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Autore: IWishLiamPayne    06/11/2012    0 recensioni
One shot riguardante Liam e una giovane ragazza di nome Jane. Un amore enorme pieno di incomprensioni e male. Beh, sta a voi decidere se il contenuto di questa breve storia rispecchia si o no l'amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo è o non è...amore?!


-Non andare, ti prego rimani qui con me… Ti prego Liam-
Urlai quelle parole con tutta la voce che avevo in gola, sapevo che se fosse andato via in quel momento non sarebbe stato mai più mio.
Quelle parole lo attraversarono, ma lui arrivò alla fine del vialetto, salì nell’auto e andò via. Io rimasi immobile sull’uscio della porta di casa nostra, con indosso solo quel completino intimo viola che tanto piaceva lui. 
Quella maledetta lite, simile a tutte le altre che si animavano in quella casa, quella casa che sapeva di noi da soli tre mesi.

Ero rientrata da casa di mia sorella, andai cautamente in camera da letto, sapevo che Liam era già rientrato dal lavoro e probabilmente stava dormendo. Quasi sull’uscio della camera, mi levai in fretta la gonna e la camicetta, rimasi in intimo e mi sdraiai sul letto. Tolsi dai capelli i fermagli e li appoggiai sul comodino proprio come appoggiai i bracciali e gli orecchini. Mi strofinai gli occhi e mi avvicinai a lui. Gli diedi un delicato bacio sulla guancia e lui aprì gli occhi dandomi un bacio sulle labbra con un atteggiamento freddo. Quella sera avevo voglia di calore umano, volevo stare abbracciata a lui, volevo che mi facesse sua. Lo guardai sorridendo e iniziai a baciargli il collo. Lui si alzò bruscamente venendomi contro.

-Ora sei tornata dalla tua uscita e vorresti fare l’amore con me?- quelle parole dette con grande rabbia mi imbarazzarono.
-Scusami se ti ho svegliato, non volevo, perdonami- dissi intimidita.
-Non ce la faccio più a vivere così- disse sedendosi di spalle sul letto.
-Liam non ti capisco, era il compleanno di mia nipote, ti avevo chiesto di venire con me, ma mi hai risposto stamattina che avresti tardato a lavoro- farfugliai ciò perplessa dalle sue parole precedenti.
-Non è la prima sera che esci da sola e ritorni tardi- alzando la voce.
-Oh scusami se sto tutta la giornata a casa a sgobbare e la sera, ogni tanto, vorrei mettere il naso fuori la porta...Da quando viviamo insieme non ti va mai di fare niente, sei assente e come se mi odiassi!- dissi alterandomi sul serio.
-Non fare la vittima ora, non lo fare perché non lo sei!- girandosi verso di me.
-Non mi sto comportando da vittima… Tesoro, l’unica cosa che voglio fare è litigare con te- dissi addolcendomi.
-Jane le cose non funzionano più tra noi due- disse velocemente infilandosi una maglia che era appoggiata sul comò.
-Con questo cosa vorresti dire?- dissi scossa.
-Non mi piace più come ti comporti, come gestisci la tua e la mia vita!- ormai diceva tutto urlando.
-Ora non usi neanche il “noi”? Non ricordi più cosa hai fatto per farmi vivere con te? Non ricordi contro chi siamo andati? Hai dimenticato tutto? Anche il nostro amore?- dissi scoppiando a piangere.
-Ti sembra normale che io a ventidue anni debba odiare la mia vita?- 
-Non me l’avevi detto questo!- asciugandomi le lacrime.
-Dirti che per me sei un peso ti avrebbe fatto stare bene?- disse lui nascondendo gli occhi.
-Sei arrivato a questo?- mormorai tra le labbra alzandomi.
-Devo andarmene!- gettò queste parole mettendosi il jeans.
-Ti prego non te ne andare, io ti amo!- dissi abbracciandolo.
-Non ti sopporto più Jane! Non sopporto le nostre liti, niente di niente!- mi scostò e andò di sotto-

Gli corsi dietro, ma lui è andato via lo stesso, credo che sia andato via per sempre.

Sono passate due settimane da quando io e Liam non ci parliamo e vediamo più. Mi sono rintanata in questa casa che sa di me, di lui, di quel noi che vive in me. Non esco da quel giorno, non mangio più, bevo a stento, non mi trucco, non mi vesto, mi lavo a mala pena, sembra che la mia vita sia finita. Fisso le foto nelle cornici che addobbano la casa. I suoi sorrisi mentre mi abbraccia, i suoi baci sulla guancia, le sue facce buffe mente è inginocchiato davanti a me, tutte cose immortalate da una fotocamera, intrappolate nel mio cuore. 
Sono qui sdraiata, ancora una volta con quel completino viola che lo faceva impazzire, su questo letto, attorcigliata nelle lenzuola che sono impregnate, come anche il cuscino, di One Milion, il suo profumo preferito. Non riesco a dormire, ho ancora gli occhi gonfi, piango dalla mattina alla sera, riesco a ripensare solo al nostro primo bacio, a come mi confessò il suo amore.

Lui era il mio migliore amico. Era una piacevole serata di marzo, eravamo a casa dei suoi, spaparanzati sul divano a vedere un film. Io avevo la testa appoggiata sulle sue gambe e gli stavo raccontando la mia giornata frenetica a scuola. Ricordo come se fosse ieri tutto ciò, mi mise il suo dito sulle labbra e mi disse “Devo parlarti”. Prese un respiro enorme e parlò di fretta, io capii solo “Ti amo” e vidi che le sue labbra si avvicinavano alle mie. Io l’ho sempre amato da quando si sedette al mio fianco in biblioteca, ma era nata un’amicizia bellissima e per non rovinarla avevo soppresso i miei sentimenti tanto da farli andare via. Quella sera, però, ritornarono più forti di prima. Da quella piacevole serata di marzo io e lui non ci siamo mai allontanati, fino a due settimane fa!

Riguardo l’orologio e sono le 6:30, non sono riuscita a chiedere occhio, come sempre. Provo ad accendere la luce, ma… che cazzo, mi hanno staccato la corrente, non ho pagato le bollette, ho a mala pena i soldi per mangiare qualcosa dopo che Liam mi ha pregato di lasciare il lavoro, mi aveva detto che ci pensava lui a me.
Vado giù in cucina, ho bisogno di un caffè. Entro in cucina, apro la credenza e la sfortuna mi assiste, niente caffè! Mi viene un’idea, a quest’ora Maggie è già sveglia, tra un po’ deve andare al lavoro. Vado di sopra e metto una maglia di Liam, mi calzava come un vestitino. Metto le pantofole a forma di orso regalatemi da lui e corro di sotto. Apro la porta e non c’è nessuno per la strada. L’attraverso e busso al campanello di Maggie.

-Buon giorno cara Maggie, senti potresti prestarmi un po’ di caffè?- le dico sorridente davanti alla porta.
-Certo Jane, aspetta che te lo vedo a prendere- mi dice andando già verso la cucina.
-Ecco a te Jane, ma dimmi come stai?- tendendomi il caffè.
-Mai stata meglio- facendo un sorriso isterico, mi giro e attraversai la strada.


Cosa mi sta succedendo?! Cos’è tutto questo sangue?! Perché la mia vista si sta annebbiando?! 


-LIAM-
Non ci posso credere, non può essere vero, non può essere che io sia venuto qui, a quest’ora, perché non riuscivo a dormire, per dire che lei è la mia vita e che quella sera ho fatto una cazzata. La mia vita è in una pozza di sangue, se solo io fossi stato con lei, quella stupida macchina non l’avrebbe mai investita.
Queste lacrime mi stanno impedendo di vederla, bella come il sole. Ormai l’hanno messa su questa stupida barella e le hanno tagliato la mia maglia che ha indosso. Sotto ha il mio completino preferito, quello viola, quello che mi piaceva sfilare quando eravamo soli in casa dei suoi. 
Le tolgo dai piedi quelle ciabatte enormi schizzate di sangue che le avevo regalato. La stò perdendo, lo capisco dalla frenesia dei dottori.

Siamo arrivati in ospedale, è in sala operatoria, non so cos’ha, non so se si risveglierà, mi manca già. 
Sono in lacrime seduto su questa fottuta sedia, vedo sua madre e sua sorella correre verso di me, scoppiano a piangere e sua sorella si butta tra le mie braccia.

-Come sta la mia bambina? Cosa le è successo? Dimmelo Liam, ti prego!- mi urla contro queste parole sua madre in un bagno di lacrime.

Non riesco a parlare, piango e basta, ricordo solo l’ultima volta che facemmo l’amore, quell’ultima volte prima che io mettessi fine a tutto. Che stupido che sono stato, io ho bisogno di lei per andare avanti!

Sono passate tre ore, è appena entrata in stanza, i medici dicono che è in gravi condizioni e solo una persona può entrare a vederla. Chiedo gentilmente alla madre di entrare, lei approva essendo a conoscenza della nostra lite. Mi metto il camice sterile ed entro in punta di pieni.
Cazzo, è fottutamente bella anche con tutti sti tubi che la circondano. Mi siedo sulla sedia vicino al lettino, le prendo la mano morbida come al solito, la metto sul mio cuore.

-Amore senti questo battito?! Lo senti?! Se tu vai via da questo mondo questo rumore non esisterà più- ancora in lacrime.

Ad un tratto entra il dottore.

-Mi scusi, lei è il ragazzo della signorina?- chiese.
-Si… Mi dica- dissi tentennando.
-Mi spiace, ma la signorina ha perso il bambino che aveva in grembo-

Sono sconvolto, era incinta!

-Oh mio Dio, era incinta?! Di quante settimane?- dico balbettando.
-Ragazzo, da poco più di tre settimane- mi disse mettendomi una mano sulla spalla.

Il dottore mi dice queste parole ed esce. Io ritorno a piangere peggio di prima, le vado vicino, le tocco la pancia, lei aveva in grembo mio figlio. 
Le mie lacrime le bagnano il collo, mi poggio su di lei e la bacio proprio come se stesse dormendo, le urlo che io senza di lei non sono niente, le prendo la mano e chiudo gli occhi.
Sento una voce, la sento, una voce leggera e soave, stanca e addolorata, apro gli occhi e vedo i suoi occhioni azzurri, la prima cosa che mi avevano conquistato di lei, aperti a mala pena. Noto la sua bocca sempre di un color lampone, secca che però, proferisce parole di gioia per il mio cuore.

-Liam ti prego, non andartene più, rimani per sempre con me. Io ti amo ed oltre-
  
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