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Autore: Lykill_KeyHole    02/11/2012    2 recensioni
" Buone cose accadono quando incontri degli estranei. "
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Autore: Niji05 ; Paring: JongKey.
Traduzione a cura di: Lykill_KeyHole.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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-Titolo: Just Someone.
-Autore: Niji05.
-Pairing: JongKey.
-Genere: Fluff.
-Personaggi: Kim Jonghyun; Kim “Key” Kibum.
-Warnings: //
-Rating: Verde.
-Capitoli: 1
-Disclaimer: Io, in qualità di traduttrice, non possiedo nulla di questa fanfiction, e come la vera autrice nulla riguardo i personaggi.
-Link della storia originale: https://www.asianfanfics.com/story/view/198424

 
 
 
 
 
 
Fissai il mio riflesso nello specchio per quelle che parvero ore. Mi ero sempre chiesto perché non ero come gli altri stupidi ragazzi che correvano attorno e facevano tutto senza pensare alle conseguenze. Perché non ero come qualsiasi altra persona, andando in giro, ridendo ed avendo divertimento come la maggior parte della gente della mia età?
 
Perché dovevo riflettere sulle cose per tutto il tempo? Non potevo essere solo... sciocco?
 
In passato avevo spesso tentato di essere come gli altri. Ma ogni volta, fallivo miseramente a causa del mio modo di pensare filosofico che mi portava sempre a tornare nel confinamento della mia stanza scavando e cercando un libro da leggere, così da poter sprofondare nel mondo dell’astrazione e fuggire dalla noiosa realtà.
 
Amavo leggere. Era un tale divertimento per me farlo. Lo amavo, non importava di cosa il libro parlasse. Leggevo fantasy, horror, avventura, thriller ed anche romanzi. I libri avevano sempre il potere di portarmi in nuove dimensioni, nuovi mondi. Pur futile ed infantile com’era: i libri erano il mio Paese delle Meraviglie.
 
“ Kibum! La colazione è pronta! “ Mia madre chiamò dal piano di sotto. Sistemai i miei capelli ed indossai la giacca prima di scendere per il pasto.

 
Un paio di minuti più tardi stavo camminando per strada, in modo da prendere l’autobus per andare al college. Mi stavo laureando in letteratura, molto conveniente, vero?
 
Salii sull’autobus e come al solito presi un libro dal mio zaino e cominciai a leggere. Era una mia abitudine iniziare la mia lettura sull’autobus. In qualche modo il movimento incerto del veicolo mi faceva sentire come se stessi passando per una stradina pietrosa, verso il nuovo mondo in cui il libro stava per portarmi, che aggiungeva a tutta l’esperienza della lettura un nuovo sentimento.
 
Arrivai a scuola e, come facevo abitudinariamente, andai direttamente in classe, non risparmiando un’occhiata a chiunque mi sorpassava.
Mi fermai quando sentii una soffice voce chiamare il mio nome da lontano. Mi girai sorridendo, già conoscendo il proprietario della dolce voce.
 
“ Buongiorno, Hyung! “ Taemin, l’unico amico che avevo, sorrise mentre era di fronte a me.
 
Taemin era un ragazzo allegro, due anni più giovane di me, si era appena iscritto all’università, e non aveva ancora preso una specializzazione. Taemin non era differente dalle altre persone, allora perché lui ed io eravamo amici?
 
Semplice! Taemin era il mio amico d’infanzia, dai tempi in cui ero ancora un bambino, quando non avevo un così complicato modo di pensare, quando avevo molti amici oltre a Taemin, ma crescendo e come risultato del cambiare in questa persona così difficile da leggere, tutti i miei amici se ne andarono visto che ero troppo noioso per poterci trattare. Ma Taemin non mi aveva lasciato. Restò con me, ed è rimasto mio amico per tutti questi interi anni, imparando a come trattare me e la mia stranezza.
 
“ Buongiorno, Tae. “ Gli sorrisi di rimando.
 
“ Allora siamo ancora d’accordo per oggi, giusto? “

“ Certo! Dimmi solo dove incontrarti. “ Taemin voleva andare a fare shopping, e gli avevo promesso che sarei andato con lui.
 

≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎
 
 
Il giorno passò velocemente, ed erano già le 14:07. Entrai nella mia prossima classe solo per essere informato che il professore era assente. Uscii non sapendo se era meglio andare a casa o in libreria. L’ultima opzione sembrava buona, ma di nuovo, c’erano troppe persone lì ed avevo già il mio libro tra le mani, così forse avrei dovuto solo andare a casa.
 
Nella mia via verso la fermata dell’autobus, ricordai che dovevo incontrare Taemin verso le 16:30 e leggendo l’indirizzo, immaginai che sarebbe stato un lungo viaggio da casa verso lì. Così decisi di andare là ora ed aspettare in un bar vicino o qualcosa del genere.
 
Presi l’autobus per il posto indicato. Scendendo dal veicolo, i miei occhi caddero sul bellissimo e tranquillo parco al di là della strada.
 
Andai lì decidendo di aspettare Taemin in quel luogo piuttosto che in un bar nei pressi.
 
Era passato molto dall’ultima volta che ero stato in un parco, soprattutto in uno magnifico come questo. Era abbastanza vasto, con una piccola strada che si faceva largo attraverso il campo verde, grandi ed alti alberi che orgogliosamente se ne stavano ai suoi lati provocando artistiche ombre spezzettate. Alcune panchine di legno diffuse nella vasta area.
 
Il parco non era affollato, solo qualche persona che passeggiava, altre che prendevano fotografie ed altre ancora tranquillamente sedute sulle panchine ammirando il paesaggio circostante. Un inaspettato sorriso dipinse il mio volto quando vidi una panchina molto lontana sotto un grosso albero, quel punto esatto aveva lenitivi raggi solari che si infiltravano tra le foglie verdi trasformandolo in un posto perfetto per la lettura.
 
Feci passi frettolosi verso quella panchina volendola reclamare mia prima che qualcun altro me la potesse prendere.
 
Sospirai sorridendo quando arrivai al piccolo posto. Mi sedetti inalando la brezza rinfrescante. Dovrei uscire più spesso. Spendere troppo tempo intrappolato tra quattro mura era soffocante, e mi stava lentamente trasformando in un uomo morto.
 
Presi il mio libro dallo zaino e ripresi  a leggere, preparandomi a navigare sull’affascinante mare del romanzo fantasy che avevo tra le mani quando sentii un forte tonfo. Solleva molto leggermente il mio capo solo per osservare l’intruso che aveva osato disturbare la mia pace.
 
“ Bellissima giornata, non è vero? “ Disse, sorridendo ampliamente.
 
Lo era! Prima che tu apparissi! Pensai tra me, tornando alla mia lettura. Dopotutto, non possedevo né quella panchina né il parco così non era ragionevole reagire in quel modo.
 
“ Vieni qui spesso? “ L’estraneo disse dopo alcuni momenti di silenzio. Roteai i miei occhi decidendo di non rispondergli. Perché dovrei?
 
“ Cosa stai leggendo? “ Chiese di nuovo, questa volta sporgendosi per poter vedere il titolo del libro.
 
 “ Fantasy, huh? “ Ridacchiò come se stessi leggendo un libro per bambini. Inspirai profondamente. Ero uno che sapeva come mantenere il proprio temperamento perfettamente equilibrato. Non ero neanche uno a cui le emozioni si leggevano in faccia. Così continuai solamente ad ignorare il ragazzo, se ne sarebbe andato prima o poi.
 
“ Non parli molto, mh? “ Borbottò guardandomi, ed anche se non stavo guardando di rimando, potevo dire che mi stava fissando da un bel po’ ormai.
 
Continuai ad ignorarlo pregando che almeno si zittisse. Ma ad un certo punto mi punzecchiò il braccio. Lo guardai ad occhi spalancati e pronto per lanciargli occhiatacce quando un’idea più conveniente mi attraversò la mente.
 
Spostai il capo da un lato, puntando al mio orecchio con un dito. L’estraneo, che era decisamente di bell’aspetto ora che lo stavo osservando, spalancò gli occhi sorpreso.
 
“ Oh, sei sordo? “ Chiese in shock.
 
Ghignai interiormente, pattando mentalmente la mia spalla per essere così arguto ed annuii all’estraneo, e con mia sorpresa lui… lui usò il linguaggio dei segni… Oh Lord!
 
“ Mia sorella è sorda, anche, così ho dovuto imparare il linguaggio dei segni. “ Disse, usando sia le sue mani che la sua bocca.
 
Lo conoscevo anche io, visto che lo necessitavo per comunicare con mio cugino, che capitava avere problemi d’udito.
 
“ Buon per te. “ Sorrisi cercando di concludere questa conversazione e tornare al mio libro quando mi punzecchiò di nuovo e non smise di ‘parlare con me’. Seriamente questo bellimbusto era fastidioso. Come poteva parlare così con una persona a caso nel parco? Che diavolo!
 
Tutto ciò che ottenne da me furono alcuni cenni ed a volte brevi risposte. Ed anche se ero piuttosto repulsivo, continuò a parlare ed a parlare come se mi conoscesse da anni.
 
Il mio telefono suonò e lo presi spontaneamente mormorando un tranquillo ‘Ciao’.
 
“ Hyung, dove sei? “ Disse Taemin.
 
“ Sono in un parco vicino, aspettami vicino alla stazione! Sarò lì in dieci minuti. “ Conclusi la chiamata e mi alzai velocemente, non risparmiando un’occhiata all’estraneo in modo da cercare di evadere l’imbarazzo.
 
Piazzai allora lo zaino su una spalla e corsi dove Taemin mi stava aspettando. Una piccola colpa mi infastidì per aver mentito al ragazzo, ma non me ne preoccupai, non era come se ci saremmo mai rivisti un’altra volta.
 
 
≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎
 
 
Una settimana dopo, mi ritrovai a tornare su quella panchina, seduto sotto lo stesso albero ed apprezzando un altro libro. Da quando ero stato lì l’ultima volta, non potevo non ricordare quanto fosse pacifico quel posto, naturalmente se eliminavamo il problematico incontro con quel ragazzo.
 
Così ero lì di nuovo, questa volta senza sollecitare la calma e con la possibilità di andarmene in qualsiasi momento avessi voluto.
 
Sollevai il capo quando passò una calda brezza, che scosse le foglie e facendole cadere graziosamente sul terreno, la scena mi fece inconsapevolmente sorridere. Ma presto il mio sorriso si spense e venne rimpiazzato da una indeterminata espressione quando vidi lui… quel ragazzo, quello stesso ragazzo di una settimana fa seduto sulla parte opposta della panchina, solo a tre passi da me fissarmi pensieroso, un ghigno che danzava sul suo viso.
 
Allora si alzò e prese quei tre passi finché non mi raggiunse. Stette di fronte a me torreggiandomi con la sua ombra. A quel punto si chinò un po’ finché fu a pochi centimetri dalla mia faccia.
 
“ Non più così sordo, uh? “ Sorrise, occhi che luccicavano di delizia. Non… non sembrava arrabbiato. Al contrario, aveva un sorriso genuino sul suo volto come se non avessi ferito il suo orgoglio neanche un po’ quando pretesi di essere sordo.
 
Abbassai il capo, sentendomi piccolo sotto il suo sguardo. Si sedette accanto a me, quel bellissimo sorriso sempre dipinto sul suo viso.
 
“ Mm, mi dispiace per quello… “ Mi strofinai nervosamente il retro del collo.
 
“ Ah, è tutto okay, devo dire che sai come lasciare un’impressione molto scioccante… Wow, intendo, allontanarmi pretendendo di essere sordo. Quello… quello è stato davvero… nuovo. “ Restrinse gli occhi, annuendo.
 
“ Solo… Non avevo voglia di parlare… “ Perché stavo cercando di giustificarmi a lui? Era un estraneo. Non avrei dovuto parlargli.
 
“ Ed ora, ti va di parlare? “ Quello stupido sorriso e quei suoi occhi scintillanti.
 
“ No. “ Risposi immediatamente, la mia faccia di nuovo inespressiva. Avevo socializzato molto di più con questo ragazzo che con i miei compagni di classe.
 
Lui rise, seriamente? Stava ridendo?
 
“ Qual è il tuo nome? “ Chiese, una volta finito di ridere.
 
La mia faccia ora era sepolta nel libro.
 
“ Io sono Jonghyun. “ Si presentò, tendendo la sua mano nella mia direzione. Sollevai il capo, alzando un sopracciglio verso di lui, occhi che si muovevano dal suo viso alla sua mano.
 
“ Eddai! Non posso neanche avere una stretta di mano? “ Si imbronciò, spalancando carinamente i suoi grandi occhi. Roteai i miei, ignorando le sue suppliche.
 
Poi mi punzecchiò il braccio, Dio, perché doveva toccarmi? Aggh!
 
Chiusi il mio libro di colpo e lo fulminai.
 
“ Guarda, Jonghyun-shi o quello che vuoi. “ Gli puntai contro un dito.
 
“ Apprezzerei se tenessi le mani a posto. Ed io non ‘parlo’ o stringo mani con gli estranei! Okay! Perché Dio solo sa chi tu sia! Potresti essere un serial killer ed eccomi a parlare con te! Allora NO. Non ti parlerò. “ Yeah, avevo perso la mia compostezza.
 
Scoppiò nuovamente a ridere, questa volta mantenendosi i fianchi e battendo i piedi sul terreno come un bambino.
 
“ Oh mio..! Ahahaha! Oh… Non preoccuparti, lo giuro, non sono un serial killer… Ahaha! “ Borbottò, tra le risa.
 
“ Allora come puoi essere sicuro che io non sia un serial killer? “ Assottigliai i miei occhi in maniera minacciosa.
 
Smise di ridere ma continuò a sorridere. “ Non puoi essere un serial killer. “ Lo disse come se mi conoscesse da tanto tempo, lo sguardo nei suoi occhi così gentile e sincero.
 
“ Come? “ Aggrottai le sopracciglia, posando il libro sulle mie gambe.
 
“ Lo so e basta. “ Rispose semplicemente come se fosse la cosa più ovvia di questo pianeta… questo ragazzo…
 
Ci guardammo per un po’, lui sorridendomi caldamente mentre io stavo solo cercando di comprendere questo ragazzo guardandolo cautamente.
 
Sospirai ed aprii di nuovo il libro, gambe incrociate e testa bassa focalizzata sulla piccola scrittura.
 
“ Allora, qual è il tuo nome? “
 
“ Ki… “ Stavo quasi per dare il mio nome a quell’estraneo. Cosa stavo facendo?
 
“ Ki? Come ‘Key’? Che cos’è? Un nickname? Carino! “ Lasciò uscire un versetto.
 
“ Vai a scuola, Key? “ Chiese, cercando di continuare ancora di più la conversazione. E cosa adesso, avevo uno stupido nickname?
 
“ Guarda, estraneo! Sto per dirti qualcosa e ti consiglio di spendere molta attenzione perché lo dirò solo una volta e saranno le ultime parole che sentirai da me per te… Io non ti conosco, tu non mi conosci. Perciò non ti parlerò e questo a partire da… ora. “ La faccia che fece fu abbastanza comica.
 
“ Allora basandoci sulla tua logica, se due persone non si conoscono non si parlano, in quel modo, come possono le persone farsi degli amici? Od iniziare a conoscersi? E’ ridicolo… “
 
Aprii la bocca leggermente, per dargli una risposta tagliente, ma decisi diversamente visto che avevo detto che non avrei parlato con lui.
 
Portai l’attenzione sul libro completamente ignorando la sua esistenza.
 
“ Non mi parlerai per davvero? “ Si imbronciò, occhi che pregavano e faccia che mostrava tristezza.
 
Mi spostai leggermente, rivolgendogli la mia schiena. Lo sentii emettere un risolino giocoso.
 
A quel punto cominciò a parlare, il fatto che lo stessi completamente e totalmente ignorando non sembrava trattenerlo.
 
Se avevo capito una cosa di Jonghyun quel giorno tra le tante era che non aveva orgoglio di alcun tipo.
 
 
≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎
 
 
Tornai il giorno dopo, trovando Jonghyun seduto su quella panchina, e come dissi il giorno precedente non gli parlai.
 
Ed in questo modo passarono giorni, settimane ed alla fine mesi, le mie due visite a settimana divennero giornaliere, e quegli incontri con Jonghyun diventarono qualcosa a cui mi abituai quotidianamente.
 
Ogni giorno mi ritrovai a prendere l’autobus per il parco, sedermi sulla stessa panchina ed aprire un libro per leggere solo per essere interrotto da quel fastidioso eppure ora familiare dinosauro. Anche dopo quasi tre mesi, non gli avevo ancora rivolto parola, neanche una volta.
Non conosceva ancora il mio nome e continuava a chiamarmi con quello stupido soprannome che ora trovavo carino.
 
I nostri incontri erano decisamente bizzarri. Ogni volta uno di noi veniva per primo per prendere la panchina, mi sono sempre chiesto perché nessun altro si era mai seduto su di essa.
 
A quel punto ci sedevamo lì, fianco a fianco, Jonghyun facendo tutta la conversazione mentre io ‘leggevo’ il mio libro. Ma la verità era che prestavo attenzione a tutto ciò che Jonghyun diceva, e come il tempo passava imparai alcune cose su di lui.
 
 
Jonghyun era un anno più grande di me.
 
Era bisessuale. Non che questo dovesse interessarmi.
 
Andava ad una scuola d’arte.
 
Era molto interessato in musica, visto che sin da quando era un bambino aveva sempre voluto essere un cantante. Qualche volta cantava per me, ed era qualcosa di assolutamente incredibile, la sua voce mentre cantava era totalmente opposta a quella di quando parlava, troppo gentile e rilassante per l’orecchio umano.
 
Aveva una sorella; quella che disse essere sorda la prima volta che ci incontrammo.
 
Viveva con i suoi genitori, sua madre significava molto per lui ed avevano una relazione molto stretta a differenza di quella col padre.
 
Era una persona davvero emotiva.
 
 
Conoscevo tutto questo di lui, mentre lui ancora non sapeva il mio nome per intero. A volte lo commiseravo ma ero troppo testardo per cancellare le mie parole. Ma non di meno interagivo con lui. Riusciva a farmi ridere con la sua stupidità, roteare i miei occhi ed a volte annuire e negare col capo come segni di approvazione e disapprovazione.
 
Per la maggior parte del tempo parlava senza fermarsi, altre volte, che erano davvero rare, si sedeva solamente lì come un muto, ma ciò era accaduto solo due volte, mentre altre volte ancora e quelle erano quando apprezzavo maggiormente la presenza di Jonghyun erano quando portava la chitarra con sé e suonava per me, riempiendo l’aria e le mie orecchie con dolci melodie e con la sua voce calmante.
 
Andare al parco ogni giorno dopo scuola divenne un’abitudine di cui non condividevo la ragione con alcuno, neanche Taemin sapeva di Jonghyun. Quel posto divenne una sorta di segreto parco giochi nascosto dietro gli alberi, che conoscevamo solo io e Jonghyun. Ed andare in giro così tanto mi rendeva difficile leggere a casa senza che il sonno mi prendesse.
 
E come ogni altro giorno dei due mesi passati, ero seduto su quella panchina, leggendo un libro, segretamente aspettando che Jonghyun arrivasse.
 
Guardai il mio orologio, una punta di preoccupazione che mi infastidiva, non era mai stato così in ritardo. Era passata mezz’ora ed ancora non era lì.
 
Era successo qualcosa? Mi ritrovai a pensare.
 
Passò un’ora e non era ancora arrivato, mi alzai e mi guardai attorno, preoccupazione che mi riempiva, magari era solo in grosso ritardo.
 
Un’ora e mezza dopo, non era ancora lì.
 
Due ore, ancora nessun segno.
 
Quattro ore, non era apparso.
 
Era diventato tutto buio e freddo, e decidi di tornare a casa. Andai alla fermata dell’autobus e presi l’ultimo che passava per il mio vicinato.
 
Per tutta la via di ritorno, non potevo non pensare a Jonghyun. Non era venuto… Cos’era accaduto? Era impegnato con qualcosa forse, ma anche quando era occupato si era sempre mostrato, anche solo per quindici minuti per dirmi che aveva qualcosa da fare… Era sempre venuto, indipendentemente da tutto!
 
Entrai in casa, salutato da mia madre. Mi rivolse un caldo sorriso, chiedendomi perché ero così in ritardo. Le risposi velocemente con una risposta semplice e salii in camera mia.
 
Mi dispiacque essere stato freddo con lei, ma onestamente non ero in vena di una conversazione amichevole.
 
Verrà domani, pensai a me stesso, prima di andare a letto.
 
Il giorno successivo andai al parco con la speranza di trovare il dino ad occupare la panchina.
 
Ed esattamente come il giorno precedente, attesi quattro ore per una sua apparizione, ma non accadde.
 
Il giorno dopo, non venne, né il giorno dopo o l’altro ancora.
 
Passò una settimana, e nessun segno di lui.
 
Il settimo giorno, salii sull’autobus, sentendo il mio cuore vuoto; era come se avessi perso una parte di me. Odiavo quella sensazione di mancanza.
 
Magari si era trovato una ragazza, un ragazzo, od un lavoro, o ha dovuto traslocare improvvisamente, o sua madre era malata, sua sorella o suo padre, forse era morto qualcuno… forse era morto lui… Oh Dio, no!
 
Sospirai massaggiandomi la tempia. Quel bastardo mi stava facendo impazzire. Magari si era solo stufato di me. Dopotutto non gli avevo neanche parlato. Forse aveva finalmente realizzato come era diventato senza pudore o dignità… Beh, se era quello il caso, buon per lui.
 
Okay, questa è l’ultima volta che vengo qui. Pensai tra me mentre scendevo dall’autobus. E’ comunque molto lontano da casa come posto, e mi costa un bel po’ venire qui ogni giorno.
 
Ma segretamente speravo di vedere quel stupido dinosauro seduto lì… magari questa volta era lì… magari…
 
Mi sedetti sulla panchina, labbra sporte in un broncio e gli occhi che osservavano attorno ispezionando il paesaggio. In fondo era la mia ultima volta lì. Sorrisi tristemente al pensiero. Amavo questo parco ma ciò che amavo di più era la compagnia di Jonghyun. Essere attorno a lui aveva portato un nuovo sapore alla mia vita, un nuovo spirito in essa. Ma ora se n’era andato. Come tutti gli altri.
 
Abbassai il capo, palpebre chiuse ed ascoltando il suono naturale del vento, degli alberi e degli uccelli. Aprii gli occhi con la testa ancora china, e vidi una grande ombra ai miei piedi, sollevai lo sguardo per vedere Jonghyun dritto davanti a me, quello sciocco ghigno sul viso, gesso sul suo braccio sinistro e sulla gamba destra, sostenendosi su delle stampelle… Che diavolo era accaduto?
 
“ Hey. “ Salutò casualmente.
 
La mia mente non era ancora abile di registrare cosa stava accadendo, Jonghyun era ferito, malamente, aveva dei dannati gessi su gamba e braccio e graffi sul viso… e…
 
“ C-Cosa ti è successo? “ Balbettai, alzandomi lentamente.
 
Il sorriso di Jonghyun divenne più ampio “ Stai parlando con me. “ Sottolineò l’ovvio.
 
“ Cosa ti è successo? “ Ripetei, muovendo la mia mano verso il suo braccio e la sua faccia.
 
“ Stai parlando con me. “
 
“ Chi se ne frega! “ Urlai. “ Cosa diavolo è accaduto? “ Chiesi di nuovo.
 
“ Oh, beh, sono caduto dalle scale. “ Si strofinò imbarazzato la nuca.
 
Feci una strana faccia, mentre lo osservavo. “ Hai gamba e braccio rotti ed affermi di essere caduto dalle scale? “ Gli chiesi incredulo.
 
“ … Mh, erano lunghe scale. “ Sorrise stupidamente.
 
Non seppi cosa mi stesse accadendo o perché il mio corpo lo avesse fatto, ma mi lanciai su Jonghyun abbracciandolo come se non l’avrei mai più visto. Aumentai la presa sul suo collo e da non si sa dove delle lacrime mi riempirono gli occhi, e cominciai a singhiozzare come un bambino di cinque anni. Avvertii la mano sana di Jonghyun carezzarmi dall’altro in basso la schiena.
 
“ Ti sono mancato così tanto, uh. “ Disse dolcemente, la sua mano salendo per carezzarmi i capelli.
 
Un paio di minuti dopo, i miei singhiozzi divennero quieti e cautamente mi allontanai. Mi asciugai le rimanenti lacrime con la manica e guardai Jonghyun con occhi rossi e gonfi. Posò un palmo sul mio viso carezzandolo con leggerezza.
 
“ Idiota. “ Borbottai a bassa voce.
 
A quel punto ci sedemmo e per la prima volta parlammo per davvero.
 
Mi disse che era rimasto in ospedale per tutta la settimana e che era stato appena dimesso.
 
“ Se sei uscito solo oggi, non dovresti essere qui, ma a riposare! “ Lo rimproverai. Mi guardò, gli occhi pieni… di qualcosa di magico.
 
Durante tutta la conversazione mi fissò come se fossi un mutante.
 
“ Ho riposato per l’intera settimana, in più avevo voglia di vederti. “ Si imbronciò, sottolineando quei suoi amabili occhi.
 
Le mie labbra si contrassero in un piccolo sorriso. “ Però, devi comunque riposare. “
 
“ Ma così non potrò vederti. “ Si lamentò.
 
Ci pensai per un bel po’ prima di dirlo a voce.
 
“ … Io… verrò a visitarti. “ Sbottai, evitando il contatto visivo.
 
“ Cosa? Cioè… Proprio a casa mia? Davvero? “ Spalancò gli occhi per la sorpresa, gioia visibile sui suoi lineamenti.
 
“ S-Sì, beh, è solo buonsenso… lo sai, visitare qualcuno quando è malato… Solo questo. “ Cosa diavolo stavo dicendo, era ovvio che volevo vederlo anche io. Ma col cavolo che lo avrei ammesso.
 
“ Come dici tu… “ Disse, quel ghigno provocante sul viso.
 
Restammo seduti a parlare insieme, per una volta io a condurre la conversazione con Jonghyun che sembrava ipnotizzato dalla mia voce e dal mio modo di parlare.
 
Passarono due ore e si stava facendo buio. Mi alzai ed aiutai Jonghyun a mettersi in piedi, si sostenne alle stampelle e cominciammo a camminare lentamente viste le sue condizioni.
 
“ Visto che ora mi parli e tutto il resto, posso avere il tuo numero di telefono? “ Mi chiese, anticipando la mia risposta.
 
“ Certo. “ Mormorai, ed afferrai il suo telefono per digitare il mio numero, e poi presi il mio per digitarci il suo.
 
Stetti per strada in modo da chiamargli un taxi. Lo aiutai ad entrarci e chiusi lo sportello.
 
“ Buonanotte. “ Mi salutò da dentro il veicolo.
 
Salutai di rimando mentre si allontanava. Rimasi lì per un momento solo a fissare la strada prima di girarmi e correre alla fermata dell’autobus.
 
Salii su di esso e subito ricevetti una chiamata da Jonghyun. Sorrisi ripensando a come si era trasformata quella giornata… stupido dino.
 
“ Sei già a casa? “ Chiese dall’altra parte della linea.
 
“ No, sono ancora nell’autobus. “
 
“ Ci mette molto? “
 
“ Relativamente. “

“ Allora cosa fai per passare il tempo? “
 
“ Leggo. “ Ridacchiai alla stupidità delle sue domande.
 
“ Leggi sempre. Perché ami leggere così tanto? “
 
“ Non saprei, perché tu ami cantare così tanto? “

“ Ah! Ho capito… mh. “
 
E giusto così, continuammo a parlare per tutta la sera. E dopo la cena ed una doccia ebbi un’altra chiamata da lui e continuammo a parlare per tutta la notte fino alle quattro del mattino.
 
Parlammo a molto, soprattutto di me. Cosa studiavo, quanti anni avessi, la mia famiglia, il mio nome. Jonghyun fu sorpreso dal fatto che il mio cognome fosse uguale al suo, rise molto per questo.
 
“ Kibum, caro, perché sei ancora sveglio a quest’ora? “ La voce soffice di mia madre interruppe la mia conversazione con Jonghyun quando aprì la porta della mia camera.
 
“ Oh, andrò a dormire ora mamma, scusa. “ Mi augurò buonanotte e chiuse la porta.
 
“ Era mia madre, devo andare a dormire ora, sono le quattro del mattino ed ho lezione alle otto. “ Mi imbronciai non volendo interrompere la telefonata. Mi piaceva davvero parlare di me a Jonghyun, sembrava in qualche modo così naturale, così confortante.
 
“ Ti vedrò domani allora, ti spedirò l’indirizzo. “ Disse prima di chiudere augurandomi buonanotte.
 
Abbracciai le lenzuola sorridendo, non sapevo cosa quel bastardo stesse facendo con la mia mente… ma dovevo ammettere, che la cosa mi piaceva.
 
Tre ore dopo mi svegliai, stranamente non sentendomi esausto per nulla. Scesi e feci colazione, e poi mi diressi a scuola.
 
A mezzogiorno ero seduto per pranzo con Taemin quando ricevetti un messaggio da Jonghyun. Mi morsi il labbro aprendolo dove mi informava che si era appena svegliato.
 
La mia espressione di gioia venne notata da Taemin, che mi punzecchiò il capo.
 
“ Chi è? “ Mi chiese, puntando un dito verso il telefono.
 
“ Solo qualcuno. “ Mormorai, mentre rispondevo al messaggio.
 
Solo qualcuno? Hyung, le tue fossette sono evidenti. Non può essere solo qualcuno. “ Mentalmente maledissi il più giovane per conoscermi così bene.
 
Lo guardai, assottigliando gli occhi, mentre sorrideva come un piccolo diavolo. “ Suvvia, hyung, dillo e basta! “ Incoraggiò, ed io non ebbi altra scelta se non dirgli tutto.
 
“ Così oggi, andrò a casa sua dopo scuola. “ Dissi, sorseggiando dal mio bicchiere d’acqua.
 
Lo sguardo di Taemin era incredulo. “ WOW! Hyung, questo ragazzo dev’essere… davvero… è davvero particolare, non è così? Wow! “ Quelle furono le parole che riuscii a sentire da lui prima che la campanella suonasse indicandomi di dover andare nella prossima classe.
 
La lezione finì ed ero più che eccitato, pensando ad un certo dinosauro.
 
Presi il mio telefono e controllai ancora una volta l’indirizzo, e riflettei per un po’ prima di decidere di prendere un taxi per risparmiarmi il problema di cercare il giusto autobus e cose del genere.
 
Arrivai alla mia destinazione. La casa di Jonghyun era enorme, come aveva una volta accennato mentre stava parlando della sua famiglia.
 
Premetti l’indice sul campanello. Secondi dopo le porte si aprirono ed entrai. Camminai fino a raggiungere la porta d’ingresso, che venne aperta da una donna di mezz’età e che sorrise deliziata alla mia vista. Dev’essere la madre di Jonghyun, hanno lo stesso sorriso, pensai, sorridendo di rimando all’amichevole donna.
 
“ Devi essere Kibum! Entra pure, caro. “ Mi invitò in un caldo benvenuto dentro casa sua.
 
Mi tolsi le scarpe e la seguii.
 
“ Jonghyun è qui dentro. “ Disse, fermandosi di fronte ad una porta di legno.
 
Mi inchinai educatamente verso di lei, mentre spariva nel lungo corridoio. Bussai delicatamente prima di entrare nella stanza.
 
Jonghyun era seduto su un letto nel centro dell’enorme camera, vestiti gettati attorno assieme a qualche libro e giornale, niente di speciale dopotutto.
 
“ Key, sei qui! “ Cercò di mettersi in piedi, ma si bloccò quando corsi al suo fianco per dirgli di non farlo.
 
Mi sedetti sul letto vicino a lui, osservando la un po’ monotona stanza. Avevo immaginato la camera di Jonghyun come un grande ammasso di creatività.
 
“ Questa è la stanza degli ospiti, la mia stanza è di sopra e visto che fare su e giù sarebbe faticoso, sto qui nel frattempo. “ Spiegò, come se avesse letto la mia mente.
 
Mormorai un semplice ‘Oh’.
 
“ Allora, com’è stata la tua giornata? “ Chiese sorridendo, e con quello cominciammo una conversazione davvero lunga che durò finché mia madre chiamò quando si fece tardi.
 
Ed esattamente come quel giorno, andai a casa di Jonghyun ogni giorno per fargli compagnia.
 
Per lo più ci sdraiavamo sul letto a parlare, qualche volta prendevo un libro e lo leggevo ad alta voce per lui, altre volte cantava per me e a quel punto realizzai che non era stato il parco a portare pace alla mia anima, ma la presenza di Jonghyun.
 
 
≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎≎
 
 
Grazie alle mie frequenti visite a casa Kim, divenni familiare con la madre di Jonghyun, la sorella sorda e persino il padre. Erano persone così gentili. Potevo comprendere come Jonghyun era diventata una persona così buona venendo sollevato da così calorosi genitori.
 
Oggi, come al solito, dopo le classi mi stavo dirigendo a casa di Jonghyun, mi aveva mandato un messaggio dicendo che si sarebbe tolto il gesso.
 
Arrivai alla familiare casa e premetti la giusta combinazione di numeri per poter entrare. Camminai per la residenza sorprendendomi di quanto silenziosa fosse.
 
“ Jonghyun! Mrs. Kim… “ Chiamai, attraversando il soggiorno. Andai in cucina per trovare anch’essa vuota. A quel punto salii nella stanza di Jonghyun.
 
Non c’è nessuno, pensai, lasciandomi cadere sul letto di Jonghyun.
 
Improvvisamente la porta del bagno si aprì, e mi lasciai sfuggire un davvero imbarazzante urlo femminile cadendo dal letto e finendo sul mio sedere.
 
Jonghyun corse verso di me trattenendo a stento le risa. “ Mi dispiace, ti ho spaventato? “ Disse, tra i risolini.
 
Mi alzai in piedi e gli diedi un leggero pugno, ma presto la mia faccia rabbiosa venne rimpiazzata da una di gioia quando vidi il suo braccio e la sua gamba liberi dal gesso.
 
“ Cosa ha detto il dottore? “ Gli chiesi, seguendo Jonghyun che si era seduto sul letto.
 
“ Hanno detto che posso muoverli liberamente ora, ma che sarà difficile per me suonare la chitarra visto che il mio polso è ancora nel processo di guarigione. “
 
“ Oh. “ Rimasi di fronte a lui con un sorriso triste sul viso. Doveva essere davvero deluso di non poter essere ancora in grado di suonare la chitarra. Aveva espresso spesso il desiderio di poter tornare a suonare quello strumento.
 
“ Ma sono contento di poterlo almeno muovere e… fare questo. “ Allungò le braccia per poterle avvolgere al mio collo, facendomi avvicinare a lui e piegare in modo da incontrare i suoi occhi. Visi a millimetri di distanza l’uno dall’altro, sentii le mie guance arrossarsi all’improvvisa vicinanza.
 
“ Cosa… Cosa stai facendo? “ Chiesi, quando circondò il mio volto con entrambe le mani, accarezzando le mie gote con le sue calde dita.
 
“ Voglio fare una cosa. “ Sussurrò, occhi che studiavano la mia faccia. La strana posizione in cui ero era abbastanza scomoda visto che il mio sedere era per aria ed il mio corpo a 90° piegato su Jonghyun.
 
“ C-Che cosa? “ Osai chiedere mentre continuava ad accarezzare le mie guance bruciando la mia pelle con un semplice tocco.
 
“ Voglio baciarti. “ Disse, le sue labbra solo ad un respiro dalle mie. Sentii il mio cuore battere così velocemente che pensai stessi per morire.
 
“ Allora… fallo. “ Mi morsi le labbra, occhi focalizzati in quelli di Jonghyun.
 
Sorrise ed a quel punto annullò il poco spazio tra noi. Le sue labbra erano così soffici al tocco, quello fu il mio primo pensiero, naturalmente subito dopo il fatto che era il mio primo bacio. Non ero mai stato baciato prima ma di certo sapevo quello che stavo facendo, avevo già letto troppi libri dove il protagonista doveva fare atti del genere.
 
Chiusi i miei occhi assaporando la calda sensazione delle labbra di Jonghyun contro le mie mentre le sue mani lasciavano il mio collo per posizionarsi sulla mia testa, le dita che afferravano alcune ciocche per portarmi ancora più vicino. Essendo piena di disagio la strana posizione, aprii le mie gambe per sistemare il mio corpo sul bacino di Jonghyun, ogni gamba su un suo lato. Avvolsi le mie braccia al suo collo, la mia testa un po’ più in alto della sua, le labbra che non lasciarono mai le sue.
 
Me le languì, facendo poi scivolare in esse la sua lingua quando le socchiusi per lui. La sua lingua corse nella mia bocca assaporando ogni angolo, lasciandomi assaporare un gusto di fragole e cioccolato. Sorrisi nel bacio quando le nostre lingue si scontrarono fieramente, combattendo per il dominio.
 
Piazzai le ginocchia sul materasso e spinsi Jonghyun sul letto, prendendolo di sorpresa quando la sua schiena colpì il materasso dove non poteva più supportare il mio peso, ed io stesso mi sorpresi quando caddi su di lui.
 
Ci fissammo per un po’ nella strana posizione in cui eravamo, ed a quel punto scoppiammo a ridere. Rotolai sulla mia schiena e mi tenni lo stomaco ridendo come un pazzo, e Jonghyun fece lo stesso.
 
“ Ed ora? “ Chiesi, risate che si calmavano in piccoli risolini.
 
“ Penso che dovremmo uscire assieme. “ Constatò, guardandomi calorosamente.
 
“ Credo che dovremmo. “ Concordai sorridendo ampliamente. Avvolse le sue braccia attorno a me e portò il mio corpo vicino al suo, abbracciandomi stretto. Sentii farfalle danzare nel mio stomaco dandomi una sensazione di estasi che non avevo mai sperimentato prima.
 
Chi l’avrebbe mai immaginato che lo straniero del parco si sarebbe rivelato così speciale per me?
 
La vita era di certo sorprendente.
   
 
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