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Autore: Charlie Hudson    03/11/2012    8 recensioni
Una sera una ragazzina di Los Angeles chiese alla nonna di raccontare la sua storia. Ma non sapeva che quella storia nascondeva dolori, angoscie e delusioni, come poteva saperlo?
Il fatto più bello è che non nascondeva solo quello: vi era anche una bellissima storia d'amore che nacque proprio dall'odio reciproco di due persone, Alexis Harrison e Axl Rose.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.
Los Angeles, 2012.
“Nonna, nonna non te ne andare! Raccontami un’altra storia!” esclamò la bambina dal suo lettino.
“Tesoro, è tardi. Devi riposare, domani c’è scuola” rispose la nonna che di nonna non aveva proprio niente. Insomma era abbastanza giovane per essere nonna.
“Dai, solo unaaa” la pregò la ragazzina, facendo il labruccio.
“E va bene, ma quando sei stanca chiudi gli occhi e dormi, okay?” disse la nonna, sospirando e risendendosi alla poltrona vicino al letto.
“Che storia vuoi che ti racconti?”
“Boh, non lo so. Fai tu! Sono tutte bellissime”
“Allora ti racconterò la storia di come ci siamo conosciuti io e tuo nonno. Se ti spaventi, visto che sarà una storia abbastanza cruda, dimmelo subito” l’ammonì la nonna.
Sul viso della bambina apparve un’espressione corrucciata “Nonnaaa, ho 10 anni! Sono grande!”
“Va bene, va bene. Allora, cominciamo?”
“Certo!”  esclamò la bambina, mettendosi comoda nel suo letto.
“Tutto cominciò una fredda notte d’inverno, era, se non ricordo male, il 26 novembre del 1988 e quello fu il giorno più brutto e più bello di tutta la mia vita…”
“Perché nonna?”
“Beh, perché quello è stato il giorno in cui ho dovuto lasciare mio padre a sbrigarsela da solo con le forze dell’ordine, ma ho anche conosciuto l’uomo che ha cambiato per sempre la mia vita, Axl Rose!”
(…)
Los Angeles, 26 novembre 1988.
“Papà, sono a casa!” esclamò la giovane Alexis. Non ottenendo risposta, andò in giro per casa vedere dove stava.
Lo vide seduto sul letto, con gli occhi sgranati e una mano sulla bocca. Aveva gli occhi bagnati di lacrime.
“Papà, papà che è successo?” chiese la figlia allarmata. Il padre le allungò una lettera con mani tremanti.
Caro signor Harrison,
mi dispiace informarla che, essendosi giocato tutto la scorsa notte a carte, figlia compresa, siamo costretti a venire a prelevare tutti i suoi beni e la sua prole domattina all’alba.
Cordialmente, Jack Smith.
“P..papà, tu..tu mi hai venduto?” chiese lei, con voce flebile e arrabbiata allo stesso tempo.
“Non sapevo che fare! Sai che ci servono quei soldi per andare avanti, l’azienda ha fallito, non ho nemmeno i soldi per pagarti la retta della scuola…pensavo di vincere…”
“E ora tu che cosa farai? Dove mi porteranno?” Alexis si stava spaventando sempre di più.
“A te ho già provveduto…non so se ricordi il reverendo Stephen Baylee, quando vivevamo ancora a Lafayette”
Cristal annuì.
“Ti ricordi suo figlio? William? Oggi si fa chiamare Axl Rose”
“Oddio, vuoi dire quel ragazzo odioso e pieno di sé che si credeva il meglio della scuola?”
“Ehm, si..proprio lui. Purtroppo è l’unico con cui avessi ancora dei contatti e si è trasferito qua, almeno tre anni fa, è famoso, ti può mantenere..” disse il padre, con un sospiro.
Alexis sbottò “Ma io non voglio andare da lui! Ci odiamo e io da quel giorno non voglio più avere niente a che fare con lui!”
“Ti riferisci al giorno in cui lui e i suoi amici ti fecero rimanere chiusa in quella stanza per un giorno?”
“Esattamente!”
“Dai Alex, eravate ragazzi! E poi vuoi andare con William o con questi pazzi che ti farebbero non so che cosa?!” di colpo la voce del padre di era indurita. La ragazza si rese conto che si stava comportando come una bambina viziata. In fondo c’era in ballo la sua vita e quella di suo padre.
“Va bene, lo farò. Ma solo per te! Vado a fare la valigia” appena entrò in camera, si buttò sul letto e si mise a piangere, pensando a quello che sarebbe potuto capitare o a lei o a suo padre.
Fatta la valigia, e messo a posto un piccolo beauty, ritornò in salotto dove vide suo padre con un borsone.
“Tu che farai, papà?”
“Andrò in una cittadella, qua vicino, sperando che nessuno mi scopra”
“Ma William sa che io devo andare a vivere da lui?”
“Certo, ha detto si a una condizione…”
Alexis fece la faccia scettica “E sarebbe?”
“Che non gli rompi le palle….sue testuali parole eh!”disse lui, alzando le mani.
“Ooh può stare tranquillo! Non gli rivolgerò nemmeno una volta la parola, se non per mandarlo a fanculo quando dovremo litigare per chi deve usare prima il bagno!” esclamò lei stizzita.
“Non credo ci sarà questo pericolo..vedi lui abita in una grande villa bianca nella periferia di L.A. avranno bagni a bizzeffe!”
“Perfetto, allora! Quando ci dobbiamo andare?”
“Stanotte, quando occhi indiscreti non ci vedranno..”
“Bene…”
Restarono così per alcuni minuti, minuti in cui Alexis pensò a come dovesse essere cresciuto William o meglio Axl; sorrise, aveva sempre voluto chiamarsi così.
Quella notte arrivò molto presto per i gusti di Alexis  e con suo padre presero la macchina, quella vecchia caretta che faceva più rumore di un trattore, e si diressero verso la villa di Axl.
Arrivarono di fronte a un imponente villa bianca e Alexis dovette strabuzzare gli occhi più e più volte: era veramente magnifica.
Solo per un attimo dimenticò le sue paure e pensò a come dovesse essere bello vivere lì, senza pensieri..poi ricordò il motivo per cui si trovava lì e la tristezza e il dolore tornarono a fare capolino sul suo bel viso.
Il padre suonò al campanello e un maggiordomo venne ad accoglierli: aveva un’aria piuttosto affabile e gentile.
“Buonasera signori” poi, rivolgendosi ad Alexis “lei deve essere la signorina Harrison, suppongo”
“Si, sono io, signore” il maggiordomo le sorrise gentilmente.
“La prego, mi chiami Zack”                                           
“Okay, Zack!” le stava simpatico quel tipo.
“Se vuole darmi la valigia, gliela porto io, signorina” detto questo prese la valigia nera e logora e disse “Vi lascio un po’ di tempo per salutarvi…”
Alexis si girò e salutò suo padre, abbracciandolo e piangendo come una matta “Ti voglio bene, papà, torna presto…”
“Anche io te ne voglio, farò tutto il possibile per ritornare da te e vivere in pace” disse lui, dandole delle pacche sulla schiena. Non erano molto portati per le dimostrazioni d’affetto.
“Ora vai e non piangere, per favore, vedrai che tutto si aggiusterà!” le disse sorridendo.
Ancora con le lacrime agli occhi salì gli scalini della grande villa, accompagnata dal maggiordomo che chiuse la porta alle sue spalle.
Nessuno dei due si era accorto che un paio di occhi verde smeraldo avevano seguito tutta la scena dalla finestra più alta della casa.

Alexis

Charlie’s Corner
Ebbene si sono tornata! Questa storia è da due giorni che mi frulla in testa, quindi ho detto perché no? :3 Fatemi sapere se vi piace e se la devo continuare! :D
Baci a tutti e recensite! :D :**
  
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