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Autore: Synapsesss    05/11/2012    5 recensioni
La gente è strana. Sente sempre questo irrefrenabile desiderio di organizzare feste, ma sembra sempre aver bisogno di una scusa per farlo. Non lo si può fare solo perché ci si vuole sfasciare? No, ovviamente no. Deve esserci comunque un motivo per giustificare il party, stupido o importante non conta. Basta che ci sia.
Ma Halloween ragazzi, Halloween è tutta un'altra storia.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Santana Lopez, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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One Shot per l'iniziativa di Halloween organizzata sul Gleeky Cauldron.
prompt #2 : Un uccello che entra ed esce da casa vostra è presagio di novità importanti. Un uccello che entra e non riesce a uscire è presagio di morte.


La gente è strana. Sente sempre questo irrefrenabile desiderio di organizzare feste, ma sembra sempre aver bisogno di una scusa per farlo.
Non lo si può fare solo perché ci si vuole sfasciare? No, ovviamente no. Deve esserci comunque un motivo per giustificare il party, stupido o importante non conta. Basta che ci sia.
Partita di football vinta? Festa. Esame passato? Festa. Bicentenario della fondazione del college? Festa.
Ma Halloween ragazzi, Halloween è tutta un'altra storia. Come per l'ultimo dell'anno, in onore di questa ricorrenza, la gente impazzisce nella preparazione del PP (party perfetto), passando nottate insonni scandagliando anche gli antri più remoti della loro mente alla ricerca del costume più cool, più originale, più elaborato.
Che idioti.


Questo pensava Sebastian Smythe una domenica mattina di fine ottobre mentre camminava per le vie di New York. Era stato buttato giù dal letto dalle urla del suo coinquilino – una checca isterica di dimensioni paurose – che era completamente immerso in una lite telefonica riguardante gli addobbi per una festa. Anzi, LA festa. La festa di Halloween.
Era iniziato tutto circa un mese prima quando Paul, il suo coinquilino, gli si era avvicinato titubante mentre lui, steso sul divano, stava cercando di studiare diritto; si era seduto sul bracciolo davanti a lui e aveva iniziato a straparlare su quanto sarebbe stato fico dare un party nel loro appartamento per Halloween, che sarebbe stata una bella occasione per conoscere nuova gente, che avrebbe pensato lui a tutti i preparativi, e a riordinare casa dopo.
Sebastian lo aveva ascoltato con sufficienza, perché quella strana mania di dare tanta importanza ad una festa così tanto stupida lo convinceva sempre di essere nettamente più intelligente della maggior parte dei ragazzi della sua età...e non solo.
In conclusione, Paul voleva solo il suo permesso per riempire la loro casa di cibo, musica, alcool e gente – di ragazzi – ubriaca, che voleva unicamente divertirsi come non ci fosse un domani? Il ragazzo steso aveva alzato lo sguardo dal suo libro e lo aveva puntato negli occhi del coinquilino: “Certo, fa pure” aveva detto come se non potesse fregargliene di meno, e, senza aspettare una sua reazione, era tornato ad ignorarlo per dedicarsi allo studio.
L'altro, pieno di gioia per la risposta ottenuta, si era alzato con un balzo dal divano ed era corso in camera a recuperare il telefono: l'elenco delle chiamate da effettuare era INFINITO.
Era iniziato così l'inferno nel quale viveva Sebastian da circa un mese. Casa sua era diventata un ricettacolo di tutti i generi di addobbi, e persone a lui del tutto sconosciute – e traviate come Paul – avevano occupato in modo permanente il suo salotto.
Sebastian ti dispiace andare a studiare in biblioteca oggi? Mi incontro con delle amiche per mettere a punto i preparativi della festa!” gli aveva gentilmente chiesto il coinquilino un giorno. Beh, curioso come oggi divenne rapidamente questa settimana, anche la prossima, e tutto il mese. Per questo motivo ormai tornava a casa solo per cenare e dormire. Di stare in mezzo a tutte quelle checche isteriche non ne aveva nessuna intenzione!
Doveva resistere solo due giorni ancora senza ammazzare qualcuno e così stroncare la sua giovane carriera finendo in gatta buia.

Sospirò profondamente non essendo sicuro di possedere così tanto autocontrollo.
Infilò le mani in tasca per proteggerle dal freddo, e le trovò piene di carta. Con un gesto indispettito tirò fuori tutti quei fogli. Chi aveva messo le mani nel suo cappotto? Lui non lasciava mai niente nelle tasche. MAI. Lasciandone cadere a terra la maggior parte avvicinò al volto uno di quei rettangoli colorati di cartoncino, rimanendo allibito da quello che lesse.
Paul aveva davvero avuto il coraggio di mettergli in tasca gli inviti per quella dannata festa? Cosa voleva che ne facesse? Che li distribuisse in giro? Lo aveva preso per un PR per caso? E cos'era quello slogan da gay pride? Ed erano firmati anche a nome di Sebastian. Che figura per gli Smythe. Con un gesto brusco li rinfilò in tasca e decise che per la pazienza dimostrata si meritava un premio: caffè e biscotti al primo Starbucks che avrebbe incontrato. Per sua fortuna non dovette aspettare molto, dopo due minuti infatti era al riparo dal freddo nel calduccio della caffetteria. Ordinò la bevanda e qualche biscotto al cioccolato, e andò a sedersi a uno dei pochi tavoli vuoti rimasti.
Passò la successiva mezz'ora a leggere il libro che aveva con sè, godendosi il tepore del locale e quella strana sensazione di beatitudine che poche altre situazioni gli sapevano regalare. Versò le undici si decise a tornare a casa, si alzò dal tavolo e dopo aver lanciato una rapida occhiata – l'ennesima - al cameriere sexy che puliva i tavoli, si tirò su il bavero del cappotto e si preparò ad essere investito dal freddo pungente di New York.


Aprì la porta di scatto, lasciando cadere la tracolla sul pavimento e lanciandosi sul divano con un tonfo. “Blaine? Sei tu? ” lo chiamò una voce da un'altra stanza. “S-si? Chi altro potrei essere scusa?” rispose lui con ovvietà mentre, intento a cercare il telecomando tra i cuscini del sofà, si malediceva del disordine suo e della sua coinquilina. Santana lo raggiunse in salotto ancora avvolta dall' accappatoio, si sedette sulla poltrona di fianco alla tv e iniziò letteralmente a vomitargli addosso le sue idee per l'evento della settimana: il party di Halloween.
Allora, accantoniamo un attimo il dilemma del costume, Blaine” partì,congiungendo le mani, quasi stesse discutendo di un affare di stato. Se non troviamo una festa decente a cui andare il costume non ci servirà a un bel cavolo. Le nostre opzioni?” iniziò la ragazza. Lui cercò di fare mente locale, anche se il suo cervello, dopo quella giornata straziante di lavoro alla caffetteria avrebbe preferito essere lasciato in pace.
“Possiamo scegliere tra 3 feste” rispose lui portandosi una mano sotto la testa, e tenendo il conto con l'altra “prima: quella del bar qui all'angolo, che entrambi abbiamo bocciato perchè non ci andrà un cane, seconda: quella organizzata da Lily e Marshall (*), alla quale tu ti rifiuti di andare perchè la odi, terza ed ultima: quella di mio fratello Cooper a cui IO mi rifiuto di andare. Siamo ad un punto morto” concluse amareggiato.
Sia lui che Santana adoravano Halloween e sin dal loro primissimo anno di convivenza avevano sempre dedicato alla scelta della festa e del vestito perfetto praticamente tutto il mese di ottobre. L'ispanica sbuffò e lasciò cadere indietro la testa: “ Dobbiamo cercare qualcos'altro tesoro, anche perchè entrambi sappiamo benissimo che non ci è rimasto molto tempo. Perciò troviamo il party migliore e imbuchiamoci.”
A quelle parole una lampadina si accese nel cervello di Blaine. Come aveva fatto a non pensarci prima? Andò a rovistare dentro la tracolla che aveva abbandonato appena entrato in casa tirandone fuori un biglietto colorato sotto gli occhi interrogatorio della ragazza.
“Ecco la nostra soluzione” le fece contento passandole il foglietto. Santana lo afferrò dubbiosa e lesse ad alta voce:

Per una festa terrificante
dove l'unica paura che dovete avere è quella di divertirvi troppo.
Paul&Sebastian vi aspettano a casa loro per una serata mozzafiato.

Si interruppe a metà. Mi rifiuto di continuare perchè è terribile, Blaine. Se la festa fa schifo anche solo la metà del biglietto ci sarebbe da spararsi”. Il ragazzo tentò di convincerla: “Eddai San, non abbiamo altre opzioni, l'ha lasciato un cliente su un tavolo oggi e io ho pensato che facesse proprio al caso nostro, no?”
“ No, tesoro. Piuttosto sto a casa”.


Casa sua si stava riempiendo di gente mai vista, e già alle nove la maggior parte di questa era così tanto ubriaca che probabilmente entro un'ora sarebbe collassata sul pavimento. Lui, che ovviamente non indossava nessun ridicolo costume, era appoggiato ad una colonna e osservava con la sua congenita aria di sufficienza quell'ammasso di gentaglia che ad ogni passo rischiava di rimettere su tappeto del salotto.
Quella sera non era particolarmente in vena di divertirsi, Sebastian, forse perchè era consapevole del fatto che l'indomani si sarebbe dovuto alzare presto per studiare: doveva assolutamente passare quell'esame, se voleva laurearsi alla prossima sessione.
Era uno Smythe, sapeva reggere bene alla pressione, ma in fin dei conti era pur sempre un umano. Un po' di stress era concesso anche a lui, o sbaglio? Altro punto a sfavore di quella serata: nessun ragazzo carino gay all'orizzonte...gli amici di Paul erano meno sexy di una scimmia in calze a rete e Sebastian stava davvero prendendo in considerazione l'idea di rinchiudersi in camera sua e affogare la noia in un sonno ristoratore.
Alcool. Necessitava alcool. L'unica cosa che gli faceva ancora sopportare tutto ciò. Si diresse svogliato verso il bancone della cucina che il suo coinquilino aveva attrezzato a bar, e non si stupì di trovare tantissime bottiglie vuote, e poca materia prima rimasta. Si versò un bicchiere di qualcosa e lo bevve tutto d'un sorso, avido come sempre di quella carica d'adrenalina che gli alcolici gli regalavano. Si abbandonò sullo sgabello più vicino tirando a sé una delle poche bottiglie piene rimaste, e riappoggiandosi al muro, continuò la sua silenziosa contemplazione degli invitati.

 

Cinque birre erano bastate per convincere Santana a dirottare la loro serata verso la festa proposta due giorni prima da Blaine, ma probabilmente la disperazione di non averne trovata una migliore aveva avuto il suo merito.Ho bisogno di bere” erano state le prime parole che la ragazza aveva pronunciato non appena avevano messo piede nell'appartamento, e il tremendo tanfo di alcool e sudore li aveva investiti. Avevano scavalcato due ragazze stese – svenute? - per terra e quello che rimaneva di un vestito da infermiera sexy, diretti verso quello che era un semplice bancone da cucina, ma ora recava la scritta BAR, decorata con ragnetti e glitter. Troppo gay perfino per Blaine. “ Ma non ha senso” protestò il ragazzo rivolto all'amica “ i ragni devono far paura! Terrore, ribrezzo… perchè abbinarli con i glitter? Perdono tutto il loro scopo...non è giusto nei confronti dei ragni. Voglio dire...”. Farneticava e biascicava. E forse non era meno ubriaco dell'altra gente che c'era a quella festa. Non poteva sfasciarsi o in un modo o nell'altro avrebbe di sicuro dato spettacolo e distrutto il suo costume.
Andava fierissimo del suo costume.


La gente è strana e ama mettersi in ridicolo.
L'attenzione di Sebastian era stata attirata da una ragazza alta che stava parlando con qualcuno, o qualcosa, di bianco. E blu. Con un becco. Lei aveva una folta chioma di capelli scuri, estremamente cotonati... sembrava avesse preso la scossa. Nonostante non fosse più tanto lucido – ma ancora moooooolto annoiato – era riuscito a collegare la sua chioma al suo trucco, alla sua tutina aderente e alla sua coda: quella ragazza era un leone. Banalissimo. E nemmeno molto halloweeniano, no? Se si esclude la loro potenziale capacità di sbranare un uomo in un morso, che paura potevano fare i leoni? Ma poi chi era con lei, e che cavolo si era gettato addosso? Piume? Si, erano decisamente piume. Sul petto bianche e sulla schiena, sulle gambe, sulle braccia e sulla testa blu. Il tutto adornato da uno stupendo becco, arancione.
Nessuno avrebbe sprecato parole per commentare quello scempio. E già solo prestandogli attenzione Sebastian gli aveva dato fin troppa importanza.
Tracannò l'ultimo sorso di Rum e, abbandonando la bottiglia ai suoi piedi, cercò di alzarsi in piedi senza cadere sul pavimento come un'idiota. A quella festa ne aveva visti già abbastanza. Diretto verso la camera e con in mente il solo obiettivo di non finire calpestato sul tappeto di casa sua, lo sguardo fisso davanti a sé, inciampò su quello che poteva essere una cosa molto disgustosa. Era sicuramente una cosa molto disgustosa.
La provvidenza volle che a sostenere la sua caduta ci fosse proprio la coda della “leonessa”, che il padrone di casa aveva notato prima: vi si aggrappò con un'improvvisa forza, che non solo non lo aiutò a mantenersi in piedi, ma fece crollare a terra anche la ragazza.
Questa, probabilmente troppo sbronza per accorgersi dell'accaduto, scoppiò a ridere in modo sguaiato, cacciando fuori qualche frase in spagnolo qua e là. Il suo amico pennuto - da vicino si capiva che era un ragazzo - la raggiunse e l'aiutò ad alzarsi, accertandosi che non si fosse fatta male.
  “Tu? Stai bene?” si rivolse poi a Sebastian. Questo lo guardò negli occhi, con la fortissima voglia di dirgli che aveva appena spiaccicato il suo culo e i suoi pantaloni preferiti su del vomito, quindi no, non stava bene. Invece si limitò a grugnire, perchè l'alcool e la noia lo rendevano ancora più incapace di essere simpatico con la gente.
Ma tu non sei travestito..Non si può andare ad una festa di Halloween senza essere travestiti..” iniziò a rimproverarlo la ragazza, nel pieno della sua faccia tosta dettata dai fumi dell'alcool. Sebastian si voltò, squadrandola, e le rispose con tono serio: “ Oh no, io ce l'ho un costume. Io sono travestito da qualcuno al quale frega neanche un solo accidenti di questa festa di spostati. E voi due invece? Da quando la legge americana accetta l'accoppiamento tra un leone e un pappagallo? Noi gay no, e voi si?” concluse con il solo obiettivo di farle capire quanto fossero entrambi ridicoli con quei costumi. L'altro ragazzo si intromise: “ No, cioè si, è un costume a coppia, ma non in quel senso...Siamo amici. Lei è Simba, o meglio Nala visto che è una donna, e io Zazu. Simba e Zazu, quelli del Re Leone” rispose gesticolando in modo strano, e parlando come se avesse una patata in bocca. Lo sapevano tutti chi erano Simba e Zazu, suvvia! Era ovvio. Quando non ottenne risposta, (non era degno di riceverne una a detta di Mr. Sono-Superiore-a-Tutti-Smythe) “Zazu”, pensando che probabilmente quel ragazzo non avesse mai visto il Re Leone in vita sua – purtroppo si, esistono anche persone del genere- , iniziò a dare spettacolo, proprio come aveva previsto nemmeno mezz'ora prima.Ho tante noci di cocco splendide tutte in fila per tre, per tre, per tre... grandi, grosse, anche più grandi di te! " Si mise a ballare e cantare, lanciando in aria le mani e facendo una specie di tip-tap maldestro con i piedi, per colpa del quale rischiò di cadere almeno tre volte. Sembrava un elefante, quello si, ma di certo non un pappagallo. Sebastian lo fissava con uno sguardo indecifrabile: allibito, disgustato, furioso? "Capito chi sono adesso?” biascicò speranzoso.L'omicidio era illegale, ma il suicidio? Si poteva sempre ripiegare su quello, no?
Ma successe che si, Sebastian capì benissimo chi era quel ragazzo. Era il cameriere dello Starbucks vicino alla sua facoltà, quello che desiderava farsi da tanto, tanto tempo, ma non aveva mai trovato l'occasione giusta per abbordare. L'occasione, uno Smythe, sa crearsela, gli avrebbe detto suo padre.
Beh, caro paparino. Perchè fare fatica quando aspettando giusto un poco l'occasione ti piove dal cielo? Ubriaca per giunta?

Certo che ho capito chi sei, Zezu, ma mi trovo a dover dissentire con quello che hai detto. Dubito che tu possa avere qualcosa più grosso di me”. In circa tre secondi aveva riacquistato tutta la sua lucidità.

Quanto giocarono la sbronza di Blaine – che andava sempre peggiorando -, la musica ad un volume assordante, le frasi volgari ed imbarazzanti di Sebastian e la sua estrema abilità ad attirare tutti i ragazzi nella sua rete, non si sa.
L'unica cosa certa è che circa un'ora dopo il loro incontro i due ragazzi erano chiusi in camera di Sebastian a...beh, a darci dentro. Nessuno dei due cercava qualcosa di più di quello che aveva trovato: un ragazzo con cui divertirsi, che li aiutasse a dimenticarsi per qualche ora del lavoro stancante, dell'università, e della vita che li aspettava appena fuori dalla porta di quella stanza.
E si divertirono, eccome se si divertirono, tanto che, prima che Sebastian potesse cacciar- chiedergli gentilmente di andarsene visto che l'indomani si sarebbe dovuto alzare presto, entrambi si addormentarono, troppo stanchi per il troppo divertimento.


Quando aprì gli occhi la prima cosa che mise a fuoco fu l'orario proiettato sul soffitto della stanza. Le undici. Erano le fottutissime undici.
Aveva sprecato tutta la mattina a dormire, e non aveva studiato. Cazzo.
Perchè si era dimenticato di mettere la sveglia.
Anzi, perchè si era dimenticato di mettere la sveglia?
Come se non bastasse aveva il braccio destro completamente indolenzito, come se qualcuno ci avesse dormito sopra. Cercò di alzarlo, ma sentì qualcuno mugugnare.
Qualcuno?
Sebastian spalancò gli occhi. Chi cavolo era quello? E domanda molto più importante..perchè era nel suo letto? Ancora? Come mai non se ne era andato? Entrò quasi in panico. Era la prima regola da rispettare, NON DORMIRE INSIEME. Passare tutta la notte con un ragazzo non portava MAI a niente di buono, e Sebastian lo sapeva bene. Si facevano sempre strane idee quelli, alcuni arrivavano addirittura a pensare di aver trovato l'amore della loro vita, blablabla..peggio delle donne. Toglierseli di torno era sempre un casino, ne aveva avute molte prove. Osservava sempre quella regola, ma evidentemente qualcosa era andato storto la sera prima.
Sebastian cercò di ricordarsi il volto del ragazzo, visto che accendere la luce per controllare chi fosse non gli sembrava un'ottima idea, ma non ci riuscì. Lo avrebbe volentieri svegliato e cacciato a calci nel sedere fuori di casa, ma prima che potesse farlo, qualcosa lo distrasse. Dalla persiana quasi totalmente chiusa della finestra accanto a lui, penetravano dei deboli raggi di sole, ormai alto nel cielo, che cadendo debolmente sul pavimento illuminavano i vestiti abbandonati la sera prima dai due ragazzi. Dei vestiti e un costume con....erano piume blu, quelle? Decisamente. Quell'orribile vestito da uccello.
Ah.
Ahhhhhh.
Sebastian ricordò il volto del ragazzo, e quasi per miracolo anche il suo nome, Blaine. Immagini, frasi, risate della notte passata insieme gli affiorarono alla mente, e allora decise che avrebbe anche potuto aspettare un altro po' a svegliarlo. D'altra parte ormai la mattina era andata persa, e lui moriva di sonno. Nonostante non sentisse più il braccio lo lasciò lì, a sostenere la testa del suo compagno di nottata, e, sistemandosi con il petto contro la sua schiena, si riaddormentò in pochi minuti.

 

Tutti glielo avevano ripetuto in continuazione ogni qualvolta lo avevano visto in compagnia di un ragazzo diverso. “ Arriverà il giorno in cui anche tu Seb, ti innamorerai, e allora smetterai di saltare da un letto all'altro“ lo aveva avvertito Paul un giorno. Era una minaccia per caso? Diavolo, possibile che nessuno avesse mai capito come si sentiva lui? Divinamente. Il suo atteggiamento non nasceva da traumi infantili, problemi con suo padre, violenze subite da adolescente o altre cagate simili. A Sebastian piaceva fare sesso, piaceva fare tanto sesso. E che problema c'era se preferiva farlo sempre con persone differenti? Era giovane, era sexy, e voleva godersi la vita fin quando avrebbe potuto.
Innamorarsi? Nemmeno per sogno. Magari verso i 50 anni. 60 per sicurezza.
E allora perchè stava girando da più di un'ora, con meno cinque gradi, sotto una bufera di neve? Per cercare il regalo di compleanno per una persona della quale NON era innamorato?
Amici. Siamo amici.
Tentò di convincersi lui.
Come no.
Entrò in una libreria, cercando di distrarsi da quei pensieri scomodi..si stava innervosendo.
Magari trovo un libro che gli piace. Anzi, NO, NO, NO. Basta Sebastian. Come ti sei ridotto così?
Colpa di Paul, ovviamente, e di quella dannatissima festa di Halloween.
Come diavolo erano arrivati a quel punto? Gran bella domanda. Se la poneva tutti i santissimi giorni.
Due chiacchiere appena svegli, qualche incontro casuale allo Starbucks vicino la sua facoltà, un invito che non era stato capace di rifiutare – oppure semplicemente non aveva voluto rifiutare – ed eccolo nella merda fino al collo. Era convinto di potersi tirare indietro in qualsiasi momento e invece, anche quando lo avrebbe voluto fare, semplicemente non ci era riuscito.
Girovagò senza meta fra gli scaffali del negozio, finché non andò a sbattere contro dei libri impilati a terra, ribaltandoli. Erano tutte copie sbiadite di “ Leggende e superstizioni: a cosa credono gli americani del XXI secolo?” . Sebastian cercò di riparare il danno, e iniziò a raccoglierle.
A Blaine piacerebbe proprio questo libro, va matto per queste idiozie.
Ecco. Era palese. C'era dentro. C'era talmente dentro che non riusciva davvero a vedere una via d'uscita.
Forse era un po' presto per definire quello che provava “amore”, ma si rendeva conto che quella sensazione di pace e serenità assoluta che lo pervadeva solo in presenza di Blaine, non era affatto un buon segno.
Innamorarsi era una sensazione così sgradevole? Accorgersi di diventare emotivamente dipendenti da un'altra persona, giorno dopo giorno, così lentamente da non rendersene conto, era terribile.
Blaine stava diventando il suo mondo, il suo tutto, e a Sebastian questo non piaceva.
Non gli piaceva perchè razionalmente non era mai riuscito a concepire l'idea di mettere al primo posto qualcuno che non fosse se stesso; eppure adesso lo stava facendo..e non gli pesava nemmeno!
Stava riscoprendo un nuovo Sebastian, che solo un mese prima avrebbe odiato, ma che a Blaine sembrava piacere tanto.
Doveva arrendersi – cosa che non aveva mai fatto, e non era sicuro di saper fare – e lasciare andare il vecchio se stesso, per fare spazio a quello nuovo, che poi, in fin dei conti, non gli stava poi tanto scomodo. Doveva solo abituarcisi.
Era arrivato, dunque? Il giorno in cui si era innamorato, e aveva smesso di saltare da un letto all'altro?
Già.
Perciò era game over per il vecchio Smythe; basta così, andato, morto, sepolto. Lui era cambiato, era diverso. Era un nuovo se stesso.
E cosa farebbe questo nuovo te stesso? si chiese. Comprerebbe questo libro per Blaine.
Ne prese una copia in mano, e ne accarezzò la copertina. Lo sfogliò qualche secondo, soffermandosi, per curiosità, a leggere che stupidate ci fossero scritte sopra.
Con un titolo così...
Al centro della pagina, in caratteri neri e cubitali regnava la frase:

Un uccello che entra ed esce da casa vostra è presagio di novità importanti.

Un uccello che entra e non riesce a uscire è presagio di morte.

Con l'immagine di un uccello, anzi di un pappagallo, blu che gli attraversava la mente, e consapevole delle sue riflessioni di qualche minuto prima, Sebastian, alquanto inquietato dalla sinistra coincidenza, chiuse il libro con violenza, e rassegnato si trascinò fino alla cassa a pagare. Si mise in fila aspettando il suo turno; con le mani dietro la schiena, l'aria affranta e lo sguardo basso fisso sul pavimento, Sebastian aveva tutta l'aria di essere un condannato in fila per l'esecuzione.
In effetti le assi di questo parquet sono così vecchie che probabilmente appartengono a una gogna del 1700...
Eccola un'ottima similitudine per descrivere perfettamente come si sentiva il ragazzo in quel momento: un martire della rivoluzione francese – non per niente aveva vissuto qualche anno a Paris e assomigliava alla lontana a Robespierre - , pronto a sacrificarsi per quello in cui crede, che affronta il proprio destino senza la paura della ghigliottina.
Ok, a dir la verità Sebastian se la stava facendo sotto dal terrore di “morire”, insomma come ci si poteva aspettare che da un giorno all'altro diventasse un altro tipo di persona?
Che r
inascesse come un ragazzo completamente diverso?
L'unica cosa che lo accomunava a quei pazzi rivoluzionari parigini, era probabilmente la fede: nonostante tutti i prognostici fossero loro contro, avevano creduto e combattuto fino alla fine per quello in cui credevano, e così' avrebbe fatto lui, mettendocela tutta per far funzionare quella ehm,
relazione? Si, relazione con Blaine. Anche se tutti erano convinti che non sarebbero durati nemmeno un mese, per la sua tendenza a saltare da un letto all'altro ovviamente.
Ma come diceva sempre suo padre: “
Nessuno taglia le gambe a uno Smythe senza il suo permesso!”, e anche se in questo caso si parlava di testa, per la prima volta in 24 anni padre e figlio non furono più d'accordo. Voleva farsi decapitare e tornare in veste di uomo-perfetto per il suo ragazzo, perchè alla fine quel libro, che ora stringeva tra le mani, aveva ragione: qualora un uccello – o un pappagallo blu – entrasse mai nella tua casa – e nella tua vita - senza poi ritrovare la via per uscirne allora quello si, era davvero un presagio di morte.

 

 

 

 

 

 

Note di Synapsees.
Molto in ritardo ecco la mia OS Seblaine (io e Seblaine? Colpa di Medea!).
Ringrazio Laura e Magenta per l'aiuto che mi hanno dato!
Spero vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate! Mi dispiace aver potuto scrivere solo questa one shot, ma l'università e il tirocinio mi stanno risucchiando gran parte delle mie forze vitali. Un grazie gigante comunque a tutte le ragazze del fandom che si sono impegnate tanto per organizzarla! Grazie dello spunto, dell'occasione :)
Un bacione a todos!

(*) Piccolo omaggio ad un'altra serie tv che AMO, How I Met You Mother <3

   
 
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