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Autore: _nightmare_    06/11/2012    3 recensioni
Fan fiction su Spirited Away - la città incantata (Ma dai?!), avviso già che ci saranno capitoli seri e altri più comici, perché non so restare su un tema uniforme, lo ammetto.
Bob e Charles, due archeologi/esploratori americani che vanno a scavare nella zona della città incantata, che è andata distrutta. Scavando trovano il biglietto di Chihiro, quindi, 'minacciati' da Senza Nome, cominciano a cercare la ragazza, che purtroppo ha dimenticato tutto e ha seri problemi tecnici ...
Genere: Fantasy, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Stairway to heaven - capitolo uno

{L'uomo dimentica. Si dice che ciò sia opera del tempo; ma troppe cose buone, e troppe ardue opere, si sogliono attribuire al tempo, cioè a un essere che non esiste. No: quella dimenticanza non è opera del tempo; è opera nostra, che vogliamo dimenticare e dimentichiamo.}
 

“Bob vieni, ho trovato qualcosa!”
Charles si scompigliò leggermente i capelli neri che gli cadevano sugli occhi, la faccia imperlata di sudore era tutta rossa, il viso affaticato, ma finalmente, dopo una mattinata passata a scavare sotto il sole di un territorio a lui e al suo compagno sconosciuto, il Giappone, era riuscito a trovare qualcosa. Il loro capo aveva scoperto la città circa due mesi prima, ma nessun collega americano voleva andare fino al Giappone, quindi aveva spedito Bob e Charles, cercando di non sentirsi in colpa, dato che la spedizione poteva durare anche per più di due mesi, ma almeno non avevano famiglia.
Non che il luogo fosse pericoloso, semplicemente non era segnato in nessuna cartina giapponese, come se non esistesse, eppure era saltato fuori grazie ad un viaggio di un vecchio pazzo, che l’aveva subito detto al barista, che a sua volta lo disse al cartolaio, che lo disse alla moglie che faceva la parrucchiera … Insomma, alla fine la notizia arrivò fino al capo dei due, che li spedì subito dall’altra parte del mondo, senza porsi la domanda: il vecchio pazzo le ha la viste davvero le rovine di quella città, o no?
Beh, Charles aveva ritrovato molte cose stranissime, c’erano carte gigantesche che avevano perfino una bocca, vecchie rovine che assomigliavano a delle terme e un porcile schifoso che era rimasto stranamente intatto, ovviamente con i maiali all’interno, per la felicità dei due esploratori. Ma niente di quelle cose era interessante, infatti Bob tardò ad arrivare, così Charles si prese la briga di guardare attentamente il bigliettino che aveva trovato.
Era un vecchio foglio di carta, con scritto sopra una frase fatta e un nome “Chihiro Ogino”, che gli fece chiedere ancora una volta che razza di nomi usassero i giapponesi, ma in fondo aveva un bel suono quello strano accostamento di lettere, se doveva essere sincero. Ma per quanto impensabile potesse sembrare, quel foglietto era l’unico segno di civiltà che avevano davvero trovato, perché, insomma, chi mai userebbe delle carte gigantesche con una specie di bocca? O le persone che abitavano la città erano fuori di testa, oppure chissà chi abitava davvero quel posto.
A Charles l’aria che aveva il posto subito non era piaciuta. Per entrare passò le rovine di un palazzo dal colore rosa sbiadito, come se fosse abbandonato da tempo, in più il vento soffiava nella direzione delle rovine, come a spingerli a entrare, era inquietante, faceva quasi paura. Ma ovviamente a Bob non aveva detto nulla, quell’altro, impassibile, aveva attraversato quelle vecchie mura crollate e l’aveva chiamato, per poi correre a saltare le rocce che si erano accumulate dove una volta c’era un fiume e scorreva l’acqua. All’esploratore l’ambiente era sembrato in un certo senso privo di vita, ma ogni tanto si voltava e vedeva delle ombre strane dietro di sé, probabilmente era l’effetto di quel posto strano che riusciva a inquietarlo senza motivo.
“Che fai, dormi? Sarebbe quel bigliettino la scoperta sensazionale?” A volte si chiedeva perché il capo l’avesse messo con Bob, quello che conosceva di meno del gruppo, ma si era rivelato subito una persona simpatica, il suo perfetto opposto, anche come aspetto fisico. Bob aveva i capelli castani come gli occhi, era una solita faccia comune, ma aveva un carattere unico, anche se Charles non lo conosceva ancora troppo bene.
Sapeva di lui poche cose, i suoi gusti musicali e la sua famiglia, ma nient’altro. Non sapeva nemmeno quanti anni avesse, ma di certo non più di lui, forse anche di meno.
Appena sbarcati in Giappone, aveva esclamato “Ehi, finalmente nella patria di The Grudge, il film originale!”, insomma, aveva fatto capire di essere un amante dei film horror e della musica rock, infatti non mancava mai di dire che voleva tingersi i capelli di biondo come quelli del cantante dei Bon Jovi, ma anche che se li voleva far crescere come quelli del mitico gruppo inglese dei Led Zeppelin.
“C’è un nome, come puoi vedere, il primo segno di civiltà di questo posto inquietante. Seriamente Bob, me ne voglio andare, non mi piace stare qui.” Charles parlò con il suo solito tono pratico e risoluto, che faceva ‘girare le palle’ –come aveva detto chiaramente il collega- a Bob, che se ne andò, ridacchiando. Il ventiseienne dai capelli neri alzò le spalle e si mise in tasca il bigliettino, convinto che fosse una cosa importante, poi riprese a scavare lentamente, sollevano poca terra per volta, finché il collega non cominciò a fare un verso strano, facendo così sussultare Charles, che si girò convinto di trovarsi davanti una di quelle carte enormi improvvisamente piene di vita, non Bob con una faccia scema che faceva finta di essere una donna di un film horror, per quanto ne aveva capito, tra le risate dell’altro.
“Dai Charles, smettila di fare il pauroso esploratore che in un film horror deve sempre morire e divertiti, non c’è assolutamente nulla da temere, che vuoi che ci succ …”
Charles urlò fortissimo, così anche Bob si girò, lentamente. Davanti a loro una carta enorme volteggiava in aria, ma se avessero fatto più attenzione avrebbero notato che sotto all’oggetto c’era una specie di coperta nera, il corpo dello strano mostro, che pero’ non sembrava cattivo. Il primo dei due prese in mano un piccone, che senza neanche sapere il perché lanciò al mostro, che trapassò come se fosse un fantasma, per posarsi su dei vecchi resti di un ponte che conducevano a un palazzo che doveva essere di tre piani, andato distrutto anche lui in chissà quale modo che i due esploratori non riuscivano a scoprire.
La carta cominciò ad avvicinarsi, per poi fermarsi ad un centimetro dal viso di Bob, che si bloccò in un silenzio angosciato. Si sentiva le gambe flaccide e il respiro ansante, si disse che stava per avere un infarto che in realtà non arrivò mai, e avere una cazzutissima carta enorme davanti alla faccia non lo aiutava affatto, insomma, certe cose c’erano solo nei film horror che gli piacevano tanto, non nella realtà!
“Sen, io voglio Sen. Sen. Chihiro.” Bob sentì il cuore ricominciare a battere, si avvicinò lentamente a Charles e gli frugò nella tasca dei pantaloni, per poi tirare fuori il bigliettino che avevano trovato quella mattina. Si mise ad indicare il nome scritto sopra, incapace di parlare, mentre la carta cominciava ad annusare il foglietto, per poi annuire ed esclamare ancora quei due nomi.
“Va bene … Io andare a trovare Chihiro … Tu aspettare qui. No seguire me e Charles per nessun motivo. Aspettare qui. Noi tornare appena avere trovato ragazza. Tu aspettare qui.” Bob cominciò a parlare velocemente, in preda all’ansia, con la paura di non farsi capire, invece la carta annuì una seconda volta, allontanandosi dai due e sorridendo leggermente. Se Bob fosse stato un fumetto, probabilmente lo avrebbero disegnato con la famosa goccia enorme azzurra dietro la testa, che sta a dire “senza parole”, ma invece erano nella fottuta realtà che a quanto pare era composta da fottuti mostri, e questo fece pensare all’esploratore che forse i tipi angoscianti di tutti i film horror esistessero veramente, ma aveva problemi più grandi da sbrigare.
Prese Charles per mano e lo portò in un posto appartato, mentre la carta sorrideva ancora beatamente.
“Lasciamo da parte le domande stile “che cazzo è quel coso”, hai intenzione di andarcene e di lasciare qui quell’essere, dicendogli che siamo a trovare la ragazza, non di cercarla davvero, giusto?” Charles era completamente in preda all’ansia, certe cose non facevano per lui, appena finita quella missione si sarebbe ritirato, decise.
“Scherzi? Non voglio trovarmi quella merda nel letto mentre dormo, ora cerchiamo questa Chihiro! Muoviti!” Bob era sicuro di questo, la carta lo avrebbe cercato, come avrebbe cercato Charles. Trovare la ragazza era l’unica soluzione, così si allontanarono dalla città abbandonata mentre la carta muoveva il suo corpo scuro facendogli prendere la forma di una mano, salutandoli. 

Spazio me: 
Allora, grazie di essere arrivati fin qui. Probabilmente la trama l'avrete letta e riletta, ma non importa, mi è venuta quest'improvvisa ispirazione e ho deciso di sfruttarla. Che ve ne pare, del capitolo? Se volete lasciatemi una piccola recensione, sono gradite. 
Come ho scritto nelle note, alcuni capitoli saranno seri, altri meno, questo è il secondo caso, ma già dal prossimo la storia si farà più triste e intrigante. 
All'inizio il titolo doveva essere "La città rinata", ma i Led Zeppelin mi hanno fatto cambiare idea, questo è molto meglio,non trovate?
Cercherò di aggiornare regolarmente, ma non prometto nulla, sono impegnata con lo studio, ma non mi piace lasciare fan fiction in sospeso per troppo tempo.
Ringrazio YoungRevolverOcelot che mi ha dato la forza di pubblicare, per me questa fan fiction non era nulla di che, ma piano piano, anche grazie a lei, mi sta piacendo!
Dedico l'intera fan fiction a nakashima (passata da lei, scrive benissimo), perché oltre ad avere visto tutti i film del creatore della città incantata, mi sopporta ogni giorno! 
_nightmare_

 
   
 
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