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Autore: sheeranscheeks    04/11/2012    2 recensioni
«Sono un angelo succhiasangue! Ecco perché non posso stare con lui» urlò esasperata Alyssa, facendo abbaiare il cane del vicino.
«E poi ora é fidanzato con quella sottospecie di ragazza.»
Continuò cercando di nascondere le lacrime, fino a quando Zayn l'accolse fra le braccia regalandole uno, forse, dei più dolci baci al mondo.
Esitò un secondo, poi le sussurrò all'orecchio: «Come disse Freud: la normalità non esiste, perché nessuno può dire chi e cosa é normale. E tu sei la cosa più bella al di fuori del normale che esista.»
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Odi profanum vulgus et arceo."
(Odio la massa ignorante e la tengo lontana)
Orazio.

 


Aveva le gambe strette al petto, con il volto abbandonato sulle braccia, triste e colmo di lacrime.
Alle sue spalle, un muro, a ogni suo singhiozzo le graffiava la schiena, ma sembrava non sentire quelle punte di cemento aprirle la pelle; sopra di lei una scritta fatta, probabilmente, con un pennarello indelebile, tirato fuori dallo zaino da una ragazza che aveva raggiutno il suo sogno che, al ritorno da scuola, aveva scritto velocemente quelle parole di Gabriele D'Annunzio:"Ricordati di osare sempre".
Una notte senza fine, alla quale era stata costretta partecipare, e che, come aveva previsto poche ore prima nella sua camera da letto mentre si cambiava, per lei era finita nel peggiore dei casi: umiliata davanti a centinaia di persone.
Non erano persone qualsiasi, o che, come aveva sempre pensato, persone che vedi una volta e che non rivedrai più, ma erano i suoi compagni di scuola, quelle odiose, spregevoli, fastidiose persone che frequentavano la sua stessa scuola e che, sicuramente, il giorno dopo avrebbero ripetuto le parole delle sue poesie imitandola.
Ma il problema non era: “Oh cazzo, sono stata umiliata!” ma:”Oh cazzo e ora chi sopporterà sapere che quegli organismi monocellula che non possiedono Q.I . perché non sanno nemmeno cos’è, conoscono alla perfezione tutti i miei punti deboli?”
Ogni suo problema, ogni sua emozione, ogni suo sentimento era scritto su quel quaderno; aveva sputato quelle parole in quelle notti dove la testa va in cerca dei suoi perché. Iniziò a torturarsi il dilatatore, con il volto ancora tra le braccia circondato dal buio, e lasciò che le lacrime smettessero di rigarle il volto.
-Milano, ti odio.- disse a bassa voce, cercando di soffocare un altro pianto che urlava di essere liberato; maledisse la città che l’aveva accolta e che sperava che non avrebbe trattenuto il suo corpo da defunta. Voleva andarsene, come aveva progettato: magari New York, che come mostrava nei film, dava grandi possibilità a ballerini Hip Hop come lei, oppure Los Angeles, Las Vegas, Dublino, Londra, Cardiff, Barcellona , Ottawa, Philadelphia, in Pennsylvania, o anche ad Haiti per cercare di aiutare i bambini e le loro famiglie.
Qualsiasi luogo, purché lontano da loro.
Mentre malediceva mezza Via Lattea, con tutti i suoi abitanti, umani, extraterresti, Pianeti o meteoriti che fossero, e nonostante fosse consapevole che molte anime pie non lo meritassero, rimase ad ascoltare dall’esterno della discoteca le loro risate, e la voce squillante di Jake che leggeva ad alta voce il suo testo in inglese riguardante la guerra.
-Ma si può sapere che cazzo hanno da ridere?- si chiese, mentre alzando lo sguardo incrociava gli occhi color grano di un gatto nero che attraversava la strada davanti a lei.
Per niente superstiziosa, cercò di richiamare l’attenzione del gatto facendo alcuni rumori con la bocca, ed estraendo dallo zaino la bottiglia d’acqua che portava sempre con sé.
Ne versò un po’ sulle mani, mentre il gatto faceva alcuni passi incerti nella sua direzione; la ragazza alzò lo sguardo sorridendo e gli sussurrò:-Vieni, non ti faccio del male.-
Per un secondo sembrò volersi gonfiare e soffiarle contro, poi, dopo aver abbattuto quel sottile muro di paura, si avvicinò alle mani della ragazza dalle quali gocciolava acqua che le bagnava le Vans consumate.
Nell’istante in cui lei avvicinò il suo volto sorridente al gatto per guardarlo meglio, un flash provenì dalla sua sinistra.
Girò la testa di scatto, il cuore che sembrava voler uscire dalla cassa toracica, cercando nel buio di quella via il volto della persona che aveva scattato quella foto.
Seguì le sue Nike rosse, incrociando le sue gambe appollaiate a terra, fino ad arrivare alla Canon da 18 Megapixel che puntava il suo obbiettivo verso lei e da dietro scorse una faccia sorridente.
Un biondo, moro. Non riusciva a distinguere il colore dei suoi capelli sotto la luce fievole del lampione; chiuse gli occhi riducendoli ad una fessura fino a quando il ragazzo si avvicinò a lei e, illuminando i loro volti con lo schermo del cellulare, disse: «Ciao» in uno strano accento irlandese.
«Stammi bene ad ascoltare, se sei venuto qui per prendermi in giro anche tu, puoi anche tornartene dentro.» disse in tono seccato Alyssa, lanciando uno sguardo veloce al capannone.
«Mi spiace, non sono Italiano.»rispose il ragazzo sempre sorridente in Inglese.
Perfetto. Pensò Alyssa stropicciandosi il volto. Avrà sentito il mio testo. Che bella figura.
«Hai sentito tutto, giusto?» chiese la ragazza indicando la Discoteca improvvisata, e mostrando una faccia abbattuta.
Il ragazzo maneggiava la sua macchina fotografica, guardando le foto recenti che aveva fatto: «Sì, ho sentito.» rispose continuando a fissare lo schermo.
Alyssa sorrise, pensando a quanto fosse sfigata, e posò lo sguardo sul gatto che, dopo aver preso confidenza, si era accucciato sulle sue gambe.
«Io sono Niall, piacere» disse il ragazzo, interrompendo l’afflusso di pensieri che stava per scaricarsi nella mente della ragazza.
Le tese una mano pallida e ferma; la strinse e si sentì al sicuro con le loro mani intrecciate. Non molto, ma almeno quanto il gatto che dormiva sulle sue gambe che, almeno per quella notte, aveva trovato qualcuno con cui stare.
«Io sono Alyssa, per i miei genitori Allie, per gli amici che non ho mai avuto Aly.- rispose abbozzando un sorriso.
Niall non potè fare a meno di ridere:«Bene, allora sarò onorato ad essere il tuo primo amico e a chiamarti Aly.»
Posò la macchina fotografica tra le gambe, tenendola sempre tra le mani per evitare che cadesse sul marciapiede, poi continuò:«Perché sei qui da sola?»
La ragazza sollevò le spalle e spostò una ciocca dei capelli neri come il buio che li circondava:«Sono troppo intelligente per loro.» rispose disinvolta.
Il biondo fece un verso a metà tra uno sbuffo e una risata, guardando come gli occhi scuri di Alyssa si muovevano seguendo una massa di persone uscire dall'edificio.
«Ti fidi di uno sconosciuto?» chiese porgendole la mano, e dipingendo sul suo volto uno dei migliori sorrisi che gli riuscisse.
La mora lo guardò sottecchi mentre sfiorava il pelo morbido del gatto che cercava del cibo, inspirando profondamente l'aria che, ora, aveva il profumo di miele.
Esitò alcuni istanti, cercando una scusa per abbandonare il ragazzo sul marciapiede, ma qualcosa le sussurrava di non farlo, di annuire e seguirlo dove volesse scortarla.



yepppaaaaaaaaaa.
Sono tornata, yaaaaay.
No, l'altra fanfiction non l'ho abbandonata, é solo che sto cercando l'ispirazione adatta per continuarla.
Nel frattempo, mi é venuta un flash per questa c':
Spero sia di vostro gradimento come 'Prologo' cc':
Fatemi sapere con una recensione,
Star Collision.

   
 
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