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Autore: akiremirror    27/05/2007    6 recensioni
Ipotetico settimo libro. La ricerca degli Horcrux, la guerra che dilaga, ma non solo questo, anzi. Essendo una ostinata sostenitrice di Severus Piton, la mia storia non può che concedergli molto spazio, anche se indirettamente. Attraverso gli occhi e il cuore di un mio personaggio originale si scoprirà il vero Severus, il suo passato, le sue motivazioni, i suoi sentimenti. Il tutto tratteggiato lungo il cammino che Harry dovrà compiere per arrivare alla resa dei conti con il suo unico vero nemico. Per chi ha pazienza, perchè sarà lunghetta...
Genere: Azione, Introspettivo, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Piccola Vero. Ola! Vedo che ho reso bene il tormento di Severus, a quanto pare! Son contenta! Eh, e per il bambino di Dana, confesso, mi sono sentita davvero cattivella nel far andare così le cose, ma qualcosa mi diceva che non c'era spazio per altre soluzioni. Purtroppo niente sequel, confesso che non saprei neanche cosa scriverci, ma se può consolarti tra un paio di settimane posterò l'epilogo, che in effetti non sarebbe nemmeno necessario ai fini della storia, ma è un pò una finestra sul futuro dei personaggi. Ed è la mia personale rivincita nei confronti di JK che, temo, farà del male al mio povero Severus. Spero piacerà...
 
EDVIGE86. Ciao! L'idea di farlo parlare con Albus e Lily è venuta un pò da sola. Severus non è propenso a concedersi nulla, per com elo vedo io, e solo qualcun altro avrebbe potuto farlo ragionare, costringendolo a rendersi conto dei proprio errati pensieri. Per questo gli ho fatto fare appello a due persone per lui molto importanti, capaci di arrivare fino in fondo al suo cuore. E loro due erano i più adatti, soprattutto perchè ormai defunti.
La tua lettura del futuro rapporto di Severus e Dana è a dir poco azzeccata. Come vedrai in questo ultimo capitolo, la perdita del bambino è un elemento importante, ma sarebbe riduttivo fermarsi lì. Severus prenderà una decisione alla fine, e non lo farà solo per il bambino, ma anche perchè, finalmente, decide di non farsi più sconfiggere dalla sua più grande paura...
 
gealach. Aaaahhh! Vittoria! Ti ho fatta quasi piangere! Allora vedi che son riuscita a farti amare un pochino anche Dana!!!
Come ho detto a Piccola Vero, non ho in mente sequel, perchè davvero la storia ha già detto tutto, però confesso che avrei voglia di pubblicare qualcosa di originale, prima o poi. Di cose in cantiere ce ne sono a bizzeffe. Il punto è decidersi a correggerle e a farle arrivare a voi. Essendo storie originali mi posso muovere in totale autonomia, certo, ma non c'è mai la certezza di realizzare qualcosa che poi possa attirare un numero di lettori superiore allo zero. Vedremo.
Assolutamente, riprendi in mano la penna e continua la tua saga! Neanche a dirlo, roba da tagliarsi le vene, come dici tu. Lo immagino, ma non vedo l'ora! Dai, così vediamo se riusciamo a superarci sempre più come sadiche nei confronti di Severus!
Per quel che riguarda il dialogo Harry/Severus...beh, si, si parleranno, ma non posso proprio far scoprire a Severus quello che ha fatto Dana. Forse la perdonerebbe, dopo un pò, ma preferisco che rimanga all'oscuro. Però, sai, una volta kagome chan mi aveva chiesto una FF con Harry figlio di Severus. Per quanto la teoria non mi fosse familiare, mi sono scervellata e alla fine ho trovato una teoria accettabile, e forse la butterò giù (con molta calma temo...), quindi se vuoi un dialogo Harry/Severus che tocchi anche la figura di Lily forse riuscirò ad accontentarti lì. Vedremo...
 
HermioneHC. Ciao! Si, una piccola rivincita sulla tiranna ci voleva proprio!!! Spero che il finale ti piaccia!
 
Astry_1971. Ciao! Ah, avevo il vago sospetto che tu avessi già capito che cosa avevo in mente di far succedere! Diamine, ma allora prevedi le mie mosse di scrittrice! Comunque io insisto, la coppa la tieni tu. Io sono stata cattivella, inutile negarlo, ma ho fatto in modo che questi due avessero ancora una possibilità davanti a loro!!! Quindi la coppa la tieni tu!
E hai ragione a tremare per questo capitolo, ma tutto sommato tremerai nel bene, spero...anche se c'è ancora della sofferenza da combattere.
Oddio...più sadica con Severus in Traditore?.... Ecco, altro argomento a favore per lasciarti la coppa di sadica! Adesso tremo io...chissà che ci combinerai!
Sai, non ho ricevuto nessun messaggio. Intendi nella casella di posta elettronica che lasciamo di riferimento a EFP, vero? Beh, in realtà mi sono arrivate due mail sconosciute, ma il server me le ha messe in posta indesiderata, quindi non so se eri tu oppure no...
Comunque mi fa piacere sapere di questo vostro invito. Mi sono scaricata già il regolamento per pubblicare e lo leggerò per bene (perchè sono un pò lenta su queste cose...devo leggermelo per bene...e anzì, se non ti dispiace in caso verrò a disturbarti per dei chiarimenti, visto che ormai siamo in confidenza.)
Confesso che non conoscevo affatto quel sito, dammi tempo e rimedierò!
Ah, ti prego, non perderti l'epilogo però...ci impiegherò un pò a postarlo, perchè in realtà non l'ho ancora scritto, quindi abbi pazienza! A presto!
 
Redistherose. Carissima! Certo che mi ricordo di te, e come potrei non farlo, visti i meravigliosi commenti che mi hai sempre concesso? Beh, confesso che questa volta hai fatto venire tu a me un nodo alla gola. La mia giovane età spesso mi costringe a calarmi in situazioni che non conosco per dar voce ai personaggi, anche se spesso fanno tutto da soli. Quindi nello scorso capitolo ho seguito l'istinto, nulla di più. In realtà posso davvero solo immaginare cosa voglia dire vivere certe cose... spero di non essere stata fonte di troppo dolore in righe che toccano davvero un argomento pesante. E assolutamente non pensare neanche di scusarti per l'esser andata sul personale. In realtà, anche se a volte non sembra, qui tutto è personale. Per me almeno lo è, perchè hai ragione quando dici che i personaggi finiscono con il diventare spesso come delle persone vere, reali. Chi non vive una simile sensazione non può capire, e a volte mi vien dato scherzosamente della matta per questa mia convinzione, ma per me davvero sono un mondo reale, in cui non importa che si parli di incantesimi o bacchette magiche. Alla fine si parla sempre di sentimenti e di animo umano. Sempre. Personalmente devo addirittura levare un potentissimo e sentitissimo "Grazie" a Severus, che è stato una sorta di terapista per me. Come può un personaggio dare tanto (perchè, giuro, mi ha dato verametne tantissimo) pur essendo solo parole su carta? Beh, il punto è questo, spesso non si tratta solo di parole su carta. Ed è da qui che è nato il dialogo con Silente e Lily. Gli ho fatto fare quello che lui ha fatto fare a me!  Per il finale, beh, non dico nulla, perchè altrimetni ti rovino la sorpresa. Baci!
Salve a tutti! Eccoci al capitolo conclusivo. In realtà non ho nulla da aggiungere, la storia si spiegherà da sola. Voglio sono chiedervi di avere un pò di pazienza, perchè anche se la storia vera e propria si conclude oggi, tra due settimane (spero non di più) posterò l'epilogo. Per gli amanti dei finali un pò tendenti al rosa! Baci a tutti e grazie per la costanza nella lettura e per la pazienza (25 capitoli sono 25 capitoli!!!).
 
 
 
La verità viene sempre a galla
 
 
24 Luglio1998
Il corridoio che portava alla principale aula del Tribunale era stato fornito di lunghe panche di legno scuro, addossate alle pareti, e destinate ad accogliere quanti avessero desiderato vedere lo svolgimento delle udienze.
Si era rivelata un’iniziativa particolarmente lungimirante, perché da quando i processi ai Mangiamorte e ai loro collaboratori erano iniziati, il piano del Ministero che fungeva da Tribunale era stranamente più frequentato.
Anche in quel momento nel corridoio regnava un chiacchiericcio notevole.
Tutti raggruppati vicino alla porta dell’aula, uno stormo di giornalisti stava scambiandosi opinioni e idee su quel verdetto, tanto atteso quanto controverso.
A distanza di qualche metro, seduta rigidamente e avvolta in un mantello nero e lungo, nonostante le alte temperature, stava una giovane donna, i lunghi capelli rossi sparsi casualmente sulle spalle e il volto pallido, teso.
Qualche giornalista particolarmente intrepido aveva cercato di avvicinarlesi per parlarle e chiederle come mai fosse lì, ma lei li aveva ghiacciati tutti con uno sguardo.
Sapeva di essere una delle tante nuove attrazioni che quella guerra aveva prodotto, ma Dana non era affatto disposta a farsi trattare come un fenomeno da baraccone. Ora la sua esistenza era stata pienamente riconosciuta, e si era fatto un gran vociare su lei e sulle sue capacità, oltre che sul suo legame con Harry.
Ovviamente non ci aveva dato peso, sapendo che in breve tutto il clamore si sarebbe spento, ma forse il fatto che fosse stata notata la sua costante presenza proprio a quelle udienze avrebbe riattizzato la girandola di voci sul suo conto. Ma del resto non sarebbe potuta mancare neanche volendo.
Da una settimana infatti si stavano svolgendo le udienze del processo a carico di Severus, e lei non aveva mancato di presentarsi nemmeno a una. Ora erano lì, tutti in fermento, in attesa che la Corte rientrasse nell’aula e pronunciasse il verdetto più atteso e controverso di tutti. Il verdetto di innocenza o colpevolezza di Severus Piton.
Una fitta allo stomaco le disse che le sue paure non avevano alcuna voglia di seguire il filo dei suoi ragionamenti.
Erano successe molte cose in quella settimana di udienze, e praticamente tutte avevano, in un modo o nell’altro, messo in evidenza la vera posizione di Severus, però lei aveva troppa paura di sperare. Non era mai stata una pessimista, anzi, ma in quel momento una delusione sarebbe stata il colpo di grazia, e quindi preferiva non sperare nemmeno. Attendeva e basta.
Un giornalista le passò vicino, bisbigliando qualcosa ad un collega e lanciandole strane occhiate, mentre annotava velocemente qualcosa su un taccuino rosso. In fondo alla calca di reporter spuntava la testa bionda di Rita Skeeter, impegnata a sghignazzare con i colleghi su quanto fosse meraviglioso poter sperare in un’intervista in esclusiva con il giovane salvatore del mondo magico.
Involontariamente, Dana sorrise. Nessuno era ancora riuscito ad avvicinare Harry per un’intervista. Quella donna non avrebbe avuto più fortuna degli altri, ne era certa. Le rivolse un unico sguardo gelido e sprezzante, prima di ricominciare a concentrarsi su un punto indefinito di fronte a lei.
Quasi che il ragazzo avesse risposto al richiamo dei suoi pensieri, eccolo comparire in fondo al corridoio. Dana non ebbe bisogno di muovere gli occhi per sapere che era lui, bastò l’incredibile confusione che crearono di nuovo i cronisti, pronti come avvoltoi a lanciarsi su lui.
Bastarono però pochi sguardi e qualche avvertimento di Lupin e Tonks per scoraggiarli, mentre procedevano verso di lei.
Harry le si sedette accanto e gli altri due rimasero in piedi, silenziose guardie del corpo di un diciottenne troppo noto per la sua età.
"Ci stanno impiegando troppo." Le sfuggì di bocca senza nemmeno che se ne rendesse conto.
Harry scrollò la testa e le sorrise, posandole una mano sulla spalla.
"Dana, hanno troppe prove a sua discolpa per commettere qualche sciocchezza. E poi, anche se dovessero condannarlo, troveremo di sicuro il modo per sistemare le cose."
Sgomenta e rassicurata, Dana alzò lo sguardo su di lui.
"Intercederesti persino per lui?"
Harry le rivolse un sorriso paziente.
"Sei stata tu a insegnarmi chi veramente sia Severus Piton. E ora riesci a dubitare di me?"
"Scusa, ma…"
Non finì la frase, scuotendo la testa e chinandola, mentre di nuovo un nodo le stringeva lo stomaco.
Durante l’ultima settimana Severus era stato interrogato da tre Auror, aveva bevuto due volte la Veritaserum e aveva dovuto cedere un numero considerevole di ricordi.
Era stato straziante vederlo sottoposto a quel supplizio, che lo metteva più a nudo di quanto chiunque avrebbe sopportato. Ad ogni dubbio, la Corte aveva scavato in profondità nei fatti, nella mente e nei ricordi di Severus, con impietosa decisione.
Ma forse avrebbe dovuto aspettarselo. Era finito tra le mani del Ministero con la nomea di Mangiamorte, assassino di Albus Silente. L’intercessione della McGranitt aveva solo evitato che venisse subito giustiziato, ma nulla di più. Il trattamento che gli fu riservato fu severo e lui non aveva ceduto nemmeno per un attimo, tenendosi stretta quel poco di dignità che stavano lasciandogli.
Tutto sommato però forse era stato meglio così. Se lo avessero riconosciuto innocente, nessuno avrebbe mai potuto sostenere che c’era stato un qualche errore o una dimenticanza.
E poi, in verità, c’erano delle testimonianze a suo favore talmente schiaccianti, che una condanna sarebbe stata molto più che un’ingiustizia.
Provando un irrefrenabile moto di orgoglio per il giovane Mago sedutole accanto, Dana ripensò all’udienza iniziale, in cui Harry era entrato e si era piazzato tra il pubblico, esattamente di fronte al Ministro, e lo aveva fissato con insistenza per diverso tempo, ricambiato.
Le era parso che in realtà quei due si stessero sfidando silenziosamente, ma evidentemente Harry aveva dalla sua carte più favorevoli, e alla fine il Ministro aveva ingoiato il boccone e aveva stretto le labbra, mentre dava ordine che Severus fosse liberato da alcune catene che lo tenevano inchiodato in modo quasi crudele ad una spigolosa sedia di ferro.
Tre giorni dopo, Harry aveva voluto deporre.
Sedendosi spontaneamente sulla sedia dei testimoni, aveva lasciato senza parole diversi tra i presenti, Dana compresa.
E poi aveva cominciato a parlare. Non aveva nemmeno provato a nascondere l’astio che era sempre corso tra lui e Severus, ma si era impegnato con una precisione disarmante a ricordare tutto ciò che sapeva e che aveva visto che potesse discolpare l’uomo seduto al centro della stanza.
Severus aveva guardato Harry senza dar segno di emozione alcuna, ma Dana non si era lasciata sfuggire quel lampo di stupore che gli aveva attraversato gli occhi a metà deposizione, mentre Harry si lasciava casualmente sfuggire quanto fosse convinto che senza il suo aiuto non sarebbe riuscito a far cadere Voldemort.
"Non ho mai conosciuto Lily Evans, tranne che tramite i ricordi di cui sono custode, ma sono assolutamente convinta che in quei momenti Harry abbia avuto un atteggiamento degno di lei. E sono sicura che lo abbia capito anche Severus. Harry ha diciotto anni, è vero, ed è impaziente e orgoglioso, ma è un promettente uomo capace già ora di distinguere quello che è giusto fare, e di farlo."
Dopo la sua testimonianza vennero sentiti anche la McGranitt, Moody e Lupin. Ciascuno di loro diede la propria versione dei fatti, arrivando sempre alla stessa conclusione: l’innocenza.
Dana si sorprese nel vedere la McGranitt tradire per la prima volta il proprio contegno, perché a fine deposizione guardò Severus con un affetto che si era sempre impedita di manifestare.
Durante l’interrogatorio di Lupin Dana si sentì tremare il cuore, ora assolutamente certa che lo sciupato e gentile Remus era in grado di vedere e apprezzare il vero Severus. Chissà, forse in fondo lo aveva sempre fatto e Severus non aveva mai voluto accorgersene…
Aveva deposto anche Draco, facendo tremare diversi presenti con i suoi racconti, a tratti atroci e commoventi. Draco era stato tra i primi ad essere processato e il primo a essere scagionato totalmente da ogni tipo di accusa. Narcissa era sempre stata presente ad ogni udienza del figlio e lo era stata anche ad ogni udienza del marito, condannato a dieci anni di reclusione.
Dana però si era sorpresa nel vederla sempre anche alle udienze del processo di Severus.
Persino in quel momento, pur non vedendola, sapeva che c’era. E con lei Draco.
Quel giovane l’aveva veramente sorpresa. Orgoglioso e fiero, non aveva esitato a confessare ogni azione cui era stato costretto. Ma non aveva esitato nemmeno nel ricordate ogni atto che Severus aveva compiuto per aiutarlo e tenerlo il più possibile al sicuro.
"Vedi Severus, forse hai più amici di quel che credi."
Un rumore di passi veloci le fece alzare la testa.
Hermione stava avanzando in fretta, scansando giornalisti e curiosi. Lei e Ron si erano trovati, come tutti i ragazzi presenti al Ministero, al centro di una girandola di pettegolezzi e di curiosità morbosa. Prevedibile.
Lupin le andò incontro, aiutandola a liberarsi da un paio di giornalisti particolarmente sfacciati.
Harry si alzò immediatamente in piedi, uno sguardo preoccupato e teso dipinto in volto, ma non fece in tempo a dir nulla.
"Il Signor Weasley si è svegliato circa mezz’ora fa!" disse d’un fiato la ragazza "Oh, Harry, sapessi che sollievo…è ancora un po’ confuso, ma i Medimaghi dicono che ormai è assolutamente fuori pericolo!"
Lupin liberò il respiro che aveva istintivamente trattenuto nel vederla arrivare e Tonks la abbracciò, sull’orlo delle lacrime.
Harry si risedette pesantemente sulla panca, lo sguardo perso.
"Meno male…non avrei sopportato che morisse…"
Dana sorrise e, come aveva fatto lui prima, gli posò una mano sulla spalla.
"Un po’ di giustizia al mondo non fa male, Harry. E la famiglia Weasley ha già pagato anche troppo…"
Harry annuì e la guardò, gli occhi verdi liberi da qualunque ombra di incertezza.
"La giustizia arriverà anche per lui." Disse con convinzione.
Incapace di abbandonarsi alla speranza, Dana annuì meccanicamente e rimase in silenzio, fin quando un cigolio acuto e fastidioso non annunciò l’apertura della sala del Tribunale.
Dana sentì il cuore partire al galoppo, ma fu in piedi in un attimo. Mantenendo un contegno che non era certa di avere davvero, procedette in silenzio verso l’interno dell’aula, le mani sudate.
Severus era in piedi, al centro della stanza, ancora incatenato e vestito con una misera tunica grigia. La tenuta dei carcerati.
Di fronte a lui, impegnati a scambiarsi gli ultimi commenti, i suoi giudici.
A fatica ma con determinazione, Harry si fece largo tra i presenti e guadagnò due posti a sedere in prima fila. Dana gli si sedette accanto in automatico, mentre la sua mente non riusciva nemmeno più a pensare.
Quando furono entrati tutti e il chiacchiericcio spento, il Ministro, in qualità di capo del Collegio giudicante, si alzò.
Con qualche stridore ma nessuna parola, anche tutti i presenti si alzarono, in attesa della lettura della pronuncia. In quei pochi secondi di silenzio Dana sentì il proprio cuore rimbombarle in testa. Severus invece sembrava quasi assente, con gli occhi privi di espressione. Solo la ruga verticale presente tra le sopracciglia indicava che era consapevole di quello che stava per accadere.
"Avuto riguardo alla particolare situazione di cui dovevamo occuparci, abbiamo usato metodi e tecniche solitamente esclusi da un normale procedimento. Tuttavia le circostanze hanno richiesto da parte nostra una certa attenzione e cura, per permettere alla verità di essere svelata e a noi di comprendere che decisione adottare.
Come tutto il mondo magico sa, le accuse a carico di quest’uomo sono gravi e tali da non permettere che si conceda nulla oltre a quel che può esser concesso."
Dana sentì il cuore sprofondarle in petto, mentre Harry si muoveva con disappunto sulla propria sedia.
"Per questi motivi la Corte riconosce Severus Piton innocente da tutte le accuse formulate a suo carico, e dispone la piena e totale riabilitazione del suo nome. Possiamo vantare pochi uomini di valore al giorno d’oggi. Non sarà di certo questa Corte a sottrarre uno di essi alla collettività."
Con un colpo di bacchetta fece sparire le catene ai polsi di Severus e la tenuta da carcerato fu sostituita con gli abiti che aveva al momento della cattura.
"Severus Piton, lei è libero. Potrà ritirare la sua bacchetta all’uscita"
Mentre una serie frenetica e fastidiosa di scatti fotografici riempiva il silenzio dell’aula, Dana si alzò in piedi, le mani ad artigliare la paratia di legno che la separava da Severus e i polmoni di nuovo in funzione dopo quei secondi di apnea.
Severus chinò la testa guardando i polsi liberi, poi si volse verso di lei.
Rimasero così, in assoluto silenzio a fissarsi per diversi secondi, mentre attorno a loro continuava ad esplodere il caos.
Improvvisamente Severus però fu distratto da qualcosa. Alcuni giornalisti avevano superato le paratie e si stavano incamminando verso di lui.
Dana fece per intervenire, sapendo quanto sarebbe stato doloroso per Severus trovarsi di nuovo a dover esporre i propri sentimenti riguardo quello che era successo.
Però Severus all’improvviso non c’era più.
Guardandosi attorno spaesata, Dana si rese conto che la sua reazione era la stessa dei giornalisti. Senza neanche pensarci, arrivò in fretta alla fine dei posti a sedere e sgusciò oltre la paratia, entrando nello spazio circolare in cui venivano lasciati gli imputati durante le udienze. Ma lì ad attenderla c’era solo la sedia su cui aveva visto Severus seduto per troppo tempo. Si guardò attorno, assolutamente incapace di immaginare cosa fosse successo, mentre tra i presenti si stavano già facendo le teorie più assurde su quella sparizione.
Una mano l’afferrò al gomito e la tirò insistentemente. Era Hermione, una strana espressione divertita in volto.
"Vieni. Sta già uscendo…"
"Come?" le chiese seguendola senza indugi.
"Harry aveva previsto una cosa simile. Conosce molto bene i giornalisti, e anche Piton. Così ha nascosto il Mantello dell’Invisibilità sotto la sua sedia. Se non sbaglio, dovrebbero dirigersi direttamente all’uscita…"
Ritornarono tra i posti a sedere e si addossarono al muro, evitando la calca che premeva per vedere se Severus fosse veramente sparito nel nulla. Finalmente arrivarono all’uscita e poterono riguadagnare un minimo di spazio vitale.
Mentre Tonks e Lupin facevano ostruzionismo con coloro che le avevano viste uscire e ora cercavano di seguirle, guadagnarono il più velocemente possibile uno degli ascensori e si diressero all’entrata del Ministero.
 
Non fu difficile sparire sotto il Mantello dell’Invisibilità e guadagnare l’uscita senza intoppi. Harry aveva ben studiato il percorso da fare per evitare di essere calpestati e scoperti.
Sorrise mentre sfilava il Mantello da sopra le loro teste, ormai al sicuro dentro un ascensore: stava davvero facendo tutto quello per Severus Piton? Ricordò in un istante tutte le volte che se lo era trovato contro, tutte le volte che aveva desiderato fargli fare una brutta fine e tutte le volte che aveva sperato di vederlo sparire per sempre dalla faccia della terra, ingoiato magari da una qualche creatura malevola. Ora invece lo stava aiutando.
Era proprio vero, crescere faceva fare cose strane.
"Chissà, magari lui ancora vorrebbe cavarmi gli occhi e forse non gradirà nemmeno questo mio aiuto…sarebbe proprio tipico di lui."
 
Sentirsi tirare per la manica dall’aria era stato strano. Poi aveva capito al volo chi potesse essere e perché. Potter, sicuramente, con il suo Mantello dell’Invisibilità. Ed era andato a prenderlo prima che arrivassero i giornalisti.
Non avrebbe saputo dire cosa aveva provato in quel momento, perché le emozioni si erano confuse tra loro lasciandolo stordito. Però non aveva esitato, si era infilato sotto il mantello e aveva seguito il ragazzo senza fare domande. Potter lo aveva guidato con sicurezza tra la folla, lasciandogli intendere che quella sorta di salvataggio non era affatto un gesto improvvisato.
Lo stava volontariamente aiutando?
"Come se non lo avesse fatto già abbastanza nell’ultima settimana! Vuole proprio tenermi in debito con lui?"
Poi una vocina arrabbiata scoppiò nella sua testa.
"Oh, ora basta essere così pateticamente vittimismi! L’isolamento di queste settimane non mi è servito proprio a nulla? Non sono tipo da nascondermi dietro ad un dito. Potter ha solo voluto aiutarmi. Non è come suo padre, è molto più simile a Lily. E di questo c’è di che ringraziare il Cielo."
 
Dentro l’ascensore regnò il silenzio per diversi secondi, ma Harry non si sarebbe azzardato a romperlo nemmeno sotto tortura. Aveva la netta impressione che, qualunque cosa gli fosse uscita di bocca, sarebbe stata quella sbagliata.
Così piegò con cura il Mantello e poi rimase fermo a fissare la parete davanti a lui.
"Sarebbe stato scocciante dover affrontare subito i giornalisti." Disse all’improvviso Severus, con voce dura e leggermente tesa.
"E’ un grazie, Signor Piton?"
"Si, lo immagino. Ma, fossi in lei, cercherei di stare molto attento, d’ora in poi. Sanno essere nei posti più impensati nei momenti più assurdi."
"Esperienza personale?"
Harry annuì e non aggiunse altro.
"E a giudicare dall’espressione, Signor Potter, la cosa non ti piace neanche un po’. Aveva ragione Dana, come sempre. Non ti piace essere al centro dell’attenzione. Ti ci ritrovi e basta. E ora che ci sono anch’io, so cosa possa aver voluto dire per te. Ma su questo sono arrivato troppo tardi."
Ancora silenzio, mentre Severus sentiva per la prima volta un leggero senso di colpa per come aveva continuamente trattato il ragazzo che era fermo accanto a lui.
Harry Potter era molto diverso da come lo aveva sempre visto, e insieme non lo era.
Sorrise appena, mentre si immaginava cosa avrebbe avuto da dire Silente in quel momento.
"Ora cosa pensa di fare, Signore?"
Severus si volse e lo guardò.
"Tornerà ad insegnare?"
La mente di Severus andò in corto circuito. Domani cosa avrebbe fatto? L’isolamento gli aveva permesso di capire cosa avrebbe dovuto fare per ricominciare davvero a vivere, ma era ancora una prospettiva che a tratti lo terrorizzava.
"Non ne ho idea. Ma non credo ricomincerò ad insegnare. Hogwarts non è posto per me, non più." Rispose, fermando un fiume di pensieri scomodi.
"Credevo la considerasse come casa sua."
"L’ho fatto, fino all’anno scorso. Ma credi davvero che potrei varcare quella soglia senza ritrovarmi inchiodato a quello che comunque ho fatto?"
Perché diavolo stava dicendo quelle cose proprio al ragazzo?
"Si, capisco quello che vuole dire." Disse Harry con voce bassa, quasi sconsolata "Ma provi a pensarci. Sa, in questi giorni ho riflettuto molto. Per un po’ ho creduto di voler andarmene da qui per qualche tempo. Però poi mi sono accorto che così facendo avrei permesso alla guerra di farmi del male anche da finita. E ho già pagato a sufficienza. Dovrebbe valere lo stesso anche per lei."
L’ascensore si fermò e le porte si aprirono. Lanciando un cauto sguardo oltre esse, Harry vide che il campo era libero da giornalisti e si avviò lungo il corridoio.
In molti si volsero, sorpresi, verso la strana coppia che avanzava a passo deciso verso l’uscita del Ministero.
"Tu hai diciotto anni e una vita davanti. Penso che io stesso provvederei ad affatturarti se ti lasciassi travolgere dagli strascichi della guerra. Ma per me è diverso, Potter. L’assoluzione di un Tribunale non sarà sufficiente."
"Si, ora la parte più brutta spetta solo a lei." Convenne Harry, fermandosi improvvisamente. Erano ancora in mezzo al corridoio, ma non gli importava.
"Però mi pare che in questi anni abbia fatto cose che pochi sarebbero stati in grado di fare. Se vorrà riprendersi la sua vita, potrà farlo. Ne ha le capacità e di sicuro la determinazione."
La convinzione con cui pronunciò quella frase, guardandolo dritto negli occhi, lasciò Severus senza parole.
"So che forse con queste parole getterò sale sulle ferite, ma se non glielo dico ora so che non avrò altra occasione e voglio che lo sappia. Scrimgeour l’anno scorso mi chiamò ‘l’uomo di Silente’. Io so con certezza di non essere stato l’unico, perché c’era anche lei, seppur nell’ombra. E questo vuol dire molte cose, ma soprattutto una. Entrambi abbiamo voluto bene a Silente, e sono assolutamente certo che lui ne abbia voluto a noi. Questo dovrà portarla ad andare avanti, se ne deve ricordare. Silente non avrebbe voluto vedere nessuno di noi due soffrire, a guerra terminata. Ne sono certo."
Severus sentì un terribile nodo formarglisi in gola, e sperò con tutto se stesso che il suo stato non trapelasse troppo dall’espressione del suo viso. In fin dei conti aveva ancora un orgoglio.
Eppure quelle parole, pronunciate proprio da Potter, erano molto più che sale sulle ferite. Aveva bisogno di sentirle, inutile negarlo, ma sentirle dalla bocca di chi avrebbe dovuto ancora odiarlo era straziante, e stranamente consolatorio allo stesso tempo.
Il suo corpo tremò, incapace di isolare quell’emozione dolorosa, quella consapevolezza di vedersi riconosciuto il diritto di vivere che lui continuava a negarsi.
"E poi, Signore, lei ha Dana."
Un tuffo al cuore per Severus.
"Lo so che non sono affari miei e che le cose magari sono più complicate di quel che credo, ma non sono uno stupido. So cosa vi lega. E sarebbe un insulto agli insegnamenti di Silente far finta di nulla. Senza contare che se la respingerà, la farà soffrire come non immagina neanche. E per questo potrei affatturarla io."
Si fissarono per qualche secondo, poi Harry sorrise per alleggerire la situazione e per darsi alla fuga preventiva. Piton non aveva ancora recuperato la bacchetta, ma meglio essere prudenti.
"Ora la lascio, Signore. Il Signor Weasley si è svegliato da poco e voglio andare a salutarlo. Laggiù potrà recuperare la bacchetta. E… non so se ci rivedremo. Per questo, buona fortuna."
Così dicendo tese verso Piton la mano e lo guardò con una fiducia negli occhi che Severus non aveva mai scorto prima.
Severus abbassò lo sguardo verso quella mano tesa, chiedendosi se poteva davvero afferrarla.
Si, poteva.
Allungò a sua volta la mano e strinse quella di Harry.
"Anche a te, Potter."
Harry annuì e si allontanò, mentre Severus continuava a seguirlo con lo sguardo.
Sentiva che altre parole premevano per uscirgli di bocca, parole che forse sarebbero suonate come delle scuse per quel giovane che aveva troppo a lungo sottovalutato, ma non lo richiamò. Non provò neanche a fermarlo, sapendo che ritrovarsi davanti quei due occhi verdi gli avrebbe tolto ogni possibilità di pronunciarsi.
Così non fece altro che tenere gli occhi posati sulla schiena di Harry, che scansava velocemente un paio di curiosi e spariva definitivamente dalla sua vista.
Alle sue spalle arrivarono in quel momento Dana e Hermione. La ragazza lo salutò velocemente e sorrise ad entrambi, prima di avviarsi di corsa sui passi di Harry.
"Hai già recuperato la tua bacchetta?" chiese Dana, improvvisamente imbarazzata.
"No, vado ora." E così dicendo si avviò verso l’uscita, facendo segno a Dana di seguirlo.
 
Il chiacchiericcio delle vie di Londra non gli era parso mai così fastidioso e nello stesso tempo del tutto estraneo. Poteva davvero muoversi tra quelle persone vocianti senza dare nell’occhio e senza bisogno di nascondersi o di coprirsi le spalle.
Mosse qualche passo lungo il marciapiede, il portamento dritto e ostinatamente fiero, mentre gli occhi registravano tutto quello che fino al mese prima non si sarebbe permesso di vedere.
Un paio di bambini con un gelato in mano che litigavano per un gioco, vicino alla madre esasperata.
Una coppia di anziani in attesa di poter attraversare la strada. Un taxi che rispondeva alla chiamata di un uomo in doppiopetto nonostante il caldo.
Come doveva muoversi in quel mondo? E in quello magico?
Rimase immobile, come se fosse l’unica cosa sicura da fare, finché una mano gentile non gli si avvolse al braccio, scuotendolo dal suo stato. Si girò e vide Dana accanto a lui, lo sguardo forse non del tutto calmo e rilassato, ma comprensivo. Si era tolta il mantello nero che aveva indossato mentre erano dentro il Ministero.
Severus la guardò con sorpresa. Poche volte l’aveva vista in abiti Babbani.
Dentro i jeans stretti e la camicetta verde a manica corta non sembrava quasi neanche lei, e i lineamenti morbidi contribuivano a non attribuirle l’età che aveva. Sembrava molto più giovane.
Eppure Severus sapeva che aveva visto e vissuto cose che l’avevano fatta crescere troppo in fretta. Non aveva di fronte una giovane allegra e spensierata, ma una donna già segnata da esperienze che era certo di non conoscere per intero, e da sentimenti che lo spaventavano.
"Ti devi cambiare." Disse a bassa voce Dana, mentre non smetteva di tenere lo sguardo fisso su di lui.
Lanciando uno sguardo distratto ai propri abiti, Severus annuì.
"Vieni."
Senza obiettare nulla, la seguì verso un vicolo isolato e buio. Lì si Smaterializzarono e ricomparirono nella piccola casetta in legno in cui aveva trovato rifugio fino al momento dello scontro finale.
In silenzio, si avviò in camera e trovò un cambio d’abiti, ovviamente nero. Lo indossò senza nemmeno rendersi conto dei propri gesti, senza assaporare la libertà che altri avrebbero voluto, e quando tornò all’entrata trovò la porta lasciata aperta. Di Dana nessuna traccia.
Si affacciò e la individuò in un puntino blu e verde artigliato a una delle rocce sporgenti vicino alla parete scoscesa su cui la casa era costruita.
A passo lento la raggiunse e la guardò, mentre lei rimaneva a occhi chiusi, apparentemente concentrata su se stessa e su quello che stava ferendola, a giudicare dalla piccola ruga verticale tra le sopracciglia.
"Cosa c’è, amore mio? Qualcosa mi dice che mi stai tenendo nascosto un dolore che non dovrebbe esserci…volevi vedermi libero, giusto? Bene allora, lo sono. La mia vita non verrà minacciata da nessun verdetto sfavorevole, e nemmeno da nessuna chiamata dell’Oscuro. Dovremmo esserne felici, giusto?"
Ma in fondo ci credeva poco. Davanti a lui si aprivano mesi e forse anni molto duri. A volte addirittura gli sembrava che sarebbe stato più facile ricominciare a fare la spia per qualcuno, piuttosto che ritrovarsi a dover ricostruire la propria vita e la propria persona.
"Dana…"
La giovane donna aprì gli occhi, sistemandosi dietro l’orecchio una ciocca di capelli trasportata dal vento. Stava arrivando un temporale.
Posò gli occhi verdi in quelli scuri di Severus, ma non disse assolutamente nulla. Sapeva che Severus aveva delle cose da dirle, e sapeva anche che non le sarebbero piaciute.
In quei giorni i suoi pensieri erano stati rapiti dalle udienze e dalla preoccupazione per lui. Ma ora che la posizione di Severus era stata ben delineata, lei era caduta immediatamente nel vortice di sensazioni che stavano tormentandola da quando era uscita dal San Mungo.
Non le riusciva, in nessun modo, di dimenticare la sua perdita. Ma non avrebbe avuto mai il coraggio di dirglielo, nonostante solo lui potesse far qualcosa per aiutarla. Per questo, era assolutamente certa che il discorso che lui stava per fare l’avrebbe ferita.
"Sembra che i tuoi desideri siano stati esauditi." Cominciò Severus con voce bassa ma decisa "Sono libero e ancora vivo."
Dana inarcò un sopracciglio con fare scettico e perseverò nel suo silenzio.
"I giorni ad Azkaban sono stati un inferno, ma si sono rivelati estremamente utili. Quel posto, anche privato dei Dissennatori, è un posto di perdizione. Costringe a fare i conti con la propria coscienza."
Si avvicinò alla roccia su cui era seduta Dana e si lasciò scivolare ai suoi piedi, sull’erba verde, mentre il vento cominciava a farsi più insistente.
"Ho parlato con Albus, e anche con Lily."
Dana si drizzò e lo guardò con aria preoccupata.
"No, non sono impazzito, anche se sono stato molto prossimo al farlo. In realtà ho solo espresso a parole quello che prima non avevo mai detto. Ne ho sentito il bisogno. E ha funzionato…in un certo senso."
"Funzionato per cosa?"
Severus alzò gli occhi e la guardò, serio in volto, un po’ più pallido del suo solito.
"Per farmi capire cosa dover fare adesso." Le rispose con un filo di voce.
Dana scivolò giù dalla roccia e gli si sedette accanto, preoccupata dal quel tono così poco usuale per lui.
"Ci sono cose che devo capire, Dana. Cose che probabilmente non sarò subito in grado di affrontare, e che comunque potrò scoprire davvero solo lavorando su me stesso. E mi ci vorrà molto tempo. Ora mi sembra di non aver alcun diritto sulla vita che ancora posseggo, ma so con certezza che Albus non avrebbe voluto vedermi così.
Per lui, per la sua memoria e per il valore che ho sempre attribuito ai suoi insegnamenti, ora proverò a cucire gli strappi che ho scoperto esserci ancora nella mia anima. Ma sarà difficile, Dana. Difficile e doloroso. Non so nemmeno se ne sarò capace…"
Dana posò una propria mano sulla sua, sorridendogli. Sentirgli pronunciare quelle parole era stato un tale sollievo che non avrebbe potuto contenere la propria gioia se non fosse stato per lo sguardo ancora teso e preoccupato di lui.
"Non è tutto, vero Severus?" chiese retoricamente, sapendo bene cos’altro avrebbe aggiunto.
Non voleva sentirle, quelle parole, quindi decise di pronunciarle lei.
"Vuoi fare ancora tutto da solo. È questo che esiti a dirmi. Vuoi che di nuovo io esca dalla tua vita."
Severus la guardò con gli occhi animati da un sentimento che lei non riuscì a identificare, troppo sopraffatta dalle proprie paure.
"Sei giovane, e ora che sei di nuovo viva agli occhi di tutti potrai ricominciare la tua esistenza da dove l’avevi lasciata, dai tuoi studi…magari a Hogwarts Minerva potrebbe avere bisogno di te."
Una risata senza allegria si levò dal petto di Dana, che si alzò all’improvviso e si allontanò di qualche passo.
"Credi davvero che mi interessi? No, Severus. Se tu hai scoperto cosa fare della tua vita, per paradosso ora sono io che non so cosa farne. Ma una cosa la so di sicuro. Ti amo, e ti ho già detto che non chiederò mai nulla. Continuerò così, ma non per rispetto nei tuoi confronti, non solo. Perché l’unica certezza che ho è che non voglio e non posso sentirmi un ripiego. E ora nella tua vita evidentemente non c’è spazio per me, quindi non aver timore, asseconderò la tua richiesta non espressa, me ne andrò di nuovo."
"Maledizione a te, Severus Piton! Non lasciarmi andare!"
"Non si tratta di spazi, Dana! La mia vita ora è vuota, di spazio ce n’è finché vuoi, ma non…"
"Non puoi lasciartela alle spalle! Lo so, ti prego non voglio sentirtelo dire. Lo so già da me." Esclamò interrompendolo bruscamente e chinando la testa, gli occhi serrati in un disperato tentativo di trattenere le lacrime che avevano bussato all’improvviso alla sua anima.
Severus si alzò in piedi e le si avvicinò, corrugando la fronte.
"Sai già che cosa?" chiese, trattenendo il fiume di pensieri che gli si era affacciato alla mente.
"Di lei." Sospirò Dana scrollando la testa e rimanendo testardamente con gli occhi rivolti al suolo. "Hai addirittura sentito il bisogno di parlarle…credi che non capisca cosa questo voglia dire? Il mio amore per te non è condizionato dal fatto che tu ami ancora un’altra, ma non posso sopportare di essere un ripiego. Fino a qualche mese fa forse lo avrei fatto, ma ora…ora no. Quindi me ne vado. Lily Evans è un fantasma contro il quale non ho più le forze di combattere."
Ogni pensiero di Severus fu spazzato via in un attimo, quasi che la sua mente fosse percorsa dallo stesso vento che ora imperversava su loro e sulla natura circostante, mentre neri nuvoloni si addensavano sopra le loro teste.
"Sei davvero convinta che io ami ancora Lily? Oh, Dana, non hai idea di quanto tu ti stia sbagliando! Ma non te lo dirò…forse così riuscirai a staccarti da me…perché tutto questo lo faccio solo per il tuo bene. Meriti qualcosa di diverso da me."
Così quando Dana rialzò lo sguardo, desiderando oltre ogni ragionevole speranza di vederlo deciso a trattenerla, Severus rimase in silenzio, gli occhi di nuovo solo due specchi neri.
Per Dana sarebbe stato troppo sopportare oltre quel silenzio, quindi si volse e si allontanò, incapace di farlo velocemente come avrebbe voluto, perché le energie del suo corpo parevano essersi sgretolate del tutto.
Nell’arco di poco tempo, Severus si trovò a osservare di nuovo la schiena di qualcuno che avrebbe invece voluto trattenere. Ma ora era diverso. Dana doveva essere lasciata libera. Se le avesse detto la verità l’avrebbe tenuta legata a lui, e così lei non sarebbe mai riuscita ad essere davvero felice.
"Ma ti ama da dieci anni, tanto quanto l’ami tu. Davvero non sarebbe felice? Piantala di mentire, Severus!"
Scuotendosi nervosamente, Severus si disse che non stava mentendo a se stesso, affatto. Perché avrebbe dovuto?
"Per paura…"
Serrò gli occhi, mentre il cuore tremava oltre la cassa toracica. Perché non zittirlo di nuovo? No, questa volta non aveva le energie per farlo. Così vide se stesso, accanto a lei, e provò un’indicibile paura.
Strinse i pugni, rifiutandosi di crederci, ma il suo cuore stava già cedendo.
"La allontani solo perché hai paura di darti ciò che vuoi, paura di tentare, di non riuscire a farla felice. Ma qui non paghi solo tu, Severus. Te lo ricordi cosa successe, cosa provasti quando capisti che Lily aveva donato il proprio amore a un altro? E quello era un amore adolescenziale, un amore che, lo sai bene, si sarebbe comunque spento con il tempo. Questo non lo è. E quanto male puoi star facendole ora, lasciandola convinta del fatto che Lily sia ancora in te?"
Riaprì gli occhi e la guardò, ormai abbastanza lontana. Perché non si stava Smaterializzando?
"Sai anche questo! Vuole che tu la fermi!"
"E non sono un vigliacco. Non mi farò più fermare dalle mie paure." Bisbigliò al vento, mentre un lampo squarciava il cielo e il tuono faceva tremare tutto.
Si Smaterializzò e le ricomparve vicino. Con pochi passi la raggiunse da dietro e la bloccò, prendendola alla vita.
Dana prese paura e afferrò istintivamente il braccio che l’aveva afferrata, ma non si volse. Poteva essere solo lui, e non voleva che vedesse le sue lacrime.
Severus la strinse e appoggiò la fronte sulla sua testa, chiudendo gli occhi, mentre cercava di non pensare alla sensazione che gli si stava agitando in petto.
"Ti ho mentito prima... Mi sono fatto condizionare dalle mie paure, perché mi terrorizza l’idea di averti vicino, di provare a costruire qualcosa insieme, e per questo non posso illuderti, non so se sarò mai in grado di starti accanto come vorresti…ma non voglio tu soffra per qualcosa che non è assolutamente vero."
Si bloccò, la bocca completamente secca e il cuore in gola.
"Dana, sono dieci anni che Lily non è altro che uno dei tanti fantasmi cui chiedere perdono. Nient’altro. Perché sono dieci anni che hai preso il suo posto. Mai potresti essere un ripiego. Mai!"
Una parola dopo l’altra, era riuscito a dirglielo, anche se con un filo di voce. Gli riusciva meglio mentire all’Oscuro che dichiararsi alla sua donna. Assurdo.
Dana non rispose, rimase senza fiato mentre il significato di quelle parole le entrava dentro, sciogliendo definitivamente il nodo di lacrime che si era rifiutata di versare.
Tremando, si mosse nell’abbraccio di Severus e si volse a guardarlo, gli occhi lucidi e sgranati.
"Dimmelo, Severus. Ne ho bisogno…"
Severus si scostò un po’, giusto per poterla guardare meglio, e gli sembrò che mai delle parole potessero essere pronunciate con ugual fatica, ma lo fece.
"Ti amo."
Dana annuì, mentre ogni cosa attorno a lei si appannava. Gli mise le braccia al collo e pianse, mentre sentiva di non poter più tenere per sé quel segreto.
"Allora aiutami Severus! Ti prego, aiutami!"
Severus la strinse di più, non capendo. Cosa non sapeva ancora?
"Non me ne ero neanche accorta, davvero…altrimenti lo avrei protetto!" singhiozzò artigliandogli la stoffa della camicia.
Quelle parole fecero insinuare nella mente di Severus un sospetto che gli mozzò il fiato, ma non disse nulla, lasciandole il tempo di dire tutto.
"Ero…ero rimasta incinta, e durante la battaglia ho perso il bambino …" riuscì a dire Dana, tra un singhiozzo e l’altro. Aveva promesso a se stessa di non dirglielo, di non dargli quel peso, ma non ce la faceva più a tenersi dentro quella cosa. Stava schiacciandola.
Per un attimo Severus smise di respirare, mentre una sensazione di incredulità estrema lo stordiva. Un bambino? Tutto loro… Un figlio da crescere, proteggere e amare. Qualcuno per il quale diventare ogni giorno una persona migliore…non riusciva a crederci…
Chiuse gli occhi e strinse Dana, cullandola appena mentre cercava di riprendersi dallo stato di stordimenti in cui era piombato. Un figlio…
"Non riesco a uscirne da sola…fa troppo male." Bisbigliò improvvisamente lei, le gambe incapaci di reggerla oltre.
Severus avvertì il suo cedimento e la prese in braccio, mentre grossi goccioloni di pioggia cominciavano a scendere all’improvviso dal cielo con un’intensità sorprendente.
Smaterializzò entrambi dentro la casetta in legno e si sedette su una sedia, tenendo Dana sulle ginocchia, avvinghiata a lui quasi con disperazione.
Le posò una mano sulla testa, aspettando che si calmasse. Poteva solo immaginare cosa fossero state per lei quelle settimane… l’estrema sensibilità di Dana, ne era certo, l’aveva sicuramente portata ad amare quella piccola creatura già persa, e a rimpiangerla. Avrebbe dato qualunque cosa per sollevarla da quel dolore, avrebbe trascorso volentieri anche anni ad Azkaban, se fosse servito a qualcosa, ma tutto quello che poteva fare era starsene lì, accanto a lei.
"Ci aiuteremo a vicenda, Dana. Te lo giuro, ne usciremo… insieme."
Dana annuì appena e si calmò, asciugandosi le guance e guardandolo da sotto in su, quasi timidamente. Gli occhi ancora lucidi brillarono per un attimo di dolcezza.
"Insieme. Tutto quello di cui ho bisogno è che tu non mi lasci sola…non mi servono grandi sacrifici, Severus."
"Quelli mi riescono meglio." Sospirò, abbozzando appena un sorriso.
Dana si rilassò e si passò una mano sulle guance, asciugando le ultime lacrime.
"Ti riesce bene anche proteggermi. Lo hai sempre fatto. Ma ora smetti di proteggermi da te."
Lo vide annuire, e le bastò.
Severus non aveva mai espresso a parole i propri sentimenti, non era una sua caratteristica, così era necessario saper interpretare i suoi gesti, i suoi sguardi e le sue attenzioni. Per questo Dana, sentendolo trattenerla ancora sulle sue ginocchia quando lei ormai era riuscita a calmarsi, ebbe l’assoluta certezza che non l’avrebbe mai lasciata sola.
Sarebbero sicuramente arrivati tempi difficili, non c’era dubbio, perché Severus doveva davvero riuscire in un’impresa dura e complicata, eppure lei era certa che insieme avrebbero superato tutto. Per riuscirci avevano bisogno di una sola cosa e loro (sorrise nel pensarlo) l’avevano; perché in fin dei conti la risposta era sempre la stessa, la chiave di tutto era l’amore.
 
 
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