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Autore: hey_youngblood    01/11/2012    4 recensioni
Cosa succederebbe se la vendetta fosse tutto ciò a cui aspiri?
uno dei due rimarrà scottato...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chaz, Christian Beadles, Justin Bieber, Nuovo personaggio, Ryan Butler
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Revenge.


-Lasciami stare ho detto!- urlò lei contro il ragazzo che le stava stringendo un polso e la stava trascinando verso una meta a lei sconosciuta.

Lui non rispose. Si limitò a guardare davanti a sé, ignorando lei che si dimenava e urlava dietro di lui.
-Ma sei sordo o cosa?!-continuò lei.
Ancora lui non rispose.
Aprì la porta di uno stanzino della scuola e ci spinse dentro Alice che, oramai, si era rassegnata.
Chiuse la porta a chiave e se ne andò chissà dove.
 
Lo stanzino era buio, troppo piccolo per un essere umano.
Accese la luce e ispezionò gli oggetti che le avrebbero fatto compagnia solo dio sa per quanto.
 
Era sera, il sole aveva appena lasciato spazio al crepuscolo.
Alice riusciva a percepire solo poche luci sfocate e della musica in lontananza, provenire dalla palestra dove, quella sera, si teneva il ballo scolastico.
Aveva un vestito blu che le stava a meraviglia con i capelli castani e gli occhi cioccolato.
Un paio di tacchi abbastanza alti da non far notare la sua altezza, abbastanza misera, anch’essi azzurri e un po’ di trucco smokey azzurro con un po’ di matita nera e mascara accompagnavano quella ragazza, in tutto il suo splendore, ovunque lei andasse.
 
Si agitò per diversi minuti in quello stanzino che puzzava di vomito e spazzatura.
Cercava, invano, di aprire la serratura, chiusa da fuori da quel bastardo.
Dopo una manciata di minuti spesa a provare di scassinare la porta, si arrese e si sedette su un secchio per lavare i pavimenti, rovesciato.
 
Camminava a passo svelto verso il giardino della scuola dove, di lì a poco, avrebbe incontrato i suoi amici e vinto la scommessa.
Il ragazzo si faceva strada nel buio di quel giorno che lasciava spazio alla sera.
Quando arrivò davanti ai suoi amici, il contorno del viso gli si vedeva appena, nell’oscurità di quella sera.
C’erano tre ragazzi in piedi di fronte a lui.
Il primo, aveva occhi cioccolato, -come quelli di Alice”  riflettè il ragazzo tra sé e sé- capelli castani ed indossava una camicia nera e un paio di jeans scuri.
Stava fumando una sigaretta, assaporandone ogni minima aspirata.
-ehi, bro.-disse il moro.
-ehi Chaz.-rispose Justin facendo un lieve segno col mento.
-hai ciò che volevamo?-chiese il secondo.
Un ragazzo dagli occhi nocciola e i capelli castano chiaro che indossava una camicia bianca e dei jeans neri.
Anche lui, come del resto tutti i presenti tranne Justin, avevano una sigaretta in bocca e se la stavano assaporando ben bene.
-meglio.-rispose Justin con un sorrisetto malizioso.
 
Justin aveva gli occhi caramello e i capelli biondo scuro alzati in una cresta.
Indossava anche lui una camicia nera e dei jeans.
Il suo sorriso, i suoi occhi e i lineamenti apparentemente perfetti non darebbero un idea sul preciso carattere che il biondo abbia.
 
Gli altri tre ragazzi lo fissavano con aria interrogativa.
Si affrettò a rispodere.
-ho vinto la scommessa.-rise di gusto per poi aggiungere –pronti a pagare.-
Tese una mano col palmo rivolto verso i ragazzi.
A questi ultimi bastò quel semplice gesto per infilare le mani in tasca e farle riuscire da esse con il portafogli tra le dita.
-quanto ti dobbiamo?-chiese rassegnato il terzo.
 
Aveva i capelli di un castano chiaro, morbidi, che ricadevano sulla fronte, occhi cioccolato e un sorriso bellissimo.
Era più piccolo di un paio di anni dagli altri tre ragazzi con cui stava conversando in quel momento.
-venti dollari.-rispose il biondo sorridendo, ancora, maliziosamente, quando i tre ragazzi presero dal portafogli alcune banconote verdi sbiadite, in totale venti dollari, e gliele porsero.
-venti dollari, ciascuno.-  continuò il biondo.
Gli altri tre ragazzi sbuffarono e rimisero mano ai portafogli, porgendo Justin le banconote aggiunte.
Il biondo le prese con espressione trionfante da chi ha appena vinto una grande battaglia.
Le piegò tra le mani e se le mise in tasca.
-bene,-si affrettò a dire il biondo sfregandosi le mani. –adesso devo andare.- porse un ultimo sorriso ai suoi amici e tornò vero lo sgabuzzino dove aveva rinchiuso la povera Alice.
 
Passarono venti minuti, seduto su quel secchio sudicio, prima che la porta si aprì.
La ragazza si rallegrò vedendo la poca luce della luna riflettere sul pavimento di quel lurido stanzino.
Si alzò di scatto e corse fuori, felice di respirare, finalmente, aria estiva, fresca, inodore.
Non le sembrava vero, avrebbe odiato quel ragazzo, Justin, per tutta la sua vita.
Probabilmente quest’ultimo non sapeva che la ragazza soffriva di claustrofobia.
E come poteva saperlo? Lei era la solita sfigata della scuola e lui, bhè lui, era l’esatto contrario di lei.
 
Iniziò a camminare verso la palestra dove, il ballo, non era ancora svolto al termine.
Afferrò la maniglia della porta della sala, quando qualcuno, nascosto nell’ombra, le prese un polso e la trascino, un'altra volta, lontana dalla porta.
Riconobbe subito quella presa, così forte e stretta che le avrebbe lasciato dei lividi sul polso, evidenti dal giorno seguente.
Solo quella sera, era già stata afferrata due volte da quella presa.
-Adesso che cavolo vuoi?-chiese con voce rassegnata mentre lo stesso ragazzo di prima la trascinava verso i corridoi della scuola.
-Oh.. Lo scoprirai presto.- rispose lui con tono divertito.
Lei cercò di sciogliersi da quella presa, inutilmente. Lui la teneva salda a sé.
 
Aprì la porta di un aula e ci spinse Alice dentro, questa volta però, entrò anche lui dietro la ragazza e chiuse la porta a chiave dietro di sé.
 
La ragazza si era rannicchiata nell’angolo opposto alla porta.
Il più lontano possibile da lui, sapendo che, in qualsiasi modo, lui sarebbe riuscito ad avvicinarsi, comunque, a lei.
 
-Che vuoi fare?-chiese la ragazza con voce tremante.
La poca luce che la luna esercitava, si rifletteva sul viso di lei, lasciandole oscurati gli occhi.
-stai calma e rilassati.-disse lui, avvicinandosi a lei lentamente, in modo troppo rassicurante per la situazione.
-stare calma dici?- alzò la voce la ragazza, oramai non più tremante.
Iniziava ad avere una paura mista a rabbia verso quel ragazzo.
Sapeva ciò che lui aveva in mente di fare con lei, quella sera, in quell’aula.
Si alzò lentamente da terra, restando immobile con le spalle al muro.
-io proprio non ti capisco.- disse lui con lo stesso tono di prima. –molte ragazze vorrebbero essere al posto tuo, stasera.- disse.
Lei lo fulminò con lo sguardo mentre lui stava avvicinandosi sempre di più a lei.
 
Oramai erano a pochi millimetri, l’uno dall’altra.
 I loro respiri si fondevano in uno solo, il silenzio assoluto regnava nell’aula da pochi minuti a questa parte.
-Dovresti essere eccitata del fatto che, tra tutte le ragazze della scuola, io abbia scelto te per questa sera.-  sussurrò all’orecchio della ragazza, spezzando il silenzio che si era formato tra di loro.
-Lasciami stare.- disse lei di rimando al biondo.
Cercò, con le mani sul petto di lui, di allontanarlo dal suo corpo, invano.
Lui era molto più forte di lei, opponeva resistenza come fosse la cosa più semplice al mondo.
Si sentì bussare violentemente alla porta.
 
 
-Tesoro svegliati, sei in ritardo!-urlò la madre di Alice dall’altra parte della porta della camera della ragazza.
-arrivo mamma.- biascicò la ragazza svegliandosi dal mondo dei sogni, o incubi.
 
Sognava quella serata oramai da settimane, ogni dettaglio, ogni parola, ogni secondo, ricordava di quella notte.
L’estate era finita da un pezzo, ma Alice aveva ancora paura a ricordarsi quella sera e, più cercava di dimenticarsene, più la ricordava la notte e di conseguenza, il giorno dopo.
 
Arrivò a scuola in pieno orario a bordo della sua Range Rover nera nuova di zecca, o almeno così sembrava.
Uscì e, con una camminata veloce da vero divo, raggiunse una ragazza appoggiata al muro affiancata da due cheerleader che conosceva fin troppo bene, Kim e Alle.
Le tre ragazze parlavano animatamente quando il biondo prese il polso di Alice e la condusse al centro del prato, dove c’era poca gente.
-Ciao amore.-disse lui sorridendole.
-Ciao.-rispose la ragazza di rimando.
Lui la baciò sulla guancia.
-Che è successo?-chiese lei, era la prima volta che il suo ragazzo la chiamava “amore” o la prendeva in disparte e le baciava la guancia.
-niente. Volevo solo salutare la mia ragazza. Posso?-chiese con gli occhi da cucciolo e l’aria sincera.
Lei annuì semplicemente.
Lui si avvicinò alla sua ragazza fino ad annullare ogni minimo spazio tra di loro.
Si staccò poco dopo, lasciando un vuoto tra di loro incolmabile.
Suonò la campanella.
-Amore, devo andare. Ci vediamo dopo?-chiese il biondo.
Lei si limitò ad annuire, per poi dirigersi verso la sua classe.
 
Passarono le sei ore.
Lei non pensava soltanto al suo ragazzo.
Gli stava mentendo spudoratamente, lei non lo amava, non lo aveva mai amato.
Era solo vendetta, vendetta per quella sera che le tormentava le notti da mesi ormai.
 
Uscì dalla classe, diretta verso mensa.
Qualcuno le prese un polso e la voltò.
Delle labbra erano poggiate sulle sue pochi secondi dopo.
-andiamo?-chiese Justin con un sorriso dolce.
Lei annuì e salirono nell’auto di lui.
La portò nel parco, il suo posto preferito, e si sedettero su una panchina.
Lei appoggiata al petto di lui. Lui le teneva un braccio intorno alle spalle, come a proteggerla.
-devo dirti una cosa.-spezzò lei il silenzio che li proteggeva.
-prima io,-disse lui.
Lei alzò il capo per guardarlo negli occhi.
-Ti amo, Alice. Ti amo.-disse dolcemente.
Lei si irrigidì e si alzò dalla panchina, mettendosi davanti al ragazzo.
Lui rimase spiazzato da ciò che lei non aveva detto e che aveva fatto.
-è finita, Justin. È finita.-disse lei seria.
-che ho detto?-chiese. Lui l’amava, è ciò che provava per lei.
-tu, niente. È ciò che hai fatto la sera del ballo.-rispose lei, la voce seria e lo sguardo allo stesso modo.
Lui la guardò confuso.
-Fa male, vero? Farsi spezzare il cuore, così?-chiese lei con un velo di tristezza nella voce.
Lui continuava a guardare quella che, fino a pochi secondi prima, era la sua ragazza con sguardo confuso.
-Mi hai spezzato il cuore, Justin. E non solo.-disse lei.
Le lacrime le stavano iniziando a solcare il viso a quel ricordo.
-è per questo che mi lasci?-urlò lui alzandosi da quella panchina.
Lei annuì debolmente, guardando il suolo.
-sei una troia.-disse lui avvicinandosi a lei.
A quelle parole, lei smise di piangere e alzò lo sguardo verso di Justin.
-dì ciò che vuoi. Non me ne frega un cazzo di te.-disse lei iniziando avviandosi verso l’auto.
Lui le prese un polso d’istinto.
Lei si voltò verso di lui di scatto.
-perché mi hai fatto illudere così?-chiese lui guardandola negli occhi.
-La vendetta è un piatto che va servito freddo.-rispose lei.
Lui le lasciò il polso e la lasciò andare via.
Si risedette su quella panchina, maledicendosi su ciò che aveva fatto quella sera di pochi mesi prima.
-Caro Cupido, potevi colpire entrambi, cazzo.-disse guardando il cielo per poi lanciare un sasso nel lago di fronte a lui e tornare a casa, ormai col cuore spezzato.
 
One-shoot, autrice:

Salve a tutti!!
Spero vi piaccia la one-shoot.
Passate a leggere le altre mie storie se vi va!!
Recensitemi il vostro parere su questa storia, adoro sapere che ne pensate.
Poi se mi dite che non dovevo farla finire così, potrei anche continuarla e...

Comunque, alla prossima.
Un bacio. <3
-C-
  
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