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Autore: somochu    04/11/2012    11 recensioni
Blaine sapeva di essere una persona sfortunata.
Lo aveva sempre saputo.

Scritta per la Seblaine Sunday.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La legge di Murphy

 

 

 

 

Blaine sapeva di essere una persona sfortunata.

Lo aveva sempre saputo.

Quando era piccolo e suo padre gli aveva finalmente comprato quella macchinina da scontro che aveva sempre sognato, ecco che i ladri quella stessa notte erano piombati a casa sua e rubato quasi tutto.

Quando camminava per strada, sapeva che su un asfalto largo chilometri, lui avrebbe beccato proprio il pezzo con la cacca di cane.

Quando aspettava gli autobus, sapeva che quelli sarebbero stati in ritardo; mentre invece quando era lui a essere anche solo un minuto di ritardo, ecco che quelli passavano anche con leggero anticipo.

Se all'epoca quando andava ancora a scuola volevano mandare qualcuno alla lavagna, lui era sempre quello che magicamente veniva chiamato, e ora che lavorava, invece, era ovvio che se una stampante non funzionasse, in ufficio, il capo dava la colpa a lui. Senza contare tutte le sue storie d'amore finite nel cassonetto, poi.

Quindi quel giorno, mentre Blaine usciva dalla casa dal suo migliore amico di una vita, Bill, sentiva che qualcosa sarebbe andato storto.

Ed ecco l'ascensore del condominio di Bill che si bloccava nel nulla, quello che ci voleva per rendere ancora più tragica la sua sorte da sfigato.

E... Beh, lo diceva anche la Legge di Murphy: se qualcosa può andare storto, lo farà.

 

 

 

 

Blaine suonò più volte il pulsante dell'allarme finché finalmente sentì una voce e sospirò di tranquillità. Un donna stava chiedendo se ci fosse qualcuno e Blaine le spiegò che era bloccato, attraverso la porta, chiedendole di andare a chiamare qualcuno per tirarlo fuori.

Passò qualche minuto prima che la donna tornasse e Blaine poté dare un'occhiata all'altro ragazzo che era bloccato con lui e sembrava leggermente agitato.

Non fece in tempo a parlare, però, che la donna tornò, spiegandogli che ci sarebbe voluta almeno una mezzora per aprire il tutto e che i Vigili del Fuoco stavano arrivando.

Sospirò di sollievo, lasciandosi andare contro lo specchio dietro di lui. Almeno erano salvi e tutto si sarebbe risolto.

Improvvisamente si ricordò dell'altro ragazzo e si rimise comodo a fissarlo, assolutamente incuriosito.

"Come ti chiami?"

Quando il ragazzo si voltò verso di lui, Blaine sobbalzò, non aspettandosi due occhi scintillanti – e di un verde bellissimo – a fissarlo spauriti.

Era evidente che aveva una fifa per gli spazi chiusi, ma Blaine notò come il tipo ostentò un sorriso che avrebbe dovuto essere tranquillo, ma che si vedeva essere forzato.

"Sebastian Smythe al tuo servizio," disse.

Lo vide abbassare gli occhi su di lui e improvvisamente le sue iridi non scintillavano più di paura. Blaine non osava mettersi a pensare a cosa avesse risvegliato l'attenzione dell'altro ragazzo.

"Ma tu puoi chiamarmi anche solo Sebastian," riprese, il sorriso allargato.

Improvvisamente Sebastian sembrava non essere più tanto preoccupato della loro situazione.

Blaine si prese un attimo a sua volta per fissarlo e... però. Forse quella giornata non era così tanto sfortunata.

"Ciao, allora, Sebastian," disse. "Io sono Blaine Anderson."

"Ma ciao Blaine," disse l'altro, senza togliersi quel sorriso strafottente dal viso. Blaine sentì l'improvvisa voglia di picchiarlo. "Abiti qui?"

Non sapeva perché, ma anche una domanda così semplice gli sembrò avesse un doppio fine. Chissà.

"No, qui ci abita un mio caro amico e oggi sono soltanto venuto a trovarlo."

Già.

"E com'è che non ti ho mai visto prima?" Sebastian sembrava che se lo stesse chiedendo da solo, ma Blaine si sentì comunque in dovere di rispondergli.

"Forse mi avevi già visto, ma non ti ricordi di me," scherzò, cercando di alleggerire l'aria.

"Impossibile."

Blaine sobbalzò per quella risposta così veloce e ferma.

"E perché mai?" chiese, confuso.

Sebastian lo guardò di nuovo dall'alto in basso, praticamente mangiandolo con gli occhi. Blaine sentì improvvisamente caldo.

"Perché, fidati," il suo sorriso si fece malizioso e provocatorio. "Un culo come il tuo lo avrei certamente ricordato."

Ora sì che l'aria cominciava a mancargli, soprattutto quando Sebastian si avvicinò a lui in quel modo.

"Sai, sei maleducato, non ci conosciamo nemmeno," disse, chiedendosi perché l'atmosfera fosse passata da tranquilla, a spaventata, a completamente su di giri.

O meglio, perché lui fosse su di giri per via di un perfetto sconosciuto.

"Mi hai detto il tuo nome, io ti ho detto il mio, serve altro?"

Di nuovo si stava avvicinando, e di nuovo se lo stava mangiando con gli occhi.

"Sei chiuso in un ascensore," tentò Blaine, sperando che ciò avrebbe riportato l'ansia nell'altro ragazzo, così che lo lasciasse in pace e smettesse di fissarlo con quegli occhi.

Se i sguardi avessero potuto parlare, o meglio agire... beh, Blaine sarebbe stato già nudo in quel momento.

"No," rispose Sebastian, avvicinandosi leggermente. "Sono chiuso in ascensore con te."

Ora tutto sembrava avere più senso anche per lui. Ci sarebbero volute ore per tirarli fuori, ed era ovvio cosa voleva fare Sebastian nell'attesa.

E con un ragazzo a dir poco scopabile a pochi centimetri di distanza, Blaine non riusciva a sua volta a trovare qualcosa di meglio da fare.

Di certo i muscoli scoperti di Sebastian non erano fatti per giocare a braccio di ferro.

"Stammi lontano," tentò di nuovo,

Stranamente, venne ascoltato. "Va bene," Sebastian si allontanò di nuovo – quel minimo che gli permetteva il piccolo ascensore – e cominciò a sventolarsi per farsi aria.

"Fa caldo, no?"

In realtà no, ma come in tutti i migliori cliché nei film, Sebastian cominciò a slacciarsi i bottoni della camicia. Uno ad uno. Lentamente. E sempre seguito dallo sguardo di Blaine.

E anche se quest'ultimo lo sapeva che lo stava facendo chiaramente apposta per provocarlo, lasciò vagare lo sguardo in quella zona degli uomini che gli piaceva tanto e che in Sebastian sembrava particolarmente allettante: quel muscolo tra la spalla e il collo.

Cosa avrebbe dato per leccare quella porzione di pelle...

Quando però Sebastian si voltò verso di lui, Blaine distolse immediatamente lo sguardo, come colto in flagrante.

"Sai, questa tua aria da scolaretto non mi aiuta a non toccarti."

Sentì le parole di Sebastian come ovattate, anche se la sua voce roca era riconoscibilissima, perché troppo occupato a cercare di fissare un punto preciso sul muro anziché il corpo dell'altro.

"Non sono uno scolaretto e smettila di provocarmi," disse, innervosito.

Insomma, era chiuso lì da più di venti minuti con un tizio che non faceva altro che provare a portarselo a letto. La pazienza poteva anche andare a farsi fottere senza tanti mezzi termini.

"Ah, no?" gli chiese Sebastian, con un sorriso accondiscendente.

"No."

"Allora non ti costa nulla toccarmi, giusto?"

Blaine si voltò verso di lui come a rallentatore, cercando di fermare i suoi pensieri così da poter ingranare per bene le parole di Sebastian.

"Che cosa?"

Quel suono stridulo era davvero la sua voce?

"Toccami."

Ora non aveva più dubbi su quello che voleva Sebastian, e dal suo sguardo di sfida evidentemente non poteva neanche tirarsi indietro.

Ingoiò il rospo che improvvisamente sembrò essergli fermato in gola ed espirò leggermente per farsi coraggio.

Suvvia, che sarebbe stato mai toccare una persona come un'altra?

"Coraggio, toccami," Sebastian sembrò interpretare i suoi pensieri, perché ora il suo sguardo era più calmo.

Blaine alzò la mano, cercando di decidere sul da farsi, e la portò dapprima sul collo di Sebastian. Stava davvero sfiorando la pelle di uno sconosciuto. Per tutti gli Dei.

"Sai... Dovresti muoverla..."

Blaine fece come Sebastian gli aveva detto, meccanicamente, e fece scendere il palmo più e sempre più giù, in una lenta carezza, sfiorandogli i muscoli del petto, per poi risalire e poi riscendere di nuovo.

Gli piaceva toccare la sua pelle, era morbida e calda e lasciò che la sua mano vagasse su ogni superficie vellutata riuscisse a toccare, sentendola anche vibrare sotto i tocchi dei suoi polpastrelli, e quando carezzò lentamente la pelle intorno all'ombelico gli sembrò udire anche un gemito dall'altro ragazzo. Arrivò a sfiorarlo anche con due dita, su e giù, quando si accorse che forse stava esagerando.

Dio, era una maledetta droga.

Aveva appena goduto nel toccare un ragazzo che aveva conosciuto da neanche un'ora. Bene.

Alzando lo sguardo si trovò gli occhi di Sebastian a fissarlo, ora completamente scuriti dal desiderio, e pensò che forse non era andato tanto male e che forse ora sarebbe riuscito a zittirlo una volta per tutte.

"Allora, soddisfatto ora?"

Sebastian si illuminò soltanto per un secondo, perché poi fu così vicino che stare a pensare al suo sguardo fu futile. Non quando poteva sentire il suo respiro dritto sul viso come una carezza lenta e eccitante da morire.

"No," disse Sebastian in un respiro, prima di abbassarsi sulle sue labbra definitivamente.

E... Oddio.

Quello che successe dopo, tra lingue, morsi, denti e gemiti, Blaine non riuscì a descriverlo, sentendosi sopraffatto dalle perfette sensazioni e da quel bacio mozzafiato.

Perché oggettivamente Sebastian era un grande baciatore – e dai versi che emetteva, forse neanche lui se la stava cavando male -, ma Blaine pensò che ci doveva essere dell'altro; forse loro si erano già baciati in un'altra vita, altrimenti non si spiegava come Sebastian sapesse esattamente come farlo impazzire.

E perché era... troppo. Tutto troppo eccitante.

Così eccitante che quasi non si accorse della mano di Sebastian che vagava sul suo corpo, troppo occupato a stare al ritmo con la sua lingua.

Di certo però se ne accorsero i Vigili del Fuoco, visto che quando finalmente aprirono l'ascensore, li trovarono completamente avvinghiati, mentre Blaine aveva la mano di Sebastian nei pantaloni e una voglia improvvisa di sparire sottoterra per l'imbarazzo.

Sebastian uscì di gran fretta dall'ascensore, non prima di avergli infilato un foglietto nel taschino e avergli fatto un occhiolino, però; qualche minuto dopo, mentre Blaine apriva il foglietto stropicciato, trovandoci sopra il numero dell'altro non poté impedire a un gran sorriso di illuminargli il volto.

Forse la fortuna cominciava a girare dalla sua parte.

 

 

 

 

 

 

Piccola AU venuta in mente mentre ero bloccata in ascensore...
Sì, mi è successo veramente LOL
All'inizio pensavo fosse tutta una cosa da Film, no? Invece poi mi sono trovata un'ora lì dentro e quindi mi sono detta "Seblaine!". Così oggi l'ho scritta :3
Cosa che potevo anche non fare, visto che non è niente di che. Se è postata è solo perché Marti mi ha costretta (a proposito, andatevi a leggere la sua fic per la Seblaine Sunday e se non capite su che cos'è, andatevi a leggere la fic di Medea sul quale è basata, è un obbligo). Ma la ringrazio per tutto, che è sempre l'amore <3
Comunque io ero bloccata in ascensore con una vecchietta e non con un Sebastian, meh. Siccome non avevamo niente da fare si è messa a raccontarmi la sua vita, ora so molte più cose sugli anni 60 che prima *felicità
Io sì che sono sfigata, non Blaine.
Comunque Happy Seblaine Sunday a tutte e spero che un pochino sia stata di vostro gradimento. Un bacio :)

   
 
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