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Autore: Bluesun    05/11/2012    2 recensioni
Una giornata di quelle grigie e fredde. Le tipiche giornate spente nella vita di una ragazza. Cammina a passo lento, appoggiando delicatamente il piedino scalzo sul freddo pavimento della sua casa, della sua villa. Piange, e il cielo piange con lei. I capelli color del mare, sempre azzurri intensi e pieni di vita, le ricadono sugli occhi del medesimo colore ,coprendoli del tutto, anche essi spenti ma lucidi a causa dei fiumi di lacrime che versano. Cammina senza meta, come un’anima in cerca di pace. La camicia bianca che indossa, regalo di chi adesso invade i suoi tristi pensieri, le arriva fino a metà coscia. Non indossa altro. E’ così masochista da voler tenere un ricordo materiale stretto a lei, tanto per ferirsi di più l’orgoglio. Cammina fino alla porta d’ingresso della sua villa. Trattiene i mugolii, trattiene i singhiozzi ma non trattiene le lacrime di dolore. Tende una mano sul pomello quasi esitando. Resta per vari secondi di silenzio, appoggiata a quella porta, appoggiata alla stessa porta da dove lui è uscito poco prima.
“Era una semplice cotta”
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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Una giornata di quelle grigie e fredde. Le tipiche giornate spente nella vita di una ragazza. Cammina a passo lento, appoggiando delicatamente il piedino scalzo sul freddo pavimento della sua casa, della sua villa. Piange, e il cielo piange con lei. I capelli color del mare, sempre azzurri intensi e pieni di vita, le ricadono sugli occhi del medesimo colore ,coprendoli del tutto, anche essi spenti ma lucidi a causa dei fiumi di lacrime che versano. Cammina senza meta, come un’anima in cerca di pace. La camicia bianca che indossa, regalo di chi adesso invade i suoi tristi pensieri, le arriva fino a metà coscia. Non indossa altro. E’ così masochista da voler tenere un ricordo materiale stretto a lei, tanto per ferirsi di più l’orgoglio. Cammina fino alla porta d’ingresso della sua villa. Trattiene i mugolii, trattiene i singhiozzi ma non trattiene le lacrime di dolore. Tende una mano sul pomello quasi esitando. Resta per vari secondi di silenzio, appoggiata a quella porta, appoggiata alla stessa porta da dove lui è uscito poco prima.
“Era una semplice cotta”
Continua a pensare dolorosamente, tanto per convincersi ma anche se è così non può fare a meno di ricordare tutti i momenti passati con lui.
Apre con forza e con odio la soglia facendosi illuminare parte del  viso provato da un luminoso e abbagliante fulmine. L’acqua scorre veloce, producendo un rumore triste e angosciante intorno a lei.
“Perché…” sussurra lei debolmente lasciandosi andare con la schiena sul portone. Struscia lentamente il corpo sul gelido metallo della porta per poi finire a sedere sul pavimento. Si accoccola prendendo le gambe al petto. Un altro tuono squarcia l’apparente calma invadendo tutta la zona con la tristezza della ragazza.
Ennesimo litigio ma questa volta “lei” ha ordinato a “lui” di andarsene. Troppo bambino, troppo immaturo per comprendere che lei adesso non è più la ragazzina incontrata anni fa. Lei è diventata una donna. Yamcha non la vuole proprio comprendere e lei ha reagito male. Ora se ne resta accoccolata su se stessa, triste non perché ha perso il ragazzo che ha amato fino a quel momento ma triste perché ha appena scoperto che “quel ragazzo” l’ha sempre considerata inferiore a quello che è. Una ragazzina, ecco cosa era per lui. Una stupida, ingenua, debole e semplice ragazzina.
“NO!”
Il suo urlo carico di odio e di disprezzo squarcia la residenza vuota, o almeno così pensa.
“NON SONO UNA RAGAZZINA!!!”
Continua, scaricando al cielo grigio e tempestoso tutto quello che dentro si tiene da anni.
“IO SONO UNA….una….”
Questa volta le parole le rimangono in gola. Perché? Forse Yamcha ha ragione. Se non sa ammetterlo, perché dovrebbe essere una …
“Donna”
Questa volta la voce che ha interrotto il momento non è di una ragazza triste e sconsolata, che non riesce a dimostrare al mondo di essere cambiata, ma la voce di un uomo. Un uomo forte che già all’età di quattro anni ha dimostrato all’intero universo chi era e chi era diventato. Un bambino così piccolo che è già diventato un uomo. Lui sa bene quanto sia difficile dimostrare agli altri chi sei veramente e per questo, con solo uno sguardo, ah già capito le intenzioni dell’azzurra. Lo sguardo stanco e al quanto spaesato della ragazza va alla ricerca della figura ignota che le ha letto nei pensieri, ma non vede niente, solo l’oscurità della notte e l’acqua che continua a scorrere incessantemente.  Non si cura di chi è l’uomo che l’ha interrotta e subito afferma alle sue parole alzandosi in piedi e stringendo i pugni, con coraggio e decisione
“ESATTO! SONO UNA DONNA! NON UNA RAGAZZINA!! MA UNA DONNA!”
Le ha dette, finalmente è riuscita a urlare quello che tiene da anni. L’ha detto molte volte di esserla ma mai una volta con così tanta convinzione. Passi che camminano sull’acqua le si avvicinano. Si volta verso l’albero del giardino e si accorge che la figura di un uomo si è appena staccata dall’albero su cui era prima poggiata  e adesso le si avvicina:
“Ora sì che qualcuno ti può definire donna. Se non sei la prima a crederci, chi altro può farlo?”
Sussurra l’uomo con voce calda e profonda. La pioggia comincia a smettere, sempre di più. Le gocce d’acqua cristallina vengono giù con meno foga di prima e un ultimo lampo squarcia il cielo. Bulma in quell’asso di tempo riesce a intravedere il suo interlocutore. Le scappa un leggero sussurro appena lo riconosce. Sicuramente lui sapeva bene come definire uomo o donna una persona. Infondo ha visto più persone di vario genere a confronto a lei che ha avuto la fortuna di incontrare Goku. Abbassa il capo e con un tono deluso sussurra:
“Io ci credo. Io so di esserlo. Ma gli altri? Il mio ragazzo mi ha sempre trattata come una bambina… e io che pensavo che almeno lui mi capisse…”
Lascia che l’uomo si avvicini a lei così tanto che gli occhi azzurri, tenuti fissi sul terreno, notassero le scarpe nere dell’uomo. Un’idea malsana e priva di senso le percorre la testa e subito viene espressa:
“Tu come mi vedi?”
Un guanto le sfiora la guancia che incita il viso pallido della ragazza ad alzare gli occhi su quelli neri del Sayan. Vegeta, con i capelli bagnati e leggermente calati, la sta guardando così intensamente tanto che la ragazza si sente intimorita e ipnotizzata da quello sguardo duro ma pieno di sofferenza. I loro visi sono vicinissimi, tanto che si sfiorano.
“Io ti vedo molto più di una donna” sussurra il moro soffiando sulle labbra dell’azzurra che ormai è totalmente presa dal suo sguardo ipnotizzatore. Non ha mai provato una sensazione così forte che la fa sentire sicura e protetta.
Restano così, uno che tiene il viso della ragazza guardandola con una sensazione che mai aveva provato in tutta la sua vita, non sa nemmeno perché in quel momento, perché con lei, e l’altra abbandonata al calore e alla protezione che il principe le dona soltanto puntandole contro le sue iridi scure.
Quella notte fu la fine e l’inizio per Bulma. Una notte in cui riuscì, con solo un urlo, a toccare e a far capire al duro principe dei Sayan che lei non è una donna come tutte le altre



SPAZIO AUTRICE:
Ok Ok, sonos sparita per mesi e vi chiedo perdono (almeno a quelli che ci so rimasti male xD)
Non avevo vogli ane di leggere ne di scrivere, non so cosa mi sia preso.
Spero che con questa un po' di voglia sia tornata ^^''
La dedico a tutti quelli che adorano Vegeta e Bulma quanto me e spero che siate clementi. E' da un botto che non scrivo xD
Buona lettura, o meglio, spero che vi sia piaciuta.
Bluesun
   
 
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