sono appassionatissima del cartone e
del manga, ma non ho mai scritto e questa storia mi è stata ispirata divinamente
da varie canzoni… 1bacione
Nana