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Autore: _hush    04/11/2012    13 recensioni
« Non so se è una storia da raccontare, in verità.
Non posso nemmeno dirvi con precisione il motivo per cui lo faccio.
Non posso dirvi se sia una storia d'amore felice, né so nemmeno se sia completamente una storia d'amore.
E' una storia. »
Dal capitolo sedici.
Lo abbandonai sul comodino e mi sdraiai, cercando di districare le coperte da buttarmi addosso. Dopo esserci riuscita, affondai la guancia nel cuscino, fissando il solitario scattare dei minuti della sveglia.
Mezzanotte meno tre.
Mezzanotte meno due.
Mezzanotte meno uno.
Il cellulare squillò.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*Soundtrack: Give Me Love, Ed Sheeran (http://www.youtube.com/watch?v=XF2AlO8cKbE)





15. Desire








 
desiderio
[de-si-dè-rio] s.m. (pl. -ri)
dal latino "de sidera" (sidus, sideris
"stella, astro"),
"riguardante le stelle".

1 Aspirazione e impulso a soddisfare un bisogno o un
pia
cere: d. di cibo; voglia, sete di qlco.: d. di gloria;
bramosia sessuale: 
la vista della giovane eccitò
il suo d.
; aspirazione ad avere qlco. di cui si manca e
di cui si ha fisicamente o spiritualmente bisogno: 
d. di
pace
; rimpianto, nostalgia di qlco. o qlcu.: ha d.
della sua
giovinezza

2 Ciò che è desiderato: esprimi un d.









Le figure sullo schermo televisivo passavano veloci, senza che io le guardassi davvero. Somigliavano, quella mattina, più a fantasmi alla cui esistenza non credi veramente, ma solo per stare al gioco.
Perché sapevo anche io che era inutile cercare di distrarmi con stupidi programmi dei quali, in realtà, non interessava niente a nessuno.
Distrarmi.
Non era la parola esatta.
Ci si distrae da qualcosa, un pensiero fisso.
Ma io non avevo un pensiero fisso in mente. Piuttosto, era da due giorni che avevo solo una nebbia che copriva ogni cosa con un che di delicato, non una nebbia pesante, ma di quel tipo che ti lascia intravedere le forme di ciò che ha inghiottito. Non è certo però che tu riesca a capire esattamente cosa ci sia sotto.
Anzi, è più probabile fraintendere.
E Belle, tu non puoi permetterti di fraintendere.
Lo sai, sì?
 
Mi alzai con lentezza dal divano, per andare in cucina a mettere su l’acqua per un tè.
Mi chiesi che ore fossero. Forse era appena passata l’ora del pranzo.
Chissà che ore erano in Francia.
Ah.
Mi morsi le labbra per punizione.
Non fraintendere.
Presi il bricco per l’acqua e lo riempii, con una fretta improvvisa e insensata. Non appena accesi il fornello per farla bollire, sentii il cellulare vibrare sul tavolo. Misi l’acqua sul fuoco e lessi il messaggio, mentre ancora, senza accorgermene, mi mordevo il labbro inferiore.
A quanto pareva, Poppy era fuori dalla porta.
Uscii velocemente, ricordandomi all’ultimo di spegnere il gas e di prendere la borsa.
Poppy era ai piedi delle scale, turchina e sorridente, all’ombra di James. Lo guardai sorpresa e li salutai con un cenno della mano.
«E’ ora che tu faccia aggiustare quel campanello» mi apostrofò lei.  
Scesi le scale fissando entrambi con una certa attenzione. «Lo farò, sì … » raccolsi i capelli in una crocchia disordinata. «Che c’è?»
«Siamo venuti a trascinarti fuori dalla tana» rispose James con un sorriso. Mi ero dimenticata di quanto mi ricordasse Nikolai. Oppure, ci avevo fatto caso solo allora.
Ma c’era qualcosa, di lui, che mi riportava indietro. A prima.
Tentai di non accigliarmi più di tanto.
«Va bene» sorrisi a entrambi senza sembrare troppo stanca. «e dove andremmo?»
Replicarono insieme con un tono ovvio. «Allo skate-park».
Mi limitai a scrollare le spalle e a rientrare in casa per recuperare lo skateboard.
 
Avevo ragione. Era giusto il primo pomeriggio.
Il sole luccicava con aria soddisfatta, riscaldando tutti quelli seduti sulle gradinate ad osservare i volteggi degli amici, qualche metro più in basso.
Guardavo James, incantata, come già mi era successo anni prima.
Me lo ricordavo bene, benissimo. Una giornata identica a quella, limpida e frizzante. Ma in un altro paese. Un altro contesto. Un’altra persona. Un’altra vita. Quella vecchia, a Milano, con vecchie amicizie e vecchi luoghi. Quando ero ancora piccola e non aveva idea di che cosa davvero volesse dire soffrire e avere paura. Prima che lo stesso ragazzo che guardavo ammirata mi spezzasse del tutto.
«Ed Harry» la voce di Poppy arrivò diretta e distruttiva come un proiettile. «l’hai sentito?»
«E’ in Francia» risposi, secca. «a Parigi». Osservai per l’ultima volta James completare una rampa, i capelli neri e la pelle pallida scintillanti sotto il sole, poi mi voltai verso Poppy. Non era curiosa, come mi aspettavo che fosse.
Forse “preoccupata” si adattava meglio alla sua espressione, anche se provava a nasconderlo.
Strinse le labbra carnose, scrutandomi con i suoi occhi glaciali, che celavano una personalità opposta. «No» replicò, con una semplicità spiazzante.
«Poppy».
«Sono sicura che siano tornati ieri, Belle». Si immobilizzò, quasi sicuramente per osservare la mia reazione.
Strinsi le labbra a mia volta, tanto da farle diventare quasi bianche, poi mi voltai, fissando lo sguardo dritto davanti a me e alzando il mento. «Non importa». Presi fuori il pacchetto di sigarette e l’accendino dalla borsa, tirandone fuori una e offrendo il pacchetto a Poppy. Lei ne prese una stecca e attese pazientemente che gliela accendessi dopo la mia.
Sbuffai la prima nuvola di fumo stropicciandomi gli occhi.
Il cellulare vibrò nuovamente e io mi limitai a lanciare uno sguardo allo borsa per poi distoglierlo di nuovo.
Poppy mi guardò, le sopracciglia alzate, poi si allungò sopra di me per prendere fuori il cellulare. Controllò lo schermo e tossicchiò con nonchalance. Me lo passò, eloquente. «Forse vuoi rispondere».
Questa volta, c’era il nome di Harry che lampeggiava sopra lo schermo.
Mi alzai dalle fredde gradinate di cemento, allontanandomi di qualche metro dal rumore dello skate-park.
Sospirai.
«Me lo concedi un secondo appuntamento?» la sua voce roca mi diede il benvenuto dopo due giorni di silenzio.
Cercai di non sorridere, perché temevo che me ne sarei pentita.«Che cosa?» feci qualche altro passo, raggiungendo il parco verde.
«Le ho chiesto, signorina, se mi concede un secondo appuntamento».
«E quando?»
La sua voce, quella che non provava a nascondere un sorriso, non tentennò un secondo. «Adesso, signorina».
 
Eravamo andati lontano.
Sapeva che mi piaceva viaggiare.
Non ricordo di avergliene mai parlato, ma Harry lo sapeva e basta.
Non chiacchierammo molto durante il viaggio. Preferivo vedere il mondo al di fuori scorrere via.
Quando abbassai il finestrino, per sentire il vento freddo sul viso, mi prese la mano e la tenne stretta fino a che non arrivammo.
Anche se, in realtà, non avevamo alcuna meta.
 
Parcheggiò la macchina vicino a una vecchia casa in mattoni rossi, abbandonata da tempo.
Io scesi e mi guardai intorno, con la curiosità che luccicava negli occhi. Era un piccolo paese, gettato in mezzo alla campagna di una contea al di fuori di Londra.
Lo percorremmo tutto, fino a che non trovammo una panchina di ferro. Ci sedemmo e io mi strinsi le gambe al petto, avvolgendole con le braccia e appoggiando il mento sopra le ginocchia. Harry mi si avvicinò ed incrociò le gambe.
Sorrisi involontariamente e lui sorrise a sua volta, guardandomi negli occhi.
Non avevo mai pensato a quanto il suo sorriso mi riempisse dentro.
Tamburellai le dita sulle gambe per un momento. «Facciamo un gioco» dissi a voce bassa.
Lui sorrise di nuovo. «Che gioco?» Si avvicinò di più, toccandomi la spalla.
«Dobbiamo descrivere tutto quello che vediamo».
Lui assentì con un cenno silenzioso della testa.
Per prima cosa accadde un gatto.
«Vedo un grosso gatto grigio che attraversa la strada».
«Vedo un grosso e grasso gatto grigio che entra nel giardino di una casa bianca».
«Vedo un grosso e grasso gatto grigio che si apposta dietro al cespuglio di rose gialle del giardino della casa bianca».
«Vedo una signora in carne che esce dalla porta blu della casa bianca».
«Vedo la signora in carne che rincorre il grosso e grasso gatto grigio appostato dietro al suo cespuglio di rose gialle per fare chissà che cosa».
«Vedo il grosso e grasso gatto grigio che scappa e la signora in carne che ansima dalla stanchezza sul marciapiede».
Per seconda cosa accadde un bambino.
«Vedo un bambino che cammina sul marciapiede».
«Vedo un bambino che cammina sul marciapiede e si volta a guardare un grosso e grasso gatto grigio che scappa nella direzione opposta».
«Vedo un bambino che cammina sul marciapiede».
«Vedo un bambino che si ferma a parlare con la signora in carne ancora piegata in due».
«Vedo un bambino che corre via dalla signora in carne che gli sta urlando dietro».
«Vedo un bambino che corre via ridendo».
Per terza cosa accadde…
 
Ero stesa sull'erba umida e smeraldina, le braccia allungate. 
Avevo gli occhi chiusi, ma sentivo Harry sdraiato di fianco a me, il suo respiro leggero, le sue dita che correvano fra i fili d'erba. 
Non c'erano più le voci dei passanti, degli animali, di nessuno. Era il tramonto, e tutti erano nelle loro case.
Era ancora troppo presto perché dai campi iniziassero ad avvicinarsi le lucciole, ma sentii un grillo cantare. Erano arrivati già da tempo, ricordai.
Aprii gli occhi e guardai il sole che stava tramontando, infiammato.
Mi venne da pensare che anche il sole era una stella, anche se è trattato in modo diverso. Chi esprimerebbe mai un desiderio al sole?
Eppure, al tramonto, il sole è una stella cadente.
«Tu lo sai cos’è un desiderio, Harry?»
«Sì».
«E credi che sia una cosa giusta?»
«Sì, perché è quello che vuoi davvero».
«Io non ne sono più così sicura».
 
Quando tornammo a casa era notte inoltrata. 
Harry insistette di nuovo per accompagnarmi fino alla porta, e quando mi abbracciò stretto, come si era abituato a fare, sentii il suo odore di mela insieme a quello dell'erba fresca di quel pomeriggio. Allontanandosi, si fermò all'altezza del viso, con un sorriso sulle labbra. «Tu sei la ragazza più strana con cui io sia mai uscito».
«Credo di averla già sentita» risposi, distogliendo lo sguardo. 
Lui rise. «Allora sai anche come andrà a finire». Mi prese il volto con una mano, facendomi girare verso di lui. 
Si avvicinò lentamente, e io sentii di nuovo il suo profumo e il suo respiro caldo sulla pelle. Non riuscivo a concentrarmi su nient'altro che non fosse lui. Ed è scontato, mi baciò, ma lo fece come se volesse essere amato, come se ne avesse davvero bisogno anche lui, bisogno di qualcuno.
Ed è scontato, lo baciai.
Sentii le sue mani che mi accarezzarono il viso, e scesero giù, ad abbracciarmi i fianchi, calde e forti come le ricordavo, quelle braccia che mi facevano sentire lontana dalla paura. E non era solo una sensazione, era così e basta.
Mi sfiorò le guance con la punta del naso e portò le labbra sul collo, baciandolo leggero.
E allora lasciai solo per quella sera le stelle lassù dov'erano, a guardarci dall'alto senza emozioni.















N.d.A
Heeiiilààààà!
Come va, gente?
Sì, sto tentando spudoratamente di fare lo gnorri.
Ma potremmo buttarla sul positivo: almeno ho aggiornato. C'è gente che non lo fa, nemmeno con mesi di ritardo.
Non ci sono davvero parole per scusarmi, e non so nemmeno dirvi come mai ci ho messo così tanto a presentarvi un capitolo che non è un granché ed è pure corto. Sinceramente, non ne ho davvero idea. Credo solo che per me scrivere stesse diventando un peso e non volevo che lo fosse, perchè i capitoli sarebbero peggiorati e non avrebbe più avuto un senso andare avanti. Ma adesso mi sono appassionata di nuovo a questa storia e ho tutte le intenzioni di finirla.
Per l'appunto, la storia. Vi dico subito che nel capitolo ho messo alcune cose a cui dovete prestare attenzione per gli sviluppi della trama futura, ovvero delle sensazioni particolari di Belle. E James. 
Facciamo che non dico altro perché sono bitch.
Ah, e poi volevo far notare come dopo il "seek" Belle si fidi in modo quasi spassionato di Harry, come da copione. Perché l'ha salvata, e lei lo sa. 
Poi basta, voglio fare la misteriosa. Perché ho in programma una grande svolta, fra qualche capitolo. 
Vedrete.
E grazie di essere di nuovo arrivate fino qui.

*D'ora in poi aggiornerò con regolarità, anzi, dal prossimo capitolo vi do la data fissa in cui pubblico.
**Ringrazio già tutte quelle che ritorneranno a recensire la storia o che semplicemente la leggeranno dopo che sono stata così tanto assente. 
***Un'ultima cosa: sono riuscita a prendere i biglietti per Verona, ci sarà qualcuna di voi? :D

_hush







 


14 novembre 2011, nuova camera di Harry.
Scattata da Harry.





 
  
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