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Autore: sheloveszayn    01/11/2012    0 recensioni
Il suo sorriso, i suoi occhi, il modo in cui mi guardava, il modo in cui mi faceva sentire unica.. era l'unico che riusciva a farmi sentire adatta per questo mondo in cui non mi sono mai sentita accettata. Il mio posto qui era con lui! Tra tutti i cambiamenti che ho subito nella mia vita, Zayn è stato sicuramente il migliore!
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Now, I hate New York

Ennesimo trasloco, mi tocca cambiare di nuovo amici, scuola, città e cominciare una nuova vita. Mia madre, con il lavoro che fa, è costretta a viaggiare molto ed io insieme a lei, stavolta si vola a New York. Dopo aver trascorso otto mesi in una piccola città del Kansas pensavo che la mia vita avesse trovato un po’ di pace, andava tutta a meraviglia: la scuola, gli amici era tutto perfetto. Dovevo trovare il coraggio per dire a Lauren, la mia migliore amica, che mi sarei trasferita a chilometri di distanza da lei, così presi il telefono e le inviai un messaggio:

“Lau dieci minuti e sono da te, ti devo parlare :)” 
“Ok.. ti aspetto <3”

Ero fuori casa sua ma non trovavo il coraggio di entrare, non trovavo le parole adatte per non farla soffrire e mentre il mio cervello elaborava qualche bel discorso per dirle addio, il mio corpo faceva a cazzi suoi e bussò il campanello. Quando mi aprì aveva stampato in faccia il suo solito sorriso a 32 denti, adoravo quel sorriso:
“Finalmente! Ce ne hai messo di tempo Taylor” mi disse abbracciandomi. Non risposi, mi limitai a sorriderle.
“Allora cosa dovevi dirmi di tanto urgente da non poter aspettare stasera?” mi chiese mentre entravamo in casa per poi sederci sul suo
divano in pelle nera. Aspettai un po’ prima di rispondere, non sapevo come cominciare, così dissi le prime parole che mi vennero in mente:
“Lauren devo partire!” lei mi guardò interrogativa.
“Ah e quanto starai via?” lo sapevo quella cogliona come al solito non aveva capito e mi toccava spiegarle tutto. Feci un lungo respiro, la guardai negli occhi e iniziai il mio monologo:
“Mia madre è stata trasferita di nuovo, stavolta a New York, non sarà una cosa di pochi giorni. Ha già comprato una casa lì, parto domani mattina presto.” A quelle poche parole vidi già i suoi occhi iniziare a gonfiarsi. Rimase inerme per un po’, poi prese coraggio e iniziò a parlare.
“New York? Ti trasferirai a New York? Mi stai dicendo che non ci vedremo più?” stavolta le lacrime iniziarono a scendere. Odiavo vederla piangere. Non sapevo cosa rispondere così mi limitai ad abbracciarla rassicurandola che non ci saremo perse. “Tu sei la mia migliore amica, non sarà di certo qualche chilometro a separarci” le disse stringendola tra le mie braccia e piangendo.
 
Sabato
Erano le 6.00 di mattina la macchina era già carica e mia madre continuava a sbraitare come solo lei sa fare. Mi assicurai di aver preso tutto e prima di andare diedi un’ultima occhiata alla mia camera color verde, adoravo quel colore.
“Devo aspettare ancora?” mi disse mia madre. Non le risposi continuando a camminare con in mano l’ultima valigia. La odiavo per quello che mi stava facendo ma tra l’altro non era nemmeno colpa sua. Mi sarebbe mancato tutto di quella città, non so se sarei riuscita a sopportare un altro cambiamento.
Dopo ore strazianti di viaggio arrivammo a 'casa'. Sapete quando vi dicono che New York ti conquista subito, con i suoi colori, le sue luci, bhè è così era stupenda anche se in quel momento la odiavo perché mi teneva lontana da Lauren. Dovevo ammetterlo quella casa era stupenda: era circondata da un enorme giardino con qualche sentiero in pietra per evitare di calpestare il prato, era tutta bianca e piena di finestre. Appena entrata ne rimasi incantata era altissima e spaziosa, non avevo mai avuto una casa così. Salii di sopra per vedere la mia stanza; era la più grande di tutte, aveva un enorme finestra che affacciava sulla strada principale e un’altra più piccola ma il panorama non era lo stesso, si vedeva la stanza di un ragazzo o almeno suppongo sia di un ragazzo a giudicare dalle condizioni di quella stanza, c’erano vestiti ovunque e il letto in disordine. Comunque sia, dopo aver fatto un tour per tutta la casa mi decisi a scendere giù per dare una mano a mia madre che aveva la capacità di urlare e saltellare di qua e di là anche dopo ore di viaggio.
“Io scarico gli ultimi bagagli tu porta tua sorella dentro che dorme ancora” ordinò mia madre. Continuai a non risponderle era troppo arrabbiata con lei, così presi mia sorella in braccio e la portai dentro. Ma quanto cavolo pesi Madison? Eppure hai solo cinque anni. Uscii di nuovo fuori per aiutare mia madre con le ultime valige dopodiché presi tutto ciò che era di mio possesso e lo portai in camera mia. Nel mettere tutto a posto persi la cognizione del tempo, si fece già ora di cena. “Taylor scendi è pronto” si esatto è mia madre, l’unica donna al mondo che è in grado di urlare sempre e non perdere mai la voce, mi irritava.
Scesi di sotto e la scena era davvero buffa c’erano Mad e mamma che litigavano:
“Mamma non voglio mangiare le verdure, almeno per stasera posso avere solo il gelato?” piagnucolava mia sorella.
“Ho detto di no! Adesso ti siedi e mangi quello che ho cucinato.” Le rispose mia madre. La questione andò avanti così per un po’ così decisi di prendere posto e iniziare a mettere qualcosa nel mio stomaco che non vedeva del cibo dalla mattina, troppo tempo per me.
“Tesoro mi passi dell’acqua?” da brava figlia passai l’acqua a mia madre continuando a fissare il mio piatto di insalata. “Per quanto tempo hai ancora intenzione di non parlarmi?” madre non rompere i coglioni e lasciami mangiare in santa pace. “Taylor ti sto parlando guardami in faccia e rispondimi” in preda alla disperazione dato che la voce di mia madre era l’unica che sentivo da più di 14 ore, alzai lo sguardo e le risposi.
“Non lo so mamma, so solo che ora gradirei finire la mia insalata senza sentire i tuoi continui lamenti.”
“Non permetterti più di rispondermi in questo modo. Sono sempre tua madre”.
Rispose quasi offesa.
“Ah si, sei mia madre? Come mai te lo ricordi solo quando ti fa comodo? Come mai non decidi di parlarmi quando devi dirmi che dobbiamo trasferirci per l’ennesima volta? E come mai non mi chiedi almeno una volta se sono d’accordo a lasciare la mia vita per il tuo lavoro del cazzo?” non rispose subito era in difficoltà. Appena stava per spiccicare una sillaba le squilla il telefono, classico!
“Aspetta rispondo e continuiamo il discorso” disse gesticolando con la mano.
“Mamma sono 17 anni che aspetto di parlare con te, non sei mai pronta ad ascoltarmi e poni sempre avanti il tuo lavoro” dissi agitandomi e alzandomi violentemente dalla sedia. Feci una corsa per le scale per raggiungere la mia stanza mentre sentivo mia madre urlare il mio nome. “Fanculo” dissi aprendo la porta e gettandomi sul letto. Presi il telefono e chiamai Lauren, già mi mancava terribilmente.
“Stronza sei solo da poche ora a New York e già ti sei dimenticata di me?” mi chiese ironica Lauren. “Non dirlo nemmeno per scherzo demente, ero impegnata a litigare con mia madre”.
“Come se fosse una novità. Stavolta il motivo è..”
rispose la mia amica lasciandomi continuare la frase.
“E me lo chiedi pure?! Mi ha portato lontana da te e dalla mia città e per l’ennesima volta non mi ha chiesto se fossi d’accordo. Non trova mai un momento per me e sta sempre al telefono. Non è che sia la migliore delle madri.”
“Taylor non dire così, lo sai che tua madre cerca sempre prima di tutto la felicità tua e di Mad, il lavoro le porta via molto tempo ma non per questo è una cattiva madre”.
Saggia la mia amica vero?!
“Lo s..” stavo per continuare il discorso quando dall’altro lato del telefono sento urlare “Lauren muoviti mi serve il telefono” “ti ho detto di aspettare coglione” “ho detto che è urgente e devi darmelo subito” “che palle Adam!” erano Lauren e Adam, suo fratello, che come al solito litigavano.
“Amore devo staccare, a quel bradipo di mio fratello serve il telefono” disse innervosita. Non risposi perché ero impegnata a ridere avendo appena assistito ad una delle litigate più idiote che potessero fare. “Taylor ci sei? Certo continua pure a ridere delle sfortune altrui, non è di certo colpa mia se ho un fratello deficiente”
“Non ti preoccupare Lau, ci sentiamo domani”
dissi tra una lacrima e l’altra per le troppe risate.
Casa nuova e vita nuova ma i compiti erano sempre gli stessi. Scesi giù per portare fuori la poca spazzatura che avevamo fatto, sentivo mia madre ancora parlare al telefono. Ci metteva poco diceva, avrebbe continuato il discorso con me diceva. Si come no. Rassegnata uscii e arrivai fuori al cancello di casa mia dove c’erano i cassonetti della spazzatura. Stavo per rientrare quando mi girai ed ad incrociare il mio sguardo fu un ragazzo che mi sorrise. Avevo un sorriso fantastico, metteva sicurezza. Ricambiai il sorriso anche un po’ imbarazzata. Era decisa a rientrare quando vidi che il ragazzo veniva verso me. Restai ad aspettarlo immobile non sapendo cosa fare e se non stava venendo da me? Avrei fatto la figura della cretina. Così guardai dietro e nel rigirarmi il ragazzo era già ad un metro da me.
“Ciao” mi disse sorridendo.
“Io sono Liam, tu sei la mia nuova vicina?” continuò. Da vicino era ancora più bello. Bene questa città inizia a farsi interessante.
“Io sono Taylor e si sono la tua nuova vicina” risposi sorridendo.
“Finalmente una vicina decente. Sai sono dieci anni che vivo qui e per dieci anni ho sempre avuto vicine vecchie e antipatiche, che mi rimproveravano di buttare la spazzatura troppo presto, di avere la musica troppo alta, di organizzare troppe feste.” Andò avanti così per un po’ facendo facce buffe. Mi fece ridere, era così spontaneo quel ragazzo riusciva a mettermi a mio agio.
“Sarò anche una ragazza ma anche a me dà fastidio la musica alta e il fatto che organizzi troppe feste” dissi ironica. Lui rise.
“Allora vuol dire che dovrò iniziare a dar retta alla mia vicina” stavolta era più serio. Mi sentii chiamare da mia madre che mi diceva di tornare dentro. Tempismo perfetto mamma.
“Ora devo andare. E’ stato un piacere Liam” lo congedai così con un sorriso spontaneo.
“Il piacere è stato tutto mio. Spero di vederti presto.. bhè ci vedremo spesso considerato che sei la mia vicina, cioè ci vedremo sempre perché abitiamo vicini..” quel ragazzo è parecchio logorroico  stava riprendendo a parlare velocemente gesticolando e facendo di nuovo quelle sue facce buffe. Lo interruppi altrimenti sarebbe potuto andare avanti per ore. Tra un sorriso e un altro rientrai in casa e andai subito di sopra, avevo bisogno di dormire. Entro nel mio comodo letto matrimoniale, mi infilai sotto le coperte e stavo per chiudere gli occhi ma ovviamente chiedere un po’ di tranquillità in questa casa è impossibile, infatti sentii bussare la porta.
“Posso?” disse mia madre dall’altro lato della porta.
“Entra” le dissi scocciata.
“Dormivi?” mi chiese. Ma guarda il mio intento era quello, poi una certa persona ha bussato e ha infranto ogni mio sogno.
“Volevo parlarti..” avanti spara se non ti rispondo non vuol dire che non ti ascolti.
“So che sei arrabbiata con me ed hai tutte le ragioni di questo mondo per esserlo, però vorrei solo che tu capissi che tutto questo che sto facendo è per voi” iniziò mettendomi una mano sulla spalla essendo sotto le coperte girata verso la finestra. “da quando tuo padre è morto..” al suono di quelle parole mi alzai e mi misi seduta in mezzo al mio enorme letto. L’argomento 'papà' era delicato per me non volevo che in casa se ne parlasse tanto.
“Puoi farmi il tuo discorso senza mettere papà di mezzo per favore?” dissi un po’ irritata.
“Amore so quanto ti faccia male ma sto cercando di dirti che da quando sono rimasta sola l’unica forza che ho siete voi. Sto male quando anche tu mi lasci sola, quando avrei bisogno del tuo appoggio, il lavoro non verrà mai prima di voi..” si fermò. Avevo un nodo alla gola, stava per piangere. Mi sono sentita crollare il mondo addosso, non è mai bello vedere la propria madre piangere soprattutto quando sai che lo fa per te, mi sono sentita terribilmente in colpa. Prima che potesse continuare a parlare l’abbracciai.
“Mamma scusa!” le dissi sincera. Quelle due semplice parole e quel forte abbraccio bastarono per cancellare tutte le incomprensioni di quei giorni. Mi sentii decisamente meglio. Non riuscivo a dormire, sarà stata la nuova casa e il discorso con mia madre o il mio nuovo vicino. Non so perché ma da quando si era presentato non facevo altro che pensare al suo sorriso.



Ciao a tutte :D
Ragazze questa è la mia prima fan fiction, penso si noti,
comunque spero vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate!






  
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