Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: Princess of the Rose    05/11/2012    3 recensioni
La voce del soldato è più flebile, e Francia sospira di sollievo, assieme a qualche altro soldato. Quella tortura sta per finire.
[Prima Guerra Mondiale, 1916]
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dire che tutto questo fosse una follia era un eufemismo. Non ci sono parole esatte per descrivere tutto questo. Doveva essere una sola battaglia, massimo due, con le solite dozzine di morti, e la vittoria che lo avrebbe coperto di gloria, ottenuto vendetta per la perdita di Alsazia e Lorena. Non questa carneficina combattuta in fosse che sembrano già le tombe dei futuri caduti.

<< Richard. >>

Francia ha più di mille anni, e di battaglie ne ha combattute almeno il triplo. Eppure non ha mai visto nulla di simile: quella buche profonde, piene di fango e con un miasma nauseabondo; i soldati che a malapena riscono a muoversi, figurarsi a scavalcare i muri di terra per andarsi a suicidare contro il fuoco nemico; e i generali – oh i generali! Ma si possono davvero chiamare generali uomini che mandano al macello quelle persone,  rintanati al sicuro nelle loro tende?

<< Michel, s’i vous plaît, aidez-moi. >>

Quel soldato, quello che continua a dire frasi sconnesse, appena udibili sotto il rumore dei fucili e delle mitragliatrici, era solo andato a fare i propri bisogni fuori dalla trincea, per evitare di rendere il passaggio nella fossa ancora più vomitevole, per non rendere il tutto ancora più difficile per i suoi compagni. Neanche era salito, che subito lo aveva colpito un proiettile del nemico, che aveva iniziato a sparare all’impazzata verso di loro non appena lo aveva avvistato. Era rimasto sul campo di battaglia, da solo, a fargli compagnia decine e decine di cadaveri.

<< Michel, Richard, aidez-moi. >>

Francia sussulta quando l’esplosione di una granata lo assorda per qualche secondo, e la voce del soldato si  zittisce improvvisamente. Forse, finalmente, è morto, e ha smesso di tormentarlo con quelle richieste di aiuto che non sarebbero mai state accolte.

Si alza in piedi, carica il fucile e sbircia brevemente la trincea nemica, in cerca di un possibile bersaglio.

<< Marcelle. >>

Francia spalanca gli occhi. E’ il soldato! Ma non era morto?!

<< Marcelle, mon enfant. Marcelle. Marcelle. >>

Francia si lascia scivolare contro il muro di terra, per poi tapparsi le orecchie; chiude violentemente gli occhi, e cerca di non sentire quelle grida disperate, sempre più flebili. Ma è peggio di prima.

<< Marcelle, mon petit Marcelle! >>

Francia sa chi è Marcelle. E’ una bella bambina di tre anni, con i boccoli castani e gli occhi verdi grandi e dolci come quelli di un cerbiatto; la vede seduta ad un tavolo consunto, tra le braccia scheletriche della madre, mentre quest’ultima tenta di farle mangiare un pezzo di carne dura come il marmo . La bimba piange, perché vorrebbe del cioccolato, non della carne; chiama il padre con la sua vocetta acuta, grosse lacrime scendono dagli occhioni verdi sulle guance sporche. Continua a richiedere un po’ di dolci, anche solo un cucchiaino di zucchero, un qualunque cosa che non sia quella corbeille che rifilano alla popolazione per non farla morire si fame.

La madre sospira, sconfitta; la culla un po’, dicendole che deve fare la brava signorina, così quando papà tornerà sarà felice, e le porterà tanti dolcetti, anche il cioccolato che tanto desidera.

<< Marcelle, Marcelle. >>

Francia sospira pesantemente, stringe i pugni, ignora il pressante silenzio degli altri militanti, ipnotizzati da quel disperato richiamo. Uno di loro cade in ginocchio e scoppia in lacrime; un altro urla, fa per scavalcare la trincea, ma gli altri lo riportano a terra prima che diventi un bersaglio nemico.

<< Marcelle, Maercelle! Jean, Marcelle! >>

Quando finirà quella tortura? Quando la finirà quel soldato e la smetterà di vivere? Lui, Francia, ha già abbastanza problemi: il popolo affamato, costretto a lavorare a regimi impossibili per pochi spicci; i generali che continuano a mandare allo sbaraglio i propri soldati senza avere in mente una tattica precisa, sperando sempre che quella sia l’ultima battaglia per decretare il vincitore, l’occasione per sfondar le linee nemiche una volta per tutte.

<< Marcelle. Marcelle. >>

Francia si morde il labbro inferiore. Sono due anni e mezzo che la guerra va avanti, senza sosta, e non ha mai affrontato un qualcosa di simile. Non era preparato, nessuno era preparato.

<< Marcelle… Marcelle… >>

La voce del soldato è più flebile, e Francia sospira di sollievo, assieme a qualche altro soldato. Quella tortura sta per finire.

La voce di un sottotenente avverte dell’imminente attacco verso i nemici; urla le disposizioni, come le truppe si dovranno sistemare, e di pensare sempre che quello che fanno lo stanno facendo per la beau patrie, che il bene della Francia viene prima di tutto.

<< Marcelle… >>

Le urla del sottotenente coprono quelle del soldato morente. Francia sorride ai combattenti che si voltano a salutarlo, urlando “Vive la France”; le loro grida hanno perso da tempo il loro entusiasmo.

<< Mon enfant… Marcelle… >>

Pochi istanti, e finalmente il soldato smette di chiamare il nome della figlioletta. Fine di un tormento.

Francia sospira come se si fosse tolto un peso dal petto. Imbraccia il fucile e si prepara ad attaccare assieme ai soldati. Nella sua testa, però, il pianto della piccola Marcelle si sovrappone ai soliti ordini dei generali.

Marcelle si agita con violenza tra le braccia della madre, fa i capricci perché vorrebbe un pasto degno di essere chiamato tale, chiama il papà, vuole la porti sulle spalle e le faccia vedere le montagne mentre mangiano il cioccolato assieme. La mamma le promette che farà tutte queste cose quando sarà finita la guerra.

<< Marcelle. >>

Quel nome ancora riecheggia tra le orecchie di Francia; vicino a lui, il ragazzo che ha tentato di scavalcare la trincea si martoria il labbro inferiore, tentando di trattenere le lacrime. E’ l’unico in questo stato, probabilmente è un nuovo arrivato.

Un comandante fa il solito discorso sulla gloria della guerra, ripetendo tutto quello che ha detto il sottotenente di prima. Urla, si agita, dice che il nemico è quasi sconfitto, si fa vedere commosso per avere l’onore di combattere per la sua terra natia; prima di dare il via all’ennesimo massacro, promette che la guerra presto finirà.

Francia non sa se quella guerra finirà, prima o poi. Non lo sa nessuno, in quella trincea; non lo sanno nemmeno i loro avversari, probabilmente.

Mentre scavalca le mura di terra, cerca di non pensare a Marcelle, che adesso sembra essersi calmata, cullata dolcemente dalla madre. Sorride, addirittura, pensando a tutto il cioccolato che il suo papà le porterà una volta finita la guerra.

Peccato che il papà non tornerà più.

 

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

 

Cosa dire? Poco, infondo:

La fic è nata alla lezione di Storia Contemporanea, due settimane fa.

Premetto: il professore che la insegna è un mito. E non lo dico solo perché è un bell’uomo (*.*)  o perché spiega bene; un insegnante come lui non l’ho mai avuto, e probabilmente non lo avrò mai più: io non ho mai visto gente piangere durante una spiegazione, ne io stessa ho mai pianto studiando le due guerre, nonostante siano due argomenti a cui sono molto sensibile; lui è riuscito a farmi scendere una lacrimuccia, e a ridurre in lacrime mezza aula con almeno 300 persone dentro O_O !!! E non è uno scherzo!

Comunque sia: alla lezione sulla Grande Guerra, ci ha letto delle lettere scritte dai soldati ai loro familiari; tra queste, una mi ha colpito in maniera… indescrivibile: il soldato racconta quanto è capitato ad un suo compagno, morto sotto il fuoco nemico, che ha continuato a chiamare il nome della figlia, Marcelle, fino alla morte. Io ho romanzato il racconto ovviamente, ma quello che avete letto è tutto vero, dalla a alla z.

Io non credo che riuscirò mai a dimenticare quella lezione, ragazzi.

Spero, con questa fic, di essere riuscita ad esprimere un poco di quanto quella spiegazione mi abbia colpito; di essere riuscita, in minima parte, almeno, ad esprime tutta la confusione di quei soldati, rappresentati da Francia, delle condizioni bestiali in cui erano stati catapultati, della perdita dei loro sogni di gloria e di riscatto, come tutto questo abbia soppresso le loro emozioni, fino a renderli insensibili alla morte di un compagno e alle sue grida di aiuto.

Io spero di esserci riuscita .///. (se, come no…)

 

Spero che la fic vi sia piaciuta!

Bye bye~

 

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Princess of the Rose