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Autore: Gaia Bessie    03/11/2012    2 recensioni
[Drabble | Raccolta scritta per le Drabble's night con la Gin (e con chiunque abbia voglia di assecondarmi) | Un po' tutti]
Annabeth si tingeva di nero le occhiaie, come ogni mattina. Sospirò, mentre si guardava allo specchio con aria critica. Le sembrava che non fossero abbastanza scure da raccontare la sua desolazione. E Luke la guardava, dal fondo dello specchio, mentre lei aggiungeva ancora un po’ più di nero.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: Queste drabble non sono collegate da nessun filo logico. In comune hanno solo il fatto di essere state scritte durante la stessa serata. La sfida era la seguente: scrivere otto Drabble con otto pacchetti diversi, quindici minuti per Drabble e vietato ricontrollare! I pacchetti dall'uno al quattro li ho creati io, i restanti sono della mia sociA. A proposito, se volete leggere qualcosa di decente, passate da lei xD Se volete farvi del male, continuate pure u.u
Buona lettura.





1.  Si tingeva di nero le occhiaie, le sembrava che non fossero abbastanza scure da raccontare la sua desolazione (Ornela Vopsi) – Annabeth Chase

Lo specchio restituiva l’immagine sbiadita di una donna stanca, invecchiata prematuramente dai tanti dispiaceri che l’avevano afflitta. Lentamente, continuava a truccare il viso ancora umido di lacrime. E quella consapevolezza la colpiva ogni mattina, il suo primo pensiero da sveglia, nonché l’ultimo che la lasciava appena si addormentava dopo una giornata che le era sembrata infinita. Senza di lui, come sempre.
Annabeth si tingeva di nero le occhiaie, come ogni mattina. Sospirò, mentre si guardava allo specchio con aria critica. Le sembrava che non fossero abbastanza scure da raccontare la sua desolazione. E Luke la guardava, dal fondo dello specchio, mentre lei aggiungeva ancora un po’ più di nero.

(109 parole)




2.  E la nebbia se lo inghiottì (Paolo Giordano – La solitudine dei numeri primi) – May Castellan/Ermes

La casa di May era avvolta da una foschia che non lasciava intravedere nulla al di là del proprio naso. Eppure, May passava tutto il suo tempo davanti alla finestra, come se si aspettasse di vederlo tornare.

Ermes se n’era andato anni prima, durante un’altra giornata di nebbia. Quindi, così pensava May, sarebbe dovuto tornare durante una giornata di nebbia.

Per un attimo, credette davvero di averlo visto, camminare verso di lei. Sorrideva e gli occhi allucinati di lei si erano illuminati per la gioia violenta che l’aveva assalita. Poi, Ermes le diede le spalle. E la nebbia se lo inghiottì.

(101 parole)




3.  Era un segreto – Rachel/Apollo

Era un segreto. Un vergognoso segreto che Apollo avrebe dovuto costudire, gelosamente. La macchia indelebile sul suo nome, che per sempre sarebbe stata motivo di vergogna. L’Oracolo, nel suo letto. Come amante. Sospirò, afflitto, come se si fosse dimenticato l’intensità con cui era giunto a desiderarla.

Rachel che gettava la testa indietro, i capelli rossi che si riversavano sul cuscino come un torrente di sangue, la gola bianca esposta. Aveva lasciato anche lì il segno del suo passaggio, facendola sospirare per il piacere.

Apollo sorrise quasi, il ricordo ancora vivido nella sua mente. Segreto. Nessuno l’avrebbe mai saputo.

(98 parole)




4.  Neve – Luke Castellan

Faceva così freddo che avrebbe potuto nevicare. Luke si strinse nel giubotto logoro, guardando il cielo. Faceva freddo, eppure il cielo era avaro di fiocchi come non mai. Nuvole plumbee incombevano su di lui, di una tonalità di grigio che si avvicinava molto agli occhi di Annabeth. Luke sospirò, mentre s’introduceva proprio nella camera di lei. Parlarle e convincerla a passare dalla sua parte, doveva fare solo quello. Poteva essere una buona alleata. Poteva essere anche qualcosa di più. Si diede dello sciocco e mandò via quell’ultimo pensiero, come si fa con i tafani. Sospirò, mentre Annabeth entrava nella stanza ed il rossore le invadeva il volto.

(107 parole)



5. Luce – Zoe/Ercole

Zoe non aveva mai visto la luce. Non prima di vedere lui. C’era solo il bagliore dorato e vagamente artificiale dei pomi d’oro, che non assoomigliava nemmeno vagamente – né poteva reggere il confronto- con il bagliore che mandavano i suoi occhi. Un eroe così valoro che era riuscito ad arrivare fin nel giardino delle Esperidi.
Zoe non si era mai innamorata, prima di quel momento. Non credeva che sarebbe mai potuto succedere. Capitolò quasi subito davanti al sorriso sicuro ed affascinante dell’Eroe, Ercole era il suo nome.
Ebbe quasi subito la certezza di esseri innamorata.
Zoe si era innamorata, ma quella sarebbe stata l’ultima volta.

(105 parole)



6. Addio – Percy/Bianca

La morte è come un addio, ma più definitivo. E Percy aveva detto addio a troppe persone, in quegli ultimi tre anni. Aveva detto addio alle persone a cui si era affezzionato, per perderle.
Non lei, si ritrovò a pensare quando la vide sparire nel nulla. Morta. Senza che lui avesse avuto la possibilità di salutarla un’ultima volta. Eppure, avrebbe dovuto saperlo. Lui era il veleno che tutto corrode e niente risparmia, solo il vuoto del suo stesso cuore. Bianca non era stata risparmiata. Eppure, lei era l’unica a meritare davvero la vita che le era stata tolta. Eppure, Bianca non era stata risparmiata.

(104 parole)



 

7.  Lacrime – Clarisse/Chris

Clarisse non piangeva mai. Era una delle certezze inossidabili di Chris, la certezza che nulla avrebbe potuto scafire. Non l’aveva mai vista piangere, nemmeno quando il suo volto era increspato da smorfie di dolore che, di solito, avrebbero portato anche fiumi di lacrime. Eppure, Clarisse non piangeva mai.
Chris quasi non riuscì a consolarla, quando la vide scoppiare a piangere sulla sua spalla, inzuppandogli la maglietta di acqua salata. Rabbrividì, pensando al mare su cui navigava la ‘Principessa Andromeda’ e si strinse a Clarisse, come un bambino che ha paura dei mostri sotto il letto, la prima notte che dorme da solo.
Clarisse sospirò, facendogli alzarelo sguardo. Non piangeva più.

(110 parole)





8. Errori – Ade/Maria Di Angelo

Errore. L’aveva chiamato così, Ade, la prima volta che se n’era andato. Si era alzato, il sole che gli feriva gli occhi, e si era detto che era stato soltanto un altro dei suoi stupidi errori. E si era alzato, come per andarsene. Prima di arrivare all’ingresso, aveva fatto dietrofront ed era tornato dalla donna ancora addormentata. Aveva un’aria quasi angelica, Maria, addormentata in un angolo, le labbre atteggiate a mo’ di sorriso.
Sospirò, mentre cedeva per una seconda volta. Attratto dalla dolcezza dello zucchero, si lasciò condurre dal nulla in quel letto. Non era un errore, si disse. Non poteva esserlo.

(102 parole)

   
 
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