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Autore: MaxT    02/11/2012    3 recensioni
Una Elyon esuberante e sorprendente torna a cercare le sue vecchie amiche, che si troveranno presto coinvolte in avvenimenti più grandi di loro. Che spaventosa profezia ha pronunciato la Luce di Meridian? Vera è…vera? Dove sono andate le gocce astrali delle W.I.T.C.H.? E’ una storia dove i personaggi assumono diversi ruoli contrastanti, si muovono nel segreto e nell’invisibilità, e le loro motivazioni autentiche si delineano a mano a mano che la storia si avvicina alla conclusione. Note: qualcuno potrebbe considerare OOC Elyon e le gocce astrali. Da parte mia, penso che siano una evoluzione plausibile dei personaggi visti nel fumetto. Aggiornamento: I primi sei capitoli sono stati riscritti nell'ottobre 2008.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le profezie di Meridian'
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Ad personam

Grazie Sweet Witch, sono contentissimo che anche questo capitolo ti sia piaciuto.
I capitoli ambientati a Meridian sono ispirati a quelli della prima serie del fumetto, sia per la descrizione della città che per il comportamento dei soldati; se ben ricordo poi, nel n.10 di WITCH Cornelia scavava una galleria sotto il carcere. 
Mi sono anche ispirato al cartone animato, soprattutto nel far funzionare il Cuore di Kandrakar come 'cane da fiuto'. 
In generale, il numero di WITCH che ha più influenzato Profezie è stato il n.6, in cui compariva il personaggio di Vera, e Elyon, Cedric e Galgheita dimostravano di padroneggiare poteri (ipnosi, teletrasporto, telecinesi, telepatia, cambiamento di aspetto) che nei numeri successivi non si sono quasi più visti all'opera.
Quella frase... non mi ricordo in che capitolo l'ho scritta. Credo che volesse dire che, a dispetto del fatto che Elyon è considerata una vecchia amica di tutte le WITCH, se conti il tempo che può essere stata con Will nel fumetto, questo si misura in poche ore: i primi due giorni di scuola nel primo numero, pochi brevi incontri perlopiù ostili nel corso della prima serie, forse poche ore nel finale, più qualche giorno (in cui probabilmente si vedevano per poco) a casa di Orube nella quarta serie. Ah sì, ci sono anche alcune ore di allenamenti con Vera, alter ego di Elyon, che vengono lasciate intuire nel sesto numero. 
Qualcosa di simile si può dire di Taranee, con la differenza che questa ha passato la maggior parte del tempo con Elyon come sua prigioniera, e ciò giustifica l'atteggiamento di antipatia per lei che tiene in Profezie. 
 
Ciao Silvia Gi, grazie della gradita recensione e delle tue domande.
Dunque, la successione degli eventi per l'imbroglio della galleria...  le nostre sono fuggite e poco più in là Cornelia si è fermata per iniziare una galleria; nel mentre, Taranee ha sondato per teletrasportarsi più avanti perché erano ancora troppo vicine alle avversarie. Quando ha trovato via libera, hanno fatto smettere Cornelia e si sono spostate più lontano, lasciando il muro con una fosforescenza verde. Quando le Nemesis l'hanno trovata, hanno pensato che la galleria fosse richiusa, e non sono state informate subito dell'errore perché erano nella zona isolata. La centrale ha visto la scena della vera galleria attraverso gli occhi degli insetti perché questa era ormai fuori dalla zona isolata, ma non ha potuto comunicare prontamente con i gruppi sul campo. Quindi l'inganno non è stato intenzionale, ma solo un  colpo di fortuna per le WITCH, anche perché non sapevano della zona isolata.
 
Buona lettura
MaxT 


 
PROFEZIE


Riassunto delle puntate precedenti
 
Dopo un incontro misterioso con la Luce di Meridian, Vera ha convinto le Gocce a sostituirsi a Elyon a Meridian, impersonando la regina e le guardiane.
La controfigura di Elyon e le finte guardiane esiliano Miriadel e Alborn, mentre Caleb sfugge alla cattura; pur avendo assunto il potere, si rendono conto di non essere convincenti, e inventano la storia che le guardiane sono a palazzo per proteggere la Luce di Meridian da un complotto.
A Heatherfield, Elyon spiega che quella che si sta realizzando è una sua profezia, che prevede che la tirannia duri un anno, che a Meridian dura diciotto mesi. Elyon è decisa a non tentare niente prima di questa scadenza.
Il nuovo piano di Vera prende rapidamente forma, basandosi sull'ambiguità del termine di un anno: prima simuleranno che Elyon diventi sempre più tirannica, screditandola, poi Vera la spodesterà dopo un anno terrestre di dodici mesi, facendo finire apparentemente la tirannia e realizzare la profezia; poi, dopo aver guadagnato il consenso della gente, si prepareranno per affrontare Elyon e le Guardiane al loro ritorno dopo diciotto mesi, un anno di Meridian.
Vera crea venti copie di Wanda, dette Nemesis, che avranno l'incarico di impersonare le guardiane e di sorvegliare la città restando invisibili o sotto falsa identità, o con l'aspetto di aquile.
Come dal piano di Vera, le false Guardiane imprigionano Galgheitha e altri personaggi importanti, che potrebbero rendersi conto che la sempre più tirannica Regina e le Guardiane sono state impersonate da controfigure; la principessa Vera fa la parte della buona, facendo fuggire questi prigionieri dalla città.
Infine, si arriva allo scadere dei dodici mesi dall'arrivo delle Gocce e da quello che a molti appare come l'inizio della tirannia. La montatura arriva al suo culmine: Vera parla in consiglio criticando Elyon, poi affronta le false guardiane e infine la falsa Elyon, sconfiggendoli tutti e venendo proclamata Regina.
Informata da Caleb, la vera Elyon decide di proseguire col piano iniziale, aspettando altri sei mesi per intervenire; inoltre preannuncia alle guardiane che intende farlo da sola. Queste, preoccupate, si chiedono se dovranno intervenire in qualche modo per aiutarla.
Nel frattempo Vera fa sperimentare nuove armi segrete, come fruste capaci di iniettare narcotici e sistemi per materializzare armi pesanti in vista del confronto finale.
Cinque mesi dopo, la situazione precipita improvvisamente per un casuale ma burrascoso incontro di Taranee con le gocce a Midgale. L'Oracolo acconsente a chiudere la muraglia per precauzione e ne fa dare preavviso a Elyon, che però decide di dover assolutamente parlare con Vera al più presto.
Elyon, quindi, decide di teletrasportarsi immediatamente nel suo mondo. Preoccupato per la sua sorte, L'Oracolo convoca immediatamente le Guardiane, inviandole a recuperarla. Queste intervengono in tempo per sottrarla a due Nemesis che stavano cercando di catturarla. Ma nel trasportarla a Kandrakar, inaspettatamente trascinano con loro una delle due, Dora.
A Kandrakar, Elyon viene costretta a rivelare che il colpo di stato di Vera era stato frutto di un loro accordo per far realizzare la profezia della tirannide nel modo meno dannoso possibile. Vera aveva assunto una pozione per dimenticare questo accordo, ma la sua memoria sarà ripristinata pronunciando in sua presenza una frase concordata, che comunica a Dora che viene rimandata a Meridian come messaggera.
Dora ritorna e ripristina i ricordi di Vera, aggiungendo che Elyon vuole parlarle, ma riferisce anche che a Kandrakar sia lei che la ex-regina sono state minacciate.
Quando Elyon viene condotta al cospetto di Vera, questa rifiuta di tirarsi in disparte e ammettere pubblicamente la montatura, con la scusa che Elyon non ha mantenuto una vecchia promessa, e che non può comunque garantirle dalle vendette di Kandrakar; tuttavia mantiene la promessa di riportarla a casa, libera, in attesa del confronto finale.
Le WITCH apprendono da Cornelia l'esito di questa missione. Taranee è fortemente risentita sia verso Cornelia, che ha sempre spalleggiato Elyon pur avendo intuito i suoi piani, sia verso Will, accusata di essere sempre più simile all'Oracolo. Pochi giorni dopo, però, Will si confida con Matt in un locale pubblico, e casualmente Taranee e Hay Lin sentono questo sfogo; mentre Taranee si rabbonisce, Hay Lin è in preda ai dubbi sul suo ruolo e il suo futuro, e si mette in contatto con la nonna Yan Lin che la rassicura, senza però poterle rivelare il segreto dell'Antica Profezia sulla quale si fonda Kandrakar.
Nel frattempo, a Meridian Vera e le sue fedeli si preparano a modificare il loro sistema difensivo, dopo che la temporanea cattura di Nemesis 1 aveva rivelato all'Oracolo fin troppe informazioni su di esso.
Elyon scopre tragicamente di aver portato con sè la Corona di luce fasulla. Informato, l'Oracolo disapprova il suo piano di creare delle Nemesis a lei fedeli, e impone di concordare un piano con le Guardiane. Endarno, sfiducioso, incarica Orube di preparare una seconda squadra d'intervento.
Elyon sostiene il piano di Cornelia di usare il Potere della Terra per aprire una galleria nei muri e sorprendere Vera; in realtà non ha rinunciato al suo piano segreto di sorprendere la rivale creando tre Nemesis a lei fedeli, più una sosia di sè senza poteri da far catturare. Nel segreto del suo scantinato, questo piano viene messo a punto in ogni dettaglio. 
Arrivato il grande giorno, Le WITCH e Elyon si teletrasportano alla periferia di Meridian, ma questa le lascia brevemente per iniziare il suo piano. Riesce a infiltrare le tre Nemesis a lei fedeli, che trasmettono a Vera di avere catturato Elyon, in realtà la sosia. Nel frattempo però, credendosi abbandonate, le WITCH si dirigono verso la città senza aspettare l'amica, che tornando indietro si scopre rimasta sola. 
Le false Nemesis con la loro prigioniera riescono a passare i pur severissimi controlli e arrivare al cospetto di Vera. Questa, leggendo dalla mente della prigioniera un piano fittizio cui era impreparata, decide di far distribuire ai soldati di guardia al palazzo una nuova arma non letale, gli 'anticorpi'. Nel frattempo le WITCH sono costrette ad entrare nel sotterraneo per sfuggire ai soldati in superficie.
Qui per due volte vengono localizzate dal sistema di sorveglianza e per due volte riescono a sfuggire alle Nemesis; iniziano a scavare una galleria verso il palazzo, ma una crisi di claustrofobia di Hay Lin le costringe a rinunciare, e sono costrette a risalire in superficie.

 
 
 
 
Capitolo 79

Anticorpi
 


Meridian, sala operativa delle Nemesis
 
“Maledizione! C’eravate a pochi passi!”, sbotta la Regina alla desolata squadra di Nemesis, tornata nuovamente a mani vuote dai sotterranei. “Ora abbiamo perso ogni contatto, e chissà dove saranno!”.
“Se mi permetti, Luce”, sbotta polemicamente Wanda, ancora risentita per essere stata tenuta in disparte, “L’idea di far lanciare le zanzare dalle Nemesis vicino al nemico è perdente. Così preannunciano la loro presenza. Per me dovresti disperdere le zanzare uniformemente in tutta la città, e forse riprenderemo il contatto senza tradirci più”. 
Vera ci riflette, poi annuisce di malumore. “Va bene, spargete un bel po’ di zanzare in superficie. E anche nel sotterraneo. Anche se, a questo punto, credo che le guardiane non siano più lì”.
“Ma se fosse”, interviene Irenior, “Si potrebbe cercare di provocare una reazione in un altro modo”.
“E cioè?”, chiede Vera con una smorfia ironica, pronta a sentirsi rispondere qualunque cavolata.
“Allora Luce, le streghette sanno che Elyon è stata catturata? Forse no. A questo punto, potremmo mettere su una scenetta itinerante: io imiterò la piccoletta e fuggirò, e due delle cattivissime Nemesis mi correranno dietro, mi prenderanno e mi faranno strillare. Forse le streghette interverranno per liberarmi. Allora tutte le nostre balde guerriere saranno pronte a piombare addosso a loro da un momento all’altro per farle nere. E se loro dovessero fallire, io potrei sempre seguirle e aggiornarvi sulla loro posizione”.
Vera guarda in faccia le altre, studiandone le reazioni che non sembrano negative, poi annuisce. In fondo l’idea costa poco, anche se non ha molta fiducia nella sua riuscita. “Va bene, provate pure. Cos’abbiamo da perdere?”.
 
 
Meridian, sotterraneo
 
Percorrendo gli angoli della galleria meno esposti alla tetra fosforescenza verdina della volta, il topolino Elyon è alla ricerca di un qualunque essere umano cui sostituirsi; quest’abito murino è fin troppo limitante, anche se efficace nel passare inosservato a zanzare, pipistrelli, ragni e ai mille occhi umani, animali o virtuali che potrebbero individuarla nella sua forma reale. 
In altre circostanze, avrebbe cercato un qualche pertugio che le permettesse di entrare inosservata nei sotterranei del palazzo, aggirando le impassabili porte fortificate che lo delimitano: purtroppo ha scoperto che molti pertugi sono stati cementati di recente, dopo la sua prima impresa in forma murina. Per quanto ne sa, la partita a palazzo potrebbe essere stata già vinta, mentre lei continua a vagare per quegli oscuri corridoi in questa forma tutt’altro che gloriosa!
 
D’improvviso sente uno scalpiccio di passi di corsa risuonare nei corridoi, seguito da altri passi più pesanti. “Fermati!”, intima una voce distorta dal rimbombo.
Vengono verso di lei. 
Si accuccia in un angolo in penombra, aspettando gli eventi. 
I passi si fanno sempre più vicini.
Una figura svolta nel corridoio, correndo con tutto il suo impegno mentre le sue trecce oscillano come serpenti impazziti. E’ Elyon!  Cioè… è la sua stessa goccia? E’ vestita proprio come lo era lei. Che sia sfuggita? Ma come? E perché?
“Fermati”, tuona la voce soffocata dalla pesante visiera, mentre due figure imponenti in divisa scura passano la svolta e le corrono dietro. “Elyon, fermati, o sarà peggio per te!”.  “Ti prenderemo comunque!”.
Mentre i tre personaggi le sfrecciano accanto, il topo Elyon li osserva con perplessità. Ma cosa sta succedendo?  E poi, avrebbe pensato che le Nemesis fossero in grado di correre assai più velocemente. Sono forse appesantite dalle loro nuove armature?  
Le segue, defilandosi negli angoli per osservare meglio la scena. 
Poco più avanti, le due in divisa raggiungono la prigioniera e l’afferrano per un braccio.
 “Nooo! Aiutooo!”, grida la poverina, “Non vogliooo!”.
Il topo le guarda da distanza di sicurezza mentre la prigioniera strepita e si agita, e le altre agitano i manganelli minacciandola a gran voce e trascinandola… non indietro, ma avanti, lungo il corridoio.
Il topo continua a seguire il singolare terzetto senza capacitarsi: perché non la zittiscono col narcotico? Perché non la teletrasportano via nel palazzo?
Dopo altri strilli e strepiti, la prigioniera riesce a liberarsi con uno strappo, e riprende la corsa lungo il corridoio.
Le due la indicano, gridando: “Prendiamola!”. “Sì, presto!”, ma anziché scattare, si agitano per un po’ permettendo alla prigioniera di prendersi un vantaggio, prima di buttarsi all’inseguimento.
Fingono, non c’è altra spiegazione! Probabilmente è un’esca gettata per provocare un intervento delle WITCH, qualora fossero lì. Allora non le hanno prese, finora! 
Sorride, come può sorridere un topolino. Forse anche lui può giocare a questo gioco.
Prende a correre veloce nel corridoio, sempre più veloce, mentre il suo cuoricino batte con un ritmo vertiginoso che non sapeva possibile; poi, mentre le tre figuranti si fermano per ripetere la scena, le sorpassa inosservato e prende un vantaggio, fermandosi dietro la prima svolta. 
Poi si prepara, ripassandosi tutta una sequenza d’operazioni mentali. Farà loro un bello scherzo, talmente rapido che, se anche qualcuno lo vedesse, non potrebbe rendersi conto di cos’è avvenuto davanti ai suoi occhi.
 
“Ehi, fermati!”. “Prendiamola”, sente gridare, mentre lo scalpiccio rapido di stivali si avvicina alla svolta.
Appena la Elyon fasulla passa l’angolo, quella vera fa scattare la sua trappola: in un tempo brevissimo riprende la sua forma umana, copia quanto può delle memorie recenti della fuggitiva e la teletrasporta via, abbastanza lontano da non poter più contattare le sue compagne; nel mentre, prende esattamente il suo posto, continuando la corsa senza neppure interrompere lo strillo: “Aiutatemiii!”.
Quando le sue inseguitrici svoltano l’angolo, Elyon sorride compiaciuta mentre continua a correre a perdifiato: ora è il suo vero aspetto a mantenerla al sicuro, non poteva sperare di più. 
E poi, ha ripristinato il suo segretissimo sistema di codifica delle trasmissioni di pensiero impresso nella mandibola. Finalmente potrà sapere come sta procedendo il suo piano.  
‘Nemesis Uno, mi senti?’.
‘Non è il momento’, è l’unica, lapidaria risposta che percepisce. 
Continua a correre corrucciata, senza far troppo caso alle due dietro che la inseguono strepitando e inseguendola molto più goffamente di quanto potrebbero fare. 
Cosa può voler dire: ‘Non è il momento?’.
 
 
Meridian, piazza Due Lune
 
Appena svoltato l'angolo, ancora protette dal loro manto d'invisibilità, le guardiane si guardano attorno un po' timorose: la piazza, stretta e allungata, è affollata da tozzi soldati dai ceffi marroni  intenti a sondare attorno a sé con lunghe bacchette. Poco più in là, un gruppetto di militi tiene al guinzaglio il segugio più grosso che le ragazze abbiano mai visto. In fondo alla piazza, dentro un recinto, quattro grandi bestioni verdi, una via di mezzo tra tigri e draghi senz’ali, attendono nervosamente legati con pesanti catene a degli anelli infissi nel selciato.  Due grandi portali di pietra bianca, come quelli dai quali sono sgorgati i soldati al mercato,  occupano il bel centro della piazza. 
Pochissimi cittadini osano avventurarsi per le vie del centro, nonostante sia già giorno fatto; attraverso gli spiragli tra i battenti accostati delle finestre, si intuisce qualche abitante che sbircia furtivamente fuori di casa.
 
‘Dalla padella nelle braci’, pensa Taranee facendosi svanire il sondino dalle mani, ‘Sì, mi sento più a mio agio’.
‘C’è anche una fontana’, constata Irma un po’ tranquillizzata, ‘Hay Hey, qui c’è tutta l’aria che vuoi’.
‘Meno male’, sospira di sollievo questa, ‘Peccato che la compagnia non sia gran che’, pensa con un’occhiata verso il gruppetto col segugio che sta venendo proprio nella loro direzione.
‘Attente, non fate rumore’, ordina Will, ‘E soprattutto non fatevi toccare’.
Mentre il grosso animale si avvicina, le Guardiane si sentono sempre più tese, temendo che cominci ad abbaiare contro di loro da un istante all’altro. 
Invece il bestione annusa il terreno, avvicinandosi con minacciosa imperturbabilità ai piedi di Cornelia; poi, alza una zampa e fa la pipì contro gli stivali viola della schifatissima Guardiana della Terra. 
Mentre il bestione si allontana soddisfatto, Irma non può fare a meno di pensare ‘Corny, ti ha scambiato per un albero! Non sei contenta?’. La sua stessa battuta le sembra così brillante che non riesce del tutto a soffocare una risata.
 
A questo suono smorzato, i tre militi con il cane si voltano di colpo. “Cos’è stato?”, ringhia quello che sembra il capo, e accenna a tornare indietro verso di loro.
“Guarda, Trenker”, grida sorpreso uno dei suoi compagni, “Le orme bagnate di uno stivale!!!”.
“Vanno di là! Allarme!!!”, grida il terzo milite, e subito gli altri soldati nella piazza si avvicinano con esitazione, sguainando le armi e guardandosi attorno nervosamente mentre agitano le bacchette attorno a sé.
Dalla terrazza della locanda, un anziano e tozzo ufficiale si sporge a guardare. “Le Guardiane? Proprio qui?”, poi sembra concentrarsi un attimo su qualche pensiero lontano.
In pochi istanti altri gruppetti di soldati confluiscono in Piazza Due Lune, con i bastoni protesi e le spade sguainate.
“Ho perso le tracce!”, grida costernato quello che sembra il capo del gruppetto cinofilo, mentre il bestione si intrattiene intento a fiutare il ricordo lasciato sul selciato da qualche suo simile la sera precedente.
“Di là”, grida un soldato isolato, indicando tutt’altra direzione, “Ho sentito i loro passi! Stanno fuggendo lungo quel vicolo!”.
“Inseguitele!”, grida il colonnello dal terrazzo, sbracciandosi per indicare la via.
 
 
Meridian, sala operativa delle Nemesis
 
Dopo un breve contatto telepatico col colonnello Tragon, Vera annuncia alle sue seguaci nella sala operativa: “Le hanno appena individuate in piazza Due Lune! Ora è il momento delle aquile! Ne voglio subito otto in cielo, che prendano i dispenser da lancio e li sgancino sulla città ovunque notano qualcosa di sospetto, o dove vedono spazi senza soldati!”.
“Devo richiamare anche il gruppo nei sotterranei?”, chiede Nemesis Venti, seduta alla console.
“Certo, non c’è più niente da fare lì”.
 
Accanto alla prigioniera, sempre abbandonata sulla poltrona all’interno della bolla, le tre Nemesis fedeli a Elyon si scambiano occhiate furtive e preoccupate. Dopo un’ora, i veri ricordi sono puntualmente emersi, lasciandole ben consapevoli della loro missione. Ma c’è un imprevisto formidabile: Vera ha detto di aver cambiato i settaggi del firewall per non poter essere teletrasportata via dal palazzo. Questa semplice contromossa non era neanche passata nell’anticamera del regale cervello di Elyon! 
 
 
Meridian, centro città
 
Alla testa del gruppo degli inseguitori Caleb, travestito da soldato,  continua con successo a depistare le ricerche. “Rumore di passi! Di là”, grida con voce roca, indicando una strada che si apre su un dedalo di viuzze. 
“Di là”, ripete con voce stentorea un massiccio sergente dai canini sporgenti.
Mentre gli altri soldati seguono quella traccia inesistente, Caleb si sgancia dal gruppo lungo un tragitto che lo riporterà, per vie traverse, su quella che sembrava essere la direzione indicata dalle prime orme. Almeno una briciola d’aiuto è riuscito a darla, dice tra sé.
Un movimento in alto, ai limiti del suo campo visivo, cattura la sua attenzione: il cielo è nuovamente solcato da grandi aquile minacciose. Questa mattina non s’erano ancora viste, stranamente. E non si erano mai visti gli strani oggetti biancastri che tengono afferrati nelle loro zampe artigliate.
 
 
Meridian, sotterranei
 
“Aiuto, Aiutatemi!”. Elyon corre nuovamente a perdifiato lungo i corridoi dalla fosforescenza verdina, sfuggendo per la decima volta alle sue assidue inseguitrici. 
Ma questa volta, qualcosa è diverso. Non sente più i loro passi e le loro grida echeggiare alle sue spalle.
Si ferma, accaldata, tirando il fiato. Niente: non c’è più nessuno dietro di lei. Cosa può voler dire?
Attende qualche minuto. Il sudore le si sta raffreddando addosso, e lei si pone la mano sulla fronte, da cui partono vaghi aloni luminescenti che si propagano piano lungo il corpo, sotto i vestiti, e ripristinano la sua freschezza. 
Probabilmente le sue due inseguitrici sono state richiamate per qualche emergenza. Lei non ha sentito alcun messaggio mentale, forse perché era diretto a Irene.
Cosa dovrebbe fare, ora? Rientrare a palazzo teletrasportandosi? Potrebbe tentare, ha copiato l’impronta mentale di Irene e il firewall non la fermerebbe. Però, per tutte le sue memorie recenti è un’altra faccenda: l’operazione non ha potuto essere rapida come tra le Nemesis, per cui ha potuto acquisire molto poco. Non è affatto sicura di come fosse vestita Irene, o Irenior, prima di trasformarsi nella sua controfigura. Poi dovrebbe spiegare perché non è rientrata subito con le altre. E non è neppure sicura di saperla imitare bene; paradossalmente, con Vera rischierebbe di meno se mantenesse il suo aspetto attuale. No, teletrasportarsi dritta da lei è un rischio eccessivo.
Sarà meglio riprendere l’aspetto meridiano di Irenior quanto basta per ingannare qualche ufficiale, scambiarsi con lui e tentare di entrare a palazzo in questo modo per studiare la situazione.
In un baluginio, prende l’aspetto meridianeggiante della goccia, così come lo ricordava da quando la vide a palazzo durante il suo infelice tentativo del mese prima. E’ buffo, pensa lisciandosi le grosse trecce bluastre con un sorriso, come certi ruoli si possano scambiare.
Si avvia a passo rapido verso l’uscita pubblica più vicina, ignorando le numerose porte e scale che sboccano in abitazioni private. Se non s’inganna, dovrebbe essere nei dintorni di Piazza Due Lune.
 
Appena in cima alla gradinata, la luce del giorno l’acceca. 
Socchiudendo gli occhi, Lady Irenior fa scattare il chiavistello con la telecinesi, e si sporge a guardare fuori facendosi schermo al sole con una mano. Nella via ci sono alcuni militari, ma si tirano tutti indietro a rispettosa distanza. Possibile che una bella donna come lei faccia tanta paura? Ma… perché stanno guardando in alto?
“Lady Irenior, attenzione!”. “Ritorni dentro, presto!”. “Guardi in alto!”.
Per qualche motivo, decide di seguire per primo l’ultimo consiglio, e alza lo sguardo sbirciando il cielo abbagliante tra le dita. 
Ma… cos’è quell’affarino che scende mulinando?
L’oggetto biancastro, simile a un vasetto di yogurt con pale da girandola, tocca terra con rumore di plastica a pochi metri da lei. Immediatamente ne esce un geyser di puntini bianchi e luminosi che sciamano attorno come insetti, offuscando ogni cosa. Irenior, intimorita, si volta per scendere le scale, ma è troppo tardi: dopo il primo contatto di uno di quei cosini con la sua mano sinistra, è come se tutti fossero attirati da lei, e le turbinano attorno con furia silenziosa attaccandosi alla sua pelle e ai suoi vestiti. Reprimendo a fatica il panico, chiude gli occhi e trattiene il respiro, cercando d’evitare almeno di inalare quella robaccia che le mulina tutt’attorno.
 
Dopo un tempo che non sa valutare, nel quale non ha osato né respirare né aprire gli occhi, sente delle mani forti che l’afferrano. 
“Lady Irenior, state bene?”. “Abbiamo cercato di avvertirvi”. “Ma siete spuntata da lì proprio quando quella cosa stava cadendo”.
“Mmmmh…”. Non osa aprire la bocca. Constata con sollievo, però, che per qualche oscura ragione le narici sono state risparmiate dalla sostanza.
“Uno straccio, presto!”, ordina una voce dal tono autoritario, e si sente bussare con forza sulla porta di qualche casa vicina.  
Poco dopo, delle mani grosse e forti cercano di pulirle il viso e le mani, finché lei riesce ad aprire gli occhi e a parlare. “Cos’è successo? Cos’è questa roba qui?”.
“Non sappiamo esattamente come si chiami, Lady Irenior, ma era diretta alle Streghe di Kandrakar”, risponde l’ufficiale. “Sono state notate da queste parti pochi minuti fa. Siete in pericolo, qui”, aggiunge scacciando un insetto molesto troppo interessato al suo naso.
“Me ne sono accorta”, si lamenta la poverina mentre osserva la robaccia biancastra che le si è appiccicata addosso assumendo una consistenza collosa. Non ci mette molto ad accorgersi di non poter più percepire i pensieri delle persone attorno a sé, ma almeno sembra dispiacere alle zanzare che si stano facendo sempre più numerose e onnipervasive. “E adesso, come si toglie questa schifezza?”.
“Non preoccupatevi”, risponde l’ufficiale, “Vi scorterò personalmente a palazzo per ripulirvi”.
Due soldati, alle sue spalle, si scambiano una gomitata d’intesa: è facile capire ciò che pensano, anche senza telepatia. Ma non è quello che importa a Elyon, adesso.
Un passacondotto per il palazzo è una fortuna in cui non osava sperare; la schifezza appiccicata addosso cela il colore dei suoi abiti, le dà un’ottima scusa per cambiarli e forse la protegge anche dalle zanzare-segugio. D’altra parte, se dovesse essere riconosciuta per quella che è, in queste condizioni non avrebbe alcuna possibilità di difendersi.
A qualche passo da lei l’ufficiale si concentra, inviando un messaggio a palazzo.
 
In fondo alla via Caleb, nella sua divisa fasulla, osserva la scena con attenzione defilandosi dietro un commilitone più alto. Potrebbe essere ancora utile alla sua Regina, anche se non ha idea di dove sia ora; non è certo il caso di mettere alla prova inutilmente il suo travestimento avvicinandosi proprio alla goccia di Irma. 
 
 
Meridian, sala operativa delle Nemesis
 
‘Irenior? Ah, ecco dov’era finita’, risponde distrattamente Vera alla chiamata. ‘Impiastricciata… Sì, sì, capitano, va bene, accompagnatela qui’. Interrompe rapidamente il contatto. Ci son altre cose a cui pensare, ora. 
Ma Irene, uscire così… C’è stato qualche momento in cui quasi aveva cominciato a pensare di averla sottovalutata, ma poi la goccia riesce sempre a riconfermarle il suo giudizio originale: è una pasticciona indisciplinata!
 
 
Meridian, strada vicino a piazzale Sottocastello
 
‘Li abbiamo seminati’, pensa Cornelia guardandosi indietro. 
‘Qualcuno ha gridato, e li ha mandati tutti nella direzione sbagliata’, aggiunge Taranee.
‘Era Caleb’, afferma Hay Lin, la loro esperta di suoni, ‘Era la sua voce, anche se contraffatta’.
Cornelia sussulta a sentire quel nome, ma non trasmette alcun pensiero. Sperava di non dovergli più niente. Abbassa lo sguardo imbarazzata, e nota che i suoi bei stivali viola sono rimasti macchiati, ma almeno non lasciano più alcuna traccia. Anche se nessuno l’ha vista, subire quell’umiliazione proprio vicino a lui…
‘Ci siamo avvicinati parecchio al palazzo’, avvisa Will, osservando la maestosa mole dell’edificio parzialmente visibile al disopra dei tetti delle case circostanti. 
Taranee la precede, avvicinandosi alla fine della via per vedere meglio. ‘Ma in quel piazzale ci sono parecchi soldati’.
 
D’improvviso, nel lembo di cielo appare un’aquila piuttosto bassa, che sorvola longitudinalmente la strada recando due oggetti bianchi nelle zampe. Ne sgancia uno all’inizio della via e poi, dopo averle sorvolate senza notarle, una sopra l’incrocio successivo. 
I due oggetti scendono lentamente vorticando come girandole. 
Le Guardiane  si ritraggono, intimorite. A qualcuna di loro, quella discesa ricorda le famigerate mine a farfalla, che qualche documentario ha associato a truci immagini di bimbi mutilati dalle schegge.  Ma che senso hanno, lì?
La risposta arriva non appena il primo contenitore tocca terra, aprendosi e liberando una fontana di scintille biancastre che prendono a vorticare ed espandersi nell’aria per decine di metri, come se cercassero qualcosa. 
‘Svelte, al coperto’, ordina Will, e si butta dentro il portico che conduce a un cortile interno, seguita a ruota da Irma e Cornelia accanto a lei. 
‘Ma stanno investendo Tara!’, comunica Hay Lin prima di entrare, e tende le mani per suscitare un vento che allontani quella minaccia ignota dalla sua compagna. Ma è troppo tardi: non appena la prima delle misteriose scintille aderisce alla pelle scura del suo braccio, migliaia di altre ne vengono come richiamate, avvolgendola completamente.
“Oh, no, Taranee!”, grida Hay Lin, vedendola agitarsi convulsamente al centro dello sciame che si stringe sempre più su di lei. 
Un attimo dopo le altre si sporgono fuori dal loro riparo per guardare.    Ormai tutte quelle lucette malefiche hanno aderito alla loro compagna facendola sembrare come avvolta da uno strato di pece e piume, che rapidamente perde ogni traccia di luminosità. Con quella roba addosso e le alette che ne rendono inequivocabile la sagoma, ora non c’è invisibilità che tenga: la Guardiane del Fuoco è ben riconoscibile a chiunque la guardi, e già i soldati nella piazza la stanno indicando allarmati.
Nel cielo, la grande aquila sta virando per osservare il risultato del suo lavoro.
 
 
Kandrakar, Sala della Consapevolezza
 
Passi decisi rimbombano tra i corridoi della fortezza al centro dell'Infinito. Endarno, a passi lunghi, varca la soglia della Sala della Consapevolezza, e reprime a stento una smorfia d'indignazione alla vista dell'Oracolo che levita a mezz'aria nella posizione del loto, assorto con gli occhi chiusi. 
Si pone di fronte a lui, e tuona: “Signore, le Guardiane si trovano in grave difficoltà. Vi chiedo il consenso per inviare a Meridian la squadra di appoggio prima che sia troppo tardi”.
Il saggio apre gli occhi, lo guarda senza tradire alcun disappunto e si mette in piedi con un lento e armonioso movimento. “Lo so, amico mio. Stavo seguendo la loro impresa con altri metodi. Ma non mi sembra che la situazione sia ancora compromessa”.
“Non vi sembra compromessa?”, ripete Endarno trattenendo l'irritazione, “E allora venite al balcone, così saremo sicuri che vediamo le stesse cose”. Poi si volta, uscendo dalla stanza a passo veloce. 
Nel corridoio si volta indietro, vedendo che il saggio non l'ha seguito. Questa flemma è imperdonabile, pensa: qui la situazione sta peggiorando di secondo in secondo.
 
Passando davanti ai ventidue guerrieri schierati nel corridoio, il custode della Torre delle Nebbie varca la soglia del balcone. 
L'Oracolo è già lì, e osserva impassibile la città ai loro piedi. 
Accanto a lui, Orube sta indicando: “Ecco, vedete? Sono appena entrate in quel cortile, nel  caseggiato verso cui convergono tutti quei soldati”.
  
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