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Autore: effewrites    02/11/2012    7 recensioni
[Reyna/Octavian]
Le responsabilità sono difficili da affrontare. A volte vorresti solo mandare via tutti per poter passare del tempo da sola.
Ma alla fin fine, che tu lo voglia o no, c'è sempre qualcuno che rimane.
Ambientato in Mark of Athena.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Octavian, Reyna
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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«Adesso basta, andatevene!» gridò Reyna rivolta agli schiamazzanti membri del Senato che dall’attacco dei greci non avevano chiuso la bocca neanche per un singolo istante. «Ho detto andate via
 
Nel sentire la voce della figlia di Bellona, finalmente tutto il rumore prese pian piano a scemare.
 
«Ho bisogno di stare sola. Per favore, andate via» aggiunse Reyna con un tono di voce più controllato, ma sempre deciso e autoritario, come si confà a un pretore degno del suo titolo.
 
L’attacco a sorpresa ai danni dei romani era stato un duro colpo, che si fosse trattato o meno di tradimento. Ora l’intero Camp Jupiter era in fermento, tutti si domandavano febbrilmente cosa fare e come agire, e il peso di quella decisione gravava tutto sulle spalle di un’unica persona: lei.
 
Reyna lasciò che la sua testa, fattasi pesante dopo ore di discussioni e urla e accuse varie, trovasse rifugio tra le sue braccia incrociate sul tavolo, mentre pian piano la stanza degli schiamazzi — o meglio, delle riunioni — andava svuotandosi.
 
Per un istante Reyna si sentì indifesa.
 
Rimanete”, avrebbe voluto supplicare come una bambina impaurita.
 
Restate”, perché a volte essere sola di fronte alle responsabilità fa paura, anche se sei l’imperturbabile figlia della dea della guerra.
 
Reyna sospirò e si poggiò contro lo schienale della sedia, massaggiandosi le palpebre e cercando di allontanare e cancellare dalla sua mente quel breve attimo di debolezza.
 
Dopotutto, pensò con amara consapevolezza, ci aveva fatto l’abitudine alle persone che se ne vanno — persone come Jason, come Percy, persone sulle quali aveva sperato di poter fare affidamento a che poi, inevitabilmente, avevano finito col lasciarla sola.
 
Le persone se ne vanno, Reyna, e di certo non puoi costringerle a restare.
 
Un colpo di tosse improvviso la fece sobbalzare.
 
Reyna aprì gli occhi e vide Octavian, seduto poco distante da lei, che studiava le cuciture di un malandato orsacchiotto di peluche con un’inquietante bramosia nello sguardo.
 
«Rimango comunque fermo nella mia opinione di dover preparare al più presto un piano di guerra. Me ne occuperò personalmente, se per te è un disturbo. Ne sarò più che felice»
 
«Avevo esplicitamente chiesto a tutti di andarsene. Ora, Octavian, tu sei incluso in quel tutti» esclamò Reyna, maledicendo l’augure e soprattutto sé stessa per essersi lasciata andare di fronte a lui. Sentiva le guance bruciare per l’irritazione.
 
Octavian schioccò la lingua continuando a giocherellare con il peluche, o per meglio dire torturandolo.
 
«Reyna, non puoi costringermi ad andarmene. Siamo seri, hai idea degli incompetenti di cui ti sei circondata? Se andassi via e ti lasciassi sola questo posto andrebbe in rovina. Chi è che non voleva lasciar entrare i greci? Io. Chi è stato sempre diffidente nei loro confronti? Io. Chi è che ha fiutato puzza di marcio sin da quando quel Percy Jackson si è fatto vivo? Non per essere ripetitivo, ma sempre io. E chi—»
 
«Ho afferrato il concetto, Octavian, grazie» sospirò Reyna alzandosi malvolentieri dalla sedia e avviandosi verso la porta. Octavian la seguì con lo sguardo.
 
«Dove vai? C’è una guerra da pianificare!»
 
«Trovi davvero divertente farmi arrabbiare, non è così? Ero seria quando ho detto di voler rimanere da sola. Dal momento che però sei determinato a restare qui, me ne vado io»
 
Il viso pallido di Octavian assunse sfumature purpuree.
 
«Credo sia meglio se restiamo entrambi, per quanto questo — e con questo intendo il tuo comportamento — sia un chiaro esempio di chi fra noi due meriterebbe sul serio di mandare avanti la baracca, se riesci ad afferrare la sottigliezza»
 
«Oh, taci una buona volta»
 
«Davvero maturo da parte tua, mio pretore! Ma sappi che finché Camp Jupiter avrà bisogno di me, finché tu avrai bisogno di me e dei miei saggi consigli, io rimarrò qui. Mi hai sentito Reyna? Io. Rimarrò. Qui!»
 
«Chi ha mai detto che io ho bisogno di te?» mormorò Reyna uscendo dalla sala, domandandosi con un tremito perché l’unica persona a rimanere sempre al suo fianco era anche quella che lei continuava a mandare via.

 


















Scritta principalmente perché amo Reyna e vorrei che Octavian avesse una cotta per lei. E perché le canzoni di Taylor Swift sono sul serio un doping per Madame Ispirazione. E perché un po' di fluff non guasta mai.

In ogni caso, vi invito a leggere l'ultimo capitolo della mia long "Cronache del Campo Mezzosangue - La Vendetta di Ate" C:

Grazie mille per aver letto <3

  
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