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Autore: Sylvia Ruth    04/11/2012    3 recensioni
Il cuore di Dave Gahan si è fermato per tre minuti... Questa è cronaca...
Ma se non fosse tutto qui?
Se la sua morte fosse stato solo un nuovo inizio?
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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HOLD ON


La storia si svolge nel periodo dopo SOFAD e prima di ULTRA.

Naturalmente questa è un'opera di fantasia e non intende danneggiare o diffamare i personaggi reali di cui si parla, ecc. ecc.


"Dannazione! Lo stiamo perdendo!!"
"Forza bello... Reagisci..."
Quelle due voci gli giungono ovattate. ** Chi? Di chi state parlando? Perchè non mi lasciate dormire? Ho sonno...**
"Figlio..." Un sospiro leggero come un soffio di aria fresca. Un tenue profumo... "Figlio mio... Sei arrivato finalmente..."
**CHI SEI? IO NON HO PADRI!!**
"Capirai... Presto arriverò e avrai tutte le spiegazioni che ti serviranno. Pazienza figliolo. Pazienza e coraggio!"
Davanti a lui il viso di un vecchio. ** Sto morendo? Sei venuto a prendermi?**
"No, figlio. Mi dispiace." Mormora con voce addolorata. Due lacrime scivolano dai suoi occhi. "Io sono il messaggero che ti anuncia che non morirai... Per molto, molto tempo ancora. Sarò tuo padre e maestro nella tua nuova vita... Aspettami..."
Una luce violenta gli ferisce gli occhi. "Bentornato Gatto. Te la sei cavata anche questa volta... Cos'è che ha bofonchiato?"
"Mi è sembrato... Do you mean this horny creep... Che cazzo vuol dire?"
"E tu dai retta ai vaneggiamenti di un drogato? Ma guarda come si è ridotto..."
"Dave... David... Ci senti?"
"Dove... Dove mi trovo?" Mormora in un rantolo.
"In ospedale, grosso coglione." Un uomo con folti baffi lo sovrasta. "Questa volta GIURO che ti disintossichi... per davvero. A costo di trascinarti e legarti. Hai capito?" Grida infuriato.
"Jon... Jonathan? Che mi è..."
"Overdose. SEI MORTO... PER TRE MINUTI!!" Lo guarda minaccioso.
"Oh. Potevate lasciarmi andare... Tanto..."
Due mani lo sollevano e lo scrollano violentemente. "PIANTALA!! PER UNA VOLTA... Pensa a tua madre e a Jack, a Jenny e ai tuoi amici."
"Un fastidio di meno..." Borbotta assonnato.
"STAI SVEGLIO... DAVE!!"
"Lasciami dormire... Lasciatemi morire in pace..." Mormora cadendo nell'oscurità.

Un' oscurita popolata di volti... Volti sconosciuti ma sorridenti, amichevoli... Mani che si tendono come per sfiorarlo, per accarezzarlo... per toccarlo. Perchè ne ha paura? Di solito è lui a cercarle, a stringerle... A desiderare di stringere quelle mani tese verso di lui...
"NO. NON E' ANCORA GIUNTO IL MOMENTO." Tuona una voce e lui apre gli occhi.

"Come ti senti?" Jonathan è ancora al suo fianco.
"Da schifo." Brontola.
"Sono venuto a prenderti. Qui non possono fare altro per i casi come il tuo." Lo aiuta ad indossare un paio di jeans e una camicia a quadri.
"Che razza... Questi abiti fanno schifo..."
"TU fai schifo!" E' la secca risposta dell'altro."Ho passato dei giorni infernali per colpa tua."
Dave non alza nemmeno la testa, indifferente. "Hai una sigaretta?"
"Tieni. Fuma. Fuma pure. Tanto DA ME non avrai altro." Gli getta in grembo un pacchetto e un accendino da quattro soldi. "Ho telefonato a Martin e Andrew. Ti salutano. Tua madre voleva prendere il primo volo disponibile, ma le ho consigliato di non farlo."
Dave annuisce, la sigaretta che trema fra le sue labbra. "Meglio. Adesso dove mi porti?"
"A fare un giro... Tieni quel maledetto becco chiuso e non rispondere alle domande dei giornalisti."
Finalmente riescono ad allontanarsi. "Siamo fuori. Portami a casa."
"No, bello mio. Tu a casa non ci torni."
Attraversano in silenzio parte della citta. Le mani di Dave sono scosse da un tremito sempre più violento. "Jonathan... Ne ho BISOGNO!!"
"Bevi questo." Dalla tasca estrae un flaconcino. "Metadone."
"NON E' DI QUESTA MERDA CHE HO BISOGNO!! STO... MALE!!" Urla buttandolo fuori dal finestrino.
Pazientemente l'altro ne cerca un'altro. "Dave, un consiglio da amico sincero... Buttalo giu... O te lo caccio in gola... Vetro compreso." Lui ubbidisce e il tremito si attenua. "Siamo arrivati."
"Dove?" Il posto non gli è familiare. Un alto muro grigio e un cancello nero che si apre automaticamente.
"Dove vivrai finchè non la farai finita con quel veleno... Volente o no."
"Jonathan..." Il suo tentativo di ribellarsi è bloccato da due robusti infermieri.
"Ci vediamo domani, Dave." Lo saluta, rimmettendo in moto.
"JONATHAN!!! BASTARDO!! NON PUOI LASCIARMI QUI!!!" Urla. L'auto si allontana e il cancello si richiude.
Jonathan Kessler accosta al marciapiede, spegne il motore e scoppia in lacrime. "E' per il tuo bene. Mi dispiace, ma qualcuno DOVEVA farlo..."
   
 
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