Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Evazick    09/11/2012    2 recensioni
«I was looking for a breath of life
A little touch of heavenly life
But all the choirs in my head said no, no, no.»
Forse cercavo solo un soffio di vita, Ciel.
[CielxAlois]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alois Trancy, Ciel Phantomhive
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“A cosa stai pensando?”
Fuori era buio, e il cielo era coperto da pesanti nuvole grigie da cui cadeva la pioggia. Quel poco di luce lunare che riusciva a passarvi attraverso faceva capolino da dietro le tende tirate e illuminava debolmente il letto in cui giacevano immobili. Le lenzuola erano l’unica cosa che si muoveva: si sollevavano e abbassavano impercettibilmente al ritmo dei loro respiri, così lievi che se non fosse stato per i loro occhi spalancati sarebbero sembrati morti. I loro vestiti erano sparsi sul pavimento, come se nella furia di pochi minuti prima non avessero potuto trovare loro un posto migliore, e adesso erano nudi sotto le coperte, talmente vicini che si riscaldavano a vicenda. Ciel era mezzo sdraiato e mezzo seduto, la schiena contro il cuscino appena sollevato, e con un dito giocherellava lentamente con una ciocca di capelli di Alois, rannicchiato contro il suo petto con lo sguardo perso nel vuoto. Stava stranamente in silenzio, come se le parole che aveva sussurrato con passione fino a poco prima gli avessero fatto perdere la voce, ma l’altro ragazzo non gli chiese il perché e continuò a fargli quelle specie di carezze, godendosi il silenzio della stanza e il lieve tamburellare della pioggia in giardino.
Una luce improvvisa rischiarò il buio e poco dopo un tuono rombò da qualche parte là fuori. Ciel si aspettava che Alois sobbalzasse o si rannicchiasse ulteriormente contro il suo corpo, ma il biondo non fece nemmeno una piega e rimase a fissare le pesanti tende di velluto senza vederle davvero. Era così strano che non parlasse che l’altro non potè fare a meno di chiedergli a mezze labbra, come se non volesse rompere del tutto il silenzio: “A cosa stai pensando?”
 
“A cosa stai pensando?”
 
A cosa sto pensando, Ciel? È questo quello che vuoi veramente sapere o vuoi chiedermi qualcos’altro? Vuoi sapere perché non mi sono spaventato come sempre quando ho sentito il tuono, o vuoi veramente conoscere quello che mi sta girando in testa da ore, da giorni interi?
Da dove potrei iniziare? Dal fatto che l’ultima volta che delle mani mi hanno sfiorato nudo non erano lisce come le tue, ma vecchie e simili ad artigli? Che non mi toccavano gentilmente come hai fatto tu, ma che mi afferravano con forza e mi lasciavano lividi nel corpo e nell’anima?
Oppure potrei raccontarti come siamo arrivati a questo punto. Di come tu non saresti dovuto essere niente più che un pupazzo nelle mie mani, un burattino sospeso ad un filo di ragnatela e sballottato di qua e di là in modo che mi potessi vendicare di chi ha distrutto la mia vita. E c’ero quasi riuscito a lasciar perdere quello che ho scoperto di provare per te: cori di voci nella mia testa mi urlavano di no, di mettere tutto da parte. Urlavano fino a farmi rannicchiare sul pavimento con la testa tra le mani, ma alla fine non li ho voluti ascoltare e li ho rinchiusi in un angolo buio della mia mente dove possono gridare quanto vogliono senza che io possa sentirli.
Nessuno si aspettava che il re si innamorasse del pedone. Non rientrava nei miei piani. È la preda che rimane invischiata nella ragnatela, non il ragno stesso. Ma a quanto pare le mie bugie mi hanno intrappolato indissolubilmente insieme a te.
Perché?
Forse cercavo solo un soffio di vita, Ciel. Una boccata di aria pura in quest’oscurità soffocante che conosci anche tu. La luce? No, chiedere la luce è troppo, sono stato nel buio così a lungo che non potrei sopportarla. Mi basta solo un respiro, uno soltanto.
Che strano. Ho sempre voluto sapere cosa pensavano gli altri, conoscere ogni loro singolo pensiero, segreto, peccato. E invece adesso vorrei che tu potessi leggere nella mia mente e vedere i mostri che la abitano. Se non avessi già condannato la mia anima, vorrei che fossi tu a lacerarla, a squartarla, e a far uscire le farfalle bianche e nere al suo interno.
Oh, le nostre anime sono così simili, nonostante tu continui a negarlo. Lascia che io possa vedere anche la tua, mettiamole a confronto, macchiamo di rosso questo letto finchè non ne avremo abbastanza. Distruggiamoci a vicenda, disintegriamoci in mille pezzi, cadiamo insieme in questo baratro profondo e nero come l’Inferno. Al diavolo i contratti, al diavolo i patti che abbiamo firmato col sangue e il dolore, uccidiamoci noi stessi. Qui, adesso, mentre il temporale si scatena e i tuoni copriranno le nostre urla; che i lampi illuminino i nostri corpi straziati e insanguinati, scatole vuote di ciò che siamo stati! Uniamoci ora in questa stanza, fondiamo le nostre anime in una sola nella morte e per l’eternità!
Hai abbastanza coraggio per autodistruggerti, Ciel?
 
“A cosa stai pensando?”
Gli occhi di Alois ebbero un guizzo, come se si fosse risvegliato da un lungo sogno ad occhi aperti. Si voltò lentamente ed alzò la testa verso Ciel, che continuava ancora a fissarlo. I loro sguardi si incontrarono, cielo riflesso in mare, e non si distolsero per un tempo infinito mentre continuava a tuonare. A poco a poco le labbra del biondo si distesero nel suo solito sorriso; lui si tirò su puntellandosi con un gomito e posò una mano sul petto dell’altro, leggero e languido come un gatto. I suoi occhi ora brillavano di una luce perversa, come se volesse mettere in atto le parole che aveva pensato poco prima.
“Niente che possa interessarti, Phantomhive.”
Attirò Ciel a sé e mentre lo baciava lo riportò sotto le coperte, carezzandolo e graffiandolo come se volesse trovare la sua anima.
 

And I started to hear it again
But this time it wasn’t the end
And the room is so quiet

And my heart is a hollow plane
For the devil to dance again
And the room is too quiet
I was looking for the breath of a life
A little touch of a heavenly life
But all the choirs in my head say no














Era una notte buia e tempestosa (?). Stavo ascoltando Florence + The Machine. E questo è quello che ho partorito.
È la prima yaoi che scrivo dopo un sacco di tempo, ma direi che poteva andarmi peggio. Mi ha fatto piacere tornare in questo fandom, dovrei venirci più spesso - se solo mi venissero le idee giuste...
Credo di non essere andata OOC con Alois. In compenso, sono completamente andata fuori senso. Se riuscite a trovare un senso a questa storia, vincete... vincete... vincete dieci punti. Ve lo meritate, visto che siete arrivati fino in fondo.
Se avete tempo, lasciate una recensione. Fammi sentire la tua voce, popolo di Kuroefp! (?)

xoxo
Eva
  
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