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Autore: Sailor Saturn    05/11/2012    1 recensioni
[...] L'acqua del piccolo fiumiciattolo è limpida e scorre gentile e delicata, tanto tranquilla che, alle orecchie dell'uomo, ancora stordito, sembra giungere una delicata melodia, prodotta dalle piccole onde formate dalla corrente a contatto con i sassi che si trovano sul letto del fiume. Tutti questi dettagli, però, sono ammirati da Severus in maniera fugace perché lo sguardo dell'uomo è rivolto al grande abete, testimone negli anni di tanti giochi di bambini, di tante promesse suggellate con il cuore gonfio d'emozione, di tanti sentimenti scoperti e mai rivelati. Lì, nascosta ai raggi del sole dall'ombra di quei grandi rami, in perfetta armonia con la natura quasi fosse totale parte di essa, avvolta in un candido vestito bianco, i piedi senza scarpe e i capelli rossi sciolti e ribelli sulle spalle, tra le mani un piccolo giglio bianco, vi era lei... lei che tante volte aveva popolato i suoi sogni [...]
Storia scritta per il contesti "Di Obblighi e Libertà" di Eloise_Hawkins sul forum di efp, ma non è mai stata consegnata.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Severus Piton, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Quando poche e semplici parole

sono in grado di restituirti l'entusiasmo per scrivere...

Grazie, anche se non leggerai mai.

 

 

 

CUORE DI CARTA



 

 

 

 

 

 

 

 

Severus Piton apre piano gli occhi, confuso. Si sente come se fosse stato addormentato per la maggior parte della sua vita, eppure si rende conto che non può essere così. Il suo ultimo ricordo è il serpente del Signore Oscuro che lo morde... no, non è esatto. Il suo ultimo ricordo sono due profondi occhi verdi che lo guardano con un misto di incredulità e paura. Due occhi verdi che ha sognato di rivedere per tutta la vita.

Alzandosi a sedere, Severus si rende conto di trovarsi in una stanza completamente buia, rischiarata semplicemente dalla pallida luce di una candela, a pochi passi da lui.

Strano” si ritrova a pensare l'ex professore di Pozioni “ ho sempre immaginato l'inferno in modo diverso

“ Questo perché non ti trovi all'inferno, Mocciosus!”

“ Felpato! Avevamo detto che saremmo stati gentili, ricordi?”

“ Sono stato gentile Ramoso! Se lo avessi chiamato escremento di Troll che avresti detto?”.

Con un vago senso di nausea, Severus volta il capo alle sue spalle e, se inizialmente aveva avuto qualche dubbio, ora ne è certo: quello è l'inferno. Altrimenti per quale motivo Potter e Black avrebbero dovuto trovarsi lì? Severus si alza in piedi lentamente, facendo attenzione a non perdere l'equilibrio, le gambe ancora tremolanti. Con sguardo palesemente schifato, fissa i due uomini nella stanza con lui. La luce è fioca, non distingue bene i contorni, ma le voci due sono inconfondibili: lo hanno perseguitato per sette lunghi anni e, nel caso di Black, anche per un periodo di tempo più lungo. Severus si passò stancamente una mano sugli occhi: non ci stava capendo più nulla.

“ Non provarci! Le Gelatine Tuttigusti sono mie!”

“ Mai sentito parlare di condivisione, Ramoso?”

“ Certo che sì, Felpato, ma non ho nessuna intenzione di condividere le mie Gelatine con te!”.

Avvicinandosi di qualche passo, dopo aver preso in mano la candela, Severus poté notare che James e Sirius si stavano animatamente contendendo una confezione di Gelatine Tuttigusti e nessuno dei due sembrava avere l'intenzione di mollare la presa. Con un sospiro misto tra rassegnazione a quella situazione assurda e palese ribrezzo di dover rivolgere la parola ai due uomini davanti a lui, Severus si decisa ad interrompere quell'assurdo litigio

“ Per quanto vedervi litigare come due marmocchi in fasce per delle caramelle sia esilarante, vorrei sapere dove ci troviamo” quella di Severus non è una domanda e il tono non è gentile: vuole una risposta e la vuole nel minor tempo possibile.

Avvicinandosi ai due uomini nota che sono esattamente come lui li ricordava a vent'anni, poco dopo il diploma ad Hogwarts. E la cosa gli risulta strana, sopratutto considerato il fatto che Black ha sulle spalle 12 anni ad Azkaban che, si sa, non ha la fama di ringiovanire le persone. Severus, comunque, non perde tempo ad analizzare il perché quei due si trovino lì con lui: vuole solo sapere dov'è e perché si trova lì. Dopotutto, almeno da morto- perché è sicuro di essere morto!- un po' di riposo pensa di meritarselo.

James e Sirius, sentendo le parole di Severus, smettono di litigarsi le caramelle e si voltano verso di lui: per un momento, l'ex professore di Pozioni prova la sgradevole sensazione di essere ritornato indietro nel tempo, in un tempo che, sinceramente, avrebbe preferito dimenticare.

La sensazione, però, dura un attimo e le parole che Severus sente pronunciare da Potter lo stupiscono e non poco “ Prima di rispondere alle tue domande, vorrei ringraziarti Piton”.

Severus sgrana gli occhi e il suo viso, sempre impassibile, per un attimo viene attraversato da una valanga di emozioni che lui stesso non saprebbe decifrare. Non fa in tempo a dire nulla, però, che Potter riprende a parlare “ So che non lo hai fatto per me, ma solo per lei... però ti ringrazio ugualmente. Hai protetto mio figlio e grazie a te Harry vincerà questa battaglia”.

La presa di Severus sulla candela si fa più salda: Potter ha capito, lui sa... ma allora...?

Di nuovo, senza che domanda venga pronunciata, giunge risposta, questa volta dalle labbra di Black “ Noi siamo qui solo per aprirti la via, tocca a qualcun altro mostrarti la strada”.

Ancora una volta le parole che gli vengono rivolte non sono chiare, però Severus non fa domande, si limita ad annuire brevemente con il capo. Vede Potter avvicinarsi a lui e porgergli un pezzo di carta, tutto spiegazzato. Inarcando un sopracciglio chiede, con voce scocciata “ E cosa dovrei farci con questa pallina di carta informe?”

“ Non ne ho idea” risponde il suo interlocutore sorridendo “ A me tocca solo consegnartela”.

Ancora perplesso, Severus prende in mano quella pallina informe di carta e prova una strana sensazione, come se stesse toccando qualcosa di caldo, di vivo. La tiene in mano qualche secondo, ammirandola, senza un motivo preciso. Poi stacca gli occhi dal pezzo di carta che tiene in mano e si rivolge ai suoi interlocutori “ E ora?”.

Le parole sono masticate, e somigliano ad un borbottio: non ci crede neanche lui stesso che sta chiedendo qualcosa a Potter e Black. Ed è quest'ultimo che gli risponde “ Ed ora, nulla” dice sorridendo “ Noi abbiamo fatto, adesso tocca a te”

“ A me? Cosa devo fare?” il tono è scocciato.

“ Devi attraversare la porta” gli risponde Potter, con il suo solito sorriso malandrino.

Severus li guarda entrambi, come se fossero pazzi. Attraversare la porta, certo. Ma non ci sono porte in questa stanza! Il pensiero non fa nemmeno in tempo a compiere il breve tragitto tra il cervello e la bocca che, come per magia, compare una grande porta in mogano, esattamente alla sinistra di Severus. L'uomo è così stupito che lascia cadere la candela che teneva in mano: quest'ultima si spegne non appena tocca per terra e rotola vicino a James e Sirius. Severus, però, non si accorge di nulla: il suo sguardo è completamente rapito dalla grande maniglia di ottone che sembra guardarlo e suggerirgli di aprirla. La mano destra, ossuta e magra, si alza, come guidata da un filo invisibile e si stringe attorno a quel pomello d'ottone. Un brivido freddo percorre la schiena del professore di Pozioni, ma lui non ci fa caso, non se ne cura. Tutto quello che vuole è attraversare quella porta perché sa, sente, che quella è la strada da percorrere, la via giusta per giungere alla tanto agognata pace. Non esistono più stanze buie, candele, nemici di infanzia e ricordi sbiaditi: tutto scompare appena Severus gira la maniglia e apre la porta. La mano sinistra, stretta a pugno per trattenere lo strano pezzo di carta lasciatogli da Potter, corre a proteggere gli occhi neri, investiti da una luce abbagliante, accecante... ma dolce e gentile al tempo stesso. Strizzando un po' le palpebre, Severus entra completamente in quella che suppone essere una stanza, cercando di abituare i suoi occhi alla luce. Appena si lascia la porta alle spalle, questa si chiude con un rumore secco e Severus, voltandosi verso di essa, la vede scomparire.

Perfetto. Ora non posso fare altro che andare avanti” pensa scocciato il Serpeverde. Da nuovamente le spalle al posto dove c'era la porta, volgendosi per osservare quella nuova stanza... ma di questa presunta stanza non vi è nemmeno l'ombra. Gli occhi di Severus vengono attraversati da emozioni contrastanti: paura, sconcerto, meraviglia, malinconia, ancora paura... e quel pezzo di carta stretto nella mano diventa sempre più caldo.

Guardandosi intorno, Severus riconosce ogni filo d'erba, ogni piccolo fiore, ogni ciottolo vicino al fiume... tutto è rimasto come più di vent'anni prima. Quel luogo, tanto caro alla mente - e al cuore - di Severus, talmente caro da essere nascosto nell'angolo più buio della mente dell'uomo, per paura che le sensazioni ricordate potessero andare perse, viene ammirato con una gioia incontenibile da quegli occhi neri.

Il prato è verde, umido di rugiada, come se il sole fosse appena sorto e la notte avesse lasciato ancora qualche ombra sulla terra. I fiori sono ancora tutti chiusi nelle loro corolle, troppo pigri, o forse troppo timidi, per mostrarsi in tutta la loro bellezza. L'acqua del piccolo fiumiciattolo è limpida e scorre gentile e delicata, tanto tranquilla che, alle orecchie dell'uomo, ancora stordito, sembra giungere una delicata melodia, prodotta dalle piccole onde formate dalla corrente a contatto con i sassi che si trovano sul letto del fiume. Tutti questi dettagli, però, sono ammirati da Severus in maniera fugace perché lo sguardo dell'uomo è rivolto al grande abete, testimone negli anni di tanti giochi di bambini, di tante promesse suggellate con il cuore gonfio d'emozione, di tanti sentimenti scoperti e mai rivelati. Lì, nascosta ai raggi del sole dall'ombra di quei grandi rami, in perfetta armonia con la natura quasi fosse totale parte di essa, avvolta in un candido vestito bianco, i piedi senza scarpe e i capelli rossi sciolti e ribelli sulle spalle, tra le mani un piccolo giglio bianco, vi era lei... lei che tante volte aveva popolato i suoi sogni, svegliandolo di soprassalto in preda ai più grandi tormenti... lei che tante volte negli anni aveva sognato di rivedere... lei, per la quale avrebbe dato – e aveva dato – qualsiasi cosa... lei, semplicemente e solamente lei...

“ Lily...” un sussurro è tutto quello che esce dalle labbra screpolate di Severus, quasi le parole stesse temessero di farsi sentire, quasi avessero paura di spezzare quello che non può essere altro che un miracolo. Il corpo di Severus trema, entrambe le mani si chiudono a pugno, il respiro si fa affannoso, la vista si annebbia... e l'emozione prende il sopravvento quando la donna, da sotto l'abete, tende entrambe le braccia verso di lui, in un invito gentile e amorevole, un dolce sorriso sul volto.

Severus non si trattiene oltre: le gambe si muovono da sole, i piedi si mettono uno davanti all'altro e il passo diviene una corsa mentre dagli occhi sgorgano quelle lacrime che non erano state versate per diciassette anni. Severus inciampa, non guarda dove mette i piedi, perché gli occhi, seppur completamente bagnati di lacrime non staccano il contatto visivo con Lily. Ed è solo quando la raggiunge che le forze gli vengono meno: si accascia sulle ginocchia, a pochi passi da lei, le mani ancora chiuse a pugno piantate sul terreno, il corpo scosso da singhiozzi non più trattenuti e lo sguardo basso. Non ha il coraggio di alzare gli occhi e di rincontrare quelle iridi verdi che tanto hanno significato per lui... non ha il coraggio di guardare la donna che ama dopo così tanto tempo... proprio ora che la vita – la morte - gli permette di esaudire il suo più grande desiderio, Severus non ha la forza né il coraggio per realizzarlo.

Pensieri sconnessi gli attraversano la mente: si da dello stupido, dello sciocco, dell'infantile, del codardo... ma anche per i pensieri c'è un freno e quel freno, per i pensieri di Severus, sono due braccia gentili e delicate che si stringono attorno al suo corpo, cullandolo quasi fosse un bambino. Per un momento il tremore del corpo dell'uomo si arresta: si ferma il pianto, si fermano i pensieri... e le braccia si muovono da sole, impaurite e maldestre, e vanno a stringere quel corpo quasi fosse di cristallo, quasi albergasse nelle membra stesse dell'uomo il terrore che quella davanti a lui sia solo l'ennesima allucinazione di una mente - e di un cuore – innamorata.

Quando, però, le braccia si avvolgono attorno a qualcosa di solido, delicato e morbido, ecco che tutto ricomincia e dove prima c'era un pacifico silenzio, ora vi è il pianto disperato di un uomo che per tanto, troppo tempo, ha dovuto fingere di non provare niente, di non essere nessuno.

Le due figure rimangono abbracciate, inginocchiate nell'erba per un tempo indefinito, finchè i singulti dell'uomo non si placano, finchè il petto non gli fa più male... solo allora la donna si allontana leggermente da lui, per sciogliere quell'abbraccio al quale, seppur con dolore, si sottrae anche lui.

Appena gli occhi di Severus si liberano del velo lasciato dalle lacrime, lo sguardo delle iridi nere si posa su un sorriso gentile, sui contorni di un viso tanto amato e mai dimenticato, su due occhi verdi che, con felicità e dolcezza, ricambiano lo sguardo.

“ Ciao Severus... mi sei mancato”.

La voce! Quella voce! Delicata, dolce, melodiosa, forte e combattiva al tempo stesso come l'animo di colei che ne è in possesso... quanto gli era mancata quella voce? Severus non lo ricorda. Sa solo che, risentendola, tutto quello che vuole fare è scoppiare a piangere di nuovo.

“ Lily...” Severus riesce solo a ripetere il nome della donna, ancora e ancora, come un mantra, come una nenia, come se fosse l'unica parola da lui conosciuta.

Lily Potter gli sorride gentile, quasi capisse lo scombussolamento provato dall'uomo. Si alza in piedi e, tendendo la mano verso di lui, invita Severus a fare lo stesso. L'ex professore di Pozioni afferra quella mano come se fosse la sua unica ancora di salvezza, vi si aggrappa come un naufrago ad un pezzo di legno, e si tira in piedi, sulle gambe tremolanti, senza mai staccare gli occhi dalla donna davanti a lui, troppo spaventato dal vederla scomparire nel nulla. Quasi intuendo i suoi pensieri, Lily sorrise “ Non vado via, puoi stare tranquillo”.

Di fronte a tanta dolcezza, Severus ritrova la voce “ Già una volta ho commesso l'errore di perderti di vista... non ti ho mai ritrovata” la frase è sussurrata, vergognosa, timida, eppure Lily la sente ugualmente, e stringe un po' di più la mano di Severus

“ Hai fatto un errore, tutto qui”

“ Non è che basti ammettere i propri errori per risolvere tutto. Che uno li ammetta o no, gli errori restano errori, di lì non si scappa*” le parole di Severus sono amare e gli occhi si abbassano.

Lily sospira e lascia la mano dell'uomo che, per un momento, si sente perso e abbandonato, come si è sentito in tutti quegli anni passati senza di lei. Lily però non lo abbandona: con la mano destra, alza il mento dell'uomo e, quando gli parla, la voce è dolce e decisa al tempo stesso

“ Hai pagato abbastanza per i tuoi errori. Hai pagato molto di più di quanto avresti dovuto fare. E hai anche rimediato, che tu ci creda o no” termina con convinzione Lily.

Severus la guarda, si bea della sua vista, la guarda con la stessa voracità di un affamato davanti ad una tavola imbandita, con la stessa venerazione di un assetato davanti ad una fonte di acqua limpida... la guarda, come non poteva fare da anni.

Con un groppo in gola, Severus prova a formulare una frase “ Io...”.

Subito, però, è zittito dalla donna “ Ti ho già perdonato molto tempo fa... non chiedermi ancora scusa... perché anche io ho sbagliato, agendo come una ragazzina testarda, e anche io ho la mai parte di colpe da espiare” termina con dolcezza.

E per Severus, quello è il momento della redenzione: sente un calore espandersi per tutto il corpo, sente le guance rigarsi di lacrime di felicità, sente le sue membra stanche riprendere forza... perché nessuno, forse neppure lui stesso, è a conoscenza di quanto le parole appena pronunciate da Lily siano state per lui come un balsamo per la sua anima dolorante.

Non ci sono parole, non in questo momento, solo un intenso ed emozionato scambio di sguardi: lo sguardo di un uomo che si è punito tutta la vita per lo sbaglio di un ragazzino cresciuto troppo velocemente e senza una guida. Lo sguardo di una donna che ritrova un amico che credeva perduto, lasciato in un passato che pensava non sarebbe mai tornato. Sono lì, fermi sotto quell'abete che tante volte li aveva visti giocare da bambini, ed è come se il tempo non esistesse, forse perché non esiste davvero.

È Lily a rompere quel silenzio amico “ Grazie per quello che hai fatto per Harry... James te lo avrà già detto, ma volevo ringraziarti anche io”

“ Non l'ho fatto per lui” Severus quasi si vergogna a pronunciare quelle parole, ma è la verità e lui è stanco di mentire.

Lily sorride dolce e un po' malinconica “ Lo so. L'ho sempre saputo”.

Adesso è Severus a sorridere ed ad accarezzare con venerazione la guancia dell'amica “ Sono stato stupido e immaturo... ero geloso, e non ho capito che con il mio comportamento ti avrei persa anche come amica... perdonami, Lily, per tutto... sei stata felice e questo è l'importante per me... mi dispiace solo di non aver partecipato a quella felicità” termina con un groppo in gola l'uomo.

Lily sorride radiosa e una piccola lacrima scappa anche dai suoi occhi verdi “ Ti voglio bene, amico mio”.

Per Severus quelle parole sono di una dolcezza infinita, sono la melodia che ogni uomo vorrebbe sentire. Amerà sempre e per sempre Lily, ma ora ha capito, ora sa, che lei avrà sempre un posto per lui nel suo cuore e lui non si sente più solo.

Rimangono in silenzio ancora per un po', finchè Lily non chiede “ James e Sirius non ti hanno consegnato nulla, nell'altra stanza?”.

Severus ci mette qualche secondo a capire le parole di Lily e a rispondere, troppo preso ad assaporare quella pace tanto agognata “ Sì, mi hanno dato questo” dice, aprendo poi il pugno della mano sinistra per mostrare quel pezzo di carta informe, stranamente caldo.

Lily sorride e tende la mano, chiedendo il muto permesso per poterlo prendere. Severus risponde al sorriso, lo sguardo un po' confuso, e tende la mano a palmo aperto, cosicché Lily possa tranquillamente afferrare quello strano pezzo di carta. Appena la donna ne entra in possesso, Severus sente come se qualcosa gli mancasse, come se non avesse dovuto separarsi da quell'oggetto. Lily continua a sorridere con dolcezza e Severus si sente tranquillizzato da quella vista. Osserva la donna aprire con cura quel pezzo di carta spiegazzato, che a lui sembrava informe, e con occhi spalancati dalla sorpresa, lo vede trasformarsi in un piccolo cuore di carta, spiegazzato e malridotto, ma integro. Severus lo osserva con sorpresa e sconcerto e Lily, con pazienza e dolcezza, gli spiega

“ Questo è il tuo cuore. Per tanto tempo ti sei dimenticato di prendertene cura, facendolo raggrinzire e costringendolo a chiudersi sempre di più in sé stesso... ora che sei pronto per andare avanti, è giunto il momento di rientrarne in possesso” mentre pronuncia queste parole, Lily si avvicina a Severus e, con la dolcezza e la delicatezza di una mamma che fa una carezza al suo bambino, poggia quel piccolo cuore di carta sul petto dell'uomo che osserva la scena stupito, cercando ancora di metabolizzare le parole che gli sono state rivolte. Appena il cuore di carta entra in contatto con le sue vesti, Severus sente lo strano calore che prima percepiva con la mano che teneva il pezzo di carta, espandersi per tutto il corpo, mentre una rinnovata forza comincia a scorrere tra le sue membra.

Non sa quanto dura questo processo, non ne ha la percezione. Appena riapre gli occhi, chiusi per sopportare le troppe emozioni, Severus si rende conto che quel pezzo di carta, che ha scoperto essere il suo cuore, tenuto segregato e dimenticato per tanti anni, è entrato nel suo corpo e, portando una mano al petto, percepisce un battito lento e regolare, proprio come quello di un cuore appena nato.

Severus alza lo sguardo verso Lily, commosso. L'amica lo guarda con la felicità negli occhi, per poi tendergli la mano “ Andiamo” gli sussurra.

Severus afferra la mano con sicurezza, senza fare domande, e si incammina con Lily in quel prato verde tanto familiare e mai realmente dimenticato. La segue fiducioso, senza pensieri e senza paure. È con lei, finalmente e dopo tanto tempo, e questo gli basta.

*H. Murakami
  
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