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Autore: bloodingeyes    08/11/2012    3 recensioni
Un ragazzo si risveglia legato ad una roccia in un vecchio rudere nella foresta...
Genere: Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Sacrificio

            A svegliarlo fu una specie di cantilena, sussurrata a mezza voce, non ne riconosceva le parole in quel dormiveglia in cui si trovava, ma la trovava parecchio irritante. E poi arrivò il freddo che lo fece tremare da capo a piedi, una folata gelida e inaspettata. Il ragazzo cercò di rannicchiarsi su sé stesso alla ricerca di calore ma non ci riuscì e arrivò, tutta d’un colpo, la comprensione.

Era legato. Mani e piedi. Aprì gli occhi di scatto e si guardò attorno spaurito, completamente sveglio.

            Capì quasi immediatamente dove si trovava. Quella serie di 10 colonne rotonde, antiche, decorate da edera e crepate in più punti, collegate fra loro da archi a tutto tondo su cui erano incise rune incomprensibili, anch’esse usurate dal tempo. Il ragazzo poteva vedere il cielo stellato sopra di lui perché le colonne non sorreggevano nessun tetto, e sapeva di essere legato a quel blocco di granito che si trovava proprio al centro di quel cerchio. Sapeva esattamente di trovarsi alla Cupola, un rudere fuori dal paese, costruito dai praticanti di una setta di cui nessuno ricordava il nome. Quel cerchio di archi si trovava su una bassa collinetta, circondata dalla vegetazione, collegato alla strada maestra da un sentiero poco battuto e da una scalinata di pietre sconnesse. Nessuno in paese sapeva per quale scopo fosse stata costruita e giravano le storie più strane e inquietanti su quel posto ma il ragazzo che ora si trovava legato lì non aveva mai preso troppo seriamente le storie dei vecchi. O per lo meno non fino a quel momento.

Cercò di guardarsi attorno per quanto gli consentivano le corde ma non vide nulla nella completa oscurità di quella notte senza luna. Non capiva neppure da dove arrivasse quella cantilena che lo aveva svegliato, né chi la stesse intonando. Si accorse di essere nudo e di avere un gran freddo. Non sapeva da quanto tempo si trovasse legato lì, né come ci fosse finito a dire il vero. L’ultima cosa di cui aveva ricordo era la chiesa per la messa serale, poi… niente. Non ricordava neppure di essere arrivato a destinazione, si ricordava di essere uscito di casa e di essersi avviato ma poi era tutto buio e nebuloso.

I suoi occhi si stavano pian piano abituando a tutta quell’oscurità e iniziò ad intravedere qualcosa di strano attaccato all’edera delle colonne. Le piante avevano un colore rigoglioso, per quanto fosse già autunno inoltrato, ma c’era qualcosa attaccato al rampicante: in più punti il ragazzo si accorse che erano stati legati dei piccoli pezzetti di… qualcosa. Erano piccoli ed era difficile capire cosa fossero esattamente. Intanto la cantilena era diventata forte e nitida e le parole si sentivano senza problemi anche se non sembravano avere nessun senso. Il ragazzo cercò di strattonare le corde per liberarsi ma riuscì solo a farsi male. Iniziava ad avere paura sul serio. All’inizio aveva pensato fosse solo uno scherzo di cattivo gusto degli altri ragazzi del villaggio, non era nuovo a questo genere di scherzi, lui che era un ragazzo così timido, gracile e impacciato: la vittima perfetta per qualsiasi bullo. Era abituato ad essere schernito, agli scherzi e anche alle uova marce lanciate in faccia ma questo sembrava troppo anche per gli standard dei bulli.

E poi dalla notte apparvero delle luci, come dei fuochi fatui, che cantilenavano e oscillavano nel buio. Risalivano la scala per arrivare alla cupola: tante piccole lucine abbaglianti. Il ragazzo le guardò con gli occhi sbarrati, adesso si che aveva paura. Ma non delle luci, quelle erano quasi rassicuranti dopo essere stato al buio, solo e incerto sul cosa stesse succedendo; la luce è sempre confortante. Un po’ meno confortante era accorgersi che le luci non erano altro che delle fiaccole sorrette da degli uomini che portavano dei lunghi mantelli neri e dei cappucci. Non poteva vedere il viso di nessuno di loro e questa forse, insieme al non sapere cosa diavolo stesse succedendo, era la cosa peggiore

-Chi siete? Cosa volete? Vi prego slegatemi voglio andare a casa!- cercò di parlare con loro, con quella ventina di uomini in nero che seguitavano a cantilenare senza curarsi di lui. Continuò a supplicarli di lasciarlo andare ma ormai aveva capito che non sarebbe successo. Non sapeva cosa volessero quegli uomini da lui ma sapeva per certo che non era niente di buono.

Tutto d’un colpo si zittirono e uno di loro si fece avanti parlando con voce chiara e autoritaria

-Fratelli, siamo qui riuniti per celebrare gli spiriti della Terra- fece quello alzando le mani al cielo, si mise proprio affianco al ragazzo legato, all’altezza della sua spalla ma, anche così, il giovane non poteva vederlo in viso –Come ogni anno… - seguitò a parlare quello –come sempre è stato e come sempre sarà, ci siamo qui riuniti per santificare gli spiriti perché assicurino a questa terra pace e prosperità- l’incappucciato si guardò in torno e il suo sorriso luccicò sotto il cappuccio –e quest’anno abbiamo anche un altro motivo per festeggiare: un nuovo adepto ha effettuato questa sera il rito di passaggio per entrare nella nostra confraternita e, in comunione con le nostre tradizioni, questa sera sarà il nostro nuovo, giovane fratello a sacrificare il sangue di questo ragazzo per la rinascita della terra- un uomo basso e incappucciato si fece avanti con un coltello in mano e il ragazzo legato alla pietra si dimenò maggiormente, cercando di fuggire

-Vi prego… no… - piagnucolò mentre l’altro gli appoggiava la lama alla gola

-È per un bene superiore- fece l’incappucciato mentre scendeva con la lama sul petto

-Ti prego… non farlo, ti prego, ti scongiuro… - l’incappucciato non si fece prendere da compassione e, anzi, sorrise meschino mentre affondava il coltello nelle carni del ragazzo che urlò di dolore. Non lo uccise, fece un semplice taglio sul suo petto, perpendicolare al cuore

-Fratelli! Gioite!- fece il primo incappucciato, quello che aveva parlato all’inizio –il primo sangue della serata è stato versato!- infilò un dito nella ferita del ragazzo e alzò la mano perché gli altri lo vedessero, e tutti gli altri urlarono di gioia. Il novizio si voltò sorridendo e diede il coltello ad un altro incappucciato mentre quello che aveva parlato per primo, e che sembrava essere il leader della setta o qualcosa del genere, continuava il suo discorso –ora miei fratelli, ognuno di voi avrà l’onore di far sgorgare il sangue di questo ragazzo per ringraziare la Terra per tutto quello che ci dona: la vita!- e mentre il capo continuava a parlare, ad uno ad uno tutti gli incappucciati ferirono il ragazzo, aprendo tanti piccoli tagli sul suo corpo. Le parole del capo della setta, divennero ben presto incomprensibili per la povera vittima che urlava e piangeva di dolore, tutto quello che provava e sentiva si riduceva a quel coltello che apriva sfregi nella sua carne. Ad un certo punto svenne persino per il dolore e la perdita di sangue ma uno degli incappucciati, uno qualsiasi, sotto quei mantelli sembravano tutti uguali, lo fece rinvenire con una secchiata d’acqua gelida. Il capo stava ancora parlando ai suoi “fratelli” e questi lo guardavano tutti, quasi fosse il loro Dio. Era calata una specie di nebbiolina anomala con un odore strano, dolciastro ma allo stesso tempo pungente e pure un po’ sgradevole. Il ragazzo sentì subito la testa più leggera quando inspirò quello strano fumo e capì che era una specie di droga, quando guardò il capo della setta lo vide tremolare come in un sogno ma cercò di respirare il meno possibile e di rimanere lucido per capire cosa stesse dicendo, cosa gli sarebbe successo, se sarebbe stato torturato ancora da quei pazzi oppure se lo avrebbero ammazzato e basta

-… si, fratelli, la Terra ha bisogno del nostro contributo, della nostra fede! Noi siamo gli unici che sanno davvero di cosa il mondo abbia bisogno, cosa debba essere fatto per rendere migliore la vita delle persone! E per ricordarvelo stasera assisterete tutti, nessuno escluso, alla fecondazione da parte del Grandioso Spirito! Gioite fratelli! Perché questa è un occasione unica per voi e non si ripeterà mai più! Guardate il nostro Signore che appare per il suo sacrificio!- e fu proprio così, una specie di grosso… qualcosa apparve dal nulla. Sembrava umano, o per lo meno aveva qualcosa di vagamente umano, aveva delle braccia maschili, delle gambe e dei piedi maschili ma la testa e il collo erano quelle di un grosso montone zannuto. Portava un mantello che ne copriva parte del corpo ma se lo tolse mentre si avvicinava. Girò attorno alla pietra dove il ragazzo era legato e lo fissò con quei suoi occhi dorati mentre faceva degli strani versi. Gli incappucciati si erano messi tutti in ginocchio e cantilenavano inesorabilmente, fissando quel mostro caprino, l’oggetto del loro culto. Quello finì di girare come uno squalo attorno al ragazzo e annuì agli incappucciati, come a dire che avevano scelto bene, poi slegò la caviglia destra del giovane e si issò fra le sue gambe

-No, ti prego… ti prego… - lo supplicò il ragazzo piangendo ma quello gli tenne aperte le gambe e si avvicinò per penetrarlo, senza preparazione o altre gentilezze, cercò di spingerlo dentro ma non ci riuscì e continuò a provare sbuffando e muggendo come un animale. Il ragazzo cercò di allontanarlo scalciando, urlò e pianse ma nulla servì finché qualcosa di caldo non cadde a bagnargli tutto il ventre e il mostro lanciò un lungo verso

-Non mi pare che questa fosse roba tua… - disse una voce calda e densa come cioccolato fuso, profonda e languida. Il ragazzo aprì gli occhi, che aveva chiuso per la paura e le lacrime, e vide il mostro caprino dimenarsi sotto la stretta di un altro mostro che lo teneva per il collo. Il nuovo mostro aveva viso umano ma la sua bocca senza labbra era molto più grande del normale ed era piena di grossi denti acuminati. Aveva molti capelli ispidi e selvaggi dello stesso colore della notte. La pelle era chiara ma in un qualche modo strana, come se fosse dotata di luce propria. E gli occhi erano rossi come il sangue. Guardò gli incappucciati mentre stringeva sempre di più il collo del mostro caprino che si dimenava e si contorceva, schizzando sangue dal pene tagliato

-Signore… - sussurrò con reverenza uno degli incappucciati, inchinandosi e baciando il terreno –ci fa un grande onore ad essere venuto qui, signore… -

-È la mia festa, il mio rito, mi sembrava giusto presentarmi una volta ogni tanto… - fece il demone prima di stringere la mano che teneva il collo del demone capra a pugno, spappolandogli il collo e la colonna vertebrale. Gettò il corpo a terra e la maschera da capra scivolò via rivelando che in realtà quello non era che un essere umano travestito. Il vero demone si leccò le dita sporche di sangue con la sua lingua nera e incredibilmente lunga, dopodiché sorrise mostrando i denti

-Due sacrifici di sangue in una serata, devo ritenermi fortunato quest’anno-

-Signore… - sussurrò il capo della setta

-Ora potete andare, avete fatto un buon lavoro- gli disse sbrigativamente il demone mentre si abbassava sul ragazzo e iniziava a leccare tutto il sangue e le ferite sul suo corpo

-Ma signore… - fece il capo della setta sorpreso –ci avevate dato il permesso di restare… -

-Permesso annullato, fuori dai piedi ora- fece quello annoiato e sbrigativo. Gli incappucciati si guardarono fra loro e, dopo un attimo di perplessità, si rimisero in fila e se ne andarono. Il demone continuò a leccare il sangue dal corpo del ragazzo finché non fu sicuro che se ne fossero andati tutti –ti hanno trattato bene, tesoro?- gli chiese il demone

-No! Mi hanno tagliuzzato dappertutto! Fa male!- urlò arrabbiato il ragazzo, dandogli una ginocchiata al fianco -E poi mi potevi avvisare brutto stronzo che era stasera il sacrificio, mi è venuto un infarto quando mi sono ritrovato qui! E poi quel coso, quella… testa di capra, mi voleva violentare!-

-Ma non l’ha fatto- gli disse il demone accarezzandogli la guancia e leccando le ultime tracce di sangue dal suo corpo –non l’ho permesso- gli sorrise e il ragazzo si ritrovò a fare altrettanto

-Sei uno stronzo, se fossi arrivato solo un minuto più tardi… -

-Non avrei mai permesso che qualcuno ti stuprasse… - lo rassicurò il demone mentre si leccava le labbra dal sangue –nessuno può averti tranne me- gli assicurò mentre lo baciava e lo accarezzava su tutto il corpo

-Slegami… - rantolò il ragazzo fra un bacio e l’altro e il demone ubbidì liberandolo dalle corde

-Cos’altro posso fare per voi padrone?- gli chiese il demone

-Portami al caldo e fai sesso con me finché non ti ordino di fermarti- gli ordinò il ragazzo e il demone ubbidì, portandolo lontano da quel rudere isolato che diventava il teatro di riti sanguinosi ogni anno. Tanti occhi attaccati all’edera come palline all’albero di natale assistevano ogni anno a quello spettacolo: il sacrificio di un giovane vergine ad un dio pagano. Peccato che quell’anno il giovane sacrificio fosse tutt’altro che vergine.

   
 
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