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Autore: becky    18/05/2007    1 recensioni
Ispirato al romanzo “Dominus”: Marco,giovane e ricco patrizio romano, vive la sua vita agiata e senza problemi all’insegna del divertimento e delle belle donne. Tutto ciò fino a quando non fa un incontro inaspettato:dopo dieci anni rivede per uno scherzo del destino lei, la sua piccola Rhea…e tra di loro si intrecceranno passione, amicizia, attrazione e forse anche molto altro… NON è NECESSARIO AVER LETTO IL ROMANZO!!!
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allora, questo è l’ultimo capitolo della prima parte della storia, ed è la riscrizione del capitolo 6 di “Dominus”. La seconda parte la pubblicherò a breve, ma non so ancora il titolo. Indicativamente potrebbe essere “Black Rome” ma non ho ancora deciso…opsss…

Colgo l’occasione per ringraziare di cuore chi ha letto e soprattutto chi ha commentato! E spero che abbiate anche voglia di leggere la seconda parte!!!

Un bacio…

 

 

Capitolo 8: Il Mercato

 

I due ragazzi camminavano tranquillamente tra le bancarelle del mercato, fermandosi di tanto in tanto ad ammirare la mercanzia in vendita. Rhea e Marco ridevano tra loro, camminando a braccetto e chiacchierando di ogni genere di cosa gli venisse in mente. Era una giornata bellissima, il sole splendeva forte e il profumo di salsedine arrivava fino a loro.

Marco aveva chiesto alla ragazza di accompagnarlo a Ostia per qualche giorno, ospitati gentilmente da Ortensio. La fanciulla aveva subito accettato e nemmeno suo padre aveva obiettato. Ardach invece aveva preferito rimanere a Roma, per lasciare da soli i due giovani.

Era quasi l’ora di pranzo e i due ragazzi passeggiavano senza fretta per il mercato, poco lontano dal porto della città. Erano veramente meravigliosi, e molte persone si voltavano per osservarli. Lei indossava un abito chiaro ornato da catenelle e cinture dorate, ma per prudenza aveva preferito indossarvi sopra un leggero mantello scuro. Nonostante questo era incantevole, con i capelli finemente acconciati sulla nuca e qualche ciocca ribelle che le ricadeva sulle guance e sulle spalle. Marco era bello come un dio greco, con la toga candida, abbronzato e profumato da vero signore. Solo i capelli, come sempre, facevano eccezione al suo ordine: erano costantemente in disordine,e  Rhea non perdeva occasione per scompigliarli ancora di più.

Si fermarono di fronte a un banco che vendeva frutta fresca, e una scimmietta saltò sulla spalla a Marco, arruffandogli i crini e infilandogli le dita nelle orecchie. Normalmente Marco le avrebbe dato una manata e l’avrebbe scacciata, ma essendo in presenza di Rhea si trattenne dal farlo. Alla ragazza sembrava piacere, tanto che scoppiò in una dolce risata seguita da quella del giovane romano. La fruttivendola, notando gli abiti che i due indossavano e i rari ma preziosissimi gioielli di Rhea, scelse per loro la frutta migliore e gliela porse. Marco non contestò il prezzo, primo perché non ne aveva minimamente voglia, era una giornata troppo calda per discutere, secondo perché aveva fin troppi soldi con lui, e infine perché temeva che Rhea non avrebbe apprezzato. Si accorse con stupore che pensava a lei ogni volta che faceva qualcosa, fatto che non gli era mai successo in vita sua. Cosa poteva significare?

Successivamente i due ragazzi si ritrovarono involontariamente di fronte alle porte del macello. – Ti prego, non entriamo qui dentro…c’è troppa gente e poi non sopporto la vista delle carcasse degli animali!- lo pregò teneramente Rhea, stringendo leggermente la presa sul suo braccio. Il ragazzo sorrise languido. Come poteva rifiutarsi? Era davvero troppo carina quando faceva così…sembrava un cucciolo indifeso! Acconsentì e la portò verso il portico esterno dell’edificio, dove c’erano le bancarelle del pesce. Si fermarono ad una delle prime, dove una pescivendola giovane e dai capelli rossi li invitò a gustare la sua merce.  Era  però evidentissima la differenza tra la chioma della donna e quella di Rhea. La venditrice aveva i capelli tutti arruffati, rossi in modo del tutto innaturale, aiutata sicuramente da qualche tintura. Un tempo forse a Marco sarebbe anche piaciuta, ma avendo accanto Rhea, il confronto non poteva reggere. I suoi capelli erano di un rosso scuro, scarlatto, quasi violaceo…un rosso intenso come il vino che i romani tanto adoravano. La donna si rivolse verso Marco – guarda qui che scampi…ne vuoi, bel signore?-. Prima di rispondere il ragazzo lanciò un’occhiata verso la ragazza, e poi disse – Si, dammi quelli grandi…quelli lì... ce li cucinerà per cena il mio servo-. La donna afferrò alcuni degli scampi indicati da Marco e li ripose accuratamente in una borsa. Aveva notato che i due giovani erano molto ricchi, e sperava in una piccola ricompensa per la sua gentilezza. Mentre Rhea era intenta ad osservare con attenzione alcuni strani pesci scarlatti poco lontano, la pescivendola gli sorrise maliziosamente ed esclamò forte – La tua ragazza ne sarà contenta, specialmente se li innaffierai col vino della zona. Sono il cibo prediletto da venere!-. Il moro arrossì di colpo a quelle parole e disse subito –No….guarda… lei non…non è la mia ragazza…-. La donna mostrò un’espressione stupida – Davvero? Che peccato! Due ragazzi giovani e belli come voi dovrebbero proprio stare assieme! Sareste una bellissima coppia!- e detto questo gli strizzò l’occhio, passando a servire un altro cliente. Marco rimase impalato per qualche secondo, finché Rhea, che non aveva sentito la sua conversazione, non gli afferrò il braccio – Dai Marco…andiamo!-. Marco era senza parole. Lui e Rhea una bella coppia? Lei la sua ragazza? Non ci aveva mai pensato, non ufficialmente almeno, sebbene da diverse notti la rossa facesse continuamente capolino nei suoi sogni. Però…proprio come ragazza ufficiale…non sarebbe stato affatto male! anzi! Sarebbe stato perfetto…

 

Quella sera i ragazzi cenarono da soli. Il buon Milone preparò per loro gli scampi, e seguendo il consiglio (l’ordine) di Marco li innaffiò con del vino locale.
Rhea aveva insistito affinché cenassero sulla grande terrazza che si affacciava sul mare, e così fecero. Fu una cena splendida, durante la quale parlarono molto e Marco non perse l’occasione per fare il brillante con lei.

Dopo cena decisero di andare a fare una passeggiata per la tenuta di Ortensio, ma prima la ragazza chiese di poter andarsi a cambiare in camera.

Erano passati già una ventina di minuti da quando si era allontanata, e non era ancora tornata. Il moro decise di andare a cercarla, temendo che potesse essersi persa. Girovagò per la casa per qualche minuto, non trovandola da nessuna parte. Iniziando ad allarmarsi si diresse verso la camera da letto della ragazza. Socchiuse senza il minimo rumore la porta e finalmente la trovò. Silenziosamente entrò nella grande camera e la vide distesa sul morbido letto che le era stato assegnato. Dormiva placidamente. Doveva essere esausta per la giornata faticosa e intensa, e probabilmente appena si era distesa per riprendersi si era subito addormentata.

Marco le si avvicinò e rimase incanto nel guardarla. Era la cosa più bella che avesse mai visto in vita sua. Aveva un’espressione estremamente dolce e serena, quasi sognante. Teneva le labbra leggermente socchiuse e un piccolo pugnetto di fronte al viso. Il corpo era in una posizione estremamente rilassata, con le lunghe gambe toniche e abbronzate leggermente piegate in posizione fetale. Era di una dolcezza infinita. Il petto si alzava e abbassava con un ritmo regolare, e a ogni movimento il ragazzo riusciva a intravedere sempre di più dalla scollatura dell’abito. Con un sorriso di pura tenerezza Marco le si accovacciò accanto, seduto per terra, continuando ad ammirarla. Si ritrovò a pensare a quanto sarebbe stato belle vederla dormire così tranquillamente ogni giorno, ogni notte. E doveva essere veramente un privilegio prezioso potersi svegliare la mattina e vederla così, oppure addormentarsi accanto a un esserino così dolce e amabile. Un ciuffo riccio scivolò sul viso della ragazza e Marco si sporse immediatamente per scostarlo dal suo nasino perfetto, ma facendolo la svegliò involontariamente. Rhea aprì lentamente gli occhi, socchiudendoli appena alla luce intensa proveniente dalle candele attorno al letto. La prima cosa che vide furono gli occhi scuri e dolci di Marco che la fissavano teneramente e con un velo di rammarico per averla destata da un sonno così quieto. Non si sentì minimamente allarmata. Le sembrava naturale e bellissimo vedere gli occhi di Marco appena sveglia, era una sensazione ricca di pace e protezione. Lo guardò per qualche secondo, senza muoversi. Lui le sorrise improvvisamente intimidito – Scusa…non volevo svegliarti- le sussurrò delicatamente . Con la voce arrochita dal sonno lei disse –Non ti preoccupare…-. Si fissarono ancora per qualche attimo – Eri così bella mentre dormivi- sfuggì a Marco, senza potersi controllare. Un lieve rossore colorì le guance della ragazza che mormorò a pochi centimetri dal viso del moro –Grazie…e scusami, dovevamo andare a fare una passeggiata, ma ero così stanca che…- ma Marco la fermò con un cenno. – Non dire sciocchezze…lo capisco benissimo se sei stanca! Allora ti lascio dormire, va bene?- le disse con una dolcezza infinita, che non gli apparteneva. Si era appena alzato in piedi per andarsene che sentì la propria mano afferrata da quella di Rhea – buonanotte Marco…- sussurrò guardandolo nelle iridi nere. A quel punto Marco fece una cosa inaspettata, che non aveva ne previsto ne immaginato. Si chinò su di lei e la baciò. Fu un semplice e casto sfiorarsi di labbra, durato qualche frazione di secondo, ma fu ugualmente importante. Si rialzò e ancora intontito per la sensazione che ciò gli aveva dato uscì silenziosamente dalla stanza, lasciando una Rhea stupita e felice.

 

Nessuno dei due sapeva che da quel giorno i poi le cose sarebbero cambiate drasticamente.

 

Qui finisce la prima parte del racconto e inizia la seconda…

 

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