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Autore: Rosie Bongiovi    04/11/2012    8 recensioni
"Ci insegnano a scrivere una lettera da quando siamo alle scuole elementari.
Ci dicono “Qui va la data, lì l'emittente, là il destinatario”. I maestri più puntigliosi insistono su altre cose, come il contenuto. “Lì i saluti, poi il testo e ciò che volete raccontare, alla fine un semplice 'Arrivederci' o 'A risentirci'!”. Per me, invece, scrivere una lettera è sempre stato un modo come un altro per sfogarmi".
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci insegnano a scrivere una lettera da quando siamo alle scuole elementari.

Ci dicono “Qui va la data, lì l'emittente, là il destinatario”. I maestri più puntigliosi insistono su altre cose, come il contenuto. “Lì i saluti, poi il testo e ciò che volete raccontare, alla fine un semplice 'Arrivederci' o 'A risentirci'!”.

Ci raccontano che le lettere sono una delle tante cose romantiche che due innamorati si scambiano. Nella mia classe, per esempio, spesso e volentieri qualcuno si ritrovava un foglietto in cartella con un paio di righe di poesia copiate pari pari da un romanzo rubato dal comodino della mamma.

Altre volte arrivano lettere che non vorremmo ricevere. Le bollette, per esempio. Ah, quelle sono le lettere peggiori. Eppure, nonostante tutto, la casella postale, quella accanto al cancelletto di legno, ne è sempre piena zeppa.

Dicono che una lettera è meglio di qualsiasi altro discorso, perché di persona è difficile esprimere i propri sentimenti. Scrivendo, invece, le cose sono completamente diverse.

Per me, invece, scrivere una lettera è sempre stato un modo come un altro per sfogarmi. Mettere i miei pensieri sulla carta mi libera da ogni preoccupazione, da ogni dubbio. Quando inumidisco l'amaro retro di un francobollo con la punta della lingua, allora so che sto per condividere quelle preoccupazioni e quei dubbi con qualcuno. Qualcuno che mi risponde nel giro di qualche giorno.

Ogni foglio sporcato dall'inchiostro nero viene gelosamente conservato nei cassetti della mia scrivania e non me ne libererei per nessuna ragione al mondo.

Mi piace pensare che qualcuno abbia speso del tempo per rispondermi o per raccontarmi le sue avventure. Buttare quei fogli significherebbe cancellare dalla mia memoria episodi che i miei cari hanno voluto condividere con me. Sarebbe scortese, no? Perciò restano lì, silenziosi, ma sempre pronti a narrarmi storie e a rammentarmele.

Ho imparato da mia nonna l'amore per questo genere di cose. Sin da quando ero piccola, mi prendeva con sé e mi portava nel suo studio.

Ultimo cassetto a destra, dal quale sporgeva una vecchia chiave di ferro. Lo apriva ed esso rivelava un'immensa quantità di buste, nelle quali veniva narrato l'amore proibito tra lei e mio nonno. Le loro famiglie non vedevano di buon occhio il fatto che si frequentassero, per ragioni sconosciute non solo ai due innamorati, ma ai familiari stessi. Questo, però, non li aveva mai ostacolati realmente; il loro sentimento era sopravvissuto ed era cresciuto proprio grazie a quei fogli ingialliti dal tempo.

Sai, Clarice”. Mi sistemava l'abitino lilla e mi aggiustava le trecce nere, dalle quali qualche ciuffo indisciplinato tentava sempre di fuggire. Poi mi guardava negli occhi, negli stessi occhi profondi e verdi che avevo ereditato proprio da lei. “L'amore ha sempre bisogno di conferme. Un 'ti amo' inaspettato, l'esprimere la voglia di incontrarsi e di passare tempo insieme, un semplice 'mi manchi'. Non dimenticarlo, bambina mia. Queste lettere sono state l'unico mezzo per tener vivo questo sentimento così grande tra me e il nonno. E tu, quando incontrerai qualcuno a cui terrai più di te stessa, non trascurarlo mai. Se non puoi vederlo, allora scrivigli. Scrivi Clarice. Scrivi”.

Ed è esattamente quel che sto facendo ora.

 

Questa lettera è per te, Richie.

 

 

Ti amo”.

 

 

 

Nota dell'autrice:

Non è passato molto tempo da quando ho concluso French Kiss e probabilmente mi odierete sino alla fine dei vostri giorni perché non vi ho dato nemmeno un po' di tempo per respirare. Me ne rendo perfettamente conto e vi chiedo perdono, ma per me è davvero troppo difficile non scrivere sui Bon Jovi. E' bello fantasticare su di loro e avere la convinzione che facciano parte della mia vita e, questo, è l'unico modo (okay, ora chiamate un manicomio!).

Questo prologo è un po' strano e criptico, as always. C'è una lettera, una lettera di una certa Clarice, indirizzata a Richie.. 

Capirete meglio tra qualche capitolo, per il momento vi lascio cullare dai vostri dubbi (nella speranza che non mi uccidiate!).

Ci tengo ad avvisarvi che aggiornerò ogni domenica, in modo tale da lasciarvi il tempo per leggere e, magari, lasciare un piccolo commento. So che tra lavoro e scuola siamo tutti piuttosto impegnati, quindi vi do un po' di tregua xD

 

Non aggiungo altro.. Ci leggiamo tra una settimana!

 

Rosie

  
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