Carne lacerata, sangue urla e un fremito percorreva quei corpi ormai senza vita. Assaporando la morte d’innocenti persone nel pallido plenilunio.
Il freddo penetrava la pelle squarciata e scoprendo quella viva.
Grida strazianti dipingono la notte oscura e il silenzio si spezzava tra i versi di pipistrelli spaventati da quelle vibrazioni.
Il vento ululava tra gli alberi, l’erba e le nude rocce, accarezzando il lento lamento che circonda la foresta.
Il vento ululava tra gli alberi, l’erba e le nude rocce, accarezzando il lento lamento che circonda la foresta.
Tutto si rendeva partecipe e spettatore a quello spettacolo macabro e disumano. La vita non aveva più una dignità, un senso per continuare ancora. Molto non l’apprezzavano e la buttavano via come polvere al vento.
Il rosso del sangue disegnava le vittime, fluido scorreva attraverso i corpi ridotti a brandelli, senza un perché. Uccisi senza pietà, da qualcuno che conoscevano bene.
La luna risplendeva tra le nubi grigie rese bianche e pallide dalla sua stessa luce riflessa su tutto ciò attorno a lei. Rendeva ogni cosa in bianco e nero, ma non poteva nascondere il viso incorniciato da riccioli neri e quel sorriso che si accendeva sulle sue labbra carnose. Gli rispecchiavano il disegno di una mente resa in un quadro d’orrore.
Nella fredda oscurità notturna d’autunno, tra il silenzio e il terrore macchiato in quella foresta per sempre.
Il lento passo quasi impercettibile sul terreno argilloso e una fila d’impronte lo seguiva, gocce di sangue cadevano a due a due, macchiando la sua mano e la sua mente.
Molti lo chiamavano creature della notte, nascosta nell’ombra in attesa della sua ora. Altro credevano al Diavolo in persona. La stampa era letteralmente impazzita, la polizia a caccia di un responsabile e i cittadini rifugiati nelle chiese pregando per scacciare la morte che aveva segnato d’orrore quella città.
Londra, 1869.