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Autore: SmellingCookies    03/11/2012    0 recensioni
Se dopo la tempesta torna sempre il sereno allora dopo un litigio, l'ennesimo litigio, due amiche possono sempre fare pace, cullate dalla brezza estiva.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In a sweet, summer breeze
 



La cena può dirsi finalmente conclusa quando tutti gli invitati, poco alla volta, se ne vanno. La musica che ci ha accompagnati tutta le sera è ridotta ad un piacevole sottofondo, a cui si aggiunge il suono di piatti e bicchieri che vengono portati via dai camerieri.
Dopo aver salutato gli ultimi ospiti mi avvio verso la veranda di questa splendida villa sul mare, gentile concessione del capo editore, dove si è tenuto un sontuoso rinfresco per celebrare trent’anni di attività (della quale faccio parte solo da un paio d’anni), per festeggiare con i vecchi autori di sempre e per adescarne di nuovi. Non ho mai amato particolarmente le cene di lavoro tuttavia questa è da considerarsi un successo: grazie a sorrisi, paroloni eleganti e, non da meno, del buon vino, sono sbocciate nuove offerte e nuovi romanzi ma al momento non mi va proprio di pensare alla pila di lavoro che lunedì mi aspetta sulla scrivania perché ho un’altra faccenda da sistemare, che se ne sta in fondo alla scale, sulla sabbia fresca, con una bottiglia vuota accanto e una sigaretta tra le labbra. E il mascara fino al mento.
Mi avvicino a Caroline ticchettando sui gradini, e mi siedo vicino a lei. Mi guarda, confusa.
“No, il tuo completo di Armani...”
“Al diavolo Armani e le sue dannate scarpe. Non credevo che avrei sofferto il mal di schiena prima dei quaranta.”
Così dicendo mi libero delle decolté che mi sono quasi costate un rene e le lancio sulla sabbia, a poca distanza.
 “Sei venuta a dirmi te l’avevo detto?”
“No, per quello posso aspettare che ti sia ripresa.”
Le sorrido e lei mi fulmina. Alzo le mani.
“Ehi, sono venuta in pace, guarda che ti ho portato.”
Le porgo un fazzoletto e una tavoletta del suo cioccolato preferito che tenevo nella borsa, aspettando il momento giusto. Dopo aver eliminato il mascara dal viso la scarta e l’addenta quasi con rabbia, probabilmente immaginando che sia la testa dell’ennesimo stronzo che l’ha piantata. Purtroppo non posso dire di essere sorpresa, sono abbastanza cinica e le persone non fanno che ricordarmelo, senza contare che ormai conosco Caro da qualche anno, come amica e poi come collega; beh, lei è la prima che mi aiuta a non dimenticare mai il mio interessante carattere.
“Buona?”
“Certo che è buona, lo sai che è la mia preferita.”
“Allora sono perdonata?”
Sguardo afflitto. “Per cosa dovrei perdonarti?”
“Per essere un ghiacciolo stronzo, insensibile e cinico?”
“Oh, beh, non è che possa farci molto, per quello, e poi avevi ragione, quindi...”
Le sorrido di nuovo. “Allora mi vuoi bene così come sono, cinica e stronza?”
“Dimentichi insensibile.”
“Ricordami di non chiederti più scusa, in futuro.”
Finalmente sorride anche lei, tira un profondo respiro e si concede una risata, la prima in quasi tre giorni.
“La cena? Scusa se sono scappata.”
“Tranquilla, non ti sei persa un granché, alla fine. C’era solo un branco di editori affamati che si aggirava tra incauti romanzieri e lottava con le unghie e con i denti per accaparrarsi i migliori.”
Annuisce. “Sangue fresco, capisco.”
Ridiamo entrambe stavolta e guardiamo verso il mare, cullate dal suono delle onde guardiamo il riflesso tremolante della luna e ci lasciamo andare alla brezza fresca, piacevole, della notte.
Trascorso qualche minuto mi alzo, le porgo la mano e ci avviamo barcollanti verso il bagnasciuga; l’acqua è fredda ma sembra come svegliarci, onda dopo onda ci accarezza le gambe e trascina via i sorrisi di cortesia, gli amanti occasionali che spezzano il cuore, il lavoro, le preoccupazioni, lasciandoci così come siamo: due donne e due amiche, di quelle a cui puoi raccontare tanto le delusioni quanto i successi, che giudicano solo perché non vogliono vederti soffrire, con le quali litighi tanto da gridare e con cui ridi tanto da piangere.
 
Restiamo in riva al mare sdraiate come due bambine a parlare di tutto e niente, a ridere, a giocare con la sabbia, fino a veder spuntare il sole e solo allora torniamo adulte e ci avviamo verso la vita di tutti i giorni mentre ci teniamo ancora per mano.





Storia scritta e pubblicata, dalle dita alla tastiera senza passare per il filtro del cervello. Chiedo scusa per eventuali errori.
Grazie per averla letta :)


 

  
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