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Autore: Soul Sister    06/11/2012    2 recensioni
“Ho una sete tremenda. E’ una cosa normalissima per un’adolescente lesbica del duemila e tredici, sapete. Andiamo a prendere da bere?”
Silenzio di tomba. Fischio di vento in lontananza. Palla di fieno secco che rotola in mezzo alla strada molto inquietantemente.

Posso sentire distintamente gli ingranaggi dei cervelli delle mie amiche ricominciare lentamente a funzionare.
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ah, sì, comunque mi piacciono le ragazze!
.
Non so esattamente quando il cambiamento sia avvenuto.
Forse tra il compimento dei quindici anni e l’inizio della mia passione per Glee, grazie al quale la mia vera natura è uscita allo scoperto? Oppure quando mi sono tagliata i capelli: magari, con le folte ciocche mogano che quella brutale parrucchiera mi ha sforbiciato via, se ne è andata via anche l’ultima traccia di pro-eterosessualità nel mio corpo.
Boh, non ne ho idea. So solo che un attimo prima ero una comune adolescente, e l’attimo dopo sono diventata improvvisamente la paladina della Famiglia Arcobaleno, nonché futura papessa del gruppo LGBT –e riguardo questo compito, ho fatto un sogno particolarmente vivido in cui facevo un discorso strappalacrime dalla finestra di San Pietro, in cui decantavo gli equi diritti per etero, omosessuali, donne, vecchi, e i figli di asini e cavalli –perché si sa quanto sia difficile per i muli: loro non possono procreare, e dovrebbero poter adottare un poni, se vogliono.
No, okay, a parte queste divagazioni: il sogno finiva che tutti nella piazza di Roma si slinguazzavano amorevolmente senza preoccupazioni, pregiudizi e odio – come dovrebbe essere in teoria, no?
Vabbé, fatto sta che con questa mia mentalità sono diventata una sottospecie di confessionale per i coming out.
Il fatto che i miei amici si fidino così tanto di me mi rende sinceramente felice, ma non posso dire che il compito di diario segreto sia facile. A parte il fatto che divento una sottospecie di Madre Seconda per quella persona–solo ancora più petulante e apprensiva – e ho il terrore che il minimo sassolino nella scarpa possa ferirla, mi vengono gli attacchi di ansia e ho paura di non riuscire a supportarla come si deve. Sì, mi vengono i complessi.
Ma nessuna confessione è mai stata tanto distruttiva per il mio stato psico-fisico, come la frase che Alice mi sussurra all’orecchio mentre sto pagando il gelato.
“Penso di dirlo oggi agli altri.”
Per poco non perdo la presa sulla coppetta che il gelataio mi sta porgendo.
“Sei seria?” incalzo, voltandomi verso di lei. Mentre lo faccio, scorgo il mio riflesso nella parete lucida della gelateria: sembra che mi abbiano appena tirato uno schiaffo in piena faccia senza preavviso. E in effetti il mio stato d’animo è quello. Sono basita.
Negli occhi della mia amica c’è un luccichio di sicurezza che automaticamente fa stringere il mio stomaco in una morsa, che non fa male, ma di certo non è piacevole.
Porca putroccola. Lei sarà pronta, ma io non lo sono. Lei lo sta per dire alle nostre amiche, e io sono sicura che morirò per l’agitazione. Perché sì, abbiamo immaginato un sacco di volte le varie reazioni che avrebbero potuto avere, ma la realtà non è mai come si pensa. È un dato di fatto. Ad esempio, tutti pensano di Louis e Harry e di Darren e Chris come migliori amici: la realtà, invece, è che stanno insieme e si amano da morire- che esempio perfetto ho usato.
E poi io ho la preparazione naturale per questo genere di confessioni. Il resto della mia compagnia no: devono assimilare certe cose con il contagocce, dose per dose, con molta calma, finché non lo realizzano da soli.
No, okay, è una stronzata. Soprattutto se penso che Andrea, la mia dolce quanto contorta amica, non capirebbe che a Ali piacciono le ragazze nemmeno se glielo scrivessi a caratteri cubitali nel cielo con degli aerei. E se la vedesse baciarsi con una ragazza, sarebbe capace di dire che Ali stava solo cercando la lente contatto che nemmeno porta nella bocca della presunta tipa. Ovviamente con la lingua, perché tutti cercano le lenti a contatto nelle bocche altrui con la lingua. Chiaro.
Cioè, non è che è ottusa, e non è nemmeno omofoba. Ma è come se rifiutasse di vedere anche le cose evidenti, soprattutto se tali cose sconvolgono ciò che ha sempre creduto.
Non che l’orientamento sessuale dovrebbe sconvolgerla veramente; voglio dire, mica piacciono a lei le ragazze. Chi ci piace, e cosa ci piace, è una questione soggettiva. I gusti sono gusti, punto.
Se io sono etero-curiosa, sono cavolacci miei.
Se a Ali piace una ragazza, sono cavolacci suoi –che ovviamente a me interessano.
E se a Andrea piacciono i ragazzi pelosi, barbuti, e con i capelli alla Tarzan style, io non mi lamento. Sono fatti suoi, alla fine, se dovrà spulciare come una scimmia il suo futuro ragazzo.
Ma più che altro, non so se riuscirò a reggere la tensione io stessa, figurarsi a sostenere Alice. Sono un pessimo sostegno, sì, si è capito.
Oh bontà celeste, mi sento collassare.
“Ali, ti conviene avvisarmi al momento, o rischio di svenire se mi prendi di sorpresa.”
Lei mi scocca un’occhiata perplessa. “Non eri tu quella che mi incoraggiava dicendo che sarebbe andato tutto bene?”
Faccio un gesto noncurante. “Non sto parlando della reazione degli altri, ma della mia.” Affermo, “Devo sfogare la tensione nel gelato. Cookies e Meringa, siete la mia nuova OTP.”
Detto questo alla mia merenda, mi accingo ad uscire dal negozio, davanti al quale, sulle panchine, si è radunata la mia intera compagnia, senza badare all’aria stralunata di Ali.
Questa situazione è quasi ridicola: succede massimo due volte all’anno, che riusciamo a uscire tutti insieme lo stesso pomeriggio. E proprio oggi che a Alice è venuto l’input di confessare, ci sono tutti.
Non so se avere paura o cominciare già a sghignazzare per le reazioni.
Perché io l’ho presa quasi come manna dal cielo, quella notizia, ma gli altri non sono frociaioli come me –questo è il nome che il mio migliore amico mi ha affibbiato con tanta dolcezza –e sì, lui è un amore, quando capita– e sono sicura che ce ne saranno delle belle da vedere.
“Buon pomeriggio, plebei.” Saluto con fare regale.
Ha! Mentre quegli individui mi guardano ignari, io so.
Non si aspettano nemmeno che una bomba sta per cadere loro sul coppino. Poveri, poveri fanciulli. Beh, fanciulle, dato che nella nostra compagnia c’è solo un ragazzo, che tra l’altro quel giorno è in ritardo. Pff, è andato a derubare la sua povera nonna –okay, no, non sto facendo una frecciatina implicita alla mia, di nonna, che non mi dà la mancia manco a pagarla. Che poi è un controsenso pagarla per farsi regalare soldi, ma vabbé.
La prima che saluto è Alexa, che mi dà una culata in risposta, come al solito. Potrebbe sfondarmi il fianco con la sua caratteristica dolcezza, ma ormai ho lo stampo della sua anca nelle ossa. Ricambio con un calcio negli stinchi, e le sorrido.
“Ciao Ale”
“Ciao Cri” saluta, lo stesso identico ghigno melenso e plastico sul suo viso.
Sì, beh, sembra che ci prendiamo costantemente per il culo –anzi, senza sembra- ma siamo piuttosto legate, anche se lei è un po’ una testa di cavolo. E’ una di quelle fan girl che shippa coppie gay, ma non è pro. Io certa gente non la capisco, bah. Come non capisco chi approva coppie gay maschili, ma non può vedere due ragazze stare insieme, o viceversa. La coerenza non è una virtù di molti, evidentemente.
Dopo la chiappata di Ale, saluto con un bacio sulla guancia Andrea, Roberta –la migliore amica di Alice – e Simona.
Alessia mi fa un cenno con la mano; non ci perdiamo in smancerie perché ci vediamo tutte le mattine sul pullman; le altre di solito non le vedo –eccezion fatta per Simo, che è in classe con me, precisamente seduta il banco dietro al mio – e Ali, che sento tutti i giorni. Certo, non è la stessa cosa che vederci, ma parliamo tanto, ed è una cosa che amo nel nostro rapporto. Coming out a parte, ovviamente.
“Cri, ma Marco e Federica?” mi chiede Andrea, sciabolando il suo sopracciglio scuro.
Come sempre, sono un piccione messaggero. Perché tra di noi è un optional sentirsi. Siamo così organizzati, che molte volte usciamo senza sapere nemmeno con chi, e siamo capaci di trovarci in venticinque o in due.
“A Fede ho mandato un messaggio, sta scendendo” il fatto che sia in ritardo nonostante abiti sopra la gelateria davanti a cui ci troviamo sempre ormai è routine, “E Marco arriva a momenti, era da sua nonna, per quello che non siamo venuti insieme.”
Non passano che una manciata di minuti, prima che entrambi i miei migliori amici compaiano; Fede sbuca fuori dal cancello di ferro, mentre Marco parcheggia la bici accanto al muro.
Saluto entrambi con un cenno, continuando ad affogare la mia frustrazione nel gelato, mentre il resto del gruppo si fa i cavolazzi suoi. Davanti a me, Alessia e Simo stanno discutendo su X Factor, Alexa è sparita dentro la gelateria per prendersi da bere, e Andrea, Ali e Roberta parlano della partita di pallavolo che ci sarà domani.
Io non ascolto niente e nessuno –specialmente l’argomento pallavolo, che ormai per me è tabù, da quando ho lasciato la squadra – e mi concentro sul mio gelato.
No, non ho ancora dimenticato l’intenzione di Alice, e probabilmente la meringa e il cookies mi rimarranno sullo stomaco a causa dell’agitazione.
Puah, coming out. Servono solo a farmi venire indigestioni.
Mentre Marco annuncia con la sua solita aria da diva che va a prendersi un gelato, seguito da quella cozza di Daniela, che è su quella cavolo di panchina da mezz’ora e ovviamente ha aspettato lui per prendersi da mangiare come se avesse bisogno del badante, io abbraccio velocemente Fede, in uno scatto di disperazione.
Lei mi guarda accigliata. In risposta, sospiro teatralmente e butto via la coppetta di carta nel cestino.
“Ho appena fatto fuori la mia nuova OTP.” Spiego velocemente.
In realtà, avevo solo bisogno di un abbraccio da un’anima affine.
Devo ammettere che vorrei proprio vedere che faccia farà. Considerando che lei la pensa come me –ovvero che non ci si innamora del sesso ma della persona – sarà tranquilla. Sorpresa sì, ma sono certa che al posto di sparare cretinate varie, aspetterà il momento giusto per parlarne con Ali con calma, senza renderle le cose ancora più imbarazzanti o difficili.
Marco, conoscendolo, farà l’uomo vissuto e saggio, o qualcosa di simile, e io passerò il tempo a fulminarlo con occhiate gelide.
“Tu non ce la fai.” Mi riprende lei.
Con il ritorno di Daniela, Marco e Alexa, cominciamo a chiacchierare della nostra settimana. Ora che ormai si sta avvicinando la primavera, si parla meno di verifiche e si sfottono di più i professori. E finché si parla di questo tutti insieme, a me sta bene.
Devo cercare di rilassare i nervi, o quando Ali confesserà mi verrà un colpo al cuore. Sono sicura che non sarei così nevrotica se lo sapessi insieme a tutti gli altri.
Invece no, io so, so i retroscena, e rischio un collasso per l’agitazione.
Dopo questo coming out mi licenzio, davvero. Non sarò mai più il diario segreto di nessuno. Chiudo i battenti e vado a lavorare a Pittsburgh, nel locale di Debbie di Queer as Folk. Sarebbe un sogno.
“Ragazzi, andiamo allo Zerbi-market?” chiede Andrea, risvegliandomi da quei beati pensieri –sciagura a lei per questo affronto! “Almeno ci sediamo tutti!”
Mh. Luogo affollato, posto per sedermi, fresco…no, okay, ci sta.
E siccome che il resto delle mie compari è della stessa idea, ora ci ritroviamo a decidere chi porterà sul manubrio Ali e Roberta, che non hanno la bicicletta con loro.
Andrea si offre per portare Alice, mentre Marco decide di portare sul portapacchi l’altra, dopodiché partiamo alla volta del supermercato, che, tra l’altro, si trova dall’altra parte del paese, rispetto a dove siamo noi in quel momento. Ma a chi importa!
Io devo ancora smaltire il gelato, e per di più riesco a prendere tempo e a metabolizzare che di lì a poco non sarò l’unica a sapere di Ali, e non ci saranno più sussurri, chat da cancellare, messaggi da nascondere e potrò inventarmi ship alla luce del sole senza preoccuparmi troppo. Senza contare che finalmente potrò mettermi la mia maglietta fighissima con scritto ‘amica arcobaleno, perché gay è meglio’ e Ali potrà mettere la sua maglietta –regalata da me segretamente per il compleanno – con la scritta ‘due mamme, quattro tette, FUCK YEAH’ con la faccia di un bimbo gasato. Oh sì, ho già programmato tutto.
Mentre pedaliamo allegramente – stile Don Matteo -sotto i raggi del sole, sto piuttosto indietro con Federica. Alterniamo chiacchiere su TVD –ovviamente da parte sua – a chiacchiere su Glee –da parte mia – passando per scleri vari a causa di imminenti concerti a sfasi eccezionali per fan fiction inconcluse a causa del blocco dello scrittore.
Dietro di noi, sentiamo parlare le due Ale –Alexa e Alessia- della puntata di Dragon ball del pomeriggio, mentre davanti abbiamo Simona che si sorbisce il racconto su qualche ragazzo di Daniela, guidate dalle sovraccariche bici di Andrea e Marco.
Sì, beh, più che una compagnia sembriamo una carovana. O un circo, considerando le posizioni strategiche di Ali e Robi, il chiasso che facciamo, e il fatto che le macchine debbano fermarsi al nostro passaggio, come se guidassimo elefanti e non bicicli sgangherati e cigolanti.
Grazie al cielo, riusciamo ad arrivare sani e salvi sino al supermercato.
Stiamo facendo giusto la rotonda di fronte ad esso, quando incrocio lo sguardo di Ali, ancora appollaiata sul manubrio di Andrea.
E no, quel luccichio strano nei suoi occhi proprio non mi piace.
Oddio, ha davvero intenzione di dirlo in un supermercato?
Ma più di tutto, ha davvero intenzione di DIRLO? Oh dei, io sto male. Mi serve un defibrillatore. Qualcuno mi aiuti, ho bisogno di una bombola d’ossigeno.
Non sono pronta, e non ho assolutamente idea di come andrà questa cosa.
Come succederà? Seduti nel retro dello stabile, stile seduta spiritica in cui saremo tutti in cerchio, e ognuno comincerà a dire i propri segreti, concludendo con la batosta di Ali?
Oppure nel reparto vestiti? Magari Ali prenderà una maglietta, se la infilerà, e se ne uscirà con una frase tipo : “oh, sì, questa maglietta fa per me, cento per cento lesbica, lavare a mano, non in centrifuga”.
Oppure..ma che diavolo sto pensando? Perché quando sono agitata divento così deficiente? Okay. E’ una cosa seria, Alice lo dirà in modo serio e maturo, mentre saremo seduti ai tavolini del bar davanti ad un thé freddo e ad una ciotola di salatini, cosicché potrà dare delle spiegazioni agli altri, se vorranno un’ approfondimento sulla questione.
E i miei amici saranno allo stesso modo maturi e profondi, e faranno delle domande intelligenti e--
“Ho una sete tremenda. E’ una cosa normalissima per un’adolescente lesbica del duemila e tredici, sapete. Andiamo a prendere da bere?”
Silenzio di tomba. Fischio di vento in lontananza. Palla di fieno secco che rotola in mezzo alla strada molto inquietantemente.
Posso sentire distintamente gli ingranaggi dei cervelli delle mie amiche ricominciare lentamente a funzionare.
La prima a spezzare il silenzio spaventoso è Fede.
“Nikolina Konstantinova Dobreva è mia. Prenotata!” è ciò che esclama, alzando la mano con entusiasmo.
Cento punti per Federica!
Io le sorrido, mentre ammicca in mia direzione e poi in quella di Alice.
Marco scocca un’occhiataccia alla neo-dichiarata. “Certo che potevi dircelo anche in un modo più carino, eh!” si lamenta, con fare seccato.
Alice alza un sopracciglio. “Come dovevo dirlo, scusa?”
“Queste cose bisogna dirle in modo plateale!” risponde lui con fare ovvio. “Tipo piangendo, strappandosi i capelli, e raccontando aneddoti difficili e deprimenti! O arrivando per mano con una ragazza, non so!”
“Ma va a cagare!” esclama lei, un mezzo sorriso divertito sulle labbra.
“Non ci posso credere.” Sento sussurrare alle mie spalle da Alessia. Tutti ci voltiamo automaticamente verso di lei, che improvvisamente punta un dito verso di me. “L’hai contagiata!”
“PREGO?” esclamo, allibita.
Roberta scoppia a ridere come un’idiota. Beh, pensavo la prendesse peggio. Oppure è lo shock che le ha bruciato pure l’unico neurone rimasto.
“L’hai tormentata tanto con la storia dei gay che è diventata lesbica!” fa Alessia, continuando ad agitare il dito nella mia direzione. Capisco improvvisamente come si sentiva Gesù quando tutto il popolo gridava a Pilato ‘crocifiggilo! Crocifiggilo!”
Mi sento spezzata.
Simona si schiaffeggia una mano sulla fronte, basita. “Oddio.”
“Io non ho contagiato nessuno!” ribatto.
“Ma hai la tipa?” è la domanda a bruciapelo di Daniela.
“No”
“Hai già limonato con una?” continua, quasi assatanata di conoscenza e sporgendosi in avanti verso Ali, mettendomi quasi in faccia il suo culone. Ora le do un calcio e la faccio arrivare su Plutone.
Alexa improvvisamente si mette le mane sulle orecchie. “LALALALALALALAAAAA NON SENTO LALALALAAAA”
“Ma se ti chiedo se sono bella tu cosa mi dici?”
“Sì però tu non sembri sorpresa! Gliel’hai fatto capire tu che è lesbica!”
“Nina Dobrev è una figa assurda, non è vero Ali?”
“Io non ho fatto proprio nulla!”
“Chi è la più figa di noi secondo te?”
“Sono comunque dell’idea che i coming-out vadano fatti o persona per persona, o con qualcosa di shoccante. L’hai detto come se stessi dicendo la lista della spesa!”
“LALALALALAAAAA”
“Stiamo andando di male in peggio.”
“Hihihihihi”
“Ti pare che sia una sottospecie di genio del male che fa diventare le persone gay?!”
“Cioè, c’ha un fisicaccio. E’ una figa assurda!”
“Mi sento offeso. Avrei voluto saperlo in separata sede.”
“..ragazze.”
“LALALALALALALAAAA”
“Io un giorno vorrei fare un’esperienza lesbo,sai? Con una bella figa”
“Buon Dio, dove finiremo”
“Voglio dire, io sono il leader indiscusso di questo gruppo. Dovevi informarmi!!”
“ORRORE, DANIELA COME PUOI DIRLO!”
“Ma Dani, tu hai già fatto un’esperienza. Quest’estate ti sei sbaciucchiata metà di noi a obbligo o verità!”
“LALALALALAAA”
“..Cri, santo cielo.”
“Se fossi in Ali mi sentirei offesa dalle parole di Daniela, comunque.”
“Hihihihi”
“…MA VOLETE CHIUDERE IL BECCO TUTTI QUANTI?”
Automaticamente, ci voltammo tutti verso Alice, che se ne stava lì, col viso rosso e gli occhi fuori dalle orbite per l’urlo, a guardarci quasi in cagnesco.
E poi, Andrea cadde a terra.
Si accasciò sul marciapiede, tirandosi a dietro pure la bicicletta, lasciando tutti noi completamente basiti a fissarla.
“..E io che speravo in un coming out normale.”
**
E' una cazzata, è vergognosa, ma la pubblico solo perché mi hanno detto di farlo.
Spero che non offenda nessuno, era una situazione un po' surreale, e idiota, con contorno di superficialità. Maaaa, è scritta così, per sdrammatizzare. E sì, anche per fare della sana satira nei confronti delle persone della mia compagnia, a cui mi sono liberamente ispirata. *tu, sì, ringrazio per esserti fatta prendere come cavia per il coming out fittizio lol* No, okay, vado a nascondermi.
  
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