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Autore: Asmodeus    01/11/2012    1 recensioni
Composizione poetica dedicata a Felix Baumgartner e alla sua straordinaria impresa.
Genere: Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Piccola introduzione necessaria -

Non comprendo come mai in questo ultimo periodo la prosa mi riesca assolutamente difficile, almeno per quel che concerne la lingua italiana. Scriverei solamente in inglese, e l'unica espressività che trovo nella mia lingua madre, che continuo comunque ad adorare, s'è completamente assoggettata al dominio poetico. Oltre a tutto ciò, pure la concezione di poesia si è modificata in me, o meglio, la sua recezione: mentre prima adoravo l'ermetismo, ed altre forme di poesia "libera" in cui mi sono anche cimentato, ora sento il bisogno di esprimermi rimanendo all'interno di confini ben definiti, applicando regole severe alla mia scrittura per incatenare i sentimenti e le emozioni e non lasciarli fluttuare liberi, evitando così di perderne il controllo. Ecco perciò da cosa nasce questa canzone così retrograda come schema compositivo, piena di forme antiquate della lingua e con riferimenti mitologici e alla poesia del passato. Perchè anche se celebra qualcosa di straordinario come l'impresa di Baumgartner, anche se questo è un ennesimo passo avanti dell'uomo per sfuggire alle leggi del mondo, in realtà dipendiamo sempre dal nostro passato, e dalle leggi imprescendibili che ci governano, partorite dal Caos.

_Asmodeus_

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Canzone di quattro stanze composte da quattro endecasillabi, quattro settenari ed ulteriori quattro endecasillabi con rima ABBAccddEFFE

-

A FELIX BAUMGARTNER



Le Idi d'Ottobre veggion cotal volo

folle dell'uomo, novello Odissëo,

dall'Itaca alpestre venuto, solo,

per sconfigger la Gorgone; Persëo!

Tue le gesta d'esempio

e di coraggio! Scempio

non fu né d'arti o membra

come oggi si rimembra

invece per le tue imprese sanguigne,

che scatenasti allora contro l'orrido

Cetus tutta l'ira, dentro il lido

dell'acque avare, crudel, maligne!


Egli rinnova il prodigioso volo

d'Icaro figlio di Dedalo! Oggi

difatti il sole vede tra i suoi raggi

danzare un pallone e senz'alcun dolo

dall'elio prigioniero

lanciarvisi un guerriero

impavido, ora audace

nell'impresa che piace

alle divine menti delle guerre

per cui a infiniti conflitti sì neri

non risparmiarono schiere di fieri

ragazzi e uomini figli d'ogne terre.



Non canto di morte, non grave lutto

è quest'oggi tale operetta antica:

su schema degli avi vien costruita,

così che anche ora del passato tutto

risplenda quel fulgore

che a tanti diede onore.

Ad oggi nessun più

cadrà sì lesto giù.

E l'uomo superò il Divo, sfidandolo

nel suo terreno di gioco (l'ardito!)

ruppe anche il muro del suono e finito

tal viaggio seppe possibile il volo.


Il miracolo ormai concluso lascia

un sentore di limpido chiarore,

scatenato dall'enorme fulgore

dell'uomo che cadendo l'aria sfascia

nei suoi duri legami

d'attrito, ed i reami

del cielo ammirerà

dabbasso e chiuderà

la propria parabola, che lui solo

tentò e vinse e seppe trovare il vero,

scrutando le profondità del nero,

freddo universo soltanto col volo.

   
 
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