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Autore: Columbrina    06/11/2012    2 recensioni
Flussi di pensieri tra Caleb e Cornelia durante un pomeriggio solitario e una "pausa" di lavoro.
“Tra tutte le Guardiane, sei quella che ho sempre osservato con maggiore attenzione …”
Cornelia sorrise come per dire "stai recuperando punti" e prese a giocherellare con la cannuccia, facendo sbandare il ghiaccio contro il vetro del bicchiere con un tramestio argentino.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caleb, Cornelia Hale
Note: Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Resembles 

 
Caleb si avvicinò al tavolo di Cornelia, con la solita maglietta e un sorriso beffardo.
Lei lo guardò da sopra il bicchiere del tè freddo che stava sorseggiando, sollevata dalle fatiche e dal tramestio invadente dei passanti trafelati e frettolosi del ristorante cinese della nonna di Hay Lin.
“Pausa?”
Cornelia azzardò un’ovvia conclusione.
“Ti vedevo sola e credevo avessi bisogno di una compagnia”
“Ti credevo più perspicace…”
La roca voce di Yan Lin si librò in sottofondo con impeto incredibile: chiamava Caleb. Lui sbuffò ai richiami e al suo eterno sottostare alle intemperie dittatoriali.
“Prima Phobos, ora lei …”
Sbuffò nuovamente, come se volesse cacciare via la pressione quasi claustrofobica che sentiva addosso, che lo spingeva a ribellarsi continuamente contro gli altri e contro se stesso.
Cornelia elargì un sorriso disinteressato.
“Non è questo il modo di attaccare bottone con una ragazza… Dovresti almeno lusingarmi o farmi qualche complimento”
“Ti ripeto… Ti vedevo sola e credevo avessi bisogno di una compagnia”
A queste parole, Cornelia chiuse definitivamente lo sguardo, pur mantenendo una certa confidenza grazie a un sorriso di rassegnazione. Il ghiaccio stava iniziando ad annacquare.
“Perché non sei con le altre? Le Guardiane dovrebbero stare tutte insieme”
Era sorprendente come Caleb riuscisse a farle cambiare attitudine: se prima riusciva a sostenere il suo sguardo, ora sentiva la stessa ebollizione di un bambino disubbidiente dinanzi alla maestra che cercava di indorare la pillola.
Quegli occhi azzurri così belli non riuscivano a sostenere il confronto, dicevano i fatti.
“Io lavoro da sola”
Caleb rise.
“Ti ribelli alle regole, eh?”
“Esattamente come te”
Quanto aveva ragione il destino: mescolava le carte, le batteva sul tavolo delle trattative, le urtava, le spiazzava, le rimescolava e infine le uniche due superstiti si ritrovavano prima o poi.
Perché due?
Perché quando il filo rosso si affina fino a non lasciar spazio a niente, ecco che se ne presenta un altro disposto ad unire la sua estremità e continuare, più forti e rossi, uniti nel distacco. Non sapevano di essere uniti fino a quando non si resero conto di quanto fossero simili, così tanto da far spavento.
Quegli occhi azzurri così belli riuscivano quasi ad annegare in quelli profondi di Caleb, ma non lo davano a vedere.
“Tra tutte le Guardiane, sei quella che ho sempre osservato con maggiore attenzione …”
Cornelia sorrise come per dire stai recuperando punti e prese a giocherellare con la cannuccia, facendo sbandare il ghiaccio contro il vetro del bicchiere con un tramestio argentino.
“Davvero?”
Yan Lin chiamò Caleb altre due volte, spazientita e furente.
“Sì… Ho trovato delle somiglianze di me in te. Sei la più ribelle… E questo mi piace”
Il tramestio e la voce della datrice di lavoro si fecero sempre più incalzanti; Caleb si rialzò senza salutare. Però sorrise.
Cornelia non finì il tè freddo e lasciò la mancia sul tavolo, svignandosela prima che scoprissero il rossore che era appena spuntato sulle sue gote.
A quel punto, i loro fili smisero di intrecciarsi e si unirono definitivamente, convinti di aver trovato la parte che combaciava perfettamente.
Potevano essere ribelli insieme. Perché no?
 
   
 
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