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Autore: giulina    03/11/2012    13 recensioni
Nicola, quando la salutava, poggiava sempre le labbra screpolate su quel segno. Quando lei gli chiedeva perché la baciasse proprio in quel punto, lui le rispondeva che le labbra gliele avrebbe baciate quando si sarebbe tolta l’apparecchio e avrebbe smesso di farsi le trecce che le arrivavano fino a metà schiena.
Claudia gli rispondeva che il suo, di bacio, non lo voleva nemmeno se avesse avuto le labbra che sapevano di cocco.
Quando all'età di quattordici anni la ragazza si tolse l'apparecchio, davanti a un gelato menta e cioccolato Nicola la baciò per ben quattro volte sulle labbra morbide.
E cazzo, le sue labbra sapevano davvero di cocco.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                              Supercalifragilistichespiralidoso .

 

 



                                                                     











-Secondo te..-

-Potremmo provare.-

-Non so. Non ne sono certa.-

-Perché? Io si.-

-Bè io no. Stiamo parlando della mia verginità, cocco. Rispetto.-

-Anche della mia, di verginità.-

-Si ma è diverso.-

-Non è vero.-

-Invece si! Se io decidessi all'età di vent'anni, quando mi ritroverò a lavorare in un puzzolente fast food con la ricrescita bianca e le Fly Flot ai piedi, di voler svendere la mia purezza a un sceicco turco per un milione di euro?-

-Gli sceicchi non sono turchi.-

-Fa lo stesso.-

-Comunque non ti darebbe mai un milione, al massimo qualche migliaio di euro.-

-Buttali via!-

-Cioè, te preferiresti donarti a uno sceicco vecchio...puzzolente e impotente che a me?-

-Secondo me sono molto profumati, invece.-

-Non hai centrato il punto della questione.-

-Sto cercando di stemperare la tensione, dai! Siamo tesi come quando guardiamo l'Esorcista.-

-Io di solito vomito quando lo vedo.-

-Solo perché ti ingozzi sempre come un maiale e alla prima scena di lei che si arrampica su un muro con una gamba su per il naso il dodicesimo hamburger che ti sei fatto fuori ti viene a gola.-

-Sono un ragazzo d'appetito.-

-Hai il baco solitario.-

-Quindi...che si fa?-

-Non so.-

-Te ne hai voglia?-

-Al momento ho voglia di pop corn al caramello e Casablanca.-

-Lo sai che vicino casa mia ha aperto un nuovo Blockbuster al posto del negozio di dolciumi?-

-Cazzo, davvero? In quel negozio c' ho comprato non so quante rotelle di liquirizia prima di venire a casa tua!-

-Si, era un bel posto. E anche la proprietaria era simpatica. Pare si sia trasferita in Turchia.-

-A fare cosa?-

-Forse è andata alla ricerca di uno sceicco. D'altronde anche lei era ancora illibata.-

-Ammazza!-

-Già.-

-Io non voglio restare vergine fino a sessant'anni.-

-Nemmeno io.-

-Ma ora ho davvero voglia di pop corn al caramello.-

-Mettiti una felpa, ti porto alla Coop così compriamo anche un pacchetto di patatine rustiche.-

-Facciamo i grassoni vergini!-

 

 

 

 

 

 

La camera di Nicola consisteva in un piccolo soppalco di quattro metri per quattro con le pareti color pistacchio coperte da qualche quadro finto di Dalì o Picasso, che la madre aveva personalmente attaccato per rendere più confortevole l'ambiente in cui suo figlio passava la maggior parte del suo tempo.

Accanto a quei quadri c'erano alcuni poster dei Metallica e due foto: la prima ritraeva Nicola da solo davanti all'entrata dello stadio di San Siro prima della partita Inter-Milan in cui si era rotto il setto nasale. Nell'altra foto c'era lui, Nicola, e c'era lei, Claudia, seduti da McDonalds davanti a due doppi cheesburger con patatine fritte. Quel giorno di tre anni fa era il quindicesimo compleanno della ragazza e quella foto se l'erano fatti scattare da una cameriera dalle extension bionde lunghe fino al sedere.

Claudia non era venuta un gran che bene, se bisogna essere sinceri. Aveva i capelli gonfi e un brufolo sulla fronte scoperta. Lui l'aveva presa in giro per una settimana, chiamandola “Polly”, diminutivo di Polifemo.

In quella camera c'erano cinque mensole piene di DVD e una piccola libreria con tutte le cassette di 'Esplorando il corpo umano'. Furono quelle a far dire a Nicola, all'età di dodici anni, che il suo più grande sogno era diventare un globulo rosso. Claudia, d'altra parte, voleva diventare un linfocita.

Il letto a una piazza e mezzo era coperto da un piumone celeste e quattro grandi cuscini bianchi erano stati posizionati vicino alla testata di legno chiaro, dove c'erano appiccicate delle figurine doppioni di alcuni animali esotici e una gomma da masticare rosa chiaro.

Claudia ogni volta che la vedeva provava un moto di disgusto.

Sul pavimento di parquet c'erano il libro di chimica aperto e due quaderni ad anelli, di quelli con la copertina rigida, dalle pagine mezze strappate e con il volto del loro professore di biologia disegnato su una pagina bianca a quadretti.

Sotto al letto, tra la polvere e qualche paio di calzini spaiati, c'era Claudia, sdraiata di schiena che osservava le doghe in legno di quel letto dal materasso a fiori blu, con una macchia scura vicino al bordo.

La pioggia fitta batteva a un ritmo cadenzato sopra il lucernario chiuso, che illuminava il piccolo soppalco da cui si poteva osservare una grande stanza che i genitori del ragazzo avevano deciso di utilizzare come studio.

Quando sentì dei passi leggeri sulle scale di legno, Claudia trattenne il respiro e smise di agitare i piedi nudi e costantemente freddi.

Dopo qualche secondo, il volto sorridente di Nicola apparve da dietro il piumone e anche lui si infilò sotto il letto insieme a lei.

-Stronzo, mi hai fatto prendere un colpo.-

-Pensavi fosse mia madre?-

-Si, lo sai che se potesse quella mi butterebbe di sotto dal terrazzo senza il minimo rimorso.-

-La fai sembrare una nazista.-

-È peggio!-

-Non esagerare. Mia madre è soltanto gelosa di me. E poi anche te, quella volta che...-

-Non l'ho fatto apposta, va bene? Non le ho bruciato le tende della cucina per farle un dispetto! È stato davvero un incidente. Stavo preparando i pancakes.-

-Le aveva pagate quasi duemila euro.-

-E che cazzo, però! C'è crisi, glielo hai detto?-

-Ha lo shopping compulsivo.-

-Pure io! Ma il mio shopping compulsivo lo applico al mercatino del venerdì in Piazza Dante non da Versace.-

Nicola sorrise e si girò su un fianco per starle di fronte, mentre si toccava infastidito il naso per uno starnuto che non gli riusciva fare da almeno mezz'ora. Claudia aveva chiuso gli occhi e si toccava distrattamente alcune ciocche di capelli scuri sopra le spalle, mentre la testa le cedeva da una parte.

-Ti stai per addormentare?-

-Lo sai che quando piove mi viene un sonno terribile.-

-Perlomeno stenditi sul letto, no?-

-No, poi te ci provi con me.-

Nicola rise talmente forte che sbattette per due o tre volte la testa sul parquet duro e un ginocchio coperto dai jeans sulla rete del materasso.

Claudia aveva aperto un occhio e lo osservava infastidita, con le labbra ridotte a una severa linea retta.

-Stai scherzando, spero?-

-Guarda che la scorsa settimana eri te quello in calore come un canguro che ti strusciavi languidamente!-

-I canguri non vanno in calore..-

-Ma che ne sai?!-

-..e poi non mi strusciavo!-

-No, certo. La tua mano che voleva arrivare alle falde del Kilimangiaro me la sono sognata.-

-Senti è stato un momento di debolezza, ok?-

-Sei un porco.-

-Senti chi parla! Quella che: “Ma..non so...forse..ma..”. Finta santarellina.-

-Ero in ovulazione, sono giustificata.-

-Te sei in ovulazione 360 giorni l'anno.-

-Oggi non lo sono!-

-Ma se stai per azzannarmi alla carotide e ti ho sorpresa mentre stavi per piangere davanti a Lolita che ti faceva le fusa.-

-Di solito non me le fa...- gli rispose con la voce piccola, sdraiandosi anche lei su un fianco, con un braccio piegato sotto la testa.

-Solo perché te la chiami Palla di lardo.-

-È grassa!-

-Ma è sensibile!-

Claudia sbuffò e si sdraiò a pancia in giù, a contatto con il parquet troppo freddo per i suoi gusti.

-Hai ragione, sono in ovulazione.-

-Ah ecco!-

-Ma non te la darò, né oggi né mai!-

 

 

 



Claudia aveva un segno quasi invisibile di varicella sulla fronte, sopra il sopracciglio scuro destro. Era un cerchio preciso, il cui bordo sembrava tracciato da una matita imprecisa che aveva premuto troppo sulla pelle delicata.
La varicella se l’era presa a sette anni da Giacomo Fabiani, suo compagno di banco dell’epoca, che oltre alla varicella le aveva attaccato anche i pidocchi. Claudia si ricordava ancora i bagni di aceto mentre sua madre le passava il pettine giallo tra i capelli, tirandoglieli fino a farle cadere lacrime involontarie sulle guance.
I pidocchi se ne andarono dopo una settimana e della varicella ne rimase soltanto un impercettibile segno sopra la sua fronte.
Nicola, quando la salutava, poggiava sempre le labbra screpolate su quel segno. Quando lei gli chiedeva perché la baciasse proprio in quel punto, lui le rispondeva che le labbra gliele avrebbe baciate quando si sarebbe tolta l’apparecchio e avrebbe smesso di farsi le trecce che le arrivavano fino a metà schiena.

Claudia gli rispondeva che il suo, di bacio, non lo voleva nemmeno se avesse avuto le labbra che sapevano di cocco.

Quando all'età di quattordici anni la ragazza si tolse l'apparecchio, davanti a un gelato menta e cioccolato Nicola la baciò per ben quattro volte sulle labbra morbide.

E cazzo, le sue labbra sapevano davvero di cocco.

Pensò a quel bacio per quasi una settimana intera finchè a scuola, durante l'ora di educazione fisica, mentre stavano giocando a palla avvelenata, non fu lei a buttarsi su di lui e a baciarlo davanti a tutta la loro classe, procurandogli una distorsione alla caviglia destra.

Da quel giorno, Nicola e Claudia non fecero più toccare le loro labbra nemmeno per il minimo sfioramento.

A diciotto anni, però, gli ormoni si erano completamente risvegliati e rinvigoriti come non mai e un pomeriggio freddo di novembre si erano ritrovati sul letto di lui aggrovigliati come due boa constrictor.

Baci, schiocchi, saliva di qui, saliva di qua, quella mano sotto la maglia di cotone che tastava il territorio e i pantaloni di lui già slacciati, con la cintura di ferro che faceva un male cane sulla coscia nuda. Insomma, una scena che lasciava poco all'immaginazione.

-Nicola...-

-Mhm?-

-Ma tua...madre?-

-Dall'estetista....-

-U-uh...mi..sono scordata di...chiederle il numero..-

-D-domani.-

-Ma io ho certi peli sulle gambe.-

Nicola si era staccato con le labbra dal suo collo e l'aveva guardata negli occhi arrossatissimi.

-Perché in questo momento mi stai parlando della tua peluria corporea?-

-Perché almeno non ti spaventi quando mi toccherai un polpaccio e le tue mani saranno risucchiate dalla foresta di Sherwood.-

-è un'immagine talmente bella che rischio di commuovermi.-

-Tranquillo, sotto le ascelle sono liscia come il culo di un bambino.-

-Grazie per avermi informato.-

-Non c'è di che.-

-Solo che ora mi sento eccitato come davanti a mia nonna mentre si mette la dentiera.-

-Si, non è una bella scena in effetti.-

-Sono felice che tu te ne sia resa conto.-

-Dicevo quella di tua nonna che si mette la dentiera.-

-Perché, la descrizione dei tuoi lunghissimi peli scuri?-

-Ora, lunghissimi non esageriamo. Un po' lunghetti. Come la tua barba di cinque giorni.-

-Stiamo andando sempre peggio. Provo l'eccitazione di quando sento mia madre dire “Merda”.-

-Non ci credo, tua madre dice “merda”?-

-Solo in rare occasioni. Prima o poi glielo farò dire davanti a te.-

-Ora si che sono eccitata!-

-Io non so nemmeno cosa sia l'eccitazione.-

-Va bè, che ne dici di un kebab da Arturo? Oggi è probabile che ci offre anche una Coca piccola, è sabato.-

-Va bene, però paghi te. Ho finito la paghetta.-

 

 

 



Era una mattina di dicembre inoltrato quando Claudia si accorse che stava nevicando. Osservava quegli impalpabili fiocchi invisibili posarsi sopra il lucernario del soppalco di Nicola.

Lui stava leggendo il giornale sdraiato sul parquet, agitando di tanto in tanto le gambe e grattandosi il naso quando qualcosa non gli era chiaro.

Claudia lo osservava con le mani sotto il mento e i capelli a coprirle leggermente il viso pallido dalle guance rosse per il riscaldamento troppo alto.

Fu una parola, una sola semplice parola uscita dalle labbra di Nicola, a far scattare qualcosa nella ragazza comodamente sdraiata su quel letto grande e morbido, in cui aveva passato gran parte della sua adolescenza, su cui potevi sempre trovare delle briciole di biscotti al cioccolato.

-Claudia, com'è quella parola che ti piace tanto? Supercalifragilistichespiralidoso ?-

E dopo due secondi, Claudia era sulle labbra di Nicola, con le ginocchia sopra la Gazzetta ormai spiegazzata e la bottiglia d'acqua gasata accanto a lui che tremava e rischiava di cadere sul pavimento.

Quando si staccò da lui, lo spazio necessario per vederlo arrossire come non gli era mai successo, Claudia si portò le mani sulla faccia e iniziò a prendere a testate la parete color pistacchio.

-Cosa...?-

-Cazzo. Stra cazzo.-

-Non ho ben capito cosa sia successo.-

-Un cazzo è successo. Cazzissimo.-

-Claudia...-

-Oh che cazzo anche te! Proprio quella parola dovevi dire?- Gli occhi della ragazza erano pieni di lacrime e il suo collo chiaro coperto da piccoli puntini rossi. Uno sfogo che le usciva fuori spesso quando era in forte imbarazzo.

-Ma se non ho detto niente!-

-Invece si! Quella parola, sai quale!-

-Non sapevo di questa tua passione incontrollata per Mary Poppins. Se dico “basta un poco di zucchero e la pillola va giù” mi sodomizzi?-

-La amo da quando ho dieci anni. Quella parola mi riporta indietro negli anni e perdo la testa.-

-Buono a sapersi!- Nicola si mise a sedere e si toccò le labbra più volte.

-Diavolo, mi hai quasi asportato una gengiva però! Ma che animale sei?-

-è stata la foga del momento!-

Nicola si mise a ridere, continuando a guardare Claudia negli occhi.

-E se ti dico: “Domani è un altro giorno” ?-

-Quella è Rossella O'Hara, imbecille.-

-Diavolo, hai ragione. Allora: Non giudicare mai le cose dal loro aspetto”.-

-Sei sicuro che non sia stato tuo zio Gianni, a dirlo?-

-Gianni non è così poetico.-

-Già.-

-Allora?-

-Cosa?-

-Non mi assali? Dov'è finito il potere di Mary Poppins?-

-Se mi vuoi baciare vieni te e stai zitto.-

Si baciarono per un'ora e ventidue minuti, sdraiati sul parquet freddo e scricchiolante, con la Gazzetta appallottolata come cuscino sotto la testa di Claudia soprannominata per quel giorno 'Valeriona' a causa delle sue labbra gonfissime come quelle di Valeria Marini.

-Nicola..-

-Mhm?-

-Te dici..-

-Non saprei.-

-Non hai voglia?-

-Bè si. Penso di si.-

-O è si o è no.-

-Si, si.-

-Bene, dove hai...-

-Cosa?-

-Hai capito cosa!-

-Il frustino di pelle? Se vuoi nell'armadio di mamma ci sono le manette.-

-Cretino, non intendevo quello!-

-E allora cosa?-

-Hai capito, Nicola! Lo so che lo sai!-

-”Lo so lo saii, il tempo volaaa!”-

-Basta, non lo facciamo più.-

-No, va bene, la smetto. Ce l'ho.-

-Davvero? Sei un porco!-

-Preferisci rimanere incinta dopo la prima volta? Per me va bene, a patto che nostro figlio lo chiamiamo Alfredo.-

-Stai zitto. E dove li hai comprati?-

-Non gli ho comprati. Ne ho conservati un paio dal concerto dei Coldplay. C'era uno stand della Durex...-

-Il concerto del 2009?!-

-Quello di un mese fa, idiota!-

-Ah. Rimani comunque un porco.-

-Senti, vogliamo rimanere a gingillarci oppure mettiamo in atto il nostro piano d'azione?-

-Guarda che non dobbiamo derubare la Intesa Sanpaolo, dobbiamo fare l'amore!-

-Non fare la puntigliosa!-

-Comunque va bene. Solo...-

-Che?-

-Puoi mettere un cd di Bob Dylan? Lo sai che mi rilassa.-

Nicola l'aveva baciata due o tre volte e poi l'aveva abbracciata stretta stretta.

Prima di alzarsi per inserire il cd nello stereo, nell'orecchio le aveva sussurrato: “Ma dopo...ce lo facciamo un kebab da Arturo? Oggi è sabato, Coca Coca gratis.-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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