The
Flame Dancer
Benvenuti
nella
mia nuova storia! The Flame Dancer è stata forse la storia
che più di tutte mi
ha sorpreso mentre la immaginavo, perché la protagonista non
è assolutamente
convenzionale, ma è molto versatile. Originariamente
immaginavo l’intera storia
a Buenos Aires (non mi ricordo se si scrive così
^^’) come luogo in cui
ambientarla. Però, non essendoci mai stata, non potevo fare
altro che inventare
una nuova cittadina in cui far svolgere i fatti. Fu così che
inventai una città,
la città di Lobos (lupi in spagnolo), per ovviare a tale
problema. Ci saranno
incursioni di personaggi non miei, che voi conoscete molto bene. Prima
del
capitolo vero e proprio, ci sarà una piccola introduzione in
cui si parlerà di
Lobos, di com’è fatta e in quale mondo si trova, e
di come mai la protagonista
abbia quel nome.
La
protagonista è
Kah Hitodama… un personaggio totalmente mio. Non incarna me,
è un miscuglio di
caratteri!
Spero
vi piaccia
e che commenterete.
Baci,
Miciuzumachi!
Incantevole…
questa era la descrizione alquanto poco accurata di Lobos, cittadina
vicina (ma
non troppo) a Buenos Aires, dall’aria spagnoleggiante e
solare. Le case erano
antiche, ma ben tenute, di epoca vittoriana, le strade larghe e
asfaltate bene,
i monumenti molto belli e suggestivi, le fontane spettacolari e
altamente
coreografiche, ma molto semplici ed eleganti. Ecco cosa vedevano i
turisti. Ok,
se i turisti la pensavano così, allora non sapevano che
significava viverci dentro,
per davvero.
Lobos
era
costantemente sotto un incantesimo che la obbligava a restare come
paralizzata
nel tempo… in cui c’erano le stesse persone di
duecento anni fa. Questo
incantesimo, considerato più una maledizione, faceva in modo
che ogni anno le
persone ringiovanissero dello stesso quantitativo di tempo appena
passato, cioè
365 giorni (o 366, se bisestile). Loro, gli abitanti, disperati ed
ormai
spenti, non potevano avere neanche figli e quindi, non potendo ne
procreare ne
invecchiare, avevano iniziato a fare solo una cosa: adattarsi ad ogni
moda che
circolava in giro per il pianeta, per cercare di mantenere le apparenze
del tempo
che passava, a parte quelle mode relative ai divertimenti. Si diceva,
per di
più, che si divertiva era condannato a scomparire, tanto che
neanche i bambini
ultra centenari uscivano fuori per giocare. Nel resto del mondo stava
dilagando
la moda delle carte, ma qui nessuno aveva intenzione di giocarci,
poiché qui le
mode arrivavano come la brezza d’estate.
Tutto
questo,
però, venne folgorato con un lampo di speranza, circa
vent’anni fa, dall’arrivo
in città di un uomo vestito di nero uscito da
chissà dove e di una donna
bellissima proveniente dall’isola di Giava! Questi due erano
Marin Krakatau e
Katon Hitodama. I due si innamorarono e quindi si sposarono.
L’intera
popolazione festeggiava, allora, poiché erano anche gli
unici che potessero
invecchiare e procreare, quindi la sola speranza di poter uscire da
quell’incantesimo e riuscire finalmente a morire o anche solo
invecchiare. Lui,
capelli rossi, pelle bronzea e occhi grigi, era un abile utilizzatore
di spade
giapponesi e fruste estremamente esperto. Lei, bellissima donna dai
lunghissimi
capelli ricci e neri, pelle diafana e occhi verdi come le foglie
d’arancio, era
una sacerdotessa del fuoco e dei vulcani, nonché
vulcanologa.
Dalla
loro unione
nacque una splendida bambina, dai capelli color del fuoco, ricci
e… gli occhi
verdi più belli di sempre, pieni di luce e
“fuoco”. La chiamarono Kah, cioè
fiamma in giapponese. Tutto andava bene, la madre le insegnava le arti
del
fuoco ereditate dalla sua antica casta di sacerdoti, il padre le
insegnava a
usare la spada e la frusta. La bella creatura, dalla pelle diafana,
iniziò a
ballare fin da piccolissima, ed il primo regalo ricevuto da suo padre
era un
Oav in cui c’era un tutorial di danza. Fu così che
avanzò la prima richiesta: fare
danza. Man mano che cresceva diventava sempre più brava,
sempre più energica e
sicura di ciò che faceva e di come faceva sentire i
maschietti quando la
vedevano.
Poi,
un giorno,
la piccola Kah conobbe una signora nata e cresciuta li, di nome
Balìa. Anche
lei era stata colpita dalla maledizione. Era cresciuta per le campagne,
ma era
elegante e ben educata. Sorpresa dalla bella bambina, le chiese il
nome. Lei
rispose con ardore e fierezza pronunciando quelle tre lettere, e questo
bastò a
convincere la signora ad insegnarle lo stile di combattimento del
Giaguaro,
inventata e perfezionata proprio sulle alture dei Maya! La bimba
crebbe,
diventando una bellissima ragazza, i cui capelli rossi sembravano
lingue
infuocate. Il bel corpo, abituato ormai alle fatiche degli allenamenti,
era
agile e scattante.
Ed
eccoci
arrivati al passato più prossimo. Le cose erano diverse,
grazie a quella
ragazza piena d’energie. La cittadella si era trasformata,
diventando
veramente bella e raggiante di energia. Tutto fino a quando…
i genitori di Kah
non furono uccisi brutalmente nel cuore della notte da uno sconosciuto,
un
killer su commissione. Il padre, caduto per primo nel tentativo di
proteggere
la famiglia, venne tagliato a pezzi e bruciato mentre era ancora
cosciente. La
madre, prima di tentare di abbattere il nemico, disse a
Balìa di prendere la
figlia e di andare via dalla casa, poi si buttò nella
battaglia. Venne sgozzata,
ma all’ultimo istante, cercando di salvare la sua adorata
piccola ballerina,
appiccò un incendio alla casa con un incantesimo. Il
sicario, quindi, bruciò
con lei.
La
ragazza, ormai
senza più una famiglia, si sentiva perduta e venne in parte
consolata dalla sua
insegnate, che la prese con se. Da allora, Kah studia le arti del
combattimento
e la danza.
Ma
adesso ha
intenzione di fare ciò che prima non aveva intenzione di
fare: trovare il
mandante del sicario e chiedergli il perché
dell’omicidio tragico e brutale dei
suoi genitori. Così ha deciso di diventare la ragazza che
nei notiziari locali
viene definita la ballerina delle fiamme e il cui
“nickname” è Lady Kira,
guerriera della notte, notte illuminata dal fuoco.
Capitolo 1 – Blame It On The Girl
-Yuppiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!-
gridò
felice la giovane, cercando di non farsi mettere sotto da
un’auto –Accidenti,
se Balìa lo scopre mi scotenna!- aggiunse alla fine ridendo,
mentre continuava
a correre. Passò davanti al suo fast-food preferito, la cui
commessa si stava
sporgendo per passarle il sacchetto di carta pieno di pesanti
squisitezze.
-Kah,
il pranzo!- urlò la donna, per farsi
sentire. La ragazza lo prese al volo e corse via, ma si
ricordò che non aveva
pagato, così tornò indietro, sempre di corsa,
porgendo il denaro alla signora,
che già la stava aspettando con la mano aperta.
–Sei sempre la solita, vero,
dolcezza?- chiese scherzosamente, ridendo di gusto.
-Ci
puoi giurare, Bella!- disse la ragazza di
rimando, con faccia sicura, per poi ripartire più veloce di
prima. La sua vita
era come quella di molte donne, dopotutto: frenetica. Lei stessa era un
tipo
nervoso.
-Ahahahahahah…
sempre così piena di vita!- rise
la commessa, di gusto, a cui non restava che guardarla sparire dietro
l’angolo.
–Beata lei che può invecchiare!- disse poi,
malinconica e consapevole della sua
situazione.
Intanto
Kah, i cui capelli rossi si agitavano
proprio come fiamme, evitò un altro incidente saltando
addirittura l’auto che
la stava per mettere sotto ed arrivò giusto in tempo per le
lezioni. –Pfieu!-
fece, rassicurata di essere ancora viva e vegeta, per poi scoppiare in
una
frase plateale –Kah Hitodama batte nuovamente la
campanellaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!-
Ora
vi chiederete quanti anni abbia e perché
stesse correndo così tanto, giusto? Beh, lei ne ha 20 e
rischiava di arrivare
tardi alle lezioni di geologia, specializzazione vulcanologia! Lei sa
bene che
all’università non ci sono campanelle, ma lo aveva
momentaneamente scordato,
presa dall’euforia che le dava l’alta
velocità!
Non
ebbe il tempo di riprendere fiato che… -KAH,
QUANTE VOLTE TI DEVO DIRE CHE ALL’UNIVERSITÀ NON
CI SONO CAMPANELLE?- le urlò
la sua amica Magda, dandole un pugno in testa.
-Ahio,
Magda! Stupida tinta, sai bene che per
me è un rito propiziatorio importante, quello di urlare
quella frase!- rimandò
la rossa. Magda Lolitas era la sua amica d’infanzia, se
così si poteva dire.
Era una bella ragazza dai capelli corti e neri, pelle color cioccolato
ed occhi
castano scuro, dal fisico atletico ed allampanato. Nata circa 220 anni
fa. Secondo
la protagonista è la sua versione scura e con i capelli
corti!
-Non
mi interessa se è un rito o quant’altro!
Non devi farlo, ti scambierebbero per stupida, e tu non lo sei!-
rispose a tono
la mora, cercando di evitare che la ragazza davanti a se continuasse
con quei
atteggiamenti così infantili.
-Giusto!
La sottoscritta è la migliore del
corso di vulcanologia!- disse esuberante e piena d’orgoglio
Kah, ricevendo un
altro pugno in testa, questa volta ben più forte
dell’altro.
-Ti
ho detto di non vantarti! Sembri una
bambina, così!- trillò di nuovo Magda. Ma la
ballerina non ci stava, e no! Kah
Hitodama, al secondo pugno, scatena davvero la guerra! Il rapporto tra
le due sembrava
a tutti abbastanza conflittuale, ma andavano veramente
d’amore e d’accordo, in
realtà.
-RAZZA
DI SCELLERATA, VUOI FARMI PERDERE I
CAPELLI A SUON DI PUGNI! VIENI QUI, CHE TI MATO!- (ti mato, a casa mia,
significa “ti ammazzo”, molto scherzosamente! Ndme)
quindi le due iniziarono a
litigare come cane e gatto. Capitava spesso che le due si azzuffassero,
soprattutto per vedere chi tra di loro era la più forte
fisicamente. Si
fermarono, però, quando davanti a loro passò la
ragazza che più odiavano:
Charlie Muñez. Bionda, corpo niente male, occhi
grigi… ma con poco sale in
zucca. Sfortunatamente, la figlia dell’uomo più
ricco della città. Anche lei
era ballerina, considerata brava ma non eccezionale, ed un tempo era
amica di
Kah. Amicizia che svanì quando soffiò la parte di
protagonista ad un musical
alla collega, corrompendo l’intera giuria con metodi alquanto
deplorevoli.
-Oh,
ma guardatele! Così grandi, eppure così
piccine! Ahahahahah. Non vi vergognate, ragazze? Azzuffarvi come due
bambini
per la tettarella!- disse, sprezzante e senza rispetto. Le due finirono
immediatamente di bisticciare e guardarono la ragazza di traverso,
cercando di
spaventarla, poiché più alte.
-Ohi,
Charlie! Attenta. Si dice che chi è
troppo pieno di se, prima o poi scoppia!- ruggì la mora
–Poi cerca di
rispettare chi è più grande di te, mocciosa!-
aggiunse in seguito. Magda,
nonostante sembrasse una ventenne, in realtà aveva ben 220
anni e sette mesi.
-Cosa?
Ti ricordo che abbiamo solo due anni di
differenza, stupida!- ringhiò indispettita la bionda.
-Sai,
l’altro giorno hanno visto un pallone
gonfiato in giro per il cielo. Non è che eri tu, Charlie?-
disse provocatoria
Kah, cercando di farla innervosire, riuscendoci, per di più.
-Come
osi, stupida cagna?- gridò con enfasi
l’avversaria.
-Hai
sentito, scema ossigenata!- dissero in
coro le due amiche, per poi mettersi a ridere di gusto e fare il suono
che
presumibilmente faceva un pallone aerostatico. La loro era davvero la
tipica
trollface.
-Addirittura
imitate il suono di
quell’aggeggio! Siete proprio sciocche! Ma non mi stupisce
più di tanto.- appropinquò
la bionda –Siete davvero poco femminili!- Ovviamente, le due
ragazze non ci
stavano a farsi prendere in giro come delle stupide.
Infatti
Madga disse –Vedi che fino a poco tempo
fa eri sciocca e poco femminile anche tu, visto che stavi sempre con
noi!-
colpendo nel segno. –Poi noi almeno assomigliamo a delle
donne, tu invece sei
così piatta ed hai sopracciglia così assurde che
un uomo, quando ti vede, pensa
che stia parlando con un Chupacabra!-
-È
per questo che sono uscita dal vostro
“gruppo”! Per evitare di restare a vita una
perdente! Razza di troie!- affermò
piccata Charlie, cercando di non perdere la calma.
NO.
Kah Hitodama non si faceva insultare
gratuitamente. Per questo si avvicinò di qualche passo a lei
e le quasi
sussurrò all’orecchio –Ma
pensa… io pensavo che le vere perdenti e troie
fossero quelle che si fanno una giuria intera, pur di fare la parte
della
protagonista in un musical!-. Questo bastò per far si che la
sua avversaria le
saltasse addosso per fare a pugni. Peccato che per far male a una come
la rossa
ci volessero le botte di un uomo! Anzi… in genere era lei
che menava gli
uomini, quindi… potete ben capire che non le facesse proprio
niente.
-Come
osi, razza di prostituta che non sei
altro!- urlò più di quanto si potesse aspettare.
Kah, però, sapendo che se
avesse fatto a botte l’avrebbero espulsa dalla
facoltà, decise di optare per la
difesa non violenta. Questo le fece guadagnare punti contro la sua
avversaria,
che per cercare di farle del male stava per tirarle dei pugni in
faccia.
Intervennero gli insegnanti, che la bloccarono appena in tempo.
-Adesso
basta voi due!- proferirono ad alta
voce i professori. La rossa fece spallucce, asciugandosi un attimo le
labbra
dal leggero rivolo di sangue che le stava scendendo giù per
il mento. Piccoli prezzi
da pagare, dopotutto, per sembrare innocente. Giusto?
-Ehy,
io non stavo facendo niente. È lei che mi
è saltata addosso!- si difese la ballerina. I professori
sgridarono entrambe
per equità, lei lo capiva… ma quella bastarda la
guardava come se volesse
ammazzarla! Questo le dava un grande fastidio! Inoltre era come se
quella
dannata fosse stata sicura di poterlo fare. Strano, molto strano. Si
riprese
dai suoi pensieri per il continuo chiamare dell’amica.
-Scusa, non ti avevo
sentita. Stavo pensando allo sguardo di quella mezza calzetta! Era come
se mi
volesse ammazzare. –informò la sua amica, che le
sventolava ancora la mano
davanti agli occhi, nonostante la stesse ascoltando!
Magda,
nel frattempo che parlava, stava
ascoltando attentamente, ma a quell’affermazione disse,
scoppiando a ridere
–Sai bene che non può ucciderti! XD Tu sei
più forte di lei!- continuò a ridere
finchè non sembrò ricordarsi di una cosa che per
lei era importante -Comunque,
parlando d’altro… che desiderio hai espresso,
l’altro giorno, per la tua festa
di metà compleanno? Tanto sai benissimo che quelli si posso
dire! Tanto qui
quelli si avverano comunque, sono gli altri che ti devi tenere
stretta!-.
Altra
particolarità di Lobos era proprio
questa: si festeggiavano i metà compleanni. E il desiderio,
qualunque esso
fosse, si poteva rivelare dopo una settimana solo alla migliore amica,
perché
si sarebbe avverato comunque. –Ho espresso il desiderio che
un ragazzo bello,
tosto con i contro fiocchi, forte e affascinante bussi alla mia porta!
Muahahahahahahahahahah-
rivelò Kah con candore e ridendo come se fosse stato un
piano diabolico.
La
reazione di quella scellerata della sua
amica fu questa –AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH…
divertente!- continuando poi a
ridere come se la povera rossa fosse un pagliaccio in pose
compromettenti.
–Dai, sul serio! Che desiderio hai espresso?- chiese, dopo la
grassa risata,
per l’ennesima volta la mora!
-Sono
serissima!- esplicò la povera ballerina,
non capendo il motivo dell’ilarità di poco prima
della mora. Si, Kah amava
sognare il suo principe azzurro. Lo voleva proprio come nella
descrizione,
perché così ci avrebbe preso gusto a picchiarlo.
Si. Lei picchiava gli uomini. E
le piaceva pure!
E
di nuovo, la reazione dell’amica fu questa
–AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH… non ti facevo
così sognatrice, cara mia!
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH! Poi mi immagino quel povero malcapitato che si
fa picchiare
come una marionetta da te e a come fugge dopo circa dieci minuti che
state
insieme! OUCH!- per farla finire, quindi, la protagonista le diede un
sonoro
pugno in testa. Questo spense l’ilarità. -Mi hai fatta male!- si
lamentò la ragazza
dall’età esorbitante, massaggiandosi la calotta
cranica proprio al centro con
la mano destra, mentre la sinistra stava attaccata poco sopra
l’orecchio
sinistro –Questa me la paghi, rossa!- bofonchiò
poi, con una lacrimuccia carina
carina agli occhi.
-Ben
ti sta. Ci stavano guardando tutti! E non
fare quella faccia da cucciolotta, lo sai che sono sensibile a queste
cose!- si
lamentò l’esuberante Kah. Fu per questo che Magda
rifece la stessa faccia,
facendo avere codesta reazione alla sua conoscente –AARG!
Quanto sei carina,
scusamiiii! XO-. Dopo di ciò, continuarono a parlare fino
all’inizio delle
lezioni di magnetismo terrestre, che seguirono assiduamente, e poi
andarono
ciascuna per conto proprio: la mora a casa per studiare, la rossa verso
la
palestra in cui si allenava spesso per la danza.
Una
volta li, accese lo stereo ad alto volume
optando per “What’s new pussycat?” di Tom
Jones, eseguendo un bel ballo burlesque.
Continuò fino a circa le 21 e, dopo gli allenamenti, prese
la sua
Harley-Davidson e tornò verso la sua villa (ristrutturata
dai cittadini
volontari dopo l’incendio) in stile catalano, non vedendo
l’ora di farsi un bel
bagno ristoratore. Immaginò perfino il vapore che lentamente
si alzava in volo
dall’acqua bollente. Però, mentre percorreva
quella strada, aveva la sensazione
che prima o poi avrebbe incontrato qualcuno, qualcuno di speciale.
Nel
frattempo,
altrove.
Esisteva,
in un altro mondo, un qualcosa (o per
meglio dire qualcuno) che stava lottando contro un buco nero in cui era
finito
mentre dormiva e si era svegliato giusto sul suo bordo, appena in tempo
per
poter reagire. Sfortunatamente per lui il buco sembrava proprio
odiarlo! Per
questo la povera vittima della gravità non poteva crederci:
era per di più la
prima volta che decideva di riposare di punto in bianco. Lui era
l’uomo delle
decisioni prese subito ed alla svelta, d’altronde, quindi non
c’era niente di
cui stupirsi.
-Fottutissimo
buco nero! Giuro che ti uccido!-
disse il bell’uomo, rendendosi poi della cazzata appena detta
–Ma che dico? Un
buco nero non si può uccidere! Soprattutto non con il metodo
che vorrei usare
per uccidere quel dannato bastardo di…- non
riuscì a finire la frase, poiché un
sasso attirato dalla gravità del buco gli finì in
faccia.
–AHIA!
STRONZISSIMO BUCO NERO, IO TI SCOTENNO,
TI FICCO UN CERO NEL CULO E TE LO FACCIO USCIRE DALLA BOCCA! POI LO
FACCIO
PASSARE PER LE ORECCHIE E… CAZZO, STO ANCORA PENSANDO AD
UCCIDERE UN FOTTUTISSIMO
BUCO NERO! LA PIETRA DI PRIMA DEVE AVER FATTO DANNI, MERDA!-
urlò, al massimo
dell’esasperazione. Come avrete capito, si tratta di un
arrancar. Ma non vi
dico quale.
Alla
fine, sembrò che il buco nero si fosse
stancato di vederlo ancora in bilico. Infatti si ampliò
all’improvviso,
lasciando cadere il povero mal capitato. –No! Scherzavo, lo
giuro! Chiuditi,
chiuditi, fottuto buco! CHIUDITIIIIIIIIIIII!- non riusciva a usare
neanche il
sonido… beneeeee. Il destino ce l’aveva con lui!
Arrivato a circa la metà
dell’altezza del buco nero, però, questo
iniziò a restringersi e stranamente ad
aumentare la sua capacità attrattiva verso gli oggetti, in
particolar modo
quelli grandi ed enormi.
Quando
il povero
mal capitato lo notò, iniziò a sudare freddo. Fu
così che, ad un tratto, gli
arrivò un grosso masso addosso, pieno di speroni.
–AAAAAAAAAAAAAAAARG!- gridò
il povero, sorpreso da quell’urto considerevole e devastante.
L’arrancar perse
i sensi, e cadde a peso morto nel mondo con cui il buco nero aveva
creato una
connessione. Precipitò in un giardino con magnolie, avocado,
aloe vera, rose e
peperoncini. L’ultima cosa che sentì fu proprio il
forte odore di rose.
Angolo
delle
perversioni dell’autrice. (Levan Polka style)
Me:
bene… ho
finito l’introduzione ed il primo capitolo. Sono molto
soddisfatta! U.U
Personaggio
ombra: Io no! Per niente! Mi fai sembrare sfigato in eterno, scema! DB
Me:
Smettila di
trattarmi male e pensa a fare il tuo lavoro, cioè il
personaggio! DB Poi era
tutto previsto dal copione della storia, quindi pensa a recitare,
demente! U.U
P.O.:
NO! Se
proprio devo fare una parte in questa storia assurda, allora voglio
essere figo
ed avere un sacco di nemici da uccidere, torturare e maciullare! BD
Me:
Questa storia
non è horror! CHIARO? Tu sarai un personaggio figo,
tranquillo… avrai solo
qualche piccolo problema di memoria all’inizio, segno che
dovresti mangiare
meno mostri e più pesce! U.U
P.O.:
Ma che
cavolo dici, bastarda? Eh? DB Non puoi dire “piccolo problema
di memoria”,
quando invece sono grossi q… *pungo in testa*. Ahi! Lurida
nana! DX
Me:
non rilevare
dettagli preziosi prima del secondo capitolo, tremendo bastardo con la
faccia
da triglia! DX Sai quanto c’ho messo per perfezionare tutto,
in questa storia?
Giorni! Ora sta zitto! E ricordati che hai firmato un dannato
contratto! DX
P.O.:
Ora basta,
me ne vado! DX
Me:
bravo,
tornatene nel camerino! *il P.O. se ne va* Bene… dopo questa
discussione che ho
avuto con quel bastardo, posso finalmente dirvi arrivederci! Spero che
questo
cap vi piaccia e che commenterete in tanti! A prestoooooooooooo! Baci
baci!