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Autore: allanon9    08/11/2012    3 recensioni
Cosa succede nei giorni immediatamente successivi la fine della 2x01? Leggere per scoprirlo e per favore siate clementi, è tanto che non scrivo.
Comunque spoiller free.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Allanon9
Spoilers:
Nessuno, Post 2x01

Rating: Per tutti
Disclaimer: I personaggi citati in questa fan fiction non mi appartengono, ho solo preso liberamente spunto dalla serie "Hawaii Five 0" di proprietà della CBS.

 

Friendship

 

Steve si svegliò al sorgere del sole come ogni giorno, con l’unica differenza che si era già svegliato altre otto volte durante l’arco della notte.

Si alzò dal letto tenendosi il fianco perché la ferita gli faceva veramente male.

Zoppicando si diresse in bagno, aprì il rubinetto dell’acqua calda nella doccia e si tolse i pantaloni e la maglietta che indossava da ieri, la sera prima era talmente stanco che non si era nemmeno spogliato dopo che Danny lo aveva riaccompagnato dalla prigione, dove avevano trovato Victor Hess morto.

S’infilò dentro la cabina e chiuse la porta, appoggiò entrambe le mani sulle piastrelle lasciando che l’acqua gli scorresse sul corpo teso e stanco.

“Uhm.” Mugolò di piacere, chiudendo gli occhi, al contatto con l’acqua.

Staccò la mano dalla parete, aprendo gli occhi, per prendere lo shampoo quando si accorse che il colore dell’acqua ai suoi piedi era rossastra.

“Merda!!” esclamò chiudendo il rubinetto ed esaminando la ferita.

L’acqua calda doveva aver sciolto il sangue secco sulla ferita. Dopo un attento esame Steve si accorse che alcuni punti si erano lacerati.

Tamponandola con la tovaglia uscì dalla doccia e andò in cerca di una garza.

La trovò nell’armadietto dei medicinali e la fissò con un cerotto.

Si vestì velocemente e scese in salotto.

Prese chiavi, badge, telefono e pistola e si diresse fuori verso il suv.

Gli girava la testa segno stava perdendo parecchio sangue, si alzò la maglia per controllare e, quando vide la garza ormai satura, fece una smorfia.

Accese sirena e lampeggianti e guidò a velocità sostenuta verso il King’s Hospital.

Appena arrivò, si vide venire in contro un paramedico che era stato messo in allarme dalla sirena e dai lampeggianti accesi.

“Cosa le è successo agente?” chiese l’uomo preoccupato alla vista della chiazza di sangue sulla maglietta di Steve.

“Comandante McGarrett, sono il comandante McGarrett.” Precisò con la voce rauca prima di accasciarsi al suolo.

“Presto, una barella!” gridò l’inserviente a un collega che passava di lì in quel momento.

 

Quando Steve riprese i sensi, era già in una delle salette del pronto soccorso.

“Cos’è successo?” chiese disorientato.

“Ce lo deve dire lei comandante…McGarrett, giusto?” puntualizzò il dottore che lo stava visitando leggendo il nome sulla cartella che teneva in mano.

Steve deglutì e chiuse brevemente gli occhi.

“L’altro giorno sono stato accoltellato e stamattina mi sono accorto che alcuni punti si sono lacerati.”

“Vedo. C’è anche un altro problema comandante: la ferita si è infettata. Ora la puliremo e le applicheremo dei nuovi punti, ma dovrà rimanere in osservazione per un po’ e sottoporsi a una cura antibiotica. Se vuole può chiamare i suoi familiari.” Aggiunse mentre scriveva la diagnosi sulla cartella.

“Uhm… ma io devo andare al lavoro, ho faccende urgenti da sbrigare.” Disse Steve facendo una smorfia mentre l’infermiera cominciava a ripulirgli la ferita con della soluzione fisiologica e del disinfettante.

“Sono sicuro che non concluderà molto in questa condizione comandante, avverta i suoi superiori… lei rimane in osservazione.” E così dicendo uscì dalla saletta.

“Ouch.” Disse l’infermiera sorridendogli.

“Il dottor Miller è un tipo tosto!” aggiunse cominciando a dargli i punti.

“Già.” Rispose Steve alzando gli occhi al cielo esasperato.

“Fatto.” Disse l’infermiera mettendo un cerotto sulla garza.

“E’ stato bravo comandante, non si è lamentato per niente.”

“Uhm, ho passato di peggio. Posso telefonare?” disse poi prendendo il telefono.

“Sì certo. Torno tra cinque minuti così la porterò nella stanza che le hanno assegnato.”

Steve le sorrise e digitò il numero di Danny.

“Williams.” rispose il suo partner.

“Danny sono Steve, sono in ospedale e…”

“Che diavolo ti è successo?!” gridò Danny senza farlo finire.

“Possibile che non ti si possa lasciare solo nemmeno per poche ore?”

“Danny… Danny fammi parlare! Posso?”

Finalmente Danny fece silenzio.

“Grazie. Allora mi si sono aperti i punti e mi si è infettata la ferita, così il dottore vuole tenermi qualche ora in osservazione, quindi per adesso sono bloccato qui. Avverti Chin e Kono, al governatore chiamerò io.” Gli disse.

“Sicuro di star bene Steve? Vuoi che venga?” gli chiese più calmo Danny.

“No, sto bene. Fai solo quello che ti ho detto, ci vediamo dopo.”

“A dopo allora.” Disse Danny riagganciando.

“Si sente pronto comandante per una passeggiata?” gli chiese l’infermiera entrando.

“No, vale a qualcosa?” le rispose con una smorfia.

“Purtroppo no. Si stenda che la portiamo di sopra.”

Lo portarono al quarto piano nella stanza 1234 e, dopo avergli sistemato la flebo, l’infermiera uscì.

“Si riposi comandante McGarrett, tornerò tra un’ora per controllarla.”

“Grazie.” Disse lui guardandosi in torno.

Dopo aver chiamato il governatore, ripose il telefono nel comodino e si appisolò.

Si svegliò perché aveva sete.

Guardò verso il comodino ma non c’era acqua, quindi premette il pulsante per chiamare l’infermiera.

La stessa donna di prima arrivò dopo pochi minuti.

“Cos’ha comandante, sta male?” gli chiese prendendogli il polso.

“No, sto bene. Ho solo sete.” Rispose con la voce impastata.

“Ok, ora le darò un po’ d’acqua. Le si è alzata la temperatura… Non si preoccupi, torno subito.” E uscì.

Steve si passò la mano sulla fronte. Sì, in effetti, era un po’ accaldato, ma non era poi così grave.

L’infermiera entrò, seguita dal dottor Miller, con un bicchiere d’acqua in mano.

“Come si sente comandante?” gli chiese il dottore controllandogli gli occhi con la luce di una piccola torcia che teneva nel taschino del camice.

“Bene.”

L’uomo fece una strana smorfia quando gli sollevò la maglietta e vide che la garza era impregnata di liquido giallognolo.

“Che c’è?” chiese Steve.

“L’infezione è più estesa di quanto pensassi, dovremo intervenire di nuovo. Prepari il paziente infermiera Turner, lo voglio in sala operatoria subito.” Ordinò uscendo.

“Ehi, che vuol dire in sala operatoria!” esclamò Steve già con le gambe fuori dal letto e armeggiando con la flebo.

“Si calmi comandante, torni a letto. Le faremo una piccola operazione, niente di preoccupante, sarà fatta in anestesia locale. La portiamo in sala operatoria perché lo richiede il protocollo. E’ allergico a qualche farmaco?”

“No, ma non potete darmi degli altri antibiotici?” chiese Steve speranzoso.

“Purtroppo comandante se non interveniamo potrebbe svilupparsi un’infezione di sepsi, e allora sarebbero guai seri. Stia tranquillo, il dottor Miller è burbero ma molto preparato.” Lo rassicurò inientandogli una fiala di chissà cosa nella flebo.

“Cosa mi sta iniettando?” domandò Steve passandosi una mano sulla faccia.

“Un leggero sedativo, le permetterà di rimanere cosciente ma calmo, così potremo lavorare in pace.” E così dicendo chiamò l’inserviente per portare Steve al piano terra, dove si trovavano le sale operatorie.

 

L’operazione non durò più di un’ora, Steve rimase cosciente tutto il tempo ma un paravento di stoffa verde gli impediva di vedere cosa i dottori stessero facendo.

Quando lo riportarono nella sua stanza, c’erano Kono, Chin e Danny che lo aspettavano fuori.

“Capo, come ti senti?” gli chiese Kono avvicinandosi al letto, appena gli concessero il permesso di entrare.

“Bene, sto bene.” Rispose lui col suo sorriso storto.

“Uhm, non direi. Sembra che ti abbia investito un camion.” Disse Danny avvicinandosi anche lui.

“Gentile a farmelo notare Danno!”

“Basta voi due. Allora Steve cosa dice il dottore?” Chiese Chin conciliante come sempre.

“Infezione batterica. Hanno dovuto ripulire chirurgicamente la ferita perché mi è venuta la febbre.”

“Sepsi?” chiese Danny.

“No, ma hanno paura che possa succedere, quindi dovrò rimanere ancora qui.” Disse sconsolato Steve.

“Prendila così capo, potrai riposarti in vista di tempi più frenetici.” Disse Kono dandogli una leggera strizzatina alla mano.

Lui le sorrise.

“Hai avvertito Mary?” gli chiese Danny.

“No, non è necessario che si preoccupi.”

Danny lo guardò male.

“Per questo sei venuto al pronto soccorso da solo? Per non farci preoccupare?”

“Stavo bene Danny, non ero mica in fin di vita!” gli rispose Steve seraficamente.

“Almeno hai capito come ti si è riaperta la ferita? No, perché io un’ideuzza ce l’avrei!”

Esclamò Danny esasperato.

“Credo che sia stato quando sono saltato…”

“Quando sei saltato sulla barca!!” finì per lui Danny.

“Cosa ti dice quella testa Steve? Possibile che tu debba sempre giocare al super eroe?” gridò spazientito il suo partner.

“Io non gioco al super eroe Danny, su quella barca c’era Wo Fat hai scordato?”

Si difese Steve.

“Basta così.” Disse il dottore entrando.

“Vi sembra di essere al mercato? Smettete di gridare, il paziente deve riposare adesso, potrete tornare dopo se vorrete.”

“Sì andate pure, ragazzi. Grazie per essere venuti.” Disse Steve.

“Torniamo dopo.” Gli assicurò Kono strizzandogli l’occhio.

“Mi raccomando Steve, sii collaborativo e non stressare il dottore.” Gli disse invece Chin sorridendo.

“Farò del mio meglio fratello.” Gli rispose lui.

“Mi raccomando dottore, se cerca di scappare, lo leghi al letto con corde d’acciaio, è un ex Seal e con corde normali riuscirebbe a liberarsi.”

Rincarò Danny dando all’amico una lieve pacca sulla spalla.

“Simpatici i suoi amici. Tornerò tra un po’ a controllarla comandante, non scappi.”

Disse sorridendo l’uomo.

“Tranquillo, mi troverà qui.” Gli rispose Steve.

Il silenzio della stanza e l’antidolorifico che gli avevano dato lo fecero addormentare.

 

Si svegliò con la netta sensazione che ci fosse qualcuno nella stanza a osservarlo.

“Danny?” chiese con la voce rauca.

“No figliolo, sono Joe.”

“Signore, cosa…?” borbottò Steve tirandosi su in posizione quasi seduta.

“Ero passato dal quartier generale e i ragazzi mi hanno detto che eri qui. Come stai adesso?” gli chiese sedendosi sulla sedia accanto al letto.

“Stordito, ha saputo di Hess?”

“Sì, Wo Fat ha colpito ancora.”

Steve abbassò gli occhi sulle sue mani che teneva strette a pugno.

“Lo ucciderò lo giuro!” disse a denti stretti.

“Steve…” cominciò Joe ma fu interrotto dall’arrivo di Danny.

“Ehi partner, come ti senti?”

“Credo meglio, mi fa un po’ male la testa.”

“E la ferita?” chiese Danny.

Steve fece un sorriso che somigliava più a una smorfia.

“Anche quella mi fa male.”

Joe gli diede un’occhiata critica.

“Hai ancora la febbre Steve, vado a vedere se posso parlare col dottore.”

Disse alzandosi e uscendo dalla stanza.

“Uhm…molto protettivo il tuo amico.” Disse Danny accompagnando la frase con un ampio gesto delle mani.

“Davvero?” Disse Steve distratto.

“Che c’è? Mi sembri assente Steve.” Danny si sedette nella sedia che prima occupava Joe.

“No e solo che stare qui senza far niente mentre Wo Fat scappa chissà dove, mi manda in bestia.” Disse Steve agitandosi.

“E’ una cosa breve no? Vedrai che domani ti lasceranno uscire.”

“Lo spero bene, sarei capace di firmarmi da solo le dimissioni.”

Danny rise.

“Non ho mai avuto dubbi in proposito. Ho chiamato Mary, no aspetta…”

Disse vedendo che Steve aveva cominciato ad aprire la bocca per protestare.

“E’ tua sorella ed ha il diritto di sapere cosa ti succede. Non sapeva nemmeno che sei stato una settimana in prigione, ma dico io quando entrate nei corpi speciali vi tolgono il cuore?” continuò imperterrito.

“Danny per favore, non farne una questione emotiva ti prego. Certo che non ci tolgono il cuore e solo che non volevo darle altri dispiaceri, tutto qui. Se l’avessi chiamata ogni volta che mi succedeva qualcosa a quest’ora, sarebbe morta d’infarto, credimi.”

Concluse Steve stancamente.

“Ad ogni modo lei voleva venire, ma l’ho convinta a non farlo.” Aggiunse Danny appoggiandosi alla sedia più comodamente.

“Hai fatto bene, amico, grazie.”

In quel momento entrò Joe seguito dal dottor Miller.

“Signori accomodatevi un momento fuori.” Disse il dottore rivolto a Joe e Danny.

I due uomini uscirono e Miller si rivolse verso il suo paziente.

“Ha dolore comandante?”

“Un po’.” Rispose Steve.

“Da uno a dieci cosa mi risponde?”

“Direi nove e mezzo. Ma posso sopportarlo.” Aggiunse stoicamente.

“Non né dubito, ma non vedo perché debba farlo. Dirò all’infermiera di darle un antidolorifico. La temperatura è intorno ai trentanove gradi, un po’ alta direi. Mi lasci guardare la ferita.”

Il dottor Miller alzò il camice che avevano fatto indossare a Steve e ispezionò la ferita, togliendo la medicazione.

“E’ pulita. La febbre è dovuta allo stress a cui è stato sottoposto in questi ultimi giorni, per precauzione le farò dare altri antibiotici, ma non si preoccupi sta guarendo bene.” Concluse pigiando il bottone per chiamare l’infermiera.

Una donna dai tratti orientali entrò dopo pochi minuti.

“Infermiera Kaliki queste sono le prescrizioni per il comandante McGarrett, a domani quindi e dorma. Il sonno è la migliore cura a volte.”

“Grazie, ci proverò.” Rispose Steve.

“Coraggio comandante, lei è un uomo fortunato poteva anche andarle peggio.” Disse l’infermiera mentre iniettava le medicine nella flebo.

“Domani starà meglio vedrà.”

Lui annuì e lei uscì lasciando entrare i suoi amici.

“Steve io devo andare” disse Joe mettendogli una mano sulla spalla destra.

“Ti lascio in buona compagnia però. Detective Williams.” Si tocco la fronte a mo di saluto e uscì.

“A presto.” Rispose Danny.

“Cosa ti va di fare Steve? Vuoi che ti legga qualcosa?” gli chiese scherzosamente Danny.

“Ma piantala. Hai sentito Grace?” gli chiese poi guardandolo di sottecchi.

“Sì ieri sera dopo che ho lasciato te. Domani sera arrivano.” Un grosso sospiro sfuggì dalle sue labbra.

“Spero che le cose si sistemino Danny, davvero.” Gli disse Steve stavolta guardandolo direttamente negli occhi.

Danny gli fece un debole sorriso. “Forse, dopotutto, non ve lo tolgono il cuore nei Seal.”

Steve continuò a guardarlo ancora per un secondo, poi abbassando lo sguardo e sorridendo gli rispose: “Devi imparare a proteggere i sentimenti Danny, solo così puoi sopravvivere.”

Danny fece un cenno con la testa, non era cosa da tutti i giorni intravedere la vulnerabilità di quell’uomo.

“Danny va pure, io proverò a dormire un po’. Probabilmente domani mi dimetteranno quindi vai tranquillo.”

Aggiunse poi tornando alla modalità ‘sono forte e non ho bisogno che qualcuno si preoccupi per me’.

“Sei sicuro?”

“Sì sicurissimo.”

“Ok, a domani allora. E se hai bisogno che qualcuno venga a prenderti puoi sempre chiamarmi.” Aggiunse avviandosi verso la porta.

“Ho la macchina, comunque mahalo amico.”

“Mahalo.” Rispose Danny uscendo.

 

Nonostante gli incubi che lo perseguitarono per tutta la notte, Steve si svegliò sfebbrato.

Aveva ancora dolore, ma era prevedibile.

Il dottore lo dimise a metà mattina dandogli una lunga lista di medicine da prendere e consigliandogli un altro paio di giorni di riposo.

Steve lo rassicurò che avrebbe seguito i suoi consigli, ma entrambi sapevano che stava mentendo spudoratamente.

Era da poco passata l’ora di pranzo quando Steve entrò nel bullpen dei Five 0.

“Fratello!” esclamò Chin andandogli incontro e stringendogli la mano.

“Sembri in forma.”

“Grazie della bugia Chin, ma sto molto meglio. Allora cosa abbiamo?”

“Ho visionato i filmati della videocamera di sorveglianza della prigione, ma purtroppo nel momento esatto della morte di Hess si è disattivata. Non ci sono prove quindi che l’omicida sia Wo Fat.”

Disse Chin facendogli vedere uno spezzone di filmato.

Steve fece la faccia da aneurisma, come avrebbe detto Danny, si sentiva impotente e lui odiava questa sensazione.

“Non importa Chin, riuscirò a incastrarlo.”

“Chi riuscirai a incastrare?” Chiese Danny entrando con una tazza di caffè.

“Ehi Danny, sei gentile ad avermi portato del caffè.” Gli disse Steve agguantando la tazza.

“No quello era mio! Insomma prima la macchina ora il caffè cos’altro mi porterai via?” gli disse gesticolando nervosamente.

Steve fece per rispondere e lui lo fermò.

“No non dirmelo ti prego, rovineresti la sorpresa. Ad ogni modo bentornato amico.” E gli diede un veloce abbraccio.

“Grazie.” Rispose Steve ricambiando la stretta.

“Oh scusate, devo rispondere al telefono. McGarrett, sì signore… arriviamo.” Disse chiudendo la comunicazione.

“Era il governatore, abbiamo un caso.”   

E senza perdere un altro minuto i tre membri rimasti dei Five 0 si diressero verso l’uscita.

 

 

 

 

  
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