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Autore: Phoenixstein    09/11/2012    3 recensioni
–Chi ha qualcosa in contrario parli ora o taccia per sempre.– disse l’officiante con un gran sorriso. Scherzava, ovviamente, perché erano tutti sicuri che nessuno avesse da ridire.
–Ora! Dave! Dannazione!– mormorò Sebastian, propinando una energica gomitata fra le costole all’amico.
David, colto alla sprovvista e tuttavia ancora un tantino reticente, si alzò in piedi e diede sfogo alla disperazione, gridando: –Non puoi! Kurt!
Gli sposi e tutti gli invitati si voltarono di scatto, e lui rimase per un attimo immobile, paralizzato dagli sguardi attoniti dei presenti. Non c’era anima viva che osasse fiatare.
Poi, in qualche maniera, il mondo riprese a girare.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Dave Karofsky, Kurt Hummel, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt, Blaine/Sebastian, Dave/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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jeux
 Les jeux sont faits,
mesdames et  messieurs!

 

 



Il nervosismo di uno si specchiava tacitamente in quello dell’altro.

–Sicuro di volerlo fare?– domandò quello più alto, con le spalle larghe avvolte in un bel completo blu scuro. Poche volte nella sua vita aveva vestito panni così distinti, e si sentiva un tantino a disagio; si era messo perfino la cravatta di raso, a righe bianche e blu.

L’altro -una figurina in azzurro, snella e abituata alla raffinatezza di giacca e cravatta- a dirla tutta non riusciva a stare perfettamente fermo e spostava l’esile peso da un piede all’altro. La domanda era stata rivolta a lui, quindi rispose: –Potremmo pentircene tutta la vita, sia che lo facciamo sia che decidiamo di lasciar perdere…

–Bè, meglio un rimorso che un rimpianto, no?– tentò di convincersi il primo, sfregando i palmi delle mani che iniziavano a sudare per la tensione.

–Okay, ormai siamo qui. Facciamolo. Non voglio guardarli mentre si distruggono l’esistenza! Ho addosso il mio migliore completo Armani, non andrà sprecato.

–Bene. Io o tu?

–Neanche se ne discute, lo farai tu. Hai portato gli sposini?

Il ragazzo dalle spalle ampie cacciò una mano in tasca ed estrasse il cake topper. Guardò negli occhi dell’amico per cercare conforto, ma era chiaro che nessuno dei due era davvero sicuro di volerlo fare. Il rischio contemplato si prefigurava altissimo. –Se esiste un inferno, ci andremo sicuramente per questo!

–Stronzate. Coraggio, David… Se tutto fila come deve, stasera quest’incubo sarà finito.

–Se lo dici tu, Seb…

E fecero il loro ingresso nella sala addobbata del palazzo retrò con quanta più discrezione possibile. Le calzature eleganti slittavano sul pavimento di marmo.

 

* * *

 

Si dice che la paura sia la più brutta malattia, se ti fa vivere i sentimenti in maniera ipocondriaca, forzandoli nella direzione sbagliata ma più comoda. Kurt Hummel aveva sempre sognato la perfezione, un guscio rassicurante e facile in cui rifugiarsi fino alla morte. Così, con foga un po’ rassegnata a se stessa, aveva chiesto a Blaine di sposarlo. Era una follia, ovviamente, ancora peggio di quando all’ultimo anno di liceo Finn e Rachel erano ottenebrati dalla stessa idea.

Kurt aveva ventun anni, Blaine venti. Le distanze, almeno in kilometri, si erano accorciate, e vivevano sotto lo stesso tetto con Santana e Brittany da più di un anno, avvolti dalle braccia di New York City. Il problema era la linearità del loro rapporto, la calma piatta. Avevano entrambi preso una tacita decisione senza dirlo all’altro: passare sottobanco, in silenzio, i propri veri e pericolosi sentimenti che correvano a km di distanza da NY, e difendersi l’un l’altro amandosi in maniera dolce, delicata, accomodante. Anche per tutta la vita.

Non litigavano nemmeno più per delle sciocchezze come al liceo, dove il problema più grande era che Kurt mettesse dell’abbronzante nella crema mani di Blaine. Dicevano d’amarsi, si vedevano a casa dopo la mattinata immersa nei relativi impegni, si chiedevano “com’è andata” e poi -quando Santana e Brittany erano fuori- si concedevano qualche minuto di piacere fra le lenzuola. Era estremamente confortante, dopotutto, e l’affetto faceva sì che tutto sembrasse giusto. Cercavano di convincersi entrambi che non avrebbero avuto mai niente di più perfetto della loro sintonia, del loro modo tenue di toccarsi, dell’ammirazione che provavano l’uno per l’altro… La verità pura e semplice era che avevano scelto di accontentarsi.

 

 

Sebastian invece, che nell’ambiente universitario poteva trovare facilmente qualche preda, dopo aver affondato nei primi tempi i denti nella carne di alcuni estranei, l’aveva trovata asciutta, insipida, insoddisfacente. E si era maledetto, eccome se l’aveva fatto, per aver permesso che accadesse quello che si era ripromesso di non lasciar accadere mai: volente o nolente, si era innamorato di Blaine. Di quell’amore che vive anche se non vede, non parla, non tocca. Di quell’amore abbarbicato nei sogni e nelle seghe sotto la doccia che poi lo facevano sentire talmente colpevole da dover sbattere la testa al muro per la rabbia. Di quell’amore che costringeva perfino uno come lui ad ascoltare di nascosto i pezzi musicali più tristi che il genio dei cantanti avesse sfornato nel corso dei decenni, alternandoli a struggenti sonate per pianoforte e archi.

Fortunatamente, dopo il tentato suicidio di Dave, si era accorto di poter trovare in lui un amico sincero, fedele. Come non ne aveva avuti mai, del resto. E Dave in quei mesi estivi in cui cercava di rimettere al loro posto i tasselli della realtà, sembrava davvero aver bisogno di un nuovo migliore amico, dopo il voltafaccia persistente di Azimio. Per quello, Dave aveva continuato a soffrire negli anni, ma era riuscito ad accantonare la delusione di modo che tornasse a pungolarlo solo di rado -dritto allo stomaco, come un conato di vomito.

La loro vicinanza si costruiva su confidenze mai fatte prima e che rivelate all’altro diventavano più leggere; si costruiva su lunghe assenze e poi presenze consistenti; si costruiva su vuoti interiori comuni che riempivano con qualche partita di bowling; si costruiva su un sacco di prese per il culo che si facevano l’un l’altro; si costruiva su una sigaretta e una bottiglia di birra spartite davanti a un film, perché le cose condivise metà e metà fanno tanto “fratelli per sempre”.

David comunque, era appagato dal proprio corso universitario. Aveva deciso di non sprecare la propensione allo studio e, anche se non aveva puntato su roba da intellettuali come la facoltà di Filosofia a cui si era iscritto Sebastian, seguiva le lezioni di Giurisprudenza con baldanzoso interesse. A parte ciò, il tarlo nella testa era lo stesso da anni: Kurt Hummel. Ma il dolore poco a poco era diventato quasi come un vecchio amico, un amico che si perdona anche se è un cazzone tremendo. Così David seguitava a compiere ogni passo con questa mascherina di dolore sempre premuta sul cuore, con la differenza che -rispetto al periodo dell’adolescenza- aveva imparato a conviverci. Lottare per sgretolare l’amore che nutriva per la sua fatina non avrebbe avuto alcun effetto -lo sapeva bene per tutte le volte che invano c’aveva provato- , quindi tanto valeva conformarsi all’amarezza, lasciarla emergere di tanto in tanto e poi affogarla negli ansiolitici. Già, magiche pilloline che gli toccava prendere da dopo quella brutta faccenda che riguardava una cabina-armadio, una sedia, un completo elegante e una cintura di cuoio…

Morale della favola, sia per Dave che per Sebastian ricevere la partecipazione di nozze di Kurt e Blaine si era rivelato uno smacco, una tempesta tropicale che andava ad abbattersi sulle flebili speranze che ancora, più o meno sopite, custodivano. Così Sebastian -vincente nato e scaltro come una volpe- e Dave -ancora un difensore possente nel corpo e nello spirito- avevano capito che, in nome di quanto sacro e vincolante era l’amore che non riuscivano a spegnere, avrebbero lasciato il segno a quella dannata cerimonia.

 

* * *

 

–Oh Kurt, non posso credere che questo giorno sia arrivato!– sospirò la brunetta, mordendosi le labbra con le mani strette alle pieghe del vestitino color crema.

–Credimi Rachel, nemmeno io!– trillò lo sposo, sfoderando un sorriso carico d’entusiasmo ma teso come una corda di violino.

Finn, che nell’esercito era maturato parecchio, non se lo lasciò sfuggire. Prese da parte lo sposo in un angolo della saletta e gli sussurrò: –Sembri nervoso.

–Non è che sembro nervoso, Finn. Lo sono.– disse. Poi, volendo fugare qualsiasi dubbio avanzato dal fratellastro, si affrettò ad aggiungere, cinguettando: –Ed è normalissimo che sia così. È il momento che aspetto da tutta una vita… Non so neanche che vestito ha scelto Blaine e credo che…

–Kurt Hummel?– lo chiamò il fotografo, bussando alla porta del camerino.

Kurt sventolò una mano e quello venne nella sua direzione, presentandosi: –Sono Richard, mi ha mandato la Memories & Co. Prima di tutto lasci che le faccia gli auguri. Cominciamo con qualche foto da solo? Il mio collega si sta occupando del suo compagno.

–Sì, sì… E ci vogliono anche delle belle foto con i testimoni!– si intromise Rachel, tirando Finn per la mano e correndo ad abbracciare Kurt. Sembrava quasi più felice lei, in tutto quel teatrino.

 

 

–Maledizione, Nick. Fino a ieri mi sembrava che ogni pezzo fosse al suo giusto posto e ora… mio dio, sono nel panico!– si lamentò Blaine, il papillon slacciato per prendere aria. Stava seduto su uno sgabello e dava le spalle allo specchio, senza il coraggio di guardarsi in faccia perché era terrorizzato dal riconoscersi come bugiardo.

L’amico gli diede una pacca sulla spalla, turbato dal vederlo in quello stato. Lui stesso, insieme a Jeff, l’aveva accompagnato per boutique a trovare il completo più bello. –Cosa ti spaventa?

–Non lo so… Tutto! L’idea che sto andando incontro a qualcosa di definitivo, che non siamo qui per scherzare, che io e Kurt fra poche ore saremo marito e marito… E io… ho mille dubbi, Nick.

–Oh, no, Blaine. Vuoi dire…

–Sì, Nick.– mugolò lo sposo, stropicciandosi la faccia– Mi chiedo cosa sarebbe stato se avessi dato la mia fiducia a Sebastian. Sebastian. Sebastian!

–Shhh, non gridare.– si allarmò Nick, preoccupato che qualcuno lo sentisse– Stai calmo. Pensala così: non si è nemmeno degnato di rispondere all’invito, quindi probabilmente non verrà, non gli importa niente e te ne devi dimenticare. Tu e Kurt state insieme da anni e tutti sanno quanto siate… perfetti.

“Perfetti.” Quella parola riecheggiava nella testa di Blaine e ad ogni eco perdeva via via sempre più significato. Che cosa voleva dire che erano perfetti? Non era vero, fra l’altro, e la perfezione non è un canone applicabile all’amore. L’amore ti deve sconvolgere, distruggere e ricostruire ogni giorno, spaccare il cuore e lasciarlo così per sempre, con l’altro che cura la ferita aperta…

Qualcuno bussò alla porta, doveva essere il fotografo. –Avanti.– disse Blaine, cacciando momentaneamente il pensiero di Sebastian.

 

 

Non appena Dave e Sebastian misero piede nella sala, furono adocchiati da Santana che, stringendo la mano di Brittany, sorvegliava l’entrata. Sussurrò qualcosa all’orecchio della bionda, e Brittany agitò la testa in segno di assenso facendo ondeggiare la lunga coda. L’ispanica si diresse a grandi falcate verso i due ragazzi.

–Seb, Santana sta venendo qui. E sembra incazzata.– bisbigliò Dave, tirando l’altro per il polsino.

–Non mi faccio mettere sotto scacco da Shaqueera. Chissà che diavolo vuole.– disse Sebastian, tranquillo. Incrociò le braccia, pronto a subire un attacco. Erano anni che non litigavano, in effetti.

–Tu!– esordì Santana, puntando il dito contro Dave. Rivolse un sorrisetto sarcastico e tirato a Sebastian, che ricambiò alzando gli occhi al cielo.

–Io?!

–Sì, tu, Dave! Che c’è, non rispondi più alle chiamate della zia Tana? Lo sai come stava Kurt quando ha visto che il suo migliore amico non rispondeva all’invito? Te lo dico io come stava, dato che negli ultimi mesi ti sei dileguato! Stava da schifo!

–Senti, pupattola, non abbiamo tempo di…– si mise di mezzo Sebastian, per tagliare corto. Ci mancava solo la predica dell’ispanica. Dave però lo fermò toccandogli il braccio. Seb capì e chiuse la bocca.

–Santana, non credo di meritare una sfuriata pubblica per non aver risposto alla partecipazione di matrimonio di Kurt. Ricordi? L’unica persona che io abbia mai amato e che sta per sposarsi con un altro che non sono io…!– si difese Karofsky a denti stretti.

Le parole di Dave la colpirono, costringendola forse a ritrattare. Mosse le labbra avanti e indietro, pensierosa. –Come mai siete qui? Soprattutto tu, Sebastian…

–Ehm…– l’erede di casa Smythe finse di pensarci su –Non ho ben capito. Ti hanno assunto come cane da guardia o cosa?

–Poco spirito, Spaghetto. Mi sto solo preoccupando per il matrimonio di Kurt e Blaine… –precisò, braccia incrociate, prima di continuare in tono più basso –E anche per voi due teste calde, a dirla tutta.

Sebastian abbassò lo sguardo, turbato da quella improvvisa gentilezza. Santana che si preoccupava per loro? Dave, al contrario, non sembrava molto stupito. Era abituato a quelle dimostrazioni d’affetto piuttosto sui generis. Abbracciò di getto la ragazza, una stretta un po’ goffa da parte di entrambi. –Se quei due si sposano, ci saranno quattro persone infelici per tutta la vita, San.

Santana si leccò il labbro superiore, annuendo concentrata perché in fondo sapeva. Sapeva da sempre. –D’accordo. In bocca al lupo. Sì, Spaghetto, anche a te.

Con quelle profetiche parole voltò loro le spalle e fece per tornare da Brittany, ma ci ripensò e si accostò alla faccia impertinente di Sebastian con uno scatto felino. –Ovviamente, fa’ del male a Blaine e ti taglio le palle… –sibilò, calda e minacciosa. Poi aggiunse, guardando Dave con la coda dell’occhio: – Ho sempre lamette affilate nascoste fra i capelli…

Quello sorrise, mentre sul volto di Sebastian si delineava un’espressione decisamente confusa.

Quando Santana si fu ricongiunta a Brittany, i due ragazzi si aggirarono alla ricerca di un posto in fondo alla sala. I membri delle Nuove Direzioni e dei vecchi Warblers più i professori del McKinley, ovvero le uniche persone che lì li conoscevano, avevano posti riservati nelle prime file. Nascosti dal resto degli invitati, non fu difficile starsene seduti tranquilli senza che nessuno li notasse.

Sebastian, col naso in su, osservava il soffitto a cassettoni, cercando di pensare a tutto fuorché al fatto che per la prima volta nella sua vita stava per compiere un atto di bruciante responsabilità. Dave teneva una mano poggiata sulla tasca della giacca, sentiva le sagome degli sposini sul palmo, al di sotto della stoffa. Si domandava se Kurt ricordasse ancora il momento in cui glieli aveva rubati, quella maledetta volta in cui l’aveva minacciato…

Il brusio crescente della platea si trasformò in un fragoroso applauso quando dalle entrate laterali uscirono gli sposi, Kurt da destra e Blaine da sinistra.

A Dave si mozzò il respiro in gola per la splendida visione della sua fatina. Com’era ovvio, Kurt nel giorno del matrimonio era quanto di più incantevole potesse esistere al mondo. Il color antracite del vestito veniva spezzato dal rosso carminio del garofano appuntato al taschino della giacca.

Sebastian, analogamente, anche se non lo dava a vedere, era profondamente colpito dalla bellezza che anche Blaine, in completo verde muschio, emanava. Quel tappo l’aveva messo in ginocchio, ecco tutto, e non aveva intenzione di lasciarlo sposare a quella faccia da checca di Hummel che, fra l’altro, doveva stare fra le braccia di Dave…

 

 

–Chi ha qualcosa in contrario parli ora o taccia per sempre.– disse l’officiante con un gran sorriso. Scherzava, ovviamente, perché erano tutti sicuri che nessuno avesse da ridire.

–Ora! Dave! Dannazione!– mormorò Sebastian, propinando una energica gomitata fra le costole all’amico.

David, colto alla sprovvista e tuttavia ancora un tantino reticente, si alzò in piedi e diede sfogo alla disperazione, gridando: –Non puoi! Kurt!

Gli sposi e tutti gli invitati si voltarono di scatto, e lui rimase per un attimo immobile, paralizzato dagli sguardi attoniti dei presenti. Non c’era anima viva che osasse fiatare.

Poi, in qualche maniera, il mondo riprese a girare. Con movimenti un po’ ingessati, Dave si fece spazio fra la gente fino al corridoio centrale che percorse a passo svelto. Arrivò davanti agli sposi e si curò di porre come prima cose le sue scuse a Blaine. –Mi dispiace.

Poi i suoi occhi incontrarono quelli di Kurt, già umidi, squassati da acque agitate. Dave, con mani tremanti e le gambe che a stento lo reggevano, trovò il coraggio di tirare fuori dalla tasca gli sposini. Alla vista di quel cimelio che credeva disperso chissà dove, Kurt non poté più tenere a bada le lacrime. E mentre il suo pianto si acuiva e la gente cominciava a bisbigliare, Dave prese fiato e disse: –Ecco perché non puoi, Kurt. Perché ho sempre conservato questo come un tesoro prezioso…

Burt, ormai in piedi, era in bilico fra il restare fermo al suo posto e lo spingersi a chiedere spiegazioni. Ma Carole lo manteneva stretto dall’orlo della giacca. Finn faceva lo stesso con Rachel, le dita intrecciate alle sue. –Non è il tuo matrimonio, sta’ buona. Sapevo che qualcosa non andava.

–Dave… Dave…– Kurt sembrava incapace di dire altro, tentava affannosamente di asciugarsi gli occhi e non pensava neppure a quella specie di pubblico scandalo che stavano dando.

C’era da ammetterlo, una volta e per sempre. Amava Dave? Sì? No?

–Kurt, devi dire qualcosa. Ti prego. Dimmi che non mi odi. Dimmi che è giusto così, che io sia qui davanti a te, ora. Ti amo, e la prima volta che te lo dissi non mi hai creduto. E adesso? Adesso ci credi?– rantolò Dave, le dita che tremavano forte serrate attorno agli sposini. Non si accorgeva neppure di stringerli tanto che le linee puntute della plastica affondavano nel palmo della mano.

Kurt, ancora, rimaneva in silenzio, scosso solo dai singhiozzi.

Dave, distrutto, schiacciato dall’angoscioso senso di fallimento che lo stava letteralmente sviscerando, non poté fare altro che allungare gli sposini a Kurt. –Tienili tu. Tienili, amore mio. Il mio pegno si estingue adesso. Ti lascerò in pace, se è questo che vuoi. Finisce qui, se è questo ch-…

E Kurt lo baciò. Lo baciò perché ne aveva abbastanza di tutte quelle parole. Parole meravigliose che lo facevano sentire inadatto a un amore così immenso, puro, abbagliante. Si sentiva minuscolo di fronte a un tale sentimento, completamente vinto dal desiderio di farsi cingere e cullare dalle braccia forti di Dave. E la sala trattenne il fiato nel momento in cui si avvolsero nell’abbraccio tanto cercato, quello in cui finalmente avevano trovato il coraggio di unirsi.

Santana diede l’input a un applauso munifico che divampò come un incendio e a quel punto Blaine era sicuro di non essersi mai vergognato così tanto in vent’anni, aveva solo voglia di sprofondare il viso nelle mani e scappare lontano. Stava facendo la figura dello stupido, con Kurt che guardava Dave come se non avesse aspettato altro per tutta la vita… Dio, quei due si amavano così tanto che faceva male agli occhi, e la cosa era evidente da sempre. E lui invece? Ecco che era improvvisamente abbandonato a se stesso, con una miriade di “se” e di “ma” sciolti nel sangue tremebondo che gli scorreva dentro.

Rigido, non riusciva a muovere neppure un muscolo, mentre assisteva inerme a quello spettacolo inatteso. Fu proprio quando pensò di essere in procinto di sciogliersi sulle ginocchia, che uno scalpiccio affrettato precedette un corpo che delicatamente si premette contro il suo. Dita estranee solleticavano il suo palmo. Ma no, non estranee, erano sottili e bellissime… erano quelle di Sebastian. Respirò a fondo il suo profumo costoso, lo stesso da anni, lo stesso che aveva popolato tante timide fantasie arrampicate su una rete di rimpianti e rimorsi…

Il vociare si era fatto così fitto che ormai ciò che accadeva fra quei quattro in piedi davanti all’officiante potevano udirlo solo loro stessi.

–Mi spiace, ormai è David quello da gesti plateali… Ma anche io sono qui, e sono qui per te.– sussurrò Sebastian all’orecchio di Blaine, cancellando con quelle parole ogni traccia di paura, di esitazione, di vergogna. Come avevano potuto lui e Kurt essere tanto sciocchi da credere di sopravvivere alla finzione? Stavano per commettere un grave errore, ed erano stati strappati al pericolo appena in tempo.

Sotto agli occhi increduli di Blaine si spalancavano le porte di un sogno divenuto realtà, Sebastian che come un Principe Azzurro lo stava salvando e gli stava chiedendo di essere suo. Toccare quelle labbra fu come una rinascita. Da quel momento in poi, la strada da percorrere sarebbe stata diversa, nuova, estasiante. E in una qualche parte di sé, una che non fosse troppo annebbiata dal bacio, si sentiva profondamente riconoscente anche nei confronti di David Karofsky…

Les jeux sont faits, mesdames et messieurs!

La pronuncia francese di Santana forse non era fra le migliori, ma a quelle parole l’applauso che si librò nell’aria era tanto forte da far vibrare il pavimento sotto i piedi.

 

 

 

 

 

 

 

 

Chiedo scusa.

CHIEDO SCUSA perché so di aver scritto qualcosa di oscenamente utopico, troppo fluffoso e magari infarcito di non-sense qua e là.

Prendetela come una parentesi felice e spensierata, okay? xD

Con questa modesta os festeggio due delle mie OTP. Ieri, un anno fa, nasceva la Seblaine. Oggi, due anni fa, la Kurtofsky.

   
 
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