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Autore: Bliss360    03/11/2012    2 recensioni
C’erano notti, notti in cui lui girovagava durante le sue solite passeggiate notturne, nelle quali Rose si ritrovava a pensare che avrebbe preferito che non fosse mai arrivato. Quella pallida imitazione del Dottore. Malinconico ed annoiato. Perché lui era il suo Dottore ma allo stesso tempo non lo era.
[RosexTen]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Nuovo personaggio, Rose Tyler
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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New Born


Mike non aveva avuto quella che si può definire una bella giornata. La doccia si era di nuova rotta e non aveva idea di come avrebbe pagato un idraulico. Per di più quella mattina era arrivato in ritardo a lavoro e il suo capo si era assicurato di fargli comprendere in pieno tutto il suo disappunto. E’ stato perciò perfettamente comprensibile che, quella sera,  trovando tutti i posti occupati da Bob’s , abbia imprecato sonoramente.

Percorse velocemente il locale con lo sguardo. Era piccolo. Troppo piccolo per un tipo claustrofobico come lui, ma era economico e servivano del buon caffè.

“Posso?”.  Aveva trovato un tavolo occupato da una sola persona, un uomo sulla trentina dall’aria trasandata.

“Certo” rispose l’uomo, con un sorriso stanco.

“Giornata pesante?”

“Sì. . . possiamo definirla così, suppongo”. Sorseggiò il suo caffè, in silenzio, guardando le luci dei lampioni attraverso la finestra.

“Se le do fastidio, posso aspettare si liberi un altro tavolo” mormorò Mike, a disagio.

L’uomo girò la testa di scatto, sorpreso “Oh no, niente affatto! Mi piace avere compagnia. Cerco di non viaggiare mai da solo, combino sempre guai”.

“Lei viaggia spesso?”

“Non più” rispose dopo una breve pausa. Una cameriera tarchiata venne a prendere le ordinazioni. Mike ordinò il suo solito hamburger con senape e patatine, l’uomo si limitò a prendere un'altra tazza di caffè.

“Vive qui da molto? Non mi sembra di averla mai vista da queste parti”. Amberley era una cittadina di 5000 anime, in Ohio,  e non c’era di memoria di turisti.

“No, sono qui da una settimana, ma ripartirò presto”.

“Da dove viene?”

“Da lontano” l’uomo sorrise, divertito.

“Perdoni la sfacciataggine, ma come diavolo è finito in questo luogo?”

“Io e la mia compagna avevamo bisogno di un cambiamento”.  Bevve l’ultimo sorso di caffè prima di alzarsi e lasciare una banconota sul tavolo. “E’ stato un piacere”

“Altrettanto, signor. . .?”

“Smith” rispose. E sorrise di nuovo.

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“No mamma, non ce la facciamo a tornare a casa per Natale!”. Rose si passò una mano tra i capelli, esausta.  Aveva mille faccende da sbrigare e litigare con sua madre era l’ultimo tra i suoi desideri.

“E’ solo che mi manchi tanto, tesoro.”

“Lo so mamma, mi manchi anche tu”. Rose sentì sua madre sospirare, dall’altro capo del telefono.

“Quando pensi la smetterete con questa storia? E' più di un anno che siete via.”

“Mamma. . .”

“Lo sai che non sarà mai più come prima, vero?” la interruppe.

“Certo che no, mamma. Devo andare, ti richiamo. Salutami papà.”

Lo sapeva bene, Rose, che niente sarebbe stato come prima. Ma avevano tentato lo stesso, viaggiando come potevano.

Avevano provato con Parigi, inizialmente, quando la situazione a Londra era diventata insostenibile. Ma gli affitti di Parigi erano costosi ed imparare il francese si era rivelata un'impresa tutt’altro che semplice.  Non c’era più nessun Tardis a tradurre per loro. Il Tardis. . . Rose avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare indietro a quei giorni, quando viaggiava con il suo dottore.

Dopo Parigi, era stata la volta di New York. “E’ una città enorme” si era detta “non ci sarà da annoiarsi”. Ma aveva dovuto realizzare fin troppo in fretta che qualsiasi città era minuscola, paragonata a tutto il tempo e lo spazio.

In seguito erano arrivate Boston, Los Angeles, ed infine Amberley, l’ultima spiaggia.

Ma la storia si ripeteva ogni volta e Rose cominciava ad essere stanca. Non avrebbero mai trovato il loro posto nel mondo, perché quel mondo gli andava piccolo.

C’erano notti, notti in cui lui girovagava nelle sue solite passeggiate notturne, nelle quali Rose si ritrovava a pensare che avrebbe preferito che non fosse mai arrivato. Quella pallida imitazione del Dottore. Malinconico ed annoiato. Perché lui era il suo Dottore ma allo stesso tempo non lo era.

C’era un altro Dottore, da qualche parte, in un’altra dimensione, che se ne andava in giro per l’universo a vivere straordinarie avventure. Insieme a straordinarie creature. Con altri compagni. Pensava mai a lei? Tra cento, quattrocento anni, l’avrebbe ancora ricordata, o sarebbe stata solo una breve parentesi, dimenticabile?

Rose sentì la porta d’ingresso aprirsi. Gli andò incontro.

“Dottore” gli disse, seria “credo dovremmo davvero provare a lavorare per Touchwood”. Lui si incupì. Rose comprendeva il motivo per il quale aveva sempre rifiutato l’idea, anche se non gliene aveva mai fatto parola.  Sapeva che sarebbe stato doloroso essere in contatto con l’universo, senza davvero farne parte.

“Ci abbiamo provato” proseguì, determinata a non lasciar cadere l’argomento “Non funziona. Vuoi davvero continuare a trovare lavoretti qua e là, risparmiando per il mutuo? Guardami Dottore, guardami e dimmi se è questo ciò che vuoi”.

“Ne riparliamo domani. Sono stanco”.

“Sei sempre stanco!” urlò Rose, ma lui si era già chiuso la porta alle spalle.

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Aveva appena pagato i suoi pancake alla frutta e stava per andarsene, quando vide entrare il ragazzo biondo dell’hamburger con senape e patatine.

“Hey!” lo salutò.

“Salve Signor Smith!” gli sorrise “mi sembra di buon umore questa mattina”.

“Dice? In effetti ho appena preso una decisione importante e mi sento molto più sereno.”

“Va via, allora?”

“Sì, sto per tornare in Gran Bretagna. Ho trovato lavoro uhm. . . nella sicurezza pubblica. Mi passi a trovare, se capita da quelle parti!”.

“Lo farò con piacere!” rispose. Anche se, qualche minuto più tardi, mentre era intento a fissare il fondoschiena della nuova cameriera ispanica, si trovò a domandarsi come diavolo avrebbe fatto a trovarlo, se fosse capitato da quelle parti.


Ehilà gente. E' la prima fanfic che pubblico, e vi ringrazio se siete arrivate fin qui. Ho spesso immaginato come sarebbe stata la vita di Rose e Ten nell'universo parallelo, ed ho provato a scriverne una versione plausibile.
Se volete, potete aggiungermi qui http://www.facebook.com/bliss.efp.1 .
   
 
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