Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: taisa    20/05/2007    11 recensioni
Accorgersi di quanto si vuol bene ad una persona solo dopo averla perduta per sempre, a questo punto non si può far altro che augurale ogni bene...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Yamcha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
DESIDERO RINGRAZIARTI

DESIDERO RINGRAZIARTI

*

Suonò il citofono della grande casa gialla in attesa che i proprietari gli aprissero.

Passarono solo alcuni minuti prima che la porta si spalancò.

Una piccola figura dai capelli color cielo alzò il capo verso la persona, che impaziente, aspettava sull’uscio della porta.

La bambina lo guardò in attesa che le si presentasse.

L’uomo si abbassò adagiando le mani sulle ginocchia, portandosi all’altezza della piccola padrona di casa, di soli sei anni, per guardarla negli occhi “Ciao piccola, la mamma è in casa?” le chiese cordialmente con un sorriso.

La bimba strizzò più volte gli occhi, prima di decidersi ad annuire.

Senza abbandonare il pomello della porta si voltò verso l’interno della casa “Mammaaaa, c’è un signore per te” annunciò la piccola in attesa che la figura materna comparisse sulla soglia.

“Mammaaaaaaaaaaa” richiamò nuovamente non avendo ricevuto nessuna risposta.

“Ho sentito ho sentito sto arrivando” giunse quindi una voce proveniente dagli svariati corridoi.

La figura di una donna si materializzo all’ingresso, appoggiò una mano sulla testa della figlia decidendosi infine a guardare l’ospite che l’aveva fatta chiamare.

Sorrise appena riconobbe l’uomo che ricambiando con un espressione solare facendole un cenno con la mano.

“Yamcha! Ciao, come mai da queste parti?” lo salutò lei con cortesia.

L’amico si gratto la nuca “Ero di passaggio nulla di speciale” si affrettò a rispondere senza abbandonare il suo sorriso, che seppur contrassegnato alle sue cicatrici restava comunque molto solare ed allegro.

Bulma si scostò leggermente per permettergli di passare “Hai tempo per qualcosa da bere o vai di fretta?” lo invitò facendoli cenno con una mano di accomodarsi.

Annuì “Ti ringrazio, accetto molto volentieri” accettò l’altro facendo un primo passo all’interno della casa.

La donna si rivolse poi alla figlia “Bra vai a liberare il tavolo in salotto” ordinò alla bambina che acconsentì e si dileguò nei corridoi dell’immensa casa.

Yamcha si guardò attorno, quel luogo era cambiato molto doveva ammettere.

Sempre più raramente riusciva a farle visita, con il passare del tempo si vedeva sempre più costretto a rinviare per impregni, o per imbarazzo.

Già, imbarazzo…era una cosa di cui mai si era riuscito a liberare, constatare quanto la sua vita fosse rimasta sempre la stessa, mentre quella dell’amica si fosse evoluta in modo così radicale.

Sembrava che solo lei fosse andata avanti, mentre lui sembrava essersi fossilizzato nelle sue abitudini e nel suo modo di essere.

Sempre la stessa routine ormai, lavoro, amici, e qualche ragazza che saltuariamente cambiava.

Con gli anni questo distacco si era fatto via via più netto e visibile, e ogni volta che si fermava a pensarci un magone gli stringeva inevitabilmente la gola, impedendogli di farle visita, nonostante lei lo invitasse spesso a passare un po’ di tempo insieme.

Era strano inoltre come le piccole cose venissero a galla, un nuovo orologio appeso alle pareti, un nuovo attaccapanni, o quel mobile vecchio che era stato sostituito da uno nuovo.

Ogni volta che tornava lì un nuovo piccolo dettaglio sembrava cambiare ogni volta, anche la tintura delle pareti non era più la stessa.

Pareti ricoperte di piccole e grandi foto di famiglia che una dopo l’altra segnavano lo scorrere della vita di quella casa composta da abitanti dalla natura aliena.

L’intera struttura interna della casa era cambiata, cambiata con i suoi abitanti, con quell’amica per la quale un tempo aveva provato sentimenti più profondi.

“Avete cambiato la libreria in salotto” constatò varcando lo soglia della stanza.

Bulma si voltò ad osservare l’oggetto del discorso “Sì, ma già un paio d’anni fa” confermò accomodandosi su uno dei divani e facendo cenno all’ospite di fare altrettanto.

Yamcha ne imitò dunque il gesto accomodandosi sul divano opposto a quello della donna.

“Allora, come stai?” cominciò lei nel tentativo di instaurare una conversazione mentre aiutava la figlia, ancora china a raccogliere pennarelli e pastelli dal tavolo.

L’uomo annuì apparentemente soddisfatto “Diciamo che non mi lamento” rispose garbatamente.

Bra finì di raccogliere le sue cose, e non intenzionata ad ascoltare una conversazione tra vecchi amici sgattaiolò verso la cucina.

*

Appoggiò i suoi colori sul tavolo della cucina accomodandosi a sua volta su una delle sedie riprendendo a disegnare in modo infantile.

“Che ci fai qui?” le chiese una voce autoritaria che varcò la soglia della camera.

Non ebbe bisogno di alzare lo sguardo per riconoscere la persona che era entrata “E’ venuto uno strano signore, e la mamma mi ha fatto spostare di qua” spiegò la bimba continuando a pasticciare sul foglio per renderlo sempre più colorato e vivace.

“Quale strano signore?” domandò nuovamente quella voce, che per un attimo sembrò esitare.

Bra alzò la testa osservando gli occhi neri del padre, alzò le spalle non conoscendo l’identità dell’ospite “Non lo so, sembra che la mamma lo conosca” spiegò prima di tornare al foglio, ormai variopinto.

Vegeta inarcò un sopracciglio, non era curioso…poteva essere un suo collaboratore, un collega, un giornalista, un compratore, a lui che importava…infondo…ok! Era curioso!!

Aprì l’anta del frigo e afferrò una lattina ghiacciata, si accomodò di fronte alla figlia e con un gesto secco del dito aprì la bevanda “Che tipo di signore è?” chiese con falsa indifferenza sorseggiando la bibita.

Bra alzò il viso, si adagiò una matita al mento con un espressione pensierosa “Mmm…è alto…” guardò il padre “Molto più di te papà” non mancò di sottolineare, mentre il volto del genitore fece uno scatto nervoso ringraziando sarcasticamente, e mentalmente, la figlia per avergli ricordato la sua statura.

“Ha i capelli neri, e gli occhi…mmm…” continuò la bambina, mentre Vegeta iniziava a perdere la pazienza, non che ne avesse poi molta, “Neri…” concluse cercando di ricordarsi le fattezze dell’uomo in questione.

Gran bella descrizione! Così poteva essere chiunque!

Vegeta sorseggiò nuovamente la bevanda, cercando di nascondere il suo disappunto per non essere riuscito a comprendere l’identità del misterioso ospite.

“AH! E ha anche due tagli sulla faccia” aggiunse in un secondo momento la figlia alzando due dita della mano.

Il padre rischiò seriamente di sputare quel che stava bevendo, due tagli? Voleva dire due cicatrici?! E se voleva dire due cicatrici, allora… “Come sono questi…tagli” chiese sospettoso una volta essere riuscito a mandar giù la bevanda.

Bra lo guardò per un attimo con un espressione interrogativa, non capiva il motivo di tale reazione.

Decisa comunque di rispondere alla sua domanda, si appoggiò il retro di un pennarello sulla guancia mostrando al genitore le fattezze della primo taglio “Uno così” aggiunse portando poi la penna vicino all’occhio e compiendo lo stesso gesto di pochi istanti prima seguendo la linea della seconda cicatrice “E l’altro così” concluse infine soddisfatta del suo operato.

Vegeta sgranò gli occhi, c’era una sola persona che aveva due cicatrici simili in volto!

*

Quando entrò in cucina osservò per una attimo la scena, “Ciao” salutò accompagnato da un sorriso raggiante.

La figlia non distolse la sua attenzione dal foglio che stava ancora scarabocchiando, mentre il marito le lanciò uno sguardo imbronciato.

Bulma si fermò ad osservarlo un secondo, conosceva quello sguardo, era l’espressione che usava quando qualcosa lo infastidiva.

Storse il labbro “Qual è il problema?” gli chiese prontamente afferrandosi i gomiti.

La riposta che ottenne fu solo un basso grugnito, evidentemente qualcosa che non andava c’era.

Fingendo di non aver intuito le sue preoccupazioni si avvicinò ai fornelli con l’intento di preparare del caffè.

Vegeta la fissò trafficare per alcuni istanti, no, non le avrebbe chiesto nulla, voleva vedere quanto tempo le occorreva prima di rivelargli che il fallito era sotto il suo stesso tetto… “Chi era alla porta?” intento andato a farsi benedire in cinque secondi.

Bulma sorrise continuando a trafficare con i fornelli dando sempre le spalle al marito “Yamcha” rispose solamente senza guardarlo.

L’uomo la osservò infastidito incrociando le braccia, la moglie si voltò finalmente verso di lui appoggiandosi al piano della cucina “Andiamo Vegeta, non sarai geloso?” lo istigò volutamente incrociando a sua volta le braccia.

Vegeta volse lo sguardo dal lato opposto “Tsk, idiozie!” si affretto a…mentire.

Non la fregava così facilmente, poteva anche illudersi di nascondere il fastidio che provava, ma la sua gelosia era visibile da lontano.

Per farlo contento si voltò verso la bambina “Cosa stai disegnando tesoro?” le chiese avvicinandosi per osservare il suo lavoro.

La piccola coprì il foglio con le braccia “Non è ancora finito” protestò e guardando la madre con un broncio.

Bulma si allontanò alzando le mani “Come siamo suscettibili da queste parti” sottolineo lanciando un accusa implicita all’uomo ancora innervosito.

Il rumore della caffettiera attirò la sua attenzione costringendola a voltarsi verso i fornelli.

*

Yamcha osservò con attenzione alcune fotografie appese alle parete, sorrise guardando il piccolo Trunks al suo primo giorno di scuola, o alla festa del suo dodicesimo compleanno.

Un’altra foto ritraeva invece Bra nei suoi primi giorni di vita in braccio alla madre, un’altra a passeggio con i nonni.

Tra le altre una foto di lei, Bulma, alle prese con Vegeta evidentemente poco intenzionato a farsi immortalare, appesa alla parte perché uno dei rari scatti che li ritraeva in un momento di tranquillità in un parco.

“Lì siamo vicino alla casa nuova dei miei genitori” spiegò Bulma entrando in salotto ed adagiando un vassoio, con le tazze di caffè, sul tavolino al centro della stanza.

Yamcha si voltò a guardarla sorridendole “Sembra un bel posto” ripose cordiale osservandola mentre la donna gli si avvicinava per scrutare le foto.

Sorrise ancora “Infatti. I miei sono molto contenti di essersi trasferiti lì” il suo volto s’illuminò nuovamente “Non sai che fatica ho fatto per convincere quel testone a farsi fotografare” rise al ricordo.

L’uomo tornò a guardare la foto “Lo immagino” rispose divertito mentre fissava l’espressione serena della donna accanto a quello che era il marito.

Bulma si voltò tornando al vassoio e al caffè che doveva offrire all’ospite.

Afferrò una tazza riempiendola con la bevanda “Senza contare che ho anche dovuto convincerlo ad andare a trovare i miei genitori…impresa assai più complicata” scherzò ancora.

Yamcha raggiunse l’amica sedendosi accanto a lei ed afferrando la tazza che gli stava porgendo “Ti da sempre dei grattacapi a quanto sembra” si aggregò allo scherzo.

La donna sembrò pensarci un secondo “Meno di quanto sembri…” alzò un dito assumendo un aria furba “Ormai so come prenderlo” rispose sicura di sé appoggiando la caffettiera, ancora piena, sul tavolo dopo aver versato la bevanda anche nel suo bicchiere.

“Ti ho detto di lasciarmi! Non hai sentito!” protestò una voce proveniente dalla cucina.

I due alzarono simultaneamente lo sguardo, mentre la piccola Bra fece il suo ingresso in salotto trascinando il padre per la mancia della felpa che indossava.

La piccola lasciò la presa solo a pochi centimetri dal tavolo attorno alla quale i due amici di vecchia data erano seduti.

Yamcha deglutì alzando lo sguardo ed incrociando gli occhi neri ed imbronciati dell’uomo che incrociando le braccia lo fulminò con lo sguardo.

Bulma non fece troppo caso al marito, la sua attenzione andò direttamente alla figlia “Dimmi tesoro” la invitò a parlare con un sorriso.

Bra sorrise orgogliosa afferrando il pezzo di carta che aveva scarabocchiato fino a quel momento e mostrandolo alla madre “Ho finito, ora puoi guardare” disse passandole il foglio.

Maldestramente la bambina si sporse in avanti, rovesciando la caffettiera che sparse il suo contenuto sul tavolo, sul suo abito, sulla gonna della madre e i pantaloni dell’altro genitore.

“Che accidenti stai facendo!” sbottò il padre osservando l’orribile macchia di caffè sui suoi pantaloni.

Bulma pensò a sorreggere la figlia prima che sbattesse anche il viso sul tavolo salvando inoltre il suo disegno.

Lo appoggiò accanto a sé sul divano, poi rivolse uno sguardo all’uomo, mentre la piccola scoppiò a piangere “Non urlare in quel modo Vegeta!” lo sgridò inginocchiandosi davanti alla bambina ed abbracciandola.

L’uomo grugnì infastidito osservando la moglie che stava cercando di consolare la figlia.

“Avanti Bra non è successo nulla, adesso andiamo a cambiarci ok?” la rassicurò la madre scostandole i capelli dalla fronte.

Bra annuì singhiozzante osservando la madre alzarsi ed afferrando la mano che lei le porgeva.

Bulma si rivolse all’ospite “Scusa, torno subito” si giustificò accompagnando la figlia in camera sua.

Vegeta restò impassibile, in apparenza, incrociando le braccia mentre osservava moglie e figlia allontanarsi dalla stanza.

Yamcha fece altrettanto, e appena l’amica si fu allontanata osservò il divano sulla quale era stato appoggiato il disegno della bambina.

Lo afferrò osservando quegli strani scarabocchi usciti dalla mente infantile del più giovane membro della famiglia.

Schizzi colorati che dovevano assomigliare a delle persone, per un ulteriore conferma delle lettere tremolanti e mal scritte indicavano l’identità degli scarabocchi.

Il primo personaggio aveva i capelli lilla e un grosso sorriso, al suo fianco la scritta tunks, scritto sbagliato, doveva essere senza dubbio il fratello maggiore.

Il secondo invece era segnalato come mama anche questo con un errore fanciullesco, il terzo era il più piccolo indicato come io.

Ed infine la figura più grande di tutte, lo sguardo imbronciato e i capelli neri rivolti verso l’alto, l’unico nome scritto in maiuscolo ed in modo corretto, papà.

Yamcha sorrise, ed osservò l’uomo che doveva rappresentare quella figura, si alzò riponendo il disegno della bimba dove la madre lo aveva lasciato.

“Desidero ringraziarti” esordì attirando l’attenzione dell’uomo che si voltò perplesso, ma senza darlo a vedere.

“All’inizio non avrei mai creduto, ma ora mi rendo conto che ci sei riuscito davvero” continuò sospirando, senza rammarico “L’hai resa felice, forse meglio di quanto non ci sarei riuscito io. Sono contento di vederla sorridere così, grazie” disse sincero avviandosi verso la porta d’uscita.

Prima di lasciare la stanza si voltò un’ultima volta “Dille che appena posso tornerò a trovarla, e che mi ha fatto piacere rivederla” poi sparì dalla sua visuale.

Quando richiuse la porta principale alle sue spalle respirò profondamente, alzò lo sguardo al cielo e sorrise.

Lei era l’unica donna con la quale avrebbe voluto mettere su famiglia, ma il destino aveva voluto diversamente.

Non lo considerava crudele, perché la felicità non si presenta sempre nel modo in cui ci si aspetta.

Lui era felice…per lei…

*

FINE

*

*

So che Yamcha non piace a molti, però spero abbiate gradito ugualmente questa piccola storia

  
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: taisa