Io, un bambino come gli altri costretto a vivere solo.
- giochiamo a palla?-
-posso giocare anche io?-
- no tu no mostro! –
E mi ritrovavo ancora seduto su quell’altalena
Allontanato da tutti e disprezzato dagli altri.
Che male avevo fatto per meritarmi questo non lo sapevo.
Ma era cosi, giorno dopo giorno,
sempre la medesima storia.
E mi guardavo le mani,
quasi volessi trovarmi un segno
qualcosa che potesse aiutarmi a capire.
Ma che può capire un bambino cosi piccolo della mante altrui?
Io non ero diverso…
Avevo due occhi per guardare
Un cuore per amare
Due braccia per afferrare
Un sangue che mi scorreva per le vene
Eppure loro non riuscivano a vederle queste cose
E continuavano a chiamarmi mostro.
Mostro
Ormai lo sussurravo di notte
e continuava a ripetersi nella mia testa
“ sei un mostro”
“ vattene mostro”
“ tu non giochi mostro”
Ed io mi stringevo la testa tra le mani
Cercando di tapparmi le orecchie per non sentire più.
Ma che volete che possa fare un bambino a quell’età?
Allora continuavo a dondolarmi
avanti e indietro
sperando che fosse solo un brutto sogno da cui potessi svegliarmi.
Piangevo.
- mamma?-
Ma dov’era la mia mamma?
Era morta creando un mostro…