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Autore: Pikky    26/05/2007    15 recensioni
Elizabeth... Will... Jack... Il destino ancora una volta si è abbattuto in modo crudele e triste su loro tre, ma c'è chi cercherà di cambiarlo... E da Capitan Jack Sparrow ci si può aspettare di tutto, soprattuto se c'è in ballo l'immortalità e un'Elizabeth che non sarà disposta ad aspettare dieci anni per rivedere Will... Ship presente:Will/Elizabeth [Buona lettura, e mi raccomando, recensite!!! Pikky91]
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elizabeth Swann, Hector Barbossa, Jack Sparrow, Will Turner
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Elizabeth Turner si sedette sulla spiaggia, su quella stessa spiaggia che era stata spettatrice del saluto fra lei e Will

Ciao a tutti!!! Ecco a voi il nuovo chappy, un po’ lunghetto…^^ Per farmi perdonare del fatto che il prologo fosse un po’ corto…^^

Mi raccomando, recensite!!!

Allora, a proposito di recensioni, ringrazio:

-Manny: Ma ciao!!! Come stai??? Da quanto tempo!!! Se sei ancora alla ricerca di spoiler in questo chap ce ne sono parecchi… Mi rendo conto anch’io che il prologo era un po’ corto… Ma mi serviva corto così… Adesso, però, c’è questo chappy… Che è abbastanza lunghetto… Quindi spero di essermi fatta perdonare… Spero che continuerai a seguire la storia!!! Bacioni… Pikky91

-Stellysisley: Grazie per la recensione!!! Ecco qui il nuovo chap, dato che il prologo ti ha incuriosito… Spero che continuerai a recensire e che pubblicherai qualche altra storia, mi piacerebbe leggerne!!! Baci… Pikky91

-Michy90: Ciao!!! Spero che quando leggerai il chap sarai già andata al cinema… Altrimenti non leggere!!! Se lo leggerai quando avrai visto il film sarà meglio, fidati...^^ Quindi ti vieto di leggere!!! Se vuoi farlo, fallo a tuo rischio e pericolo… Bhè, la fine purtroppo è quella… T^T Me triste… Insomma, Will, il mio Will, destinato ad una tristezza così… No, no… Dovevo per forza scrivere, per riscattare lui ed Elizabeth, ecchecavolo!!! Vabhè… Spero che il chap ti piaccia (l’ho concluso un po’ prima del dovuto, come ti ho accanato via e-mail…^^)… Ci sentiamo via e-mail!!! Bacioni!!! Pikky91

-Valepigia: Ecco il chappy che aspettavi, spero ti piaccia e che tu recensisca… Spero anche che tu sia riuscita a vedere la scena aggiuntiva… Io sono rimasta dentro martedì, dato che avevo immaginato la facessero, come nei due film precedenti… Ma in sala pochi hanno seguito l’esempio mio e della mia amica… Baci… Pikky91

-Berenice: Grazie per i complimenti!!! Comunque sono degli infami a mettere le scene dopo i titoli di coda, dai, è ovvio che non tutti le guardano… Questa era la prima volta che mi fermavo a vederla… Quella del secondo e quella del primo le ho viste dal dvd, quindi…^^ Bhè, spero che continuerai a seguire la fanfiction e a recensire!!! Baci… Pikky91

 

1. Tortuga

 

Elizabeth Turner si sedette sulla spiaggia, su quella stessa spiaggia che era stata spettatrice del saluto fra lei e Will.

Si portò le ginocchia al petto, cingendole con le braccia e appoggiandovi sopra il mento.

Era ormai una settimana che Will se n’era andato, ed erano sette giorni che lei continuava ad andare su quella spiaggia, stando a fissare l’orizzonte anche per ore, come le aveva suggerito il marito, nella speranza di vederlo arrivare. Ma lui non sarebbe arrivato, se non dopo dieci anni.

Quei sette giorni appena trascorsi, però, le sembravano un’eternità. Il peso della lunga attesa che avrebbe dovuto subire era schiacciante, opprimente. Elizabeth aveva dentro di sé una tristezza immensa, che la faceva stare male e piangere, d’altronde le lacrime erano l’unico modo per sfogare quell’enorme dolore.

L’unica medicina in grado di alleviarlo, seppur in parte, era ripensare a tutti i bei momenti trascorsi con Will: era una sorta di modo per sentirlo più vicino, in particolare riassaporando le sensazioni provate sette giorni prima, quando i due giovani avevano potuto consumare le proprie nozze, celebrate da Barbossa sulla Perla Nera, mentre a bordo infuriava la battaglia contro la ciurma dell’Olandese Volante, tra fragori di spade in combattimento che si incrociavano fra loro e scrosci ininterrotti di pioggia, dato che le due navi si trovavano nel bel mezzo di un gorgo.

Entrambi i giovani non sapevano se sarebbero sopravvissuti a quello scontro, così Will aveva chiesto ad Elizabeth di sposarlo e lei, in risposta, aveva chiesto a Barbossa di recitare la formula di rito che li avrebbe resi marito e moglie, unendoli così in un forte vincolo.

E così, tra un avversario e l’altro, i due ragazzi avevano finalmente coronato il loro sogno, dopo essere stati messi alla prova da vari eventi, e avevano suggellato l’evento scambiandosi un lungo bacio, cosa che non facevano da molto tempo.

La felicità dei due novelli sposi, però, era durata ben poco. I loro sogni si erano infranti qualche minuto dopo, a bordo dell’Olandese Volante, quando Will era stato trafitto al petto dalla spada di  Davy Jones.

-No!- aveva urlato Elizabeth, sentendosi morire. Non poteva essere vero, non poteva crederci, non doveva. Aveva appena ritrovato Will, ma in quel momento se l’era visto portare via dalla crudeltà di Davy Jones. Le erano tornate alla mente le parole che Will le aveva detto poco prima, dopo che lei gli aveva detto che non era il momento più adatto per una proposta di matrimonio: -Ma forse è l’unico.

Non sapeva quando aveva maledettamente ragione…

-Guardami! Will ti prego guardami!- gli aveva detto poi, avvicinandosi al suo corpo steso a terra, agonizzante, e prendendogli il viso fra le mani.

I loro occhi si erano poi incontrati, ma quelli di Will erano apparsi spenti, opachi.

Stava per morire, lo sapeva. Ma in quel momento non voleva credere che stesse accadendo sul serio, che stesse assistendo alla morte dell’uomo che amava più di ogni altra cosa.

Le lacrime di Elizabeth di fondevano con le gocce di pioggia, mentre Jack faceva in modo che Will pugnalasse il cuore per dargli una possibilità di salvezza. La ragazza si era accorta di quel gesto soltanto quando aveva visto la mano di Will afferrare debolmente il pugnale del padre. In seguito non aveva nemmeno sentito che il capitano l’aveva presa di peso, per poi riportarla sulla Perla Nera, dal tanto che era sconvolta. Avrebbe voluto rimanere accanto al corpo ormai inerme di Will, ma Jack l’aveva portata via. Aveva poi abbandonato il capo nel petto di Jack, dando sfogo a tutte le sue lacrime.

Poco dopo, però, l’Olandese era riemerso dall’acqua, con a bordo Will, che era vivo, con una grossa cicatrice sulla parte sinistra del torace, e che era diventato capitano della nave.

‘L’Olandese deve avere un capitano’. Questo era quello che aveva detto Sputafuoco Bill Turner, prima che lei e Jack tornassero sulla Perla. E in quel momento la ragazza aveva compreso il significato esatto di quelle parole.

Vedere Will a bordo di quella nave le aveva provocato una gioia immensa, che era però stata guastata da un’incedente malinconia. Sapeva quello che diventare capitano dell’Olandese avrebbe comportato. E già l’aveva temuto.

Subito dopo l’Olandese Volante e la Perla Nera avevano unito le loro forze per combattere il nemico comune: Cuttler Beckett. E ci erano brillantemente riusciti.

Dopo la vittoria, Elizabeth era stata chiamata da Gibbs, che le aveva detto, sorridendo: -La vostra scialuppa è pronta! I remi sono già dentro.

E così la ragazza, trepidante, vi era salita a bordo e, dopo aver salutato la ciurma e Capitan Sparrow, nel più breve tempo possibile aveva raggiunto un’isola lì vicino, dove Will l’attendeva, sorridendo.

Non appena lo aveva visto, era subito scesa dalla scialuppa e gli era corsa incontro, buttandogli le braccia al collo e urlando il suo nome.

-Oh, Will!- aveva poi detto, non appena aveva trovato rifugio tra le sue braccia.

-Elizabeth…- le aveva detto lui, accarezzandole i capelli.

La ragazza era scoppiata a piangere, dicendo: -Credevo… credevo che non ti avrei più rivisto… Che fossi morto…

-Ssh…- l’aveva tranquillizzata lui, continuando a tenerla stretta fra le braccia. Non appena la ragazza si era calmata, i due avevano sciolto l’abbraccio e si erano baciati appassionatamente, disperatamente, sapendo che quello sarebbe stato uno di quei baci che per tanto tempo non avrebbero più potuto scambiarsi e di cui avrebbero sentito la mancanza.

E lì, su quella spiaggia, avevano fatto l’amore, non solo una volta, consumando così quella notte di nozze che tempo prima era stata loro negata ed esprimendo in quel modo tutto l’amore che provavano l’uno per l’altra.

Elizabeth chiuse gli occhi ricordando quel momento in cui i loro corpi si erano fusi per formare una cosa sola, rivivendo mentalmente la scena, mentre una lacrima scorreva solitaria sulla sua guancia, ricordando poi il momento in cui lei e Will si erano dovuti salutare, al tramonto.

Era inevitabile, ogni volta che richiamava alla mente i bellissimi momenti trascorsi fra le braccia di Will, il ricordo del loro triste saluto non poteva fare a meno di insinuarsi nella sua mente, a guastare il tutto.

Elizabeth si strinse ancora di più le ginocchia al petto, mentre piangeva per l’ennesima volta da quando suo marito se n’era andato.

‘Non posso continuare così per tutto questo tempo, fino a quando non lo rivedrò. Non posso… Non ci riesco…’ pensò, asciugandosi le lacrime col dorso della mano.

All’improvviso, le balenò un’idea in mente. Si alzò e corse verso la grotta in cui aveva nascosto abilmente il forziere contenente il cuore di Will. Aveva voluto celarlo subito in quel luogo. Non riusciva a sopportare di averlo così vicino, di sentirlo battere a ritmo costante, di pensare che più volte era stata lei la causa dell’accelerazione del battito di quel cuore, che fino a qualche giorno prima pulsava nel petto dell’amato.

Faceva male.

Ma da quel momento in poi avrebbe dovuto imparare a sopportarlo, dato che lo avrebbe portato ovunque, con sé. Will le aveva affidato il compito di custodirlo, e lei avrebbe adempito al proprio dovere.

Dopo aver smosso freneticamente con le mani la sabbia che lo ricopriva, lo prese fra le braccia e lo infagottò in alcune stoffe che si trovavano nella grotta, che avevano assunto la funzione di coperte, dato che aveva dormito lì qualche notte. Dopodiché si mise il fagotto sotto braccio, e corse fino al villaggio che si trovava lì vicino: doveva assolutamente rimediare da una nave qualsiasi un passaggio per Tortuga.

 

 

 

Jack Sparrow bevve un sorso di rum dal suo boccale, trangugiando avidamente, finchè il bicchiere, che era pieno per metà, si svuotò. Lo sbatté sul tavolo, svegliando Gibbs, che, nonostante tutto il fracasso che regnava in quella locanda a Tortuga, era riuscito ad addormentarsi.

Alla fine era rimasto bloccato lì, in quel covo di pirati. Non che la cosa gli dispiacesse, anzi. C’era rum a volontà. Ma sapeva che non sarebbe resistito a lungo, amava troppo la vita di mare e la libertà che essa dava per starvi lontano per molto tempo.

Ripensò a sette giorni prima, quando si era ritrovato nuovamente ammutinato, quando per la terza volta aveva dovuto sopportare la vista di Barbossa che si allontanava a bordo della sua nave. Dopo quella scoperta, aveva poi deciso di salpare per i confini del mondo, ed era già pronto, non fosse stato che l’unico mezzo di navigazione in suo possesso era una scialuppa.

Non poteva giungere in quei luoghi infestati a bordo di quella bagnarola.

Non ci sarebbe proprio giunto, in quel modo.

E così, scuotendo sconsolato la testa, era sceso dalla scialuppa ed era corso dietro a Gibbs, che da quel momento sarebbe diventato la sua compagnia fissa.

-Credi davvero che Barbossa tornerà qui e ci riprenderà a bordo?- chiese questi, tornato lucido, interrompendo i ricordi del capitano.

-Sì- rispose brevemente Jack. Se conosceva bene Barbossa, sapeva che prima o poi sarebbe tornato a Tortuga. Anch’egli bramava l’immortalità e non appena si sarebbe accorto che la cartina per giungere ai confini del mondo non era più in mano sua, sarebbe tornato da Jack, che avrebbe finalmente potuto trattare.

Nell’ipotesi che ciò non avvenisse, però, Jack si sarebbe messo alla ricerca di una ciurma e di una nave, per intraprendere quella nuova avventura.

 

 

 

Tre giorni dopo Hector Barbossa stava facendo vela verso Tortuga.

Dieci giorni prima aveva scoperto che Jack aveva rubato la cartina per arrivare ai confini del mondo. Tutto questo senza che lui se ne fosse accorto. Quell’uomo non finiva mai di sorprenderlo.

Barbossa sarebbe tornato indietro subito dopo quella scoperta, per riprendersi ciò che gli era stato sottratto, ma non voleva dare a Jack la soddisfazione di vederlo arrivare immediatamente, non voleva fargli vedere che per il momento dipendeva da lui.

Voleva farlo penare un po’, perché sapeva benissimo che, una volta tornato a Tortuga, avrebbe dovuto portarlo a bordo con sé. Jack non si sarebbe facilmente separato da quella cartina e lo avrebbe convinto ad imbarcarlo, trattando. Conosceva troppo bene la propria nemesi, poteva quasi prevedere le sue mosse, anche se non mancavano i momenti  in cui Jack lo sorprendeva, come era appunto successo dieci giorni prima.

 

 

 

Elizabeth Turner scese dalla nave su cui si era imbarcata tre giorni prima, ringraziando il capitano che le aveva dato un passaggio, senza pretendere nulla in cambio, o almeno dopo che aveva saputo chi era. In fondo, essere stata eletta Re dei Pirati aveva i suoi vantaggi.

Tenendo il forziere sottobraccio, si diresse la locanda in cui era stata qualche tempo prima, travestita da ragazzo. Sperò che non sarebbe venuta a scatenarsi una rissa come quella dell’ultima volta.

Quando Elizabeth vi entrò, vedendo Jack Sparrow seduto ad un tavolo, assieme a Gibbs, sgranò gli occhi per la sorpresa.

Era venuta lì a Tortuga apposta per cercare informazioni su di lui, per poi andare a cercarlo.

Ma non avrebbe mai pensato di trovarlo così presto.

   
 
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