La luce del sole che filtrava dalla tenda della finestra, lo svegliò definitivamente da quel torpore. Era da un bel po' sveglio, ma aveva deciso di rimanere a letto lo stesso.
L'idea di alzarsi ed incontrarlo lo entusiasmava, ma dentro di sé desiderava che fosse lui a venirlo a cercare. Ma ancora niente... Chiuse gli occhi ambrati e quando li riaprì si scostò le coperte di dosso.
Scese dal letto e si infilò dei jeans e una camicia bianca. Si guardò allo specchio e sorrise.
Si comincia!
Aprì la porta lentamente e guardò il corridoio silenzioso con apprensione. Ancora dormiva? Che strano, di solito era lui quello a svegliarsi prima. Usci dalla camera e guardò la stanza del tedesco.
Sorrise con estrema felicità.
Aprì la porta della camera del tedesco con lentezza. Rimase sorpreso. Dormiva davvero. Avrebbe giurato di trovarlo seduto sulla sedia a scrivere al computer. Anche se con un po' di paura, si avvicinò al letto.
Il volto del tedesco era rilassato e la cosa sorprese Feliciano, era di una bellezza mozza fiato. Si avvicinò ancora. L'uomo aveva delle ciocche bionde che gli cadevano sulla fronte, l'italiano sentì il cuore scoppiare. Tutto in quel tedesco lo attraeva. Gli occhi chiusi gli davano un'aria gentile, la bocca semi aperta era bellissima. Dannazione, perché non aveva mai notato quella bocca bellissima?! Allungò la mano e la fermò poco prima di toccargli il viso e la ritrasse subito con imbarazzo e paura. Ludwing si lamentò e si girò dall'altra parte. Tutto qui? L'incantesimo era già finito? Si era girato facendolo smettere di sognare. Fece un passo in dietro con lo sguardo basso.
No, doveva smetterla. Era vero, ne era innamorato, ma era un amore illecito, sbagliato.
Chiuse gli occhi con forza e lì riaprì. Sentiva il suo respirare calmo e la cosa gli procurava una infinita e dolorosa attrazione, felicità.
Fece un altro passo in dietro, confuso solo dalla presenza di quel corpo che lo sconvolgeva, ed inciampò nel secchio, facendolo cadere, sé stesso ed il cestino, rumorosamente.
Il tedesco si alzò di soprassalto preoccupato. Il viso che una volta dormiva calmo ora era allarmato, ma non appena i suoi occhi incontrarono quelli di Feliciano sospirò rassicurato.
Assunse un aria arrabbiata e lo guardò con rimprovero.
-”Che fai qui?”-
-”Ehm...”- disse il ragazzo farfugliando, poi lo guardò sorridente-”Mi sono svegliato prima di te!”- affermò entusiasta. Ludwing lo guardò perplesso per poi tornare con la sua solita espressione gelida.
Sospirò rassegnato, scostando le coperte.
No, ti prego, no... pensò l'italiano con il cuore a mille alla vista del torso scoperto del tedesco. L'imbarazzo del biondo comparì poco dopo essere sceso dal letto. Afferrò la prima maglietta che gli capitò e se la infilò.
-”Dai alzati, scemo,”- disse quasi con una dolcezza impacciata mentre si dirigeva verso l'uscita della stanza-”andiamo a fare colazione.”-
L'italiano annuì contento e trotterellò allegro verso la cucina. Ludwing accennò un sorriso imbarazzato. Anche se si vergognava ad ammetterlo era felice quando lo vedeva così. Quando Feliciano si voltò, lui fece scomparire velocemente il sorriso.
-”Cosa vuoi per colazione, Lud?”- chiese con un sorriso ampio. Lui si avvicinò al tavolo e sbuffò.
-”Ti ho detto di non chiamarmi così. E poi me la posso fare da solo la colazione.”-
Ancora sorrideva, non ne capiva il motivo.
-”Cereali?”- lo ignorò. Il tedesco si passò una mano sul viso rassegnato.
-”Sì...”-
L'italiano prese a preparare il tutto, mentre Ludwing lo guardava assorto. Gli occhi azzurri lo guardavano perso, i lineamenti stranamente rilassati ed un leggero rossore sulle guance.
Il rumore della tazza piena che sbatté contro il tavolo lo fece tornare in sé.
-”G... grazie.”- rispose con voce fioca. Prese la tazza e ci mise i cereali. Feliciano lo osservava sempre sorridente, tanto che Ludwing non riusciva a mangiare tranquillo con quegli occhi ambrati appiccicati a lui.
-”Non mangi?”- gli chiese senza guardarlo. Il sorriso dell'italiano scomparì.
-”S... Sono a dieta...”- disse con il capo chino. Ludwing rimase sorpreso, lo guardò per un attimo.
-”Cosa?”- sospirò.
-”Mio fratello... Me l'ha consigliato... Non proprio direttamente ma l'ho inteso bene...”- farfugliò tristemente guardando i cereali nella tazza piena di latte ed alzando le sopracciglia. Il tedesco vedendo il suo interesse per la sua colazione sbuffò. Prese la sua ciotola e glie spostò sotto il viso. Feliciano lo guardò stupefatto.
-“...”- lo guardava con quella faccia da bimbo. A quella vista, Ludwing sentì un brivido salirgli su per la schiena. Ingogliò un po' di saliva e distolse lo sguardo imbarazzato da quello di lui.
-”Mangia, tonto...”- farfugliò-”Sennò come pretendi di andare a lavorare?”-
Feliciano rimase per un attimo a guardarlo. Si chiese perché non lo stesse guardando in faccia, come faceva sempre con quella sua aria gelida. Ma il fatto che la sua espressione non fosse gelida, anzi tutt'altro, lo sorprese. Finalmente il tedesco lo guardò negli occhi.
E questo cos'è? Uno sguardo caldo, gentile?
L'italiano sorrise e il tedesco si alzò dalla sedia.
-”Muoviti...”- disse mentre gli dava le spalle-”Io vado a finire di vestirmi...”-
-”Grazie!”- disse con una felicità che fece tremare il cuore di Ludwing.
L'uomo rispose con un grugnito.