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Autore: Alerie Ambrose    04/11/2012    2 recensioni
Non ero soddisfatta della mia vita, non potevo uscire, divertirmi, vivere e stare a casa con la mia perfettissima famiglia a farmi ripetere quanto fossi una delusione.
Non ero brava nello sport come i miei fratelli, o affascinante come mia sorella o intelligente come l'altra. Io ero la semplice Caroline.
Poi una telefonata mi cambiò la vita, una festa, un incontro che mi fecero diventare la nuova Caroline, sfrontata e pronta a tutto.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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Ciao a tutti! Questa è la prima Storia che pubblico, se volete recensire ne sarei lieta, non siate cattivi! :D

Time of my life

Slegai la treccia e passai le dita tra i capelli per eliminare ogni nodo. Le onde castane dei miei capelli ricadevano sulle spalle riflettendo la luce dorata della lampada.
I capelli erano l'unica cosa che meritava un po' di orgoglio da parte mia, per questo dedicavo loro una particolare attenzione.
Nella mia vita molto spesso tutto era una competizione, i miei genitori si aspettavano che come loro quarta figlia, prendessi ogni cosa positiva dai mie fratelli: l'intelligenza di Cora, il fascino di Caileigh e la bravura nello sport di Colin, purtroppo mi rivelavo ogni giorno di più una delusione, l'unica cosa che rendeva fiera mia madre era per l'appunto la mia chioma, che catturava l'attenzione delle sue amiche rendendole invidiose. Quella sera, durante la cena con le nostre zie, ognuna di loro aveva presentato i figli come se fossero dei trofei, Zia Patty aveva sfoggiato la collana di diamanti di sua figlia Eva regalatale dal fidanzato dottore, e l'esame della sorella, Emma, con il massimo punteggio. Zia Penny invece aveva sfogliato le foto dei viaggi oltreoceano di nostro cugino Ronald e la pagina di una rivista dove Reina e Robert , i due gemelli, sorridevano smaglianti per pubblicizzare un dentifricio. Allora mia madre, con un ghigno di soddidfazione, aveva mostrato alle sorelle i premi sportivi di Colin, gli svariati esami con il massimo punteggio di Cora, ed il servizio fotografico di Caileigh, poi con disinvoltura aveva fatto notare il colore, la morbidezza e la cura dei mie capelli.
Per il resto della serata Zia Patty aveva insegnato alle mie sorelle svariate pettinature usandomi come cavia, e pettinandomi fino a farmi venire il mal di testa.
Mi struccai con cura e guardai con aria triste il mio riflesso nello specchio. A quell'ora avrei dovuto essere ad una grandiosa festa con i miei amici, invece ero da sola in camera a prepararmi per andare a dormire. Svogliatamente mi misi il pigiama e mi tuffai sotto le coperte con l'i-pod in mano, pronta all'ennesima serata da depressione e Green Day.
'You lied' suonava da circa due minuti quando il cellulare squillando mi buttò giù dal letto, lo presi e mi fiondai sul balcone cercando di far smttere la suoneria che nel frattempo doveva aver svegliato mezza casa, chi poteva essere a quell'ora?
-Pronto?- risposi a bassa voce.
-Caroline!! Questa festa è stragrandiosa!- strillò Rebekah dall'altro capo cercando di sovrastare urla, schiamazzi e chitarre elettriche a tutto volume.
-Si..bene Beks, sono felice per te- dissi io annoiata.
-No, non hai capito! Tu devi venirci, subito! Sta per suonare un gruppo che sono sicura che ti piacerà da matti!- 
Sospirai -I miei non mi daranno mai il permessso per venirci, in più qui stanno già tutti dormendo!- ribattei tristemente controllando che dalla porta non entrasse nessuno.
-Rolly, non vieni mai alle feste, i tuoi ti controllano come una marionetta, cazzo, hai sedici anni! Vivila questa vita!- sbottò Rebekah.
-Sarà per la prossima volta...ormai è troppo tardi...-
-Te l'ho detto che il gruppo che sta per suonare sono gli Emily's Army, il gruppo di Armstrong, e che dopo la festa si trasferisce da lui?- insistè.
Mi si mozzò il respiro in gola -A casa sua? E non serve l'invito?-
-No...ma non credo che si ri..e lasciami stronzo!Scusa, qui la gente è un po' fatta...comunque ti dicevo che non capiterà più molto spesso che diano una festa aperta a tutti come oggi, è un'occasione he non puoi sprecare!-
-Ok vengo- dissi d'un fiato, mentre una scarica di adrenalina mi attraversava da parte a parte.
-Si!!!- esclamò Beks emozionata -Ti passa a prendere Leo, sta venendo anche lui!- poi, senza farsi troppi problemi mi chiuse il telefono in faccia. Rimasi immobile per qualche minuto, cercando di capacitarmi per quello che stavo per fare: scappare di casa per andare ad una festa senza che i miei lo sapessero, una cosa che non avrei mai e poi mai osato fare.
'Caroline!' disse una voce nella mia testa 'Questa è l'occasione che aspettavi, finalmente un po' di libertà!' sorrisi compiaciuta, sarebbe stato per una sola sera, segnava l'inizio di una nuova era, niente più cene noiose con la mia famiglia od obblighi di fare cose che nemmeno mi piacevano. 'Una nuova me, da stasera' mi dissi, poi corsi a prepararmi.

Scesi le scale con estrema attenzione, posando il piede su ogni gradino con leggerezza per evitare ogni rumore che avrebbe potuto insospettire la mia famiglia, poi, una volta al piano inferiore, infilai le converse e mi lasciai la porta alle spalle, richiudendola con attenzione. Quando fui fuori di casa e da ogni pericolo, corsi a perdifiato verso il vecchio catorcio di Leo che sbuffava annoato un denso fumo nero.
Mi tuffai agitata sul sedile anteriore, e mentre stavo ancora chiudendo la portiera, Leo era già partito alla massima velocità, sterzò violentemente a sinistra, sorridendo e abbassò il volume della sua malconcia radio.
-Lo sai vero che sono invecchiato di vent'anni ad aspettarti?- esordì sorridendo.
-Lo sai vero che in questi vent'anni tu e il tuo catorcio avete contribuito notevolmente ad aumentare l'effetto serra?- ribattei divertita.
-E' un piacere rivederti!- scherzò lui girando bruscamente a destra.
Tamburellai nervosa il cruscotto, continuando a lanciare occhiate allarmate alla strada, con il terrore che l'auto di mia madre potesse sbucare all'improvviso da qualche angolo, Leo mi guardò divertito -Nervosa?-
-E se i miei mi scoprono?-
-Non succederà, nei secoli in cui tu ti preparavi, ho studiato un piano, non dovrai fare altro che tornare prima che loro si sveglino ed il gioco è fatto- rispese prontamente lui, accelerando in modo assurdo.
-Ok, mi fido di te- risposi semplicemente -Dici che in casa Armstrong ci sarà anche Billie Joe?- chiesi dopo un po' ansiosamente.
-E' casa sua, non vedo perchè non dovrebbe esserci!-
A metà strada Leo ricevette un messaggio da Beks che lo fece inchiodare, poi con una manovra da pirata della strada invertì la rotta e si diresse verso l'altra parte della città.
-Che succede?- chiesi confusa-
-La festa si è appena trasferita- rispose lui guardando l'ora -Non hanno suonato per molto-
Il catorciò sfrecciò alla massima velocità, in una curva quasi non rimase su due ruote ed inchiodò diverse volte mentre tentava di tagliare la strada alla poca gente che incontrava, poi finalmente arrivammo a destinazione, e scendere da quell'auto infernale fu un sollievo immediato.
-Qualcuno ti ha mai detto che guidi come un pazzo?- chiesi leggermente scossa.
-Aspetta quando sarò ubriaco e dovrò riportarti a casa!-

Alla festa erano presenti più persone di quanto potessi immaginare, e talmente tanta birra da rendere ubriaca una balena. Leo scomparve dopo poco alla ricerca di Beks, ed io rimasi sulla soglia come un imbranata a guardarmi intorno disorientata.
Iniziai a cercare con discrezione Billie Joe, forse l'unico motivo per il quale mi trovavo lì, mi aspettavo di vederlo trangugiare birra o strimpellare qualche accordo sulla sua vecchia Blue, ma purtroppo non vidi altro che ragazzini ubriachi e coppie intente a limonare vogorosamente.
Mi sedetti stanca su un gradino, poi cominciai a bere, lentamente una birra dopo l'altra fino a quando i rumori non si fecero più attutiti e le sagome indistinte. Sentii qualcuno che mi invitava a ballre, gemetti un no mentre un secondo mi mandava a quel paese, poi una ragazza di passaggio mi fregò la birra, così, troppo stanca per alzarmie andare a prenderne un'altra, mi sdraiai sulla scala, pregando che nessuno mi calpestasse.
-Sono comodi i gradini?- chiese qualcuno sedendosi vicino a me.
-Molto grazie- risposi provocando una risata al ragazzo.
-Dai, ti accompagno fino dal divano, scommetto che mi ringrazierai!- continuò lui, poi mi aiutò ad alzarmi e mi guidò tra la folla, fino ad un divano morbido sul quale sprofondai immediatamente.
-Grazie- borbottai.
-Figurati!- rispose, poi si alzò e scomparve nella mischia.
-Beh grazie per la compagnia!- urlai seccata, poi mi alzai e con tutta la dignità che riuscii a raccogliere mi diressi verso l'uscita.
Sulla porta due tipi stavano scazzottando allegramente, mi infilai  la mai in tasca ed attesi che finissero il loro litigio, poi uscii sul portico. 'Accidenti' pensai, non avevo le chiavi del catorcio...dovevo travare Leo.
Rientrai in casa e iniziai a chiamarlo tra la folla, cercando di riconoscere la cresta bionda tra le mille teste che avevo davanti, ma dopo che avevo percorso più e più volte la sala di Leo nemmeno l'ombra.
-Leo? E' il tuo tipo?- Chiese il ragazzo ricomparendo davanti a me con un bicchiere di...vodka? in mano.
-Il mio accompagnatore, quando lo trovo me ne posso andare- risposi bruscamente.
-Vuoi?- chiese lui porgendomi il liquido.
-No, grazie.-
Lui rise di nuovo, e solo allora notai quant'era radioso mentre lo faceva. Lo guardai con più attenzione, era carino, aveva i capelli scuri e la carnagione abbronzata.
-Qua dentro non si respira- dissi tornando a cercare con lo sguardo Leo.
-Vieni fuori, prendiamo una boccata d'aria, a trovare l'autista ci pensi dopo eh?- mi cinse con un braccio i fianchi e mi condusse verso la porticina sul retro che si apriva in un grazioso giardinetto ben curato.
-Come ti chiami?- chiese lui lanciando il bicchiere ormai vuoto in un cespuglio.
-Caroline...e questa non è casa tua non dovresti buttare i bicchieri a terra!- lo rimproverai -e tu?-
Lui scoppiò a ridere -Joseph Marciano Armstrong, Joey per gli amici, e se permetti, questa è casa mia-

  
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