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Autore: AyrinL    04/11/2012    4 recensioni
SEBLAINE SUNDAY | Mozart!Sebastian x Salieri!Blaine.
La storia si rifà all'incirca alla leggenda della rivalità tra Mozart e Salieri e alla morte del celebre compositore austriaco.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Vienna, 1895.
 
Blaine sentiva la brezza primaverile accarezzargli la pelle. Sentiva il profumo dell’estate che si avvicinava e il calore del sole che, con i suoi raggi, si adagiava sulla sua pelle rugosa.
Come ogni pomeriggio era seduto vicino alla finestra, davanti a lui un vecchio pianoforte ricoperto di polvere. Le sue dita scivolavano lungo i tasti ormai ingialliti, mentre il suo sguardo era rivolto verso il nulla. Ormai vecchio, la vista lo aveva abbandonato, i suoi occhi non godevano più dell’armonia dei pentagrammi e delle note. Ma le sue dita erano ancora in grado di muoversi su quello strumento, di fare musica, quella che veniva da dentro l’anima, quella in grado di farti sanguinare il cuore per la sua solennità.
La sua vita era stata tutta un’altalena di emozioni.
E alla fine della sua vita gli restava cosa? Niente, se non un grande senso di vuoto e ingiustizia per ciò che alla fine era diventato.
Rinchiuso il quel postaccio pieno di pazzi, malati e vecchi malandati.
Lui era proprio un vecchio che ormai la società aveva dimenticato. Nessuno poteva più occuparsi di lui, lui che non aveva niente. Blaine solo, affranto, pieno di rammarico, con solo la sua musica in testa.
Quella musica che era la sua salvezza, ma allo stesso tempo rappresentava la sua disfatta, la sua sconfitta.
Per Blaine la musica era l’unica arma che gli permetteva di combattere.
Ma cosa fare quando tutto il mondo là fuori ti è contro? Blaine era stanco di lottare e farsi forza, il suo unico desiderio era quello di lasciare questa Terra il prima possibile e poter raggiungere lui.
 Il suo grande amore. 
Per incontrarlo in chissà quale posto, sicuramente migliore del mondo mortale.
Era il 1776, quando Blaine era alla corte degli Asburgo  a Vienna. Maestro e compositore, la sua carriera e la sua vita sembravano andare a gonfie vele. Blaine viveva immerso tra gli agi, la musica era tutta la sua vita e non voleva nient’altro.
La sua vita però, cambiò radicalmente, quando a corte arrivò lui: Sebastian.
Aveva sentito spesso parlare di lui, del bambino prodigio, della sua musica che toccava le corde dell’anima e commuoveva l’animo più insensibile.
Quando quella grigia mattina d’inverno, il suono leggere e dolce di un violino, unito al gusto brioso di un pianoforte, giunse alle sue orecchie come un faro nella notte, sentì dentro di lui spezzarsi qualcosa, come se per tutta la sua vita avesse trattenuto emozioni che non sapeva di avere. Quel fiume di sentimenti stava straripando, il mondo attorno a lui stava radicalmente cambiando, come se con quella musica avesse in possesso una nuova percezione dei sensi. Tutto divenne più amplificato, come se la vita gli scoppiasse davanti agli occhi, rendendo tutto più colorato.
Quando giunse il quel salotto colmo di gentiluomini e nobildonne tutti attoniti dinanzi quella meraviglia, sentì le gambe vacillare ancora di più.
Sebastian se ne stava in piedi a muovere le braccia in alto, disegnando linee immaginarie per l’aria con la bacchetta, e le note seguivano lui e i suoi chiusi, concentrati, la sua bocca dischiusa in un sospiro di gioia e serenità paradisiaca.
La musica terminò, il pubblico applaudiva commosso e Sebastian si volse per un inchino.
Se la sua musica era un grado di toglierti le difese, i suoi occhi ti annientavano del tutto.
Gli occhi verdi di Sebastian erano la cosa più intensa che avesse mai visto in vita sua. Capì immediatamente da dove provenivano tutte quelle note, quei suoni, quelle armonie.
Erano quegli occhi, il centro della sua linfa vitale. E ci fu immediatamente una connessione tra i due, come se entrambi condividessero la stessa anima.
Blaine non capiva cosa stesse succedendo. Era innamorato?
 Dovettero passare un paio di giorni per avere  la conferma di quella strana infatuazione, quando Sebastian, nel mezzo di una fastosa serata in maschera, non esitò nell’adagiare le labbra su quelle di Blaine, assaggiando e indugiando sulla bocca rossa famelica di tante, tante cose.
Il tempo passava, tra un bacio nascosto e una carezza furtiva, a rigirarsi tra le lenzuola fuori dal mondo intero.
I due parlavano, si ascoltavano, era semplice.
Cominciò per gioco, solo attrazione fisica, ma poi volevano passare sempre più tempo insieme, Blaine sentiva che il suo posto era tra le braccia del suo Sebastian. Solo lì si sentiva al sicuro.
E sentiva che Sebastian scriveva anche per lui, ogni nota era rivolta ai loro timidi sorrisi, ai loro baci appassionati, ai loro sguardi celati in pubblico, dalle loro mani stretta l’uno all’altro, alle notti passate a far l’amore.
Erano diventati indipendenti l’uno dall’altro, l’amore li aveva colpiti e sentivano di non poterne più fare a meno.
**
Di certo Blaine non si meravigliò quando l’imperatore conobbe personalmente Sebastian e lo pregò di scrivere un’opera appositamente per lui.
Ormai tutti amavano Sebastian.
Blaine era solo un compositore di corte che tutti avevano dimenticato.
La vita di corte era un guazzabuglio, tutti parlavano, tutti imbrogliavano.
I due di certo mantenevano un distacco in pubblico. E la gente cominciò a interpretare quel distacco come invidia da parte di Blaine, che divenne oggetto di chiacchiere e pettegolezzi.
Da lì, le cose precipitarono.
Perché anche a Vienna dell’800 le cose passavano, si consumavano velocemente, duravano il tempo di una scintilla, bruciavano istantaneamente e cadevano nell’oblio.
Anche Sebastian, come Blaine, cadde nel dimenticatoio, povero, la sua musica sottoposta a critiche su critiche. E la sua unica consolazione era il vino, e Blaine non poteva fare molto, perché Sebastian aveva creato un vuoto tra di loro, un vuoto incolmabile.
E nonostante Blaine si sforzasse di riavvicinarlo a sé, Sebastian era rinchiuso in se stesso ogni giorno di più.
Infelice, tormentato, distrutto.
Fino  a quella sera, quando Sebastian rifiutò l’ennesimo aiuto da parte di Blaine e, ubriaco, lo accusò davanti a tutti di essere la causa dei suoi mali.
Da allora i due non si sentirono più, non si guardarono più.
Fino al fatidico giorno della morte di Sebastian. Il mondo cadde addosso a Blaine, si odiava per non aver fatto abbastanza, si odiava perché aveva lasciato che la gente parlasse di lui.
Quando Sebastian morì, lasciò incompleto il Requiem al quale lavorava da giorni. Quel lavoro lo stava distruggendo, in quella musica vi era il riflesso della sua incombente fine.
Lo logorava.
E per la gente, Blaine divenne colui che aveva commissionato sotto forma anonima l’opera a Sebastian. Colui che lo avvelenò, lo uccise brutalmente, per poi sottrargli quell’opera dal valore immenso e tornare alla ribalta.
Come poteva la gente pensare ciò? Blaine non riusciva a capire. Loro non potevano sapere, quanto si sentisse unito a Sebastian.
Non potevano sapere dell’effetto che aveva avuto nella sua vita.
Al suo funerale, non c’erano in molti.
Ma lui sì, era lì. Mentre le lacrime rigavano il suo volto e un peso sempre più grande calava sul suo cuore.
La sua anima spenta. Nessuno più avrebbe suonato quella musica celestiale, nessuno più lo avrebbe baciato come solo Sebastian sapeva fare. E la sua mancanza se la portò dietro tutta la vita, perché nessuno poteva capire che fino a quel 1776 lui non aveva mai vissuto davvero, non aveva mai provato la passione, quella vera, che ti brucia l’anima, ti rende felice di trovarti in questo mondo, e tutta la sofferenza sparisce, non c’è posto per il buio, solo amore, solo vita.
Come avrebbe mai potuto ucciderlo, se in quella notte in cui Sebastian lo accusò in prenda al vino, Blaine era già morto dentro?
La follia, l’odio, sono emozioni vive, reali, concrete. Senza Sebastian invece, lui non provava nulla.
E lì, in quella stanza, privo di vista, suonava, suonava, e suonava ancora, sperando che Sebastian potesse sentirlo, gli diceva : “ti perdono, quella sera non eri in te, ma io e te ci amavamo”.
E quando sentiva i raggi del sole sulla pelle, sapeva che quella era la risposta flebile di Sebastian perso in chissà quale cielo.
 
 
  
   
 
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