Freedom.

She was asleeep on the couch, or, at least, she had tried to fall asleep about an hour ago, but she was still thinking, her head spinning around full of thoughts. 

Pictures of her past were running in front of her, as she remembered those happy days with her mother, those days during which she felt safe. 

Now that wasn't true anymore. She was sorry about him, but she had had to kick him out of her life. He was not the "one". 

She had been feeling this way since that first time.
In front of the hospital where her father was undergoing surgery, she had called him, telling him to come as soon as he could.
He said "I'll be there in twenty".
Then the phone buzzed because of an incoming message "Do you mind if I stop at Denny's?". That was Josh. He had never been there for her.
Castle would have been there in half time. And so she did it, she called him, weaping away the tears from her eyes, asking him if he could come.
And he would. And she was not alone anymore.

Even now, curled in the sofa, she could feel the depth of his love, surrounding her like a warm cloud. And she thought that living in a lie, living scared as hell, was not worth it. She was going down slowly, in a wrong way. Her whole life was wrong. 

She turned around on the cushion, looking for something on her shoulder.
The little butterfly was staring at her from her long lashes, telling her that was nothing to be ashamed of, nothing to be scared of. She was gonna to be fine. Everything was going to be just fine. 

She gave a look at those two word, inked on her pale skin.
Luck and Freedom.
Then she let her eyes fall, let her mind shut down.
She dreamed of that little butterfly flying away from here, in the bright, blue sky. 

And suddenly, she was free.

 

 

 

 

TRAD IT.

 

 

Libertà.

Era addormentata su divano o, almeno, aveva provato ad addormentarsi circa un'ora prima, ma stava ancora riflettendo, la testa le girava vorticosamente piena di pensieri.

Immagini del suo passato le scorrevano davanti agli occhi, mentre ricordava quei giorni felici al fianco di sua madre, quei giorni in cui si sentiva al sicuro. Non era più così adesso.

Le dispiaceva per lui, ma aveva dovuto cacciarlo a calci fuori dalla sua vita. Lui non era “la sua persona”.

Si era sentita in questo modo da quella prima volta, fuori dall'ospedale nel quale suo padre stava subendo un intervento chirurgico. Lo aveva chiamato, chiedendogli di venire il più presto possibile.
Lui disse “sarò lì in venti minuti”.
Poi il suo telefono aveva vibrato per un messaggio in arrivo. “Ti dispiace se mi fermo da Denny?”. Questo era Josh. Non c'era mai stato per lei.
Castle sarebbe stato lì in metà del tempo. E così lei lo fece, lo chiamò, asciugandosi le lacrime dagli occhi, chiedendogli se poteva venire.

E lui era venuto. E lei non era stata più sola.

Anche adesso, acciambellata nel divano, poteva sentire la profondità del suo amore, che la circondava come una calda nuvola. E pensò che non valeva la pena vivere in una bugia, vivere terrorizzata a morte. Si stava spegnendo lentamente, in un modo sbagliato.
La sua intera vita era sbagliata.

Sì girò sul cuscino, cercando qualcosa sulla sua spalla.
La piccola farfalla la guardava da sotto le sue lunghe ciglia, dicendole che non c'era nulla di cui vergognarsi, nulla di cui avere paura.

Lei sarebbe stata bene. Tutto si sarebbe aggiustato.

Diede un'occhiata a quelle due parole marchiate ad inchiostro nella sua pallida pelle.
Fortuna e Libertà.
Poi lasciò che i suoi occhi si chiudessero, che la sua mente si spegnesse.

Sognò di quella piccola farfalla che volava via da lei, nel cielo azzurro e terso.

E, all'improvviso, fu libera.






Note dell'autrice:
Piccola flash un po' autobiografica.
Vi voglio bene!
Muusa