Stava passeggiando per i giardini delle magione, seguito come sempre da Vincent, quando vide un pulcino di rondine precipitare dal nido. Si chinò a terra e lo raccolse tra le mani, per poi tenderlo verso il nido, quando Vincent gli sfiorò i polsi per fermarlo.

“Anche se lo rimetterete nel nido, la madre lo caccerà via di nuovo, padrone.” disse Vincent con la solita voce disgustosamente melliflua.

Accarezzò la testa del piccolo con la punta dell'indice.

Il biondo aveva ragione.

“Una volta uscito dall'uovo in ritardo, il pulcino è destinato a morire perché non sopravviverà all'inverno.

La madre fa quindi cadere dal nido i nati in ritardo, così che muoiano alla nascita senza che lei o gli altri piccoli possano affezionarvisi.”

Giusto, logico. Non ha senso ostinarsi a tenere in vita qualcosa destinato comunque ad una morte precoce, no?

Perché disperarsi, piangere, tentare il tutto per tutto, quando sappiamo che la morte giungerà comunque?

Ironico, decisamente ironico: lui aveva fatto proprio così.

Era andato contro il destino, si era illuso di ingannare la morte, pur di tenere il suo amato pulcino con se.

L'aveva convinto che sarebbe andato tutto bene, e nel riempirlo di sogni e di bugie c'aveva fatto l'abitudine.

Stolto aveva iniziato anche lui a crederci, aveva iniziato a tesser sogni dove lui c'era ancora.

Aveva provato a proteggerlo, il suo amato, nobile, pulcino.

Che non sapeva niente, che lo difendeva, illudendosi di esserne capace.

Che lottava, ignorando di esser lui il più fragile.

L'aveva guardato diventar forte, sapendo che non sarebbe stato abbastanza.

L'aveva punito, stretto a sé nelle notti più buie.

L'aveva amato, sì, come non l'avrebbe mai dovuto amare.

Forse anche troppo.

Si era lasciato andare e gli aveva dato tutto, aveva fatto lo sbaglio più grande.

Aveva messo in lui ogni cosa che aveva di bello, l'aveva ammirato con forse troppa dovizia, si era crogiolato in quell'insulsa illusione d'eternità.

Aveva dimenticato, sì, aveva dimenticato che sarebbe tutto finito, prima o poi.

Che quel tempo a cui s'era affidato era un'arma a doppio taglio.

Ma sembrava tanto forte, il suo Elliot, con la spada che sembrava poter tagliar tutto.

Lo aveva illuso, sì, l'aveva illuso che le cose sarebbero potute andar bene.

Ma quel cancro all'esistenza era rimasto, sapeva che le cose non sarebbero mai potute andar bene:

se lo sarebbero portati via, il suo pulcino, glie lo avrebbero strappato assieme al cuore dal petto.

E poi era successo, il gelo lo aveva avvertito riempiendogli le ossa:

era arrivato l'inverno, ed Elliot aveva rotto il suo guscio troppo tardi.

Angolo dell'autrice:

Vi starete chiedendo quale senso abbia questa cosa.

Bene, non ne ha.

Semplicemente in vacanza ho visto un pulcino di rondine venire praticamente lanciato via dal bagno delle donne (c'era un nido di rondini nel bagno delle donne, sì) e quando un signore lo ha preso chiedendo come fare a rimetterlo a posto, un altro ha detto, appunto, quello che c'è scritto sopra. Quel pulcino era qualcosa di minuscolo e tenerissimo, giuro che me lo sarei cresciuto io volentieri. E niente, è morto traumatizzando mio fratello, è la vita LOL

Comunque, dopo varie battute sulle uova e sul rompere le uova (quello che succede quando tua sorella legge PH) visto che eravamo nel periodo del compleanno di Elliot, mi è venuta in mente l'idea. Poi è successo un casino e ho finito per scrivere prima quella che poi ho messo nella raccolta, vabbé.

In ogni caso, spero che vi sia piaciuta, davvero.

(A me piace tanto òwò)

Baci,

_Doll