“Guerra, terribile guerra.” Sussurro. Lei ride, adoro il suo sorriso, e se proprio deve essere l’ultima volta che lo vedrò voglio goderlo al meglio. Il video scorre come i miei pensieri. 42 nomine, quest’anno la fortuna non è esattamente a mio favore. Il video termine e Effie si dirige verso la boccia delle ragazze. Ho appena il tempo di sperare che su quel biglietto non ci sia il nome di Katniss quando sento la voce di Effie dire il nome di Prim. Il mio sguardo vaga dalla piccola e indifesa Prim a Katniss che sembra stia cercando di realizzare se sia tutto vero. Un silenzio ricopre la piazza mentre il tributo femmina di quest’anno passa tra la folla di ragazzini che la guardano con compassione. Ormai il suo piede si sta per poggiare sul primo scalino quando sento una voce che conosco fin troppo bene.
“Mi offro volontaria! Mi offro volontaria come tributo…” è lei. Katniss si dirige quasi correndo verso Prim. Quando le è davanti le dice di andare dalla madre, ma lei non vuole lasciarla. Senza sapere come, trovo la forza di correre verso le due sorelle e prendere la più piccola in braccio. La sento che urla, piange e batte i pugni sulla mia schiena. La poso vicino alla madre e torno al mio posto, cercando di non piangere. Ora spero di essere scelto, così ci sarò io a proteggerla nell’arena. Effie si avvicina all’altra boccia, quella con i nomi dei ragazzi, e estrae un foglietto. Si avvicina al microfono e lo apre. Voglio essere io, devo essere io! Ancora una volta la fortuna ha deciso di non assistermi, perché il tributo maschio di quest’anno non sono io. E’ Peeta Mellark.
No, lui no, penso e dallo sguardo di Katniss intuisco che stia pensando la stessa cosa. La folla si allarga per farlo passare e lui si fa avanti con passo incerto. Ora che lo vedo riesco a riconoscerlo meglio, è il figlio del fornaio. Katniss una volta mi raccontò di quando stava per morire di fame e Peeta le salvò la vita dandole del pane. Katniss. Per un attimo mi ero dimenticato che quest’anno lei entrerà nell’arena. La rivedrò? Non lo so. Per ora so solo che ho avuto tempo per dirle ciò che provo, ma non l’ho mai sfruttato. Così un ennesimo pensiero si fa spazio nella mia testa: se non posso proteggere lei, almeno proteggerò la sua famiglia. E’ quello che ci siamo sempre promessi, se uno di noi due fosse andato nell’arena l’altro avrebbe accudito la sua famiglia, ed è quello che dovrò fare io. Colgo l’ultima immagine di Katniss che si allontana per entrare nel palazzo di giustizia e mi rendo conto che devo andare se voglio avere la possibilità di parlarle. Vado a chiedere di poterle parlare, così un pacificatore mi accompagna nella stanza dove si trova Katniss. Incrocio Prim e la madre, e intuisco che devono appena aver finito di parlare con lei. Entro e, d’istinto, l’abbraccio. Mi raccomanda di badare alla sua famiglia e io le garantisco che lo farò. Sto per parlarle, sto per dirle che la amo quando un pacificatore entra e mi trascina fuori. Ho solo il tempo di dire “Ricordati che io…” e poi la porta si chiude davanti ai miei occhi.