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Autore: Giammix    01/11/2012    0 recensioni
Gianluca è un ragazzo sensibile costretto a lasciare la propria vita per il lavoro del padre ed andare a Lima,in Ohio. Oltre a questo dovrà lasciare anche Matteo,il ragazzo che ama da sempre e con cui da poco è riuscito ad avere una relazione stabile e questo sarà un duro colpo per il nostro protagonista. Egli dovrà affrontare una nuova vita che non conosce composta da elementi totalmente nuovi per lui. Il primo giorno di scuola i suoi occhi scuri incontrano quelli di un ragazzo dagli occhi blu che fanno subito ,anche non volendo, fermare il suo cuore per un attimo. Non ha alcuna informazione su questo misterioso ragazzo affascinante e l'amore per Matteo lo spinge a far finta di niente ma il desiderio di conoscerlo è forte. Un giorno sentendolo cantare comincia inspiegabilmente a tremare e sente ancora di più il bisogno di scoprire cosa si cela dietro quegli occhi lucenti.
Riuscirà a farsi nuovi amici ed ad ambientarsi in questo luogo?
Si farà avanti o l'amore per Matteo sarà così forte da sconfiggere il suo desiderio?
Egli ci narra la sua avventura in prima persona cercando di far comprendere al lettore le proprie emozioni.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel, Mercedes/Sam
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia fredda scende lenta sul finestrino della macchina come le lacrime sulle mie guance. Le cuffiette nelle orecchie riproducono una melodica canzone di cui non ricordo il nome. Ci stiamo trasferendo davvero. Stiamo davvero lasciando L’Italia. Quando arriveremo all’aeroporto prenderemo un aereo che ci porterà in America:Ohio.Non so nemmeno dove sia di preciso ma siamo costretti ad andare via per il lavoro di papà. Che palle, qualche mese fa avrei pagato oro per andare via da qui, per lasciare questo posto ma ora non voglio.  Non voglio lasciare qui i miei amici, la mia vita,il il luogo in cui sono cresciuto e soprattutto Matteo. Lui è l’amore della mia vita, stiamo insieme da quasi cinque mesi,  ma ci conosciamo da tantissimo e siamo sempre stati qualcosa di più che semplici amici. Io lo amo più di quanto ami me stesso, più di quanto possa mai immaginare di poter amare qualsiasi altro essere vivente, e lasciarlo qui ed andare a vivere lontano da lui è la cosa più brutta del mondo. Mi ha promesso che rimarremo insieme, io non so se credergli anche se mi fido ciecamente di lui non mi fido degli altri . Tiene a me, è vero ma ha così tanti ragazzi dietro che dubito si accontenterà di averne uno in un altro continente ma dentro di me spero con tutto il cuore che mi sbagli.
                                                                                                                                                                                              
Finalmente siamo arrivati in aeroporto e nel tragitto dalla macchina all’edificio mi sono anche bagnato,bene. Facciamo il check-in e ci avviciniamo al gate in cui dovremmo entrare tra qualche ora per lasciare la mia città. Così, mentre aspettiamo,mia madre mi compra un panino prosciutto e mozzarella. E’ buono, ci voleva proprio. Mentre lo mangio mi squilla il telefono.E’ lui. “Mi mancherai, fai buon viaggio, ti amo”. Ogni volta che leggo quel nome sul display e questi messaggi così semplici ma pieni d’amore mi sboccia sempre un sorriso sulle labbra che hanno ancora sete di lui. Gli rispondo ma non mi divulgo troppo perché non mi va di fargli capire che sto male, non voglio che stia male per me. E’ ora di partire e così,dopo qualche problema ai controlli perché avevamo un profumo nella valigia,riusciamo a salire in aereo. Saranno più o meno 10 ore di volo ed io non ho mai fatto un viaggio così lungo. Se devo essere sincero un po’ di adrenalina c’è,ma non paragonabile alla tristezza che ho pensando di dover lasciare tutto qui. Eccolo, il motore dell’aereo, si è acceso. Dopo un po’ che siamo in volo le persone cominciano a tirare fuori dai loro bagagli a mano libri, giornali e apparecchi elettronici. Io mi metto le cuffie e prendo il mio diario.  Quando sto male mi sfogo là. Non so perché,ma scrivere è l’unica cosa che mi fa sentire meglio quando tutto va storto. Così dopo aver terminato di scrivere ripongo il diario e prendo dalla taschina dello zaino che ho sulle gambe una foto. Ovviamente una nostra foto. Quanto è bello? Quel sorriso mi ha fatto impazzire dal primo giorno in cui ho avuto la fortuna di poterlo ammirare, quegli occhi blu mi hanno subito incantato e quei capelli biondo chiaro mi hanno sempre fatto sognare. Stringo a me la foto al petto e provo a dormire un po’. Inutile, troppi pensieri. I miei occhi si riempiono di lacrime che purtroppo non posso sfogare perché ho i miei genitori accanto e non voglio farmi vedere da loro piangere di nuovo.

“I passeggeri sono pregati di scendere dall’aereo, grazie per aver volato con noi” annuncia lo speaker dell’aereo in inglese. Allora prendo il mio zaino, lo carico sulle spalle e seguo i miei genitori che stanno portando due valigie molto pesanti. Do una mano a mamma e ci dirigiamo verso il luogo in cui dobbiamo aspettare i nostri bagagli a mano. Dopo venti minuti di attesa finalmente li scorgiamo. Usciti dall’aeroporto ad aspettarci c’è un taxi giallo, proprio come nei film. Andremo a vivere a Lima. Finalmente arriviamo a destinazione. La casa è abbastanza carina, più piccola di quella che avevo a Roma ma ha un’aria molto accogliente è composta da due bagni tra cui uno con la vasca, due camere da letto( una per me ed una per i miei genitori) ,una cucina molto graziosa ed il punto forte è che ho un pianoforte tutto mio nella mia cameretta . Suono il piano da quando ho otto anni ed è una grande passione che ho seconda solo al cantare. Amo cantare, riesco ad esprimere ciò che davvero sento solamente tramite le canzoni e spero vivamente che anche qui riuscirò a continuare a cantare perché ne ho davvero bisogno.Mamma è appena tornata, è stata ad un market vicino ed ha acquistato qualcosa da mettere sotto i denti. Dopo aver letteralmente divorato ciò che mia madre aveva preparato ci mettiamo tutti a dormire. Oggi è stata una giornata molto faticosa e abbiamo tutti bisogno di riposare anche perché domani è il primo giorno di scuola anche se sinceramente tra le ore che ho dormito in aereo e il fuso orario non ho proprio sonno. Oddio. Non so ancora come vestirmi. Ora però non ho proprio la fantasia per pensarci, mi sveglierò presto domani mattina e con calma cercherò di inventarmi qualcosa.
  
“Driiin”. Il suono della sveglia mi fionda fuori da un sogno bellissimo. Lui era venuto qui con me e stavamo sdraiati su questo letto che ora che mi sono svegliato è cosi freddo, mancante di un pezzo.          
Mi alzo e dopo essermi stiracchiato per bene vado in cucina: mamma ha preparato una classica colazione americana,lui ha sempre sognato mangiare americano.  Così dopo essermi divorato le delizie che avevo nel piatto mi diriggo verso il bagno per lavarmi. Ora c’è la parte più complicata: devo vestirmi. Apro l’armadio scuro in cui ieri prima di dormire avevo risposto i miei vestiti e comincio a guardarne un po’. Dopo aver provato numerosi pantaloni e aver cercato di trovare di abbinare una maglia decente sia per non sembrare troppo gay, troppo appariscente ma nemmeno troppo timido opto per dei jeans abbastanza stretti e una polo nera della “Lacoste”. Mi accorgo guardando l’orologio che è tardi e devo sbrigarmi ad arrivare alla fermata; non voglio perdere l’autobus il primo giorno di scuola. Dopo aver salutato i miei genitori  e aver preso uno zaino in cui avevo riposto un astuccio con il materiale e qualche quaderno,esco dalla porta di casa ed un vento freddo mi fa venire i brividi, forse ho sbagliato a vestirmi così leggero. Mentre aspetto il mezzo che mi porterà alla  mia nuova scuola che mamma mi ha detto chiamarsi William Mckinley controllo il telefono per vedere se qualcuno mi ha scritto: Anna. E’ una mia grande amica, ci vogliamo tanto bene e cerchiamo sempre di aiutarci il più possibile. Quando ha saputo la notizia del mio trasferimento ci è stata tanto male e spero vivamente che ora stia meglio.”Mi manchi tantissimo Gianlu, come va lì? Com’è il posto? Un bacio”. Cacchio, mi sta venendo da piangere.. Mi mancano così tanto tutti. Mentre le rispondo arriva l’auto; le risponderò dopo .E’ giallo, grande e pieno di ragazzi muniti di zaino. Entro e vengo assalito da uno slang americano pazzesco. Non capisco nulla di quello che dicono. Sembrano tutti  così diversi da me..Alcuni mi fissano e sembrano parlare di me, altri sembra non abbiamo nemmeno notato la mia comparsa in scena,altri ancora non riescono nemmeno a tenere gli occhi aperti per il sonno. Così le porte del pullman si chiudono e io cerco posto. Ne trovo uno quasi alla fine del mezzo e mi siedo. Accanto a me c’è un ragazzo biondo, capelli abbastanza lunghi e delle labbra molto carnose.  Mentre prendo le cuffie per ascoltare della musica per rilassarmi un po’ lo sconosciuto mi comincia a parlare, per fortuna almeno lui parla piano e riesco a capirlo:” Piacere sono Sam,  non ti ho mai visto da queste parti sei nuovo?’”-“ Piacere Gianluca, si, sono arrivato ieri,vengo dall’Italia”. Il ragazzo dalla sua bocca carnosa accenna un sorriso e risponde:” Oh,  che bella l’Italy(pronunciato all’americana) ho sempre sognato andarci, amo la pizza” .Come sospettavo anche qui la gente conosce l’Italia solo per la cucina ottima:”Si è molto buona”. Parliamo del più e del meno per un altro po’ e finalmente l’auto si ferma. Arrivati a scuola.

  
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