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Autore: Charlie_2702    25/05/2007    11 recensioni
Ad una settimana dall'arrivo di Mirai Trunks, Goku ha una strana e spiacevole sensazione, ma non ha nulla a che fare con la minaccia dei cyborg...
Genere: Triste, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Goku
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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LA FINE DI UN SOGNO

Era passata una settimana da quando Trunks, il ragazzo del futuro, aveva fatto la sua comparsa.

Lo aveva avvertito che fra tre anni sarebbero arrivati dei terribili cyborg, il cui unico obiettivo era distruggere tutto ciò che incontravano per puro e sadico divertimento, e che lui non avrebbe potuto fronteggiarli a causa di una malattia cardiaca che lo avrebbe colpito di lì a poco.

Per un attimo era rimasto atterrito all’idea di dover morire in quel modo e di dover lasciare i suoi amici soli a combattere un avversario invincibile, ma il ragazzo aveva subito tirato fuori la soluzione a quel problema, concentrata tutta in una minuscola bottiglietta: la cura per quel virus letale di cui, ormai, non aveva più motivo per preoccuparsi.

Trunks gli aveva anche rivelato di essere figlio di Bulma e del tenebroso principe dei saiyan…

Inizialmente non era riuscito a credere alle parole del giovane, in parte perché non gli sarebbe mai potuta venire in mente una relazione fra quei due, in parte perché, come tutti quanti, era convinto che il futuro della sua amica sarebbe stato accanto a Yamcha.

Ma dopo averci pensato un po’ su, era arrivato alla conclusione che insieme erano perfetti, ognuno poteva trovare nell’altro l’unica persona capace di fronteggiarlo senza alcuna paura.

In fondo, Vegeta non si sarebbe mai fatto imbrigliare da una terrestre qualsiasi, così come Bulma non si sarebbe mai fatta mettere i piedi in testa da nessuno, fosse anche un alieno spietato giunto sulla terra per conquistarla e che forse non aveva ancora cambiato idea.

Ora Goku, insieme a Junior ed al piccolo Gohan, era tornato sul monte Paoz per allenarsi: era quello che avrebbero fatto per i prossimi tre anni, senza sosta.

Aveva anche ottenuto il permesso dalla moglie per interrompere gli studi di Gohan e farlo allenare assieme a lui ed il namecciano.

Tutto sommato, i cyborg non gli incutevano alcuna paura, anzi, non vedeva l’ora di incontrarli per potersi finalmente confrontare con qualcuno di veramente forte.

Sapeva che non c’era motivo di preoccuparsi, in fondo in tre anni la sua potenza sarebbe cresciuta molto, come quella di Gohan, Vegeta e degli altri.

Ma allora, perché aveva questa sensazione di angoscia?

Non aveva senso, nella sua vita non c’era nulla che non andava. Oltre che per allenarsi, quei tre anni erano un’ottima occasione per poter passare del tempo con la sua famiglia, cosa che non faceva ormai da anni.

Avrebbe dovuto essere sereno, aveva tutto quello che desiderava: i suoi cari, un pretesto per diventare più forte e per allenare se stesso ed il figlio, la prospettiva di un nuovo, fortissimo saiyan che sarebbe nato di lì ad un paio d’anni, al quale aveva fatto la segreta promessa di non farlo crescere come era stato costretto a fare il suo alter ego del futuro…

Pensava a tutto questo con serenità, e più lo faceva più sentiva che non era il motivo della sua angoscia, che nonostante tutto continuava ad albergare nel suo cuore.

Le sue riflessioni vennero improvvisamente interrotte dallo scricchiolio della porta, dalla quale emerse la figura di sua moglie che avanzava in punta di piedi.

Lei lo fissò con uno sguardo severo, e lui si trovò involontariamente a farsi un esame di coscienza, per capire per quale motivo la moglie fosse tanto arrabbiata.

Era seduto sulla sedia alla rovescia, voltato verso il tavolo, con le braccia incrociate sullo schienale.

Non era sporco, non aveva rotto niente e non aveva svaligiato la dispensa, anche se ora che ci pensava aveva piuttosto fame.

Poi capì cosa aveva contrariato la moglie.

“Chichi, tesoro, come sta Gohan?” chiese un po’ timoroso, con il solito sorriso stampato sul volto.

Chichi iniziò a singhiozzare e gli rispose: “Come vuoi che stia? È distrutto! Il mio povero bambino, tu e Junior lo avete sfiancato in pochi giorni… - fece una piccola pausa come per riflettere sulle condizioni del piccolo Gohan, poi strinse i pugni ed iniziò ad urlare - Io non voglio che picchiate il mio bambino! Con quel pugno nello stomaco potevi fargli seriamente male!”

Goku fece un piccolo sospiro e si alzò in piedi, assunse un’aria seria e, poggiando una mano sulla spalla della mora, tentò di spiegarle come stavano le cose: “Chichi, io non voglio fare del male a Gohan, ma devi capire che se non si allena seriamente con me, i cyborg potrebbero anche ucciderlo. Il suo potenziale è enormemente più grande sia del mio, sia di quello degli altri: con il giusto allenamento, può diventare il più forte di tutti… e sono sicuro che ci riuscirà. Combatterà con coraggio e tornerà a casa sano e salvo. Torneremo tutti.” concluse sicuro.

Chichi si sciolse in un sorriso, anche se i suoi occhi erano velati dalle lacrime.

Non ci poteva fare nulla: quello sguardo, quella voce, lui... ogni volta che lo aveva di fronte, non poteva fare a meno di veder sparire tutte le sue paure, di sentirsi al sicuro e di avere una grande fiducia nel futuro.

“Hai ragione. Poi ricomincerà a studiare e diventerà uno scienziato famoso in tutto il mondo!” disse con gli occhi luccicanti, pieni di quell’immenso amore che provava per il suo bambino. Goku spalancò un attimo gli occhi, poi si mise la mano dietro la testa e sorrise: la sua Chichi non sarebbe mai cambiata.

Ed era un bene, perché lui non lo voleva assolutamente.

“Sai, è proprio tuo figlio: nonostante il colpo, voleva rialzarsi e tornare ad allenarsi! Per fortuna l’ho convinto a restare a letto, ora dorme come un angioletto. - poi sorrise dolcemente - Per lui è molto importante il tuo giudizio, non vuole deluderti, vuole che tu sia orgoglioso di lui.”

“E lo sono.” rispose sinceramente l’uomo.

Lui era molto più che fiero di suo figlio, non sapeva neanche descrivere quello che sentiva nei suoi confronti: ciò che lo legava a quel bambino era un amore che non aveva mai provato prima.

Ad interrompere quel momento, arrivò il suono del campanello.

La donna sorrise al marito, dopodiché lo lasciò nuovamente solo nella cucina ed andò ad aprire.

Goku corrugò un attimo le sopracciglia: vivevano isolati sulla cima del monte Paoz, il più alto della regione, chi poteva mai venire a suonare alla loro porta?

Poi giunse alla conclusione che probabilmente era Juman, venuto a trovare il nipotino, quindi non ci pensò più e si avvicinò alla dispensa dove la moglie soleva mettere i dolci, sperando di trovare una torta che Chichi aveva deciso di tenergli nascosta.

Mentre stava per aprire lo sportello, la sensazione di angoscia che aveva provato fino a qualche minuto prima tornò a pervaderlo completamente, più forte che mai.

Dopo qualche secondo Chichi si affacciò alla porta con un’espressione indecifrabile, che tuttavia non prometteva nulla di buono.

“È per te.” disse solamente.

Goku andò all’ingresso, e notò sulla porta una figura scura.

Indossava un lungo mantello nero che nascondeva per intero il corpo, ma si capiva che era una donna grazie a quella porzione di viso che s’intravedeva sotto il cappuccio.

Tutta quella oscurità stonava incredibilmente con l’accogliente e colorato ingresso della casa.

Quando la donna alzò la testa, per la prima volta da quando era entrata in casa, attraverso l’ombra che le copriva il volto spiccarono due occhi di ghiaccio, privi di pupilla.

Chichi a quella vista ebbe un piccolo sussulto, anche se poco dopo tornò, almeno all’apparenza, la solita donna sicura di sé; tuttavia non poté fare a meno di infilare la sua piccola mano dentro quella più grande e forte del saiyan.

“Salve, Son Goku.” mormorò la donna con voce glaciale.

“Ehm… salve… posso sapere chi sei?” chiese il giovane, un po’ preoccupato.

Goku si concentrò per percepire l’aura della donna e scoprire quindi se poteva rappresentare una minaccia, ma si accorse che la donna non emanava affatto un’aura. In un primo momento pensò che la stesse semplicemente occultando, come anche lui era in grado di fare con la propria, ma quella donna aveva qualcosa di diverso, che lo portò a scartare quell’ipotesi ed a preoccuparsi ancora di più.

Gli tornarono all’improvviso in mente le parole di Trunks, che gli aveva descritto i cyborg come esseri spietati, che avevano occhi di ghiaccio e che non possedevano un’aura.

La donna sembrava corrispondere perfettamente a quella sommaria descrizione che il giovane gli aveva fornito, ma c’era comunque qualcosa che lo lasciava perplesso… innanzi tutto questa donna era sola, ed il luogo ed il momento non erano quelli previsti. Oltretutto qualcosa dentro di lui gli diceva che questa donna non aveva nulla a che fare con gli androidi.

“Ma come… non ti ricordi di me?” gli chiese con voce strascicata.

“Dovrei?” chiese il saiyan corrugando le sopracciglia.

“Forse.” rispose lei enigmatica.

La donna fece qualche passo in direzione del saiyan, e lui istintivamente si spostò per coprire la moglie.

La donna misteriosa parve trovare molto divertente quel gesto, a giudicare dalla piccola risata che si lasciò sfuggire.

“Non ti devi preoccupare per lei, io sono qui per te.” gli spiegò.

Il saiyan tuttavia non si mosse dalla sua posizione e cercando di nascondere la moglie agli occhi dell’estranea come meglio poteva, ma fu la stessa Chichi, di propria iniziativa, ad uscire allo scoperto, stringendo a pugno la mano libera. Per quanto si sentisse spaventata da quella donna, non era riuscita a trattenere un moto di rabbia a sentire quelle parole a cui rifiutava di dare un senso.

Aggredì la donna urlandogli contro che pretendeva immediatamente di sapere chi fosse, che Goku era suo marito e che avevano un figlio, ribadendo più volte gli ultimi concetti. Aveva una fiducia cieca nell’uomo, ma troppo spesso si era sentita esclusa dalla sua vita, troppo spesso era stata l’ultima a sapere cose che invece la riguardavano direttamente per non sentirsi terrorizzata all’idea che un’altra persona lo conoscesse più di lei, che ne sapesse qualcosa in più, che magari glielo avrebbe portato via ancora…

Probabilmente avrebbe continuato ad urlare se Goku non l’avesse presa per un braccio e costretta a tornare dietro di lui.

La figura misteriosa aspettò qualche momento prima di rispondere, quasi si stesse accertando che Chichi non avesse più nulla da rimproverarle, infine disse: “Chichi, sono perfettamente a conoscenza di chi è lui, chi sei tu e dell’esistenza di Gohan. So bene che tu non mi conosci, ed è giusto così. E devo ammettere che non mi stupisce che neanche Goku mi riconosca, sebbene da qualche parte della sua mente deve essere ancora celato il mio ricordo, nella parte più oscura…”

Chichi a quel punto sollevò lo sguardo verso il marito con le lacrime agli occhi: non le piaceva quella donna, non le piaceva quello che diceva, non le piaceva quella situazione, non le piaceva che conoscesse lei e suo figlio e tanto meno il fatto che in tutto questo ci fosse invischiato suo marito.

“Chichi, ti giuro di non aver mai visto prima questa donna…” esordì Goku guardando la moglie, poi, sentendosi lo sguardo dell’altra addosso, si rivolse a lei: “E dimmi, quando ti avrei incontrata?”

“Un anno ed otto giorni fa…” rispose pronta.

A quel punto il volto di Goku si illuminò, e spuntò un sorriso.

Chichi lo fissò, come a dire ‘cosa cavolo hai da sorridere?’, ma lui si limitò a mantenere la stessa espressione.

“Beh, vedi… a quel tempo io non ero esattamente da queste parti! Ti devi essere sbagliata.” disse lui sollevato.

“Io non sbaglio mai.” disse lei con voce più bassa e velatamente minacciosa.

Nella mente di Goku le immagini della battaglia contro Freezer si sovrapposero una all’altra: la morte di Crilin, la sua trasformazione, l’esplosione del pianeta… era assolutamente certo che un anno ed otto giorni prima era esattamente lì.

Ripensarci gli fece una strana impressione; negli ultimi giorni, da quando era tornato sulla Terra, Goku non aveva più pensato a quegli avvenimenti.

“Ti dico che io ero… ero…” pronunciò la frase balbettando incerto, non poteva certo dirle che allora si trovava su un altro pianeta.

“Eri su Namek a sconfiggere Freezer. Sì, mi ripetevi in continuazione che saresti dovuto essere lì.”

Goku spalancò gli occhi incredulo: non era possibile che lei sapesse tutto questo… ma chi era quella donna, e come faceva a sapere tutte quelle cose su di lui?

‘O meglio, cosa sei?’ pensò lui nella sua testa.

“Lo scoprirai presto…”

Improvvisamente ci fu un’esplosione di bianco, e lui fu costretto a chiudere gli occhi all’istante.

Quando li riaprì fu certo di essere diventato cieco, dato che tutto attorno a lui era nero e che portandosi una mano davanti al naso non riuscì a vederla. D’un tratto si sentì osservato.

Si voltò e vide due occhi di ghiaccio che lo fissavano, gli occhi della donna; il resto del suo corpo non era visibile, perfettamente mimetizzato nel buio.

“Il tuo sogno è finito Son Goku, è ora di tornare nel regno delle ombre.”

Goku sentì la voce della donna, ma non proveniva dalla direzione degli occhi: sembrava essere ovunque attorno a lui, lo circondava e lo terrorizzava.

‘Ma cosa…?’ pensò Goku, senza riuscire a pronunciare le parole ad alta voce.

“Freezer ha avuto la meglio, ma tu non sei riuscito ad accettarlo ed hai creato una specie di dimensione parallela nella quale avevi compiuto il tuo dovere. Ormai, però, il tuo tempo è scaduto…”

‘Ma tu chi sei? Cosa stai dicendo? Tutto questo non ha senso!’

Goku era terrorizzato, non sapeva cosa fare, non aveva altro potere che quello di continuare a pensare, sperando che quell’essere continuasse a rispondergli.

Gli vennero alla mente scene alle quali non aveva mai assistito… il volto di Freezer che ghignava soddisfatto dall’alto, il suo braccio ricoperto di sangue su cui cercava inutilmente di sostenersi, il forte rumore di un’esplosione, e poi più nulla…

Finalmente era riuscito a ricordare.

“Io sono la Morte.” Rispose infine la voce, e attese che l’uomo assorbisse le sue parole.

Lui annuì silenziosamente, sicuro che lei potesse vederlo.

Gradualmente si spense anche l’unica luce presente, quel freddo e lieve bagliore proveniente dagli occhi della donna. Goku pensò un’ultima volta alla moglie e al piccolo Gohan, prima che le tenebre invadessero anche la sua mente.

Per il resto dell’eternità Goku si trascinò per quelle lande oscure senza meta, incapace di vedere, sentire o provare qualsiasi cosa.

FINE

Note: ed ecco finalmente riscritta anche questa! Senza dubbio è la fanfic che mi ha dato più problemi in assoluto, e ringrazio Skyless_star per avermi aiutata, sopportando i miei vari ritardi (puntualità zero, sono frana in questo^^’’) e dandomi sempre tanti consigli utili… Grazie mille davvero!
Baci Charlie^^

   
 
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