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Autore: Keith_insane    05/11/2012    6 recensioni
“Dio mio che incubo... È stato... È stato un brutto, bruttissimo trip.” disse Richard cercando di ritrovare serenità.
“Adesso è tutto finito.” disse David sorridendogli dolcemente.
I due si scambiarono un lungo sguardo. Richard ancora teneva stretta la mano dell'amico sul petto.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sleeping with cats


Richard era sdraiato sul divano. Dormiva serenamente. Tutta una serie di gatti dormivano acciambellati su di lui e la sua copertina.
Quando David entrò in sala, nemmeno se ne rese conto.
Andò dritto verso il buffet dove stavano piatti e bicchieri aprendo le ante con decisione. Tirò fuori sei piatti e li posò sul piano facendoli sbatacchiare un po'. Poi prese altrettanti bicchieri che fece tintinnare pesantemente sul piano.
Fu allora che il chitarrista ebbe come un sentore ed ebbe cura di voltarsi un attimo.
Lo vide.
Il suo volto era sereno, tranquillo e non c'era segno di turbamento.
David si morsicò la lingua, ma ringraziò di non aver svegliato l'amico.
Esitò un istante come ipnotizzato da quella scena così magicamente mistica: tutti quei gatti a fargli compagnia in un probabile sogno al di là del vero.
David sorrise.
Intravide poi Roger venirgli incontro, allora gli fece cenno di fare piano.
Quando il bassista entrò silenziosamente in sala notò subito Richard sul divano.
“Io non ci credo” disse sottovoce a David una volta al suo fianco.
“Perché?” chiese l'altro.
“Ma lo vedi?” rispose Roger sgranando gli occhi.
Il chitarrista sorrise.
Roger prese i bicchieri e si avviò fuori dalla sala, seguito da David con i piatti. Una volta in giardino i due posarono le stoviglie sul tavolo e si guardarono attorno.
“Gente?” chiese David cercando Nick, Virginia e Judith.
Roger aggrottò la fronte.
“Sta' tranquillo, staranno facendo il giro della casa. Sistema i piatti così ti distrai.” gli disse il chitarrista dandogli una pacca sulla spalla per poi riavviarsi in sala.
Una volta sulla soglia della porta, David si fermò scrutando Richard sul divano.
Nessuno si era mosso. I gatti erano tutti acciambellati nelle stesse posizioni e Richard continuava ad avere quel volto sereno.
David sentì il proprio corpo riempirsi di calore.
D'istinto chiuse la porta dietro di sé.
Si avvicinò molto lentamente e silenziosamente, non voleva spaventare i gatti e farli saltare in testa all'amico.
Una volta giunto a poco più di un metro di distanza, uno dei gatti alzò la testa. Il chitarrista si bloccò, pregando che tutto rimanesse tranquillo. Il rossiccio lo fissò per un po' annusando l'aria, poi tornò a dormire acciambellato sul petto del tastierista. David tirò un sospiro di sollievo.
Senza sapere motivo, David si sedette cautamente per terra per poter guardare meglio l'amico. Era come se lo stesse chiamando.
D'un tratto Richard tirò un profondo sospiro accompagnato da un tentato movimento del corpo, impedito però dal numero impressionante di gatti che aveva addosso.
Fu allora che David notò qualcosa di diverso sul suo viso. Era come se Richard gli stesse chiedendo aiuto, la fronte leggermente aggrottata.
Che fosse per il movimento mancato, azzerato dai gatti? Che fosse relativo a quel che stava sognando?
O era sul serio una richiesta d'aiuto?
Il rossiccio sul suo petto tirò di nuovo su la testa annusando nuovamente l'aria. Questi si stiracchiò in lungo e in largo per poi salire sullo schienale del divano e uscire dalla finestra.
E, d'improvviso, uno per uno, tutti i gatti si alzarono e uscirono stiracchiandosi.
Che cos'era successo? Magia?
David tornò a concentrarsi su Richard notandolo sempre più scuro in viso. Lo vide cominciare a sudare.
Il chitarrista non seppe bene che fare e d'istinto gli prese la mano, come a fargli sentire sicurezza.
In risposta ricevette un impercettibile movimento con la testa.
Si era accorto di lui. Forse nel suo sogno era l'aiuto di cui aveva bisogno.
Il chitarrista avrebbe voluto fare di più, avrebbe voluto sapere di che aiuto aveva precisamente bisogno.
Il tastierista continuava a sognare irrequieto stringendo la mano dell'amico.
David d'istinto e senza pensare gli accarezzò i capelli, come avesse avuto a che fare con un bambino.
Richard reagì voltandosi su un fianco, frontalmente a David. La sua fronte era sempre più aggrottata e, come in un gesto infantile, il tastierista portò la mano dell'amico contro il proprio petto, stringendola con forza.
David dovette avvicinarsi seguendo il movimento per evitare di rompersi il braccio.
Si ritrovò così a pochi centimetri di distanza.
Istintivamente ricambiò la stretta di mano e tornò ad accarezzargli la testa. Non aveva idea di quel che stesse sognando Richard, ma dava l'impressione di essere un incubo in piena regola.
D'un tratto Richard mugugnò qualcosa di incomprensibile. David si affrettò ad avvicinare l'orecchio, ma mancò il momento.
Rimase interdetto.
Non riusciva a capire, e questo lo mandava in bestia.
Voleva poter essere d'aiuto, ma che aiuto poteva dare a qualcuno che stava dormendo?
Fu in quel momento che si accorse delle lacrime che sottili ed impercettibili rigavano il dolce viso del tastierista.
David non ebbe più dubbi, sapeva che fare.
“Rick...” accennò sottovoce continuando ad accarezzargli i capelli.
L'amico lo percepì e di riflesso si accucciò ancora di più, stringendo ancora più forte la mano del chitarrista.
Non era ciò che sperava, ma era pur sempre una reazione. Ma David non si perse d'animo.
“Rick...” disse con più decisione notando l'amico aggrottare di più la fronte.
“Richard...” continuò, cercando di dargli una lieve scossa con la mano.
L'amico non ne volle sapere. La mano di David era talmente un tutt'uno con il petto di Richard che se avesse voluto avrebbe potuto trascinarlo con sé.
“Richard, sveglia!” aggiunse.
Cominciò a scuoterlo leggermente mentre continuava ad accarezzargli la testa.
D'improvviso il tastierista si svegliò di soprassalto rizzando la schiena in uno scatto felino.
David si spaventò, era talmente vicino all'amico che quasi ricevette una testata.
“Rick! Rick!”
Il tastierista s'era svegliato ma ancora non se n'era reso conto e, con respiro affannato, scalciava e si dimenava, nel tentativo di liberarsi da una presa invisibile che ancora lo tratteneva nell'altra dimensione.
“Richard! È tutto a posto! Richard, sono io! Sono Dave!!” disse il chitarrista cercando di calmarlo.
A sentire quel nome, Richard improvvisamente si fermò.
In sala tornò il silenzio
Il respiro del tastierista era affannato e del tutto irregolare.
Si guardò attorno e cominciò a realizzare di essere in un posto familiare. Poi si voltò verso l'amico e lo fissò negli occhi.
“Dave.” disse appena.
“Esatto.” rispose lui, accennando un sorriso.
Richard lo riconobbe. Era a casa al sicuro con al suo fianco David. Tirò un lungo sospiro di sollievo sdraiandosi nuovamente, portando la mano dell'amico, che ancora stringeva con forza, contro il proprio petto. Rimase immobile a fissare il soffitto cercando di riprendere un respiro regolare.
David, sorpreso di questo gesto, lo osservò con attenzione, ascoltando il battito particolarmente accelerato del suo cuore. Rimase a contemplare l'amico per parecchi secondi, ipnotizzato dal suo respiro.
“Dio mio che incubo... È stato... È stato un brutto, bruttissimo trip.” disse Richard cercando di ritrovare serenità.
“Adesso è tutto finito.” disse David sorridendogli dolcemente.
I due si scambiarono un lungo sguardo. Richard ancora teneva stretta la mano dell'amico sul petto.
In quello sguardo si stavano formando, molto ingenuamente, mille e mille pensieri. Parole nascoste e sempre taciute che in quel momento prendevano forma e seguivano un flusso di onde che viaggiavano tutte sulla stessa frequenza.
Entrambi avrebbero voluto trovare parole da dire per colmare questo silenzio riempito solo dai loro respiri.
Eppure entrambi si resero conto che ogni parola detta avrebbe rotto l'incantesimo.
David era lì, inginocchiato a terra, con una mano sul petto dell'amico, a scrutare nel profondo dei suoi occhi.
Non esitò oltre e con la mano libera scostò i capelli di Richard dalla fronte e, con fare quasi paterno, si avvicinò dolcemente posando le sua carnose labbra rosse sulla fronte, ancora leggermente sudata, del tastierista.
David sentì nuovamente il calore salire e prendere possesso del proprio corpo.

Rimase lì, fermo, immobile, a percepire con le labbra il calore del corpo di Richard, che lentamente si espandeva anche in lui.
Quel momento passò lento, quieto, eterno.
Era una cosa del tutto naturale.
David a baciargli la fronte e Richard a occhi chiusi, completamente a suo agio.
Quando il chitarrista lentamente si staccò, il tastierista ci mise un attimo, prima di riaprire gli occhi.
Si scambiarono un altro lungo sguardo.
Poi Richard si mise a sedere tirando l'amico per la mano, invitandolo a sedersi accanto a lui. Il tutto con una naturalezza e una calma proprie di un'altra dimensione.
Il silenzio regnava sovrano e a loro andava bene così, non c'era alcun motivo per tentare di inquinare quell'atmosfera con parole di dubbia utilità.
Istintivamente David prese Richard sotto la protezione del suo braccio, lasciando che l'altro potesse mettersi a suo agio.
Il tempo si stava dilatando in modo esponenziale, più loro trovavano serenità, più il tempo rallentava.
Entrambi sapevano che ad un certo punto, per forza di cose, si sarebbe fermato.
Ma non c'era alcun bisogno di affrettare gli eventi. Del resto si trattava di rallentare il tempo, non accelerarlo.
Erano seduti ad ascoltarsi l'uno con l'altro.
Richard aveva appoggiato la testa sulla spalla dell'amico mentre giocherellava con le dita della sua mano libera.
Era una situazione estremamente naturale. Era come se fosse accaduto altre mille volte. Non c'era nulla di strano, nulla di sbagliato. Solo loro due e la loro più completa intima naturalezza.
Poi fu un attimo, una scintilla, un sentore comune e, come in uno specchio, i due portarono una mano al viso dell'altro, prendendolo dolcemente, e posarono le loro labbra le une sulle altre.
Rimasero immobili a percepire l'uno il calore dell'altro che piano si espandeva e si scambiava di corpo.
Non passò molto prima che scattasse un'altra scintilla, permettendo ai due di lasciare che non fossero solo le labbra a condurre calore.
Fu un bacio molto delicato ma pieno di calore e passione, un bacio tra due spiriti liberi e presenti a loro stessi.
E fu allora che il tempo si fermò.
Non c'era imbarazzo, né tensione, nessuno si era trovato obbligato o a disagio. La semplicità e la naturalezza dei gesti e dei movimenti dava loro tranquillità, permettendo loro di non pensare e mantenere la testa leggera.
Così com'era nato, il momento terminò naturalmente. I due dolcemente si lasciarono, rimanendo però a pochi centimetri di distanza, fissando l'uno gli occhi dell'altro. Nessuno dei due aveva intenzione di lasciare l'altro, ben sapendo che da un momento all'altro qualcuno sarebbe potuto entrare. Se fossero stati Nick o Roger non ci sarebbero stati in realtà grossi problemi. Si conoscevano da parecchio e più di una volta si erano trovati a vivere letteralmente uniti come una famiglia.
Il vero problema era Virginia.
Cosa avrebbe potuto dire se avesse visto David così teneramente abbracciato all'amico?
Richard sospirò.
Entrambi sapevano che il tempo aveva ripreso a scorrere anche troppo velocemente e che dovevano alzarsi da quel divano.
Fu David il primo.
Lasciò scivolare la mano dal viso dell'altro e lentamente si alzò per poi porgergli la mano, invitandolo ad alzarsi.
Richard rimase qualche istante a guardarlo negli occhi. Sentiva il proprio cuore battere all'impazzata. Quel bacio lo aveva mandato fuori.
Delicatamente afferrò la mano del chitarrista, posando i piedi a terra.
Non ebbe il tempo di accumulare energia per alzarsi, che David lo tirò con forza a sé.
Richard andò pesantemente a sbattere contro quel corpo così presente e si ritrovò nuovamente contro le sue labbra.
David dal canto suo aveva calibrato tutto, anche l'abbraccio stretto per impedire che cadesse a terra dalla perdita dell'equilibrio.
Questa volta il bacio fu decisamente più passionale.
Richard fu preso così alla sprovvista che non ebbe fiato e dovette cercare di prenderne tirando su col naso profondamente.
David non volle dargli tregua. Fu Richard allora, un po' per vendetta, un po' per desiderio, a prenderlo alla sprovvista, e con un veloce gesto portò una mano sul sedere del chitarrista, spremendolo con forza.
David sussultò sgranando gli occhi.

Sei matto?” chiese, notando sul volto di Richard uno sguardo compiaciuto.
Il tastierista si staccò, ancora sorridente, avviandosi verso i cassetti.

Le posate le avete già prese?” chiese come se nulla fosse.
In quel preciso istante entrò Roger spalancando la porta con decisione.

Dave quanto ti ci vuole per prendere sei misere posate?!”
I due si voltarono spaventati. Richard andò a sbattere contro il mobile, dal salto che fece per lo spavento.
I tre si scambiarono un veloce sguardo, poi Richard immediatamente si voltò a prendere le posate dal cassetto.

Che diavolo è successo?” chiese Roger sospettoso.
L'ho svegliato, che vuoi che sia successo?” rispose David con fare ironico.
Sì, questo l'ho notato. Intendevo dopo.” replicò il bassista.
Si è addormentato lui.” disse Richard ridacchiando.
Calò il silenzio.
David chinò la testa ridacchiando, sotto lo sguardo di disapprovazione di Roger.

Mi state prendendo in giro?” chiese retoricamente lui.
Certo che no!” risposero in coro i due, ironicamente.
David e Richard si scambiarono un'occhiata sorpresa, per poi cominciare a ridere.

Andate affanculo, idioti.” disse Roger scazzato andandosene.
Come t'è uscita?” chiese David ridendo.
Così.” rispose Richard, avvicinandosi con le posate in mano.
Senza che il chitarrista se lo aspettasse, Richard lo baciò, posando le sue labbra sottili contro quelle carnose dell'amico.
Il tastierista premette così tanto che David dovette indietreggiare per non perdere l'equilibrio.
Quando si staccò fu come perdere tutto il fiato. David non riuscì a dire nulla, e Richard si avviò in giardino con le posate in mano.
Il chitarrista prese fiato. Fece per voltarsi, notando il divano nuovamente pieno di gatti acciambellati. Senza farsi domande, David uscì in giardino.
Tutti erano seduti al tavolo imbandito e il suo posto si trovava magicamente tra Virginia e Richard.

Hey! Dai, vieni a sederti così mangiamo!” disse sorridente Virginia.
David prontamente andò a sedersi. Inaspettatamente Virginia prese il suo viso tra le mani e lo baciò.

Buon appetito!” aggiunse sorridente, dando il via al pranzo.
David si voltò verso il tastierista.
I due si guardarono fissi negli occhi.
Richard sorrise semplicemente.





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Note dell'autrice

Salve a tutti, sono una nuova del mondo fanfiction (e devo ammettere che in realtà non avrei voluto farne parte...)
Questa Wrightmour è nata un po' per gioco, un po' per sfida.
Non vuole essere la solita storia solo baci, sesso e bla bla bla.
Come è mio solito fare quando scrivo una storia, ho cercato di concentrarmi molto sull'aspetto sentimentale e sensazionale della storia, nel loro senso più stretto. Ovvero la ricerca dei sentimenti e delle sensazioni che nascono e crescono.
Vuole essere qualcosa che va al di là della normale percezione dei sentimenti e dei sensi, vuole essere qualcosa di un po' più astratto.
Non so se ci sono riuscita, ma me lo auguro.

C'era un appunto che volevo fare con tanto amore e affetto e rispetto, riguardante la parte in cui si parla del vivere uniti come una famiglia.
Roger è sempre la moglie isterica.

Detto questo. Ogni critica è be accetta, a patto che sia esposta in italiano e civilmente. Non pretendo che piaccia, nè tanto meno che sia l'opera del secolo, ma in ogni caso non gradisco gli insulti gratuiti.
Se ci sono errori di battitura o grammatica vi prego di segnalarmeli, perché sono sicura che nonostante l'abbia riletto 20 volte, qualcosa continua a essermi sfuggito.

Grazie dell'attenzione, e perdonatemi se il mio scritto è un po' aspro: non sono una scrittrice consumata.

  
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