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Autore: TheHeartIsALonelyHunter    03/11/2012    6 recensioni
[Il Gatto con gli stivali]
Gatto se ne era andato allo stesso modo.
Per un attimo era stato la luce, ma SOLO per un attimo.
Poi tutto ciò che era rimasta era lei con il suo cuore spezzato e un vuoto incolmabile.
La luna era bianca nel cielo, e bianca come non mai. A Kitty sembrò di vederla ancora più vicina di quanto non fosse.
È come la prima volta che l’hai incontrato…
 
[Terza classificata parimerito al concorso "When can I see you again?" indetto da darllenwr sul forum di EFP ]
[Partecipa al contest "Un PROMPT per ogni storia" indetto da Meredhiti sul forum di EFP]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Can I Keep you?
Camminava per le strade come ogni randagia.
Si muoveva come ogni randagia doveva muoversi.
Per lei vie dove tutte le randagie andavano.
Il rituale delle notti all’addiaccio era per lei sempre un dolore, ma quel freddo che le rizzava leggermente il pelo le sembrava quasi un toccasana per dimenticare la notte prima.
E il caldo. Tutto quel caldo che l’aveva colpita all’improvviso.
La calda sensazione di felicità che aveva provato.
Il caldo pelo di Gatto in cui affondare il muso.
Il suo caldo respiro sulla pelle….
E il freddo dolore che l’aveva vista piangere quando se ne era andato.
Kitty sentiva ancora come un’ombra le lacrime bagnarle la faccia e nel petto ancora quella piaga aperta.
L’emozione che aveva provato le era sembrata così bella che ora la desiderava più intensamente di quanto non desiderasse Gatto.
Lo voleva ancora lì con lei a sussurrarle parole dolci e a leccargli il muso con dolcezza, e a parlargli con quel suo soave accento latino, a chiamarla per scherzo “gatita” e “pequena”, con quella sua dolcezza tutta felina di dire le cose.
Lo voleva lì per scherzare con lui di quello stupido rituale delle notti fuori che ogni gatta deve affrontare almeno una volta nella sua vita.
Tutte le gatte domestiche uscivano una notte, una notte sola nella loro vita, dalle case dei loro padroni per passare la notte all’aperto.
E visto che anche lei era stata una gatta domestica e sugli annali dei gatti non era mai stato scritto che lei ora fosse una ladra professionista, doveva pagare pegno.
Ma a lei non importava assolutamente nulla di quello stupido rituale né delle stupide abitudini dei domestici.
Non sarebbe andata al luogo di incontro per nessuna ragione al mondo.
Non voleva vedere nessuno.
Voleva solo perdersi un pochino per le vie di San Riccardo e dimenticare tutto quanto.
Gatto, il rituale, la notte prima…
Come se fosse stato possibile.
Kitty si scansò lievemente quando un altro gatto le passò davanti con passo frettoloso.
Lo guardò andarsene via con la coda dell’occhio. Probabilmente andava anche lui al raduno.
Probabilmente tra poco in quella via ci sarebbe stato un gran traffico.
Tanto valeva andarsene per le vie degli umani.
Con un balzo Kitty salì su un bidone dell’immondizia e saltò sul tetto più vicino.
Per un attimo rimase ferma per distendere i muscoli. Poi un riflesso bianco vicino alla sua coda la fece voltare istintivamente.
Ma quando si voltò il riflesso che le era sembrato di vedere era sparito.
Al suo posto solo uno spazio vuoto e tanta delusione.
Era pronta a inseguirla fino alla fine del mondo, solo per divertirsi un po’.
Gatto se ne era andato allo stesso modo.
Per un attimo era stato la luce, ma SOLO per un attimo.
Poi tutto ciò che era rimasta era lei con il suo cuore spezzato e un vuoto incolmabile.
La luna era bianca nel cielo, e bianca come non mai. A Kitty sembrò di vederla ancora più vicina di quanto non fosse.
È come la prima volta che l’hai incontrato…
Ricordava quella notte come se fosse stato ieri.
Eppure era stato un anno prima.
Era passato un anno esatto dal loro primo incontro.
Kitty si sedette lieve sulle tegole. Cercava di non pensare a nulla, cercava di dimenticare tutto, anche Gatto.
Ma i ricordi correvano veloci e non le lasciavano scampo.
In un attimo rivide tutto ciò che avevano passato, tutte le cose belle e le cose brutte.
Il loro primo incontro, lui che scherzava continuamente con lei, lei che gli rubava i soldi…
E quella notte…
Quella terribile notte.
Quella in cui tutto era perfetto ma nulla era a posto. Quella in cui si era sentita protetta ma stranamente esposta.
Non si era mai offerta così veramente a un gatto. A lui aveva affidato tutto quanto quello che aveva: i suoi sentimenti, la sua passione.
Il suo cuore.
Ma se il cuore è così lontano da te, come faceva a battere nel petto così forte?
Perché era ancora viva mentre Gatto era là fuori a rischiare la morte ogni cinque secondi col sorriso in viso.
Era tutto così surreale…
Per un attimo desiderò che Gatto fosse lì. Che il freddo fosse più freddo e il suo caldo pelo lì a scaldarla mentre tremava convulsamente tra le sue braccia.
Desiderò poterlo vedere ancora anche solo una volta, anche solo per togliersi quella voglia insaziabile d’amore che aveva.
Una notte non era bastata.
E non sarebbe bastata mai.
Lei voleva lui. Il suo corpo e la sua bocca, il suo muso e il suo pelo da carezzare con amore.
Voleva essere con lui ovunque fosse e voleva riaverlo nella sua cesta come quella sera.
E quello strano sentimento che per così tanto tempo non era riuscita a spiegare, si andava pian piano formandosi nella sua mente come un disegno chiaro e limpido.
La luna brillava ancora, i miagolii dei gatti per le strade erano gli stessi.
Il freddo che le faceva alzare lievemente il pelo non era nulla rispetto al freddo che si sentiva in cuore.
Sentiva che non avrebbe mai più potuto provare qualcosa di così bello per nessun altro.
Per nessun altro che non fosse lui.
Lei gli apparteneva ormai.
Dopo tanti anni passati a essere libera, a voler scappare, a cercare di nascondersi, ora aveva compiuto l’errore di appartenere a qualcuno.
Non era bello.
Era sua e lui era suo. Si appartenevano l’un l’altra.
Lui avrebbe continuato ad avere molte altre micie, e avrebbe passato tante notti come quella che avevano passato. Ma Kitty era certo che lui le apparteneva.
Un lieve sorriso le passò sul muso.
Qualsiasi cosa sarebbe successa, lui era suo.
 
“Quando te ne andrai?” Tremava lievemente a quel pensiero.
“Quando sarà ora, micha…” Le passò lievemente una zampa sulla guancia. Lei si ritirò a quel segno d’affetto, voltandosi dall’altra parte.
“Kitty…”
Gatto provò nuovamente ad accarezzarla, e anche stavolta Kitty si ritirò. Ma alla terza la gatta si sciolse completamente.
Si sentì per un attimo viva, e quando la mano di Gatto le passò lungo la schiena fu come il Paradiso.
Sentiva dentro di sé un calore inestinguibile che continuava a bruciare. Faceva male. Molto male. Ma era al contempo così bello che le vennero le lacrime agli occhi.
“Kitty…”
Sentì il suo fiato caldo sussurrarle qualcosa all’orecchio:
“Posso tenerti con me?”
 
  
  
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